PADRE NICEFORO E IL CARRETTO DI VINO

     

 

 

 

 

        Padre Niceforo era andato ad acquistare vino per il monastero, e si era attardato al mercato; poi era andato ad elemosinare e così era arrivata la sera.

        L’oste, che gli diede l’ultima elemosina, lo avvisò che era apparsa nei paraggi della città una banda di spietati ladroni che, in combutta con uomini dei villaggi che li informavano quando qualcuno intraprendeva un viaggio, depredava e non di rado uccideva i viandanti.

        Padre Niceforo ringraziò l’oste, ma gli disse che i padri lo aspettavano, e che avrebbe rimesso la sua anima nelle mani di Dio.

        Appena uscito da città tirò fuori un rosario e cominciò a recitarlo. Stava ancora recitandolo quando passò per una radura e gli parve di scorgere il bagliore di un’arma. La notte si era fatta fonda, e il buio era accentuato dagli alberi del bosco. Padre Niceforo guardò risolutamente davanti a sé e proseguì la sua preghiera. Alla fine giunse alle porte del monastero, svegliò il portinaio e scaricò il carretto. Niente di male era accaduto.

        Il mattino dopo si trovava a parlare con alcune persone che altri non erano che i complici che i ladroni avevano nel villaggio e da cui questi erano stati avvertiti del ritorno del padre col vino e con le elemosine.

        “Padre – dice uno dei complici – eri uscito dalla città da solo: dove hai trovato così tanta compagnia?”

        “Sì – insistette il secondo – chi erano tutte quelle persone dall’aria risoluta e armate fino ai denti che seguivano il carro a piedi o stavano a cavalcioni delle botti di vino?”

        Il padre trasecolò: di cosa stavano parlando?

        Proprio in quel momento, egli vide un piccolo uccellino bianco posarsi su una delle lapidi del cimitero. L’uccellino lo guardò, cinguettò dolcemente, poi disparve. Il Padre si ricordò allora di aver invocato, nella radura, le anime dei padri defunti del monastero.

        “Verrebbe quasi da credere – disse ai due lestofanti perplessi – che le anime sante non ci lascino soli nel momento del bisogno”.

        Detto questo si allontanò verso la chiesa, le cui campane stavano chiamando i monaci alla preghiera vespertina.