I VISITATORI DI PADRE SISOES

     

 

 

 

 

           Sisoes giganteggia tra i Padri del deserto come una delle più grandi autorità, cui molti altri si richiamano. Fu discepolo del grande Macario di Scete e maestro di un Abramo che lo seguì sempre con grande fedeltà. Alla morte di Antonio (357 d. C.) si ritirò sul monte di Antonio, dove visse per ben 72 anni. E’ celebre la durezza della sua ascesi: narra una storia su di lui che un angelo lo sciolse delle corde cui si era appeso per non dormire e continuare a pregare e lo rimproverò per il suo eccessivo fervore.

 

           Il Padre Sisoes era un giorno in profondissima preghiera all’interno della sua cella. Un padre di famiglia si era messo in viaggio alla volta del suo eremitaggio col figlio. Il figlio era morto di febbri poco prima che essi raggiungessero l’eremitaggio, ma il padre decise di portarlo con sé per dargli degna sepoltura presso i monaci.

           Giunto che fu dinanzi alla cella di Sisoes, depose il figlio dinanzi all’ingresso e bussò alla porta. Dall’interno giunse la voce del Padre che pregò di non sostare all’ingresso della cella per non disturbare la sua orazione.

           Il padre allora si allontanò. Udì dietro di sé uno scalpiccìo di piedi. Voltatosi, vide che il figlio morto si era alzato e l’aveva seguito. Era risuscitato. Alla notizia di questo un grande terrore si diffuse tra tutti coloro che erano all’eremitaggio.

           Un’altra volta Padre Sisoes era andato a far visita ad un insediamento di monaci. Là giunto, fu informato che una torma di demoni infestava il luogo, scuotendo la montagna e terrorizzandone gli abitanti, diversi dei quali erano morti precipitando nei crepacci spinti dagli spiriti impuri.

           Sisoes si ammalò in modo serio, ma, non volendo rinunciare a partecipare agli uffici religiosi, per seguirli si faceva deporre su un pagliericcio accostato ad una parete della chiesa.

           Durante una funzione improvvisamente le porte iniziarono a tremare per colpi fortissimi. Un anziano si affacciò da una finestra: dinanzi alla chiesa vi era una turba di uomini armati; con l’occhio della mente vide che si trattava di cento formidabili demoni vestiti di armature dal colore sanguigno, coperte di spuntoni.

           “Vogliamo entrare” gridò il più audace di loro; “c’è qualcuno che possa impedirci di interrompere la cerimonia di Dio e massacrare tutti quelli che vi partecipano?”.

           I monaci piombarono in un silenzio pieno di angoscia, mentre i colpi si facevano sempre più forti. Fu allora che dal giaciglio di Sisoes si levò una voce flebile: “Sisoes qui malato sul giaciglio, Sisoes che fu sul monte di Antonio”.

           Il Padre si riferiva a quando, anni prima, era salito in cima al monte da solo per affrontare le forze infernali. Dette che furono queste parole, i colpi cessarono di scuotere la chiesa. Furono aperte le porte. Non c’era nessuno. Mai più fu udito il diavolo aggirarsi intorno all’eremitaggio. Tale era la potenza del nome di Sisoes e il ricordo delle sue azioni tra i demoni dell’Inferno.