TUTTO CIO' CHE OCCORRE SAPERE SUL CALCIO E LE
OSSA
L'economia del calcio e il
rimodellamento del tessuto osseo
Il fabbisogno di calcio e i livelli
di assunzione raccomandati
Come gli alimenti influiscono
sull'utilizzo del calcio da parte dell'organismo
Perché
qualcuno ha più bisogno di calcio di altri
L'assunzione "naturale" di calcio
Che cosa significa avere
l'osteoporosi
Calcio e osteoporosi: prevenzione e
cura
Oltre al
calcio, cosa occorre per avere ossa sane?
Se non lo usi lo perdi: il calcio e
l'attività fisica
Il problema dell'anoressia mentale
L'importanza del calcio per una
bocca sana
Se siete malati: gli effetti di una
malattia grave sullo scheletro
Oltre l'osteoporosi: cancro,
ipertensione, problemi dentali
Come calcolare il vostro fabbisogno
di calcio
Come aumentare il calcio
nell'alimentazione
Quante fandonie si dicono sul
latte!
Migliorare gli alimenti
arricchendoli di calcio
I metodi per misurare la massa
ossea
Dedicato ai figli di genitori
anziani
Sebbene la medicina sapesse da molto tempo che il
calcio era un elemento importante delle nostre ossa, non è sempre stato chiaro che la quantità di calcio
presente nella dieta è un fattore importante per la salute dello scheletro
anche dopo aver smesso di crescere.
In uno dei primi gruppi di ricerca i soggetti (un
convento di suore) che assumevano con la dieta basse dosi di calcio perdevano
ogni giorno più calcio di quanto ne prendessero. Quelle che prendevano molto
calcio mantenevano un certo equilibrio.
Secondo le raccomandazioni scaturite dal Convegno NH
sull'osteoporosi del 1984, le donne di mezz'età che avevano ancora ormoni
femminili dovevano assumere 1000 milligrammi di calcio al giorno e quelle in
menopausa 1500 mg.
Nei paesi sviluppati circa il 10% della popolazione,
per la maggior parte donne anziane, soffra di osteoporosi. L'osteoporosi è la
principale causa di fratture in vecchiaia. Una donna che viva fino a 85 anni ha
una probabilità su tre di rompersi un femore e il 50% di probabilità di
fratturarsi qualche altro osso, a causa dell'osteoporosi. Una persona su sei
muore in seguito alla frattura del femore e ai problemi connessi. La frattura
del femore porta a una perdita di autonomia, spesso al ricovero in un istituto,
per circa la metà di quelli che sopravvivono.
Una donna adulta ha circa 800-1100 grammi di calcio
nell'organismo e un uomo adulto 1000-1400. Nel 99% nello scheletro; 7-8 grammi
nelle cellule, come innesco per la maggior parte delle attività cellulari; 1
grammo nei liquidi e nel sangue che circondano e irrorano i tessuti (liquido
extracellulare).
La quantità di calcio nell'alimentazione non influisce
sulla quantità di calcio nelle cellule e nei liquidi organici. L'organismo
regola rigorosamente anche il livello di calcio nei liquidi interni. Circa il
15% del peso corporeo è liquido extracellulare che pervade tutti i nostri
tessuti e organi. L'organismo fa del suo meglio per regolare il livello del
calcio e di molti altri elementi critici in questo "mare" interno. Il
calcio è fornito da molti sistemi di riserva. Questo sistema è importante,
perché ci permette di non dipendere dalle variabili legate all'alimentazione.
Ma è un ostacolo alla valutazione della quantità di calcio nell'organismo: il
livello di calcio nel liquido extracellulare si mantiene normale anche in
presenza di una forte carenza di calcio
alimentare. Questo succede perché lo scheletro viene utilizzato come serbatoio
di calcio: conserva un po' di quello assunto in eccesso e lo fornisce se la
dieta è carente. Le ossa funzionano come riserva di calcio e fosforo.
Noi perdiamo calcio ogni giorno. In parte perché le
cellule vengono distrutte. La pelle morta si desquama, capelli e unghie, che
consistono di cellule essiccate che contengono calcio, cadono e si riformano
continuamente. Tutto il rivestimento dell'intestino si rinnova più o meno ogni
cinque giorni e le cellule ricadono all'interno dell'intestino dove vengono
digerite. Parte del calcio che contengono viene ricuperato, ma inevitabilmente
parte è perso con le feci. Anche sudore, succhi gastrici, saliva, bile, muco
prodotto nel colon, sperma, lacrime, mestruo, muco nasale contengono un po' di
calcio e altro se ne perde durante gravidanza e allattamento. L'urina contiene
calcio in quantità variabile ma comunque sostanziale. Questa perdita di calcio,
e il corrispondente prelievo di calcio dal liquido extracellulare, costituiscono
quello che si definisce "perdita obbligatoria".
Il calcio che si perde con urina e secrezioni proviene
dal liquido extracellulare, da cui le nuove cellule lo prendono. In condizioni
di estrema denutrizione l'organismo riduce questa perdita obbligatoria a 100
milligrammi al giorno, ma la norma è 150-200 milligrammi.
Per la maggior parte degli animali il calcio
ambientale è abbondante. Il fatto che il calcio sia generalmente abbondante ha
portato in molti animali a un assorbimento relativamente modesto del calcio
alimentare. Gli esseri umani civilizzati sono i primi animali con una dieta
relativamente povera di calcio, anche se sfortunatamente abbiamo un sistema
digerente che nel corso di migliaia di
anni ha dovuto adattarsi a un eccesso. Questa è la ragione per cui il calcio è
attualmente un problema.
Il tessuto osseo è fatto di
un fitto reticolo di fasci di fibre proteiche disposti a strati, come un legno
compensato. In questi fasci si dispongono fittamente i cristalli minerali, il fosfato
di calcio. Il tessuto osseo è una stupenda struttura ingegneristica, in quanto
le fibre proteiche rendono le ossa robuste ed elastiche e i cristalli le rendono
dure. Il calcio costituisce circa il 20-25 del peso osseo.
Il tessuto osseo è formato
da una fitta rete di fibre costituite soprattutto da una proteina detta
collagene. Le fibre sono catene proteiche estremamente lunghe avvolte su se
stesse, come una grossa corda o un cavo d'acciaio. Nel tessuto osseo queste
fibre sono disposte a strati alterni, come in un legno compensato. Negli
interstizi di queste fibre ci sono piccoli cristalli di sali di calcio,
soprattutto un tipo di fosfato di calcio chiamato idrossiapatite, ma è presente
anche una certa quantità di carbonato di calcio. Il calcio costituisce circa il
20-25 del peso del tessuto scheletrico.
Le proprietà fisiche del tessuto osseo sono il risultato di una complessa
interazione fra le fibre proteiche elastiche e i cristalli minerali duri. Le
fibre proteiche rendono le ossa robuste e flessibili, i cristalli le rendono
dure.
Le strutture del tessuto
osseo sono disposte in un efficacissimo disegno architettonico che attua la
massima robustezza e durezza con il minore materiale possibile. Come mostra il
disegno, ogni osso lungo - come quelli delle braccia, gambe, mani e piedi -
consiste in una struttura cava, tubolare, con pareti compatte, molto simile a
un pezzo di tubo. Ne ricoprono le estremità dei reticoli tridimensionali di
sottili lamelle ossee che si intersecano a vicenda e si allargano per
sostenere la superficie delle articolazioni. Il tessuto osseo compatto si
chiama osso corticale. il tessuto osseo a reticolo alle estremità si chiama
osso spugnoso o trabecolare e le lamelle all'interno di questo tipo di tessuto
osseo si chiamano trabecole. Altre ossa, incluse le vertebre e la pelvi, sono
costituite da un sottile strato di osso corticale e da un interno pieno di
osso trabecolare formato da lamelle disposte a nido d'ape. Il peso del corpo è sostenuto
dalle trabecole verticali, ma da sole queste non sono tanto solide da poter
sostenere un grosso carico. Le trabecole orizzontali agiscono come dei
"tiranti" per impedire il cedimento delle lamelle verticali e perciò
garantiscono una grande robustezza con pochissima massa. È davvero una struttura
stupenda.
Per quanto solido e duro sia
il tessuto scheletrico, anche le sottili lamelle ossee non sono completamente
compatte. Le cellule viventi che formano il 4 del volume del tessuto osseo vi
sono uniformemente distribuite (come si può vedere nella figura 4). Sebbene costituiscano
solo una piccolissima parte della massa ossea, le cellule del tessuto osseo
sono estremamente importanti. Poiché queste cellule viventi hanno bisogno di
essere rifornite di ossigeno e di energia, occorre che siano a contatto con il
flusso sanguigno. Così una rete di piccoli capillari percorre tutto il tessuto
osseo. Sebbene le cellule sembrino isolate all'interno della sostanza ossea, in
realtà sono in contatto tra di loro, e anche con i vasi sanguigni che le
nutrono, attraverso 'una rete di piccoli canali che attraversano il tessuto
osseo. Il protoplasma
di queste cellule si
diffonde attraverso questi canali. Ogni cellula del tessuto osseo è come un piccolo polpo i cui
tentacoli si allargano su tutto l'ambiente circostante.
Le cellule immerse nel
tessuto osseo si chiamano osteociti. Originariamente erano cellule deputate
alla formazione delle ossa (chiamate osteoblasti), ma nel corso della
formazione di nuovo tessuto osseo vi si sono murate dentro, continuando a
vivere senza più formare tessuto osseo ma svolgendo un'altra funzione essenziale,
di cui parleremo in seguito.
Le superfici interna ed
esterna del tessuto osseo sono ricoperte da uno strato di cellule viventi,
inattive per la maggior parte del tempo, ma che possono diventare osteoblasti e
formare nuovo tessuto osseo. Nello scheletro si trovano anche, almeno nei centri
di demolizione attiva del tessuto osseo, delle cellule giganti che erodono la
superficie del tessuto osseo. Si chiamano osteoclasti. Osteociti, osteoblasti
e osteoclasti sono gli attori comprimari nel processo di rimodellamento del
tessuto osseo.
Sebbene le ossa siano
robuste e abbastanza elastiche, la normale usura quotidiana determina
microscopiche incrinature e alterazioni, che vengono riparate con un processo
continuo di rimodellamento, in cui il tessuto osseo prima è distrutto e poi ricostruito.
n rimodellamento del tessuto
osseo procede quasi esattamente come la ristrutturazione delle nostre case.
Viene organizzato in piccoli progetti singoli che vengono portati a termine da
cellule specializzate.
Il rimodellamento del
tessuto osseo è continuo. Negli adulti, dal 6 al 12 di tutto lo scheletro viene sostituito ogni
anno. Se questo rimodellamento riguardasse tutto lo scheletro (il che non avviene),
ci si ritroverebbe con uno scheletro completamente nuovo ogni otto-dodici anni.
Nei bambini e negli adolescenti il processo è molto più rapido che negli
adulti.
Il rimodellamento del
tessuto osseo è
molto simile
alla ristrutturazione di un edificio. Anche le ragioni per farlo sono simili.
C'è stato un danno, e occorre sostituire il materiale danneggiato; oppure
vogliamo utilizzarne una parte per uno scopo diverso, e abbiamo bisogno di
apportare delle modifiche perché sia più rispondente ai nostri desideri. La figura 5 illustra le fasi di questa
importante attività. La fase A mostra un microscopico frammento di tessuto osseo
con cellule di rivestimento inattive sulla sua superficie. È indicata una piccola area di
micro-danno.
Nel
ristrutturare un edificio, prima di tutto gli operai rimuovono la parte
danneggiata. Nel tessuto osseo (B) questo compito è affidato
alle cellule specializzate chiamate osteoclasti. La rimozione del vecchio
tessuto osseo deve precedere la sua sostituzione con nuovo tessuto.
Nuova costruzione
Dopo
che il tessuto osseo è stato eliminato, gli osteoclasti sentono in qualche
modo che il loro compito è finito e si allontanano dal cantiere, lasciandosi
dietro uno scavo ben pulito (C) o talvolta persino una galleria. In
circostanze normali, agli osteoclasti succedono molto rapidamente gli
osteoblasti che cominciano subito a formare nuovo tessuto osseo (D). Prima di
tutto producono le fibre di collagene che costituiscono la matrice del tessuto
osseo e le posano sulla superficie scavata da poco, orientandole in modo da
dare robustezza al nuovo tessuto osseo nella direzione in cui è probabile
che venga sollecitato.
Mineralizzazione
A
questo punto il nuovo tessuto osseo è soltanto un reticolo proteico, composto
per metà da proteina e per metà da acqua (ed è già compatto, considerata la
consistenza dei tessuti organici. La carne, che noi riteniamo sia un tessuto
particolarmente ricco di proteine, è per
circa un quinto proteine e per quattro quinti acqua). Poi gli osteoblasti
producono enzimi specializzati con lo scopo di agire sulla matrice proteica.
Questi enzimi convertono una parte delle strutture fibrose in una
configurazione che trattiene calcio e fosforo, provocando così la
calcificazione dell'intera struttura in circa dieci giorni. Il minerale,
accumulandosi, espelle l'acqua e vi si sostituisce. Allorché la calcificazione
è completa, tutta l'acqua è stata eliminata e tutto lo spazio è stato occupato
dalla proteina e dal minerale che lo incrostano (E). Nel frattempo gli
osteoblasti si sono già allontanati dal sito che si sta calcificando e hanno
depositato altri strati di matrice proteica, ognuno dei quali calcificherà a
sua volta circa dieci giorni dopo la sua formazione.
In
questo modo, i cristalli in fase di accrescimento letteralmente
"succhiano" dal sangue il materiale per costruire il minerale osseo. Il tessuto
scheletrico, quando è pienamente mineralizzato, contiene 800 volte tanto calcio
quanto un uguale volume di liquido extracellulare. La formazione di tessuto
osseo costituisce uno dei principali deflussi di calcio dal liquido
extracellulare. In effetti, in una donna adulta rappresenta circa due
terzi della fuoriuscita complessiva di calcio dal sistema (si veda la figura 6).
Organizzazione del processo di rimodellamento
La ricostruzione del tessuto
osseo è organizzata in piccoli progetti distinti. Solo il 5-10 del tessuto
osseo è sottoposto al processo di rimodellamento. Come avviene in un cantiere
edile, il processo è limitato a siti specifici. Nel tessuto osseo, qualcosa
deve dire agli osteoclasti dove devono fare il loro lavoro distruttivo e fino
a che punto possono arrivare. Nessuno conosce ancora il segnale che attiva
questo processo. Eppure il processo di rimodellamento funziona. La sequenza di
attivazione, distruzione e riparazione avviene a livello microscopico, troppo
piccolo per poter essere visto a occhio nudo, e di solito invisibile anche ai
raggi X. Ciascuna unità di lavoro in un adulto normale rimuove e sostituisce
circa 0,1 millimetro cubo di tessuto osseo. Il che equivale a un decimo del
volume occupato dalla capocchia di uno spillo. Ci sono quasi un milione di
questi piccolissimi lavori di rimodellamento costantemente in corso in uno
scheletro adulto. In un individuo maturo il processo richiede da tre a
sei mesi. Più le persone invecchiano, più occorre tempo e negli scheletri di
persone anziane si vede spesso che il lavoro è rimasto incompiuto. Sembra che
gli operai se ne siano andati prima di aver finito il lavoro. O gli
osteoblasti non sono arrivati a riempire lo scavo lasciato dagli osteoclasti, o
si sono fermati prima di aver ricostruito tutto il tessuto osseo scavato. Non
sappiamo esattamente perché.
Abbiamo notato all'inizio
del capitolo che gli scopi del rimodellamento osseo e della ristrutturazione
di un edificio sono simili: sostituire il materiale danneggiato o dare un
nuovo assetto alla struttura perché risponda a nuovi scopi. In una casa
o in un ufficio, materiale danneggiato e nuova sistemazione significano che si
è rotta una conduttura dell'acqua, è scoppiato un incendio, O un ramo è caduto sul tetto, o gli
infissi di una finestra sono marciti. Il danno deve essere riparato se non
vogliamo che l'edificio cada a pezzi e divenga inutilizzabile. Ma che cosa significa
"danno" in termini di tessuto osseo?
Perché
le ossa calcificano e gli altri tessuti no
Tutti i tessuti connettivi,
non solo il tessuto osseo, contengono fasci di fibre di collagene. Ma
normalmente soltanto il tessuto osseo calcifica. Questo succede perché le
cellule che depongono le fibre negli altri tessuti connettivi non fanno il
passo successivo, quello cioè di produrre enzimi che alterano la proteina in
modo da trattenere il calcio. Questo secondo passo, riservato agli osteoblasti,
consente che la calcificazione di un nuovo tessuto osseo sia sostenuta da
livelli di calcio nel liquido extracellulare che non favoriscono depositi di
calcio altrove.
Questa è in parte la ragione
per cui calcifichiamo ossa e denti, ma non altri tessuti.
Un'altra ragione è dovuta a
una caratteristica particolare del sale di calcio presente nel tessuto osseo.
La stessa sostanza chimica può avere proprietà fisiche molto diverse quando i suoi atomi costitutivi sono disposti in modo
differente. Il minerale fondamentale del tessuto osseo, come abbiamo visto, è
un composto di calcio e fosfato chiamato idrossiapatite. Non si forma spontaneamente
se non in condizioni particolari. E gli enzimi presenti nella matrice proteica
con dieci giorni di vita creano queste condizioni speciali. Nessuno sa
esattamente come succeda, ma il risultato è chiaro. Una volta che un piccolo
cristallo di idrossiapatite comincia a formarsi, cresce finché non ha più
spazio per espandersi. La concentrazione di calcio e fosforo nel liquido extracellulare
è più che sufficiente per permettere la crescita di cristalli di
idrossiapatite. La stessa concentrazione di calcio altrove non porta alla
calcificazione perché le condizioni necessarie alla calcificazione di solito
esistono soltanto in un tessuto osseo che si stia riformando. Perciò
calcificano le ossa ma non altri tessuti, nonostante siano tutti immersi nello
stesso liquido extracellulare e siano tutti in presenza degli stessi livelli
di calcio e fosforo.
Le
entrate e uscite giornaliere di calcio (in mg)
Il
calcio che entra nel liquido extracellulare è riassorbito nel tessuto osseo
(360 mg) o assorbito dall'alimentazione (200 mg)
Il
calcio che esce dal liquido extracellulare è depositato nel tessuto osseo (360
mg) o escreto: urine 110 mg, succhi gastrici 90 mg
Riparazione del tessuto osseo
danneggiato
Le ossa sono robuste e
abbastanza elastiche, ma ci sono dei limiti. Persino in condizioni normali nel
materiale osseo compaiono delle microscopiche incrinature o delle alterazioni.
Gli strati di fibre di collagene incrostate di minerale si separano, alcune fibre
vengono strappate. Questa usura è troppo ridotta per essere visibile a occhio
nudo o anche con i raggi X ed è molto difficile da evidenziare, persino con un
microscopio. Ma metodi particolari utilizzati dai ricercatori che studiano i
materiali dimostrano che incrinature e alterazioni sono effettivamente
presenti. Simili all'usura da fatica dei metalli che si verifica nelle ali
degli aerei, nei sostegni del motore di unjet e nei bulloni di un ponte. Una
volta che questi difetti si verificano, tendono a peggiorare, proprio come uno
strappo in un tessuto tende a estendersi, se non è tempestivamente ricucito.
Questo è il momento in cui
gli osteociti, le cellule viventi del tessuto osseo, vengono alla ribalta.
Sembra che siano il sistema di rilevamento del danno. Le incrinature da fatica
nel materiale osseo vengono a contatto con la rete tentacolare delle cellule
osteociti che percorrono tutto il materiale extracellulare del tessuto osseo.
Quando un osso si incurva o si deforma - come succede sempre in qualche misura
quando lavoriamo o facciamo uno sforzo fisico - vi si verificano piccole
scariche elettriche, in modo analogo a quanto succede quando le vibrazioni
della puntina in un giradischi suscitano piccoli segnali elettrici che vengono
amplificati e trasformati in musica. Questo succede costantemente in quasi
tutte le nostra ossa persino quando dormiamo, perché anche allora i muscoli
esercitano su di esse delle forze. Perciò c'è un sottofondo costante di
attività elettrica nelle ossa e gli osteociti ci sono abituati. Ma quando si
produce anche la minima incrinatura, le forze di curvatura o tangenziali
tendono a concentrarsi lì, semplicemente perché è il punto in cui la struttura
tende a "cedere" più facilmente. Quest'abnorme attività elettrica
indica la presenza di un'alterazione e avverte gli osteociti che si è
verificato un danno circoscritto.
Quello che succede in
seguito non è del tutto noto. Sembra che gli osteociti trasmettano un segnale
di danno, passandosi l'un l'altro il messaggio, attraverso i canali che percorrono il tessuto
osseo, finché raggiunge le cellule di rivestimento su una superficie libera
dove ci sono i vasi sanguigni. Qui, se abbastanza osteociti hanno trasmesso il
segnale, viene attivato un "cantiere" di rimodellamento. Le cellule
trasportate dal sangue nel punto interessato vengono trasformate in
osteoclasti, e scavano all'interno nella direzione del segnale, fino a
raggiungere la sede dell'alterazione.
Sembra anche probabile che
gli osteociti siano in grado di effettuare da soli delle riparazioni
temporanee, di fortuna, qualcosa come stuccare con il gesso le fessure in una
parete. Questa riparazione provvisoria non risolve il problema, ma può impedire
che il difetto si estenda rapidamente.
Se i piccoli danni dovuti
all'usura non vengono continuamente riparati con la sostituzione di nuovo
tessuto osseo, si verificheranno delle fratture anche in un tessuto osseo
apparentemente normale. Piccoli difetti, lasciati alloro destino, diventano sempre
più grossi, anche senza altre sollecitazioni che quelle dovute all'attività
quotidiana. Poi a un certo momento una caduta da poco o il minimo incidente
fanno sì che si verifichi una frattura vera e propria.
Questo tipo di frattura si
verifica in almeno due casi. Nel primo, il tessuto osseo è stato danneggiato da
radiazioni terapeutiche, per esempio nel trattamento del cancro in un organo
vicino a un osso. Le radiazioni uccidono o danneggiano le cellule del tessuto
osseo, come quelle in grado di rilevare un danno o quelle che vi reagiscono, o
forse tutte e due. Anche se il tessuto osseo di solito appare assolutamente
normale ai raggi X, invisibili incrinature da fatica si formano e si estendono
finché si verifica la frattura vera e propria. In questo caso il problema si
presenta perché l'apparato di controllo del danno è stato messo fuori uso. Nel
secondo caso, le incrinature si allargano e si estendono più velocemente di
quanto il normale processo di riparazione riesca ad affrontare. Questo può succedere
quando si passa
improvvisamente da una relativa inattività a un intenso, continuo e pesante
esercizio fisico. Le reclute militari a volte presentano delle fratture alle
ossa dei piedi (chiamate "fratture da marcia") quando sono costrette
di colpo a marce prolungate, a corse ed esercitazioni.
Quando una persona ha ossa
sottili e leggere - qualunque ne sia la causa - anche un lavoro o un esercizio
fisico normali faranno sì che le ossa si flettano e si torcano più di quanto
farebbero se fossero spesse e pesanti e perciò subiscono più micro-danni
(questo non significa che bisognerebbe evitare lavoro o esercizio fisico, come
vedremo). Il processo di riparazione è perciò più importante quando le ossa
sono sottili che quando sono spesse. Un osso sottile è più fragile di un osso
spesso. Non è solo questione di una struttura meno compatta. Le ossa sottili
sono più esposte a danni da fatica e hanno bisogno di un meccanismo di
riparazione più attivo e vigile.
l'economia del calcio e il rimodellamento del tessuto
osseo
Il nostro organismo non
immagazzina il calcio semplicemente come elemento chimico, ma sotto forma di
tessuto osseo. Dato che il tessuto osseo contiene calcio informa molto concentrata,
.formarne anche solo una piccola quantità ci consente di immagazzinare facilmente un surplus
dietetico. Al contrario, demolire un po' di tessuto osseo libera una grande
quantità di calcio che permette di mantenerne costanti i livelli nei liquidi organici.
La sequenza di demolizione e
riparazione che caratterizza il rimodellamento del tessuto osseo ha un aspetto
affascinante. In tutto lo scheletro, il processo di rimodellamento prima mette
il calcio a disposizione del resto dell'organismo e poi lo riprende. Mentre in
certi punti il tessuto osseo viene demolito, in altri viene formato. In questo
modo, il nostro scheletro richiede in media tanto calcio quanto ne mette in
circolazione.
Il processo di
rimodellamento apporta - o sottrae - al liquido extracellulare una quantità di
calcio superiore a quella presente nei flussi in entrata o in uscita dovuti
all'alimentazione o alle escrezioni. Così, qualunque alterazione, anche solo
provvisoria, del processo di demolizione e formazione del tessuto osseo
potrebbe facilmente avere come conseguenza dei notevoli cambiamenti nella
concentrazione del calcio nel liquido extracellulare.
Il sistema, che ha il
compito di mantenere costante quella concentrazione, ha dovuto vedersela con
questo problema.
Rimodellare:
un modo per regolare i livelli di calcio nell'organismo
Ma un
problema può anche rappresentare un' opportunità. Vediamone un esempio.
Mettere deliberatamente fuori fase il processo di demolizione e formazione del
tessuto osseo è un ottimo sistema per rendere provvisoriamente disponibile del
calcio quando il comparto liquido extracellulare ne ha poco, o di assorbirne
il surplus quando il comparto liquido extracellulare ne ha troppo. Abbiamo già
visto come, durante l'assorbimento di calcio dalla poppata del neonato, la
calcitonina sopprima temporaneamente la demolizione del tessuto osseo. Abbiamo
anche visto che quando il livello di calcio nel liquido extracellulare si
abbassa, 1'ormone paratiroideo fa aumentare la demolizione di tessuto osseo.
Possiamo ormai renderei conto che questi cambiamenti sono semplicemente una
messa a punto di precisione del sistema di rimodellamento del tessuto osseo e
cominciamo a farci un'idea di come l'economia del calcio sia integrata con il
processo di rimodellamento osseo.
Se
l'apparato di rimodellamento del tessuto osseo riceve un messaggio abbastanza
forte che da qualche parte c'è un danno, attiverà un centro di rimodellamento.
L'ormone paratiroideo che, come abbiamo visto, è il fattore determinante nel
conservare il calcio per i nostri fabbisogni interni e nel mantenere a livelli normali
il calcio del liquido extracellulare, determina anche la risposta dell'apparato
preposto alla ristrutturazione del tessuto osseo ai segnali che indicano danno
in corso. Quando i livelli di PTH si innalzano, l'apparato ristrutturante
diventa più sensibile e viene attivato un numero maggiore di centri di
rimodellamento. Questo rende immediatamente disponibile una maggiore quantità
di calcio, in quanto la prima fase è distruttiva, cioè il tessuto osseo viene
demolito e i suoi costituenti vengono liberati nel sangue.
Si ha
un bell'esempio dell'integrazione di questi due sistemi a ogni nuova primavera,
quando i cervi formano nuove corna. Le corna sono fatte di tessuto osseo e la
loro rapida formazione crea una richiesta altissima di calcio. L'inverno è un
periodo di relativa carestia, e lo scarso cibo disponibile in questa stagione e all'inizio della primavera
non contiene abbastanza calcio per soddisfare una domanda improvvisamente molto
maggiore.
Così il cervo mette in moto
l'apparato di ristrutturazione del tessuto osseo, forse smaltendo un arretrato
di progetti di riparazione ossea, rimandati per tutto l'inverno. Questo
avviene grazie a una maggiore produzione di PTH, un aumento sollecitato dalla
tendenza del livello del calcio nel liquido extracellulare ad abbassarsi
proprio quando i nuovi palchi richiedono molto calcio. Come abbiamo già visto,
un moltiplicarsi improvviso del processo di rimodellamento rende disponibile
molto calcio, dato che tutti i centri da poco attivati sono nella fase distruttiva,
cioè liberatrice di calcio. Qualche settimana dopo, quando le corna avranno
completato la loro crescita, quei centri di ristrutturazione passeranno
naturalmente allo stadio di formazione del tessuto osseo. Per allora, saranno
disponibili in abbondanza erba e foglie, e i cervi potranno assumere tutto il
calcio necessario. Questo processo dimostra come il sistema sia splendidamente
integrato, ma evidenzia anche l'abbondanza di calcio nell'ambiente della
maggior parte degli animali, poiché ogni anno i cervi buttano via un mucchio
di calcio, quando perdono le corna. Per loro, assumere abbastanza calcio non è
un problema, è essenzialmente una questione di tempo.
Rimodellamento e carenza di calcio
In altre circostanze, la
consueta risposta dell'apparato di rimodellamento al bisogno di calcio può non
essere così inoffensiva. Per esempio, somministreremo ad animali da laboratorio
una dieta povera di calcio. Nel caso di questi animali, essi non devono
costruirsi delle corna ma rimpiazzare la perdita minima obbligatoria, che
altrimenti porterebbe a un abbassamento del livello del calcio nel liquido
extracellulare. Nuovi centri di rimodellamento vengono allora attivati per
produrre calcio. Ma, come per il cervo, i centri attivati per produrre calcio
passano successivamente alla fase di formazione del tessuto osseo, richiedendo
perciò essi stessi nuovo calcio. Questo costringe le ghiandole paratiroidee a
un'attività ancora maggiore. Viene liberato altro ormone paratiroideo, viene
attivato sempre più il processo di rimodellamento del tessuto osseo, nel
tentativo di fornire abbastanza calcio da soddisfare contemporaneamente le
richieste legate sia alla perdita obbligatoria sia a quelle dei centri di rimodellamento
precedentemente attivi e ora in fase di neoformazione ossea e quindi ad alta
necessità di calcio. Il sistema non ce la fa a tenersi in pari, poiché la
fuoriuscita giornaliera di calcio dall'organismo è superiore all'immissione. Se
la perdita non viene reintegrata con l'alimentazione, l'accelerazione del processo
di ristrutturazione del tessuto osseo avrà come inevitabile risultato una
perdita netta di tessuto osseo. Alcuni animali, come per esempio i gatti, di
solito abituati a una dieta ricca di calcio, non riescono a ridurre in modo
significativo la loro perdita minima obbligatoria quando gli viene data un'
alimentazione povera di calcio. In questo caso si verificherà una rapida perdita
di tessuto osseo, a volte fino a un terzo della sostanza ossea complessiva, nel
giro di tre o quattro mesi. Altri animali si adattano meglio e perdite serie
di tessuto osseo avvengono più lentamente, ma in tutti gli animali il
risultato è alla fine lo stesso.
Questa condizione di ridotta
massa ossea si chiama osteoporosi, ed è chiaro dagli esperimenti fatti su diverse specie di animali che può
essere causata da una dieta povera di calcio, esattamente secondo il
meccanismo descritto. Ma l'osteoporosi può essere causata anche da molti altri
fattori, oltre che da una carenza di calcio. Il particolare ruolo del calcio
nell'osteoporosi verrà preso in considerazione nella terza parte del volume.
Se dobbiamo essere tanto
robusti da poter sostenere grosse fatiche fisiche e sopportare cadute e altri
incidenti, abbiamo bisogno di scheletri pesanti. L'ereditarietà,
l'alimentazione, il lavoro e l'esercizio fisico, gli ormoni, influiscono sulla
quantità di tessuto osseo - o massa ossea - dell'organismo. Quando smettiamo di
crescere, la massa ossea continua ad aumentare, più o meno fino ai 35
anni. La migliore protezione da futuri problemi ossei è quella di costruirci
lo scheletro più robusto possibile finché il nostro organismo ha ancora un
"atteggiamento costruttivo ", cioè mentre siamo ancora giovani.
La quantità
di tessuto osseo presente nell'organismo – la nostra massa ossea – è
influenzata da parecchi fattori: alimentazione, ereditarietà, attività fisica.
Ereditarietà
L'ereditarietà influisce in
modo fondamentale. Alcune persone sono infatti destinate ad avere ossa grandi,
pesanti, e altre invece ossa leggere, delicate, proprio come alcuni di noi
sono destinati ad avere capelli lisci o ricciuti, occhi blu o marroni. Alcune
di queste caratteristiche, come il colore degli occhi, sono fisse fin
dall'inizio. Altre, come le dimensioni e la densità delle ossa adulte, sebbene
siano presenti nel codice genetico, non diventano evidenti finché la crescita
non è quasi ultimata. Ma data un'infanzia sana, e un'alimentazione anche solo
parzialmente adeguata, quanti sono destinati ad avere le ossa grosse le
avranno, e quanti destinati ad averle piccole non riusciranno ad averle grosse,
per quanto facciano.
I bianchi e gli asiatici di
solito hanno strutture ossee più leggere di quelle dei neri della stessa
altezza e peso, anche durante l'infanzia e la fanciullezza. E persino
all'interno dei diversi gruppi etnici dei bianchi c'è una notevole variazione.
Ce ne rendiamo conto quando definiamo qualcuno "con le ossa grosse" o
quando diciamo di altri che hanno una struttura esile.
Conosciamo ormai alcuni dei
modi in cui i geni influiscono sulla solidità delle ossa. Per esempio, le ossa
dei neri sono leggermente più resistenti all'azione dell'ormone paratiroideo
(PTH) di quanto lo siano le ossa dei bianchi. Abbiamo descritto nel capitolo 6
come il tessuto osseo costituisca una riserva di calcio e come l'organismo
attinga a quella riserva grazie al rimodellamento del tessuto osseo stimolato
dal PTH. Nei neri è meno facile che lo scheletro venga demolito per compensare
un deficit di calcio nel liquido extracellulare. Questo potrebbe essere
pericoloso, se volesse dire un abbassamento del livello del calcio nel liquido
extracellulare. Ma non funziona in questo modo. Semplicemente le ghiandole
paratiroidee lavorano di più e producono più PTH. I livelli più alti di questo
ormone, che mantiene costante il livello del calcio, hanno come effetto un
migliore assorbimento del calcio alimentare e una sua migliore conservazione da
parte dei reni. Ne risulta che i neri dispongono di un sistema più efficiente
per utilizzare il calcio presente nell'ambiente.
Ovviamente, persone di
diversa costituzione genetica si differenziano per ben altro che per
una diversa sensibilità all'ormone paratiroideo, ma l'esempio mostra uno dei
modi in cui i programmi genetici si traducono in diversità fisiche.
Attività fisica
Se
avete uno scheletro minuto, non lo potete trasformare in uno scheletro
massiccio, ma potete influire sulla solidità delle ossa con l'attività fisica,
o semplicemente con il lavoro. Le ossa sono come i muscoli: «O le
usi o le perdi!». Ognuno di noi ha tanto tessuto osseo, entro i limiti
genetici, quanto ce ne occorre per sopportare le sollecitazioni a cui
l'attività quotidiana sottopone lo scheletro.
A
parità di altri fattori, chi fa un lavoro faticoso tutto il giorno avrà uno
scheletro più pesante di chi è sedentario, proprio come il primo individuo avrà
muscoli forti e sviluppati e il secondo deboli e flaccidi. Lo scheletro di un
atleta è più pesante di quello di un impiegato e quello di un atleta di valore
mondiale è più pesante di quello di un atleta che non fa sport agonistico.
Tutto questo, naturalmente, rappresenta delle variazioni intorno a un livello
individuale programmato geneticamente.
D'altro
canto, individui inattivi, paralizzati, che fanno poco lavoro fisico, che sono
malati o confinati a letto, e persino gli astronauti, che passano lunghi
periodi senza dover fare la fatica di resistere alla forza di gravità, o si
ritroveranno con meno massa ossea di quella che avrebbero potuto avere, o
perderanno in parte quella che hanno. Chiunque sia costretto a letto comincia
a perdere tessuto osseo fin dal primo giorno.
Questo
tipo di perdita è per lo più reversibile, forse anche completamente
reversibile, almeno fino ai 40-50 anni, ma questo solo se si riprende una
normale attività fisica. Persino soggetti di settanta o ottanta anni possono
aumentare il peso e la robustezza delle loro ossa se svolgono regolarmente un
programma di esercizi fisici appropriati. Non sappiamo di quanto possono
aumentarli, ma è incoraggiante pensare che non è mai troppo tardi.
Nessuno
sa qual è la forma migliore di esercizio fisico. Molti esperti ritengono che
esercizi di resistenza alla forza di gravità siano meglio di altri, e dicono perciò che il
nuoto non è utile come altre forme di esercizio. Noi riteniamo che non ci
siano prove sufficienti a favore di questa conclusione. Si sa che i nuotatori
di valore mondiale hanno scheletri più pesanti e robusti di quelli di chi
atleta non è. Per quel che ne sa la scienza medica, qualunque esercizio è meglio
che nessun esercizio, sebbene forse alcuni esercizi possano dimostrarsi più
efficaci di altri. Per esempio, la velocità con cui il tessuto osseo è sollecitato
sembra avere più effetto sulla massa ossea di quanto ne abbia la quantità di
sollecitazione. Perciò, allontanare con un calcio un ostacolo stimola il
tessuto osseo nel piede e nella gamba più che spostarlo semplicemente con un
piede. E saltare, correre o fare dello jogging stimola di più che coprire la
stessa distanza camminando.
Sembra che la goffaggine di
bambini e adolescenti interagisca con i loro programmi genetici per aiutarli a
costruire uno scheletro robusto. Bambini e adolescenti corrono giù dalle
scale, sbattono le porte, spalancano gli armadi e distruggono la casa in cento
altri modi. Qualche volta disperiamo che possano mai acquisire una certa
grazia, intendendo con questo che compiano un'azione in modo armonioso e con
meno forza possibile. Ma se la velocità della sollecitazione è un fattore
importante, allora sono proprio le azioni violente quelle che stimolano lo
scheletro. Ironicamente, l'acquisita grazia della maturità, in un ambiente pieno
di sistemi per ridurre la fatica, sopprime uno stimolo importante per
mantenere il peso e la robustezza del tessuto osseo. Anche in un esercizio
fisico regolare - come nel gioco del tennis - il giocatore migliore stimola
meno il proprio apparato osseo di quanto faccia il giocatore meno abile. Le
schiappe hanno di che consolarsi!
Alimentazione
Il terzo fattore che
influisce sulla solidità delle nostre ossa è l'alimentazione; soprattutto la
quantità di calcio alimentare ma anche, come vedremo in seguito, la vitamina
D, il fosforo, le proteine e gli oligoelementi.
Il calcio necessario per il
nuovo tessuto osseo arriva dal liquido extracellulare nel sito di formazione
dell'osso e il tessuto osseo, per accrescersi, deve prelevare da quel liquido più calcio di
quanto ne restituisca con il processo di rimodellamento. Ma questo può
succedere solo se si assume abbastanza calcio dalla dieta e lo si assorbe in
modo adeguato per rimpiazzare quello sottratto al liquido extracellulare. Il calcio
alimentare è quindi necessario per realizzare le potenzialità insite nei nostri
geni, e l'attività fisica è necessaria per costruirci ossa più pesanti. Una
buona alimentazione consente a questi fattori di svolgere la loro funzione. Ma
un apporto adeguato di calcio alimentare, persino un apporto elevato, non
riuscirà a darci uno scheletro imponente o ossa pesanti se non siamo
geneticamente programmati per averli, o se non facciamo lavorare le ossa con
l'attività fisica.
Le osservazioni fatte sugli astronauti
americani e russi, sia in ricerche che simulano gli effetti di una prolungata
assenza di peso, sia durante effettivi voli spaziali, hanno dimostrato che esiste
un rapporto tra assunzione di calcio e carico meccanico. Alcuni volontari
maschi in buone condizioni di salute furono messi a riposo assoluto a letto
per un periodo variabile dai tre ai sei mesi. Essi persero una grande quantità
di tessuto osseo, soprattutto da piedi e gambe. In alcuni di quei volontari,
per esempio, il tessuto osseo del calcagno perse circa il 40 della sua massa
nel corso di trenta settimane. (Tutto il tessuto osseo perduto si riformò
quando i volontari ricominciarono a camminare, quindi non ci fu danno
permanente.) I ricercatori della Nasa, l'ente spaziale americano, provarono a
somministrare grossi supplementi di calcio, ma non ci fu nessuna diminuzione
della perdita di tessuto osseo. Questo non significa che il calcio non è
importante, ma che non può avere effetto se non c'è attività fisica.
Sebbene il calcio da solo
non sia sufficiente, pure è indispensabile. La perdita di tessuto osseo in
quei volontari sarebbe stata irreversibile, anche dopo aver ripreso l'attività
normale, se la loro alimentazione non avesse fornito calcio in modo adeguato.
O almeno, se avessero avuto bisogno di qualche riparazione ossea, si sarebbe
dovuto prelevare il calcio dal tessuto osseo di qualche altra porzione dello
scheletro, cosicché per sostituire quello perso da piedi e gambe si sarebbe
dovuto prendere un po' di tessuto osseo da tutto lo scheletro.
Non si sa come l'esercizio
fisico influisca sullo scheletro. Probabilmente ha qualcosa a che vedere con i
campi elettrici che si generano nel tessuto osseo ogni volta che questo è
sottoposto a torsione o flessione. Abbiamo visto come un aumento di quei campi
elettrici possa essere il segnale che attiva i centri di rimodellamento e
abbiamo notato che c'è un costante e mutevole sottofondo di cariche elettriche,
prodotte da una sollecitazione meccanica dello scheletro. Sembra che ci sia un
livello ottimale di tale attività elettrica, cioè un livello che mantiene in
equilibrio le fasi di demolizione e di formazione del tessuto osseo, nel
processo di rimodellamento. Se una zona del tessuto osseo non è più
utilizzata, non ci sono forze agenti su di essa con torsioni e flessioni che
producano una attività elettrica localizzata. Questa zona viene semplicemente
esclusa dal processo di rimodellamento. Gli osteoclasti arrivano a demolire il
tessuto osseo, ma non ci sono osteoblasti che li seguano a rimpiazzare quello
che è stato scavato. Oppure, se gli osteoblasti arrivano, depositano meno
tessuto di quanto ne sia stato tolto. Viceversa, una zona con molta attività
elettrica generalizzata viene ristrutturata demolendo solo una piccola quantità
del vecchio tessuto osseo e poi formando molto tessuto osseo nuovo nel centro
di rimodellamento già scavato. Così, mentre il tessuto osseo si accresce e le
pareti e la struttura a reticolo del tessuto osseo diventano più spesse, l'osso
diventa più robusto e si flette sempre meno sotto le sollecitazioni meccaniche
quotidiane. Di conseguenza i campi elettrici prodotti dalle flessioni si
riducono proporzionalmente. In questo modo la quantità di tessuto osseo presente
nelle varie regioni dello scheletro viene continuamente messa a punto per
adeguarla alle sollecitazioni a cui la sottopongono il livello e il tipo di
attività fisica svolta.
Abbiamo già notato come la
maggior parte degli animali per- da tessuto osseo, anche senza una diminuzione
dell'attività fisica, se gli forniamo una dieta povera di calcio, o se
blocchiamo l'assorbimento del calcio alimentare. Questo è sicuramente vero
anche per gli esseri umani. Un'assunzione adeguata di calcio e un buon
assorbimento sono necessari per proteggere e conservare la massa scheletrica.
Ma, ancora una volta, assumere più calcio di quanto ci occorre non farà sì che
le nostre ossa diventino più grosse o più spesse, oltre certi livelli
determinati sia dall'ereditarietà sia da quanto le usiamo.
Perciò, per formare tutto il
tessuto osseo che geneticamente ci spetta, o quello che la nostra normale
attività fisica richiede, e per conservare il tessuto osseo che abbiamo già
formato, un'assunzione adeguata di calcio è essenziale.
Massa ossea e fasi della
vita
Come prevedibile, la
quantità di tessuto osseo nell'organismo aumenta durante l'età neonatale,
l'infanzia e l'adolescenza. Tuttavia, la massa ossea non smette di crescere
quando viene raggiunta l'altezza definitiva. All'età di diciotto anni, quando
per lo più si smette di crescere in altezza, lo scheletro è ancora relativamente
leggero e non robusto come è destinato a diventare. La corteccia delle ossa
lunghe è sottile e leggermente porosa, e anche le lamelle trabecolari sono
sottili. Questo è in parte dovuto al fatto che la crescita in lunghezza
durante lo sviluppo adolescenziale è stata più rapida dell'assorbimento del
calcio necessario per raggiungere la massa scheletrica definitiva. Il consolidamento
dello scheletro continua fin quasi ai trent'anni e durante questo periodo
l'organismo cerca di completare la propria costruzione secondo le specifiche
del codice genetico. La migliore protezione da futuri problemi ossei è
costruirci lo scheletro più robusto possibile mentre l'organismo è ancora in un
"atteggiamento costruttivo", cioè mentre siamo ancora giovani. Le
donne di solito hanno scheletri più piccoli e leggeri degli uomini, anche di
uomini della stessa altezza e peso. Questo lo si deve in parte a differenze
genetiche, in parte agli ormoni. L'estrogeno, l'ormone femminile, inibisce il
rimodellamento del tessuto osseo ed è perciò un potente fattore di arresto
della crescita. Inoltre, limita l'accrescimento del tessuto osseo dopo che è
finita la crescita in altezza. Le ragazze raggiungono la pubertà prima dei
ragazzi, perciò smettono di crescere prima.
Dopo i trent'anni, la massa
ossea si stabilizza per 10-20 anni sia negli uomini che nelle donne e poi
comincia un lento declino che continua per il resto della vita. Sono molte le
ragioni di questo declino; una l'abbiamo già vista: una minore attività
fisica. Si diventa più aggraziati e abili, e spendiamo meno energie in molte
delle nostre attività fisiche. A un certo punto della vita deleghiamo
ai figli certe faccende che prima sbrigavamo noi. Talvolta paghiamo caro
questo "aiuto", ma l'esasperazione non stimola lo scheletro, mentre
il lavoro fisico sì. A volte si raggiunge un maggior benessere e così si usano
più strumenti che fanno risparmiare fatica, o si paga qualcuno perché faccia
certi lavori al nostro posto. Qualunque sia la ragione, la maggior parte delle
persone lavora meno, fisicamente, ogni anno che passa. Lo scheletro è sempre
meno sollecitato e il sistema risponde con una riduzione della massa ossea
complessiva, per sintonizzarsi su un minor livello di utilizzo.
Anche
l'assunzione di calcio diminuisce con l'età, come vedremo in seguito. In
alcuni individui questo contribuisce certamente a far diminuire la massa
ossea.
Una
terza ragione dipende da qualcosa che potremmo chiamare gli errori accumulati
nel corso della vita. Per esempio, mentre ristrutturano una lamella
trabecolare, gli osteoclasti qualche volta scavano da parte a parte. Si forma
così un buco o una finestra, invece di una cavità. Gli osteoblasti che
arrivano in seguito per deporre nuovo tessuto osseo non hanno più a disposizione
una superficie completa su cui lavorare. Perciò il buco non viene richiuso e
parte del tessuto osseo perso durante la fase distruttiva del processo di
rimodellamento non viene sostituita. Questi errori inevitabili e irreversibili
si accumulano con il passare degli anni e contribuiscono al calo della massa
scheletrica.
Finora
abbiamo discusso le cause che sono comuni a uomini e donne. Una notevole
differenza fra i due sessi è l'improvvisa e naturale perdita di ormoni sessuali
che avviene nella donna al momento della menopausa (o anche prima, se le sono
state asportate chirurgicamente le ovaie). La perdita di estrogeno ha un
profondo impatto sullo scheletro femminile. Diminuisce la resistenza agli
effetti distruttivi del PTH e probabilmente anche ad altri fattori negativi che
influiscono sullo scheletro. Qualunque sia il meccanismo, quando una donna
perde estrogeno, perde rapidamente anche tessuto osseo. Alcune regioni ossee
sembrano essere più sensibili di altre: la colonna vertebrale, per esempio.
Ma, facendo una media relativa a tutto lo scheletro, una donna perderà dal 10
al 15% della massa ossea complessiva nei primi dieci anni dopo la menopausa. E
lo stesso tipo di perdita del tessuto osseo si verifica sia che una donna perda estrogeno a 25 anni o
a 50. Questa perdita è accentuata nelle donne sottili e può essere minima in
donne molto pesanti. I ricercatori non sono d'accordo sulle spiegazioni, ma il
fatto che l'estrogeno protegga lo scheletro rimane per tutti
incontrovertibile.
Il ritmo della perdita di
tessuto osseo successiva alla cessata produzione di estrogeno è rapidissimo nei
primi due o tre anni e poi gradualmente rallenta finché, all'età di 65 o 70
anni, una donna perde massa ossea allo stesso ritmo, abbastanza lento, di un
uomo della stessa età. Ma negli anni compresi tra i 50 e i 70, avrà forse perso
tra il 15 e il 25 del tessuto osseo che
aveva all'inizio della menopausa. Per alcune donne, la perdita localizzata
nella colonna vertebrale può essere anche maggiore.
Una tempestiva terapia
sostitutiva di estrogeno in donne in menopausa impedirà completamente la
perdita di tessuto osseo. Tuttavia, la decisione di prendere ormoni dopo la
menopausa è abbastanza complessa e difficile. La terapia sostitutiva di estrogeno
(ERT) presenta anche dei rischi potenziali, oltre che dei benefici, per molti
sistemi dell'organismo, non solo per il tessuto osseo. Ne parliamo diffusamente
al capitolo 31.
Forse se l'alimentazione,
l'attività fisica e altri fattori connessi con il modo di vivere fossero
ottimali tutta la vita, la perdita di tessuto osseo collegata alla menopausa
potrebbe venir tollerata senza rischi. Ma le condizioni reali sono spesso ben
lontane da quelle ottimali.
Noi non sosteniamo né
screditiamo l'uso generalizzato dell'estrogeno. Ma questo ormone è finora la
sostanza di gran lunga più efficace per scongiurare la perdita di tessuto osseo
che altrimenti si verifica in tutte le donne in menopausa.
Riassumendo
Possiamo sintetizzare al
meglio tutti i fattori che influiscono sulla massa ossea tracciando un
diagramma della linea della vita del tessuto osseo in una donna bianca (si veda
la figura 8).
La massa ossea aumenta
rapidamente durante l'adolescenza, poi più lentamente fino ai 30 anni. Dopo un
periodo di stabilità comincia a diminuire; poi precipita rapidamente
dopo la menopausa finché, all'età di 65 anni, si avvicina alla zona pericolosa
dove le ossa si possono rompere per il minimo trauma, o anche in assenza di
traumi. Ovviamente, alcune donne resteranno tutta la vita al di sotto dei
livelli medi e si avvicineranno alla zona pericolosa prima della scadenza
normale. Altre, con una maggiore massa ossea, forse non entreranno mai in
quella zona.
Ogni
donna segue la linea della vita del suo tessuto osseo. A volte si può influire
sulla sua direzione e percorso, a volte non si può. I fattori genetici svolgono
un ruolo predominante nei primi anni di vita, e non ci si può far molto. E
verso la fine della vita ci sono tutti gli errori accumulati strada facendo,
anch'essi incontrollabili. L'attività fisica è molto importante, specialmente
dopo la menopausa. L'assunzione di calcio è importante
tutta la vita, sebbene per ragioni differenti in diversi periodi. Sia l'attività
fisica sia l'alimentazione sono controllabili. Questi sono i campi in cui voi potete
fare qualcosa.
Per potersi "adattare" a una bassa
assunzione di calcio, occorre la vitamina D. Se ne ha bisogno per attingere
alle riserve di calcio dello scheletro e per aumentare l'efficienza
dell'assorbimento del calcio alimentare. Il modo naturale di produrre vitamina
D è esporsi alla luce del sole
La vitamina D è essenziale per un buon funzionamento
del sistema di regolazione del calcio. Un tempo si pensava che fosse necessaria
solo per il suo assorbimento. Attualmente sappiamo che il calcio può essere
assorbito, sebbene in modo non molto efficace, anche in assenza di vitamina D.
La sostanza che chiamiamo
vitamina D svolge un ruolo importante nel sistema di regolazione del calcio.
Individui che non elaborano abbastanza vitamina D devono avere diete molto ricche di calcio, perché
senza vitamina D
non sono in
grado di adattarsi a una bassa o anche media assunzione di questo elemento. E se non c'è questo
adattamento, essi dovranno, lentamente ma inesorabilmente, demolire il proprio
scheletro per ricuperare il calcio presente nelle macerie di quella
distruzione.
La vitamina D, l'unica
importante per quanto riguarda il calcio, è uno strano membro della famiglia
delle vitamine. Normalmente non è presente nella dieta né degli esseri umani
né della maggior parte degli animali; non funziona come il sito attivo di un
enzima, come fa la maggior parte delle vitamine; diversamente dalle altre,
possiamo facilmente fabbricarci da soli tutta quella che ci occorre. E allora
come ha fatto a farsi chiamare vitamina? Per errore, in effetti. Fu
raggruppata con le altre vitamine, quelle vere, all'inizio del secolo, quando
si scoprì che aggiungendo qualcosa nell'alimentazione si poteva prevenire nei
bambini e negli animali da laboratorio una malattia del tessuto osseo
chiamata rachitismo. Così si pensò che la vitamina D fosse qualcosa che avrebbe
dovuto trovarsi negli alimenti, ma che era stata rimossa durante la
lavorazione, o durante la cottura (come brillare il riso ha asportato la tiamina
e causato il beriberi).
Nel rachitismo, il complesso
apparato cellulare che determina la crescita all'estremità delle ossa lunghe
non riesce a mineralizzare e i livelli di calcio e fosforo - specialmente di
fosforo _ nel liquido extracellulare sono bassi. Ne risulta una crescita
abnorme del tessuto osseo, con gambe arcuate e deformità ossee, in particolare
alle estremità articolari. Circa un secolo fa almeno 1'80 dei bambini nelle
città dell'Europa centrale e del nord soffrivano di questa malattia. Tuttavia,
i bambini che vivevano vicino al mare e mangiavano pesce non si ammalavano di
rachitismo e si scoprì infine che aggiungendo oli di pesce (come per esempio
l'olio di fegato di merluzzo) alla dieta dei bambini di città si preveniva la
malattia. Anche altre sostanze oleose, derivate dalle piante, funzionavano
allo stesso modo, in particolare se in precedenza erano state irradiate con
raggi ultravioletti. A quei tempi nessuno sapeva che effetti avesse l'irradiazione
e furono proposte alcune teorie abbastanza "originali". Eppure è facile
capire perché la sostanza in questione, chiamata vitamina D ma non
identificata chimicamente per molti anni a venire, venisse classificata come
vitamina. Faceva per il rachitismo quello che la tiamina faceva per il
beriberi, o la vitamina C per lo scorbuto. Quando racconteremo tutta la
storia, si capirà meglio l'errore dei primi dietologi.
La vitamina D viene prodotta
dai raggi ultravioletti del sole che agiscono su un composto derivato dalla
molecola del colesterolo. Questa reazione avviene negli strati mediani della
pelle umana. L'energia ultravioletta viene assorbita dalla molecola e innesca
una reazione chimica che dà come risultato la vitamina D. La reazione è simile
a quella che avviene quando la luce colpisce i sali d'argento su una pellicola
fotografica. Il composto simile al colesterolo si trasforma in vitamina D, che
poi passa nei vasi sanguigni della pelle ed è trasportata nel resto
dell'organismo.
Altri animali producono la
vitamina D sulla superficie delle loro pellicce o piume. Dato che l'energia
ultravioletta non è in grado di penetrare fino alla loro pelle e non c'è
circolazione di sangue nelle pellicce o nelle piume, questi animali assorbono
la vitamina D lisciandosi e pulendosi. L'olio sulla pelliccia o sulle piume
contiene vitamina D prodotta grazie all'esposizione solare, e la sostanza
viene inghiottita, assorbita attraverso l'intestino e distribuita
nell'organismo attraverso il sangue.
Così, per tutti gli animali
il modo naturale di prendere vitamina D è tramite l'esposizione alla luce del
sole. Esporre mani, braccia, faccia e gambe per circa quindici minuti al giorno
è probabilmente sufficiente per il fabbisogno della maggior parte degli
individui. Starei più a lungo non fa bene, perché dopo quel periodo di tempo la
vitamina D si accumula nella pelle più velocemente di quanto il sangue riesca
a portarla via, e quando questo avviene la reazione si ferma. Finché le scorte
non sono state eliminate dalla pelle - un processo che può richiedere ore -
non viene più prodotta altra vitamina D.
Essendo una molecola grassa,
la vitamina D si scioglie rapidamente nel grasso corporeo, cosicché può essere
immagazzinata durante l'estate per altri periodi in cui è meno probabile che
riusciamo a stare al sole. Resta da vedere se durante l'estate la maggior
parte delle persone riesce a immagazzinare tanta vitamina da farla durare tutto
l'anno. Chiaramente alcuni di noi, forse molti di noi, non lo fanno. Ma almeno
teoricamente è possibile farlo.
La vitamina D, così come
viene prodotta nella pelle, non è ancora biologicamente attiva. Viene
rapidamente convertita, nel fegato, in un composto molto affine chiamato
calcidiolo, la forma sotto cui viene immagazzinata la vitamina. Il calcidiolo
è un ormone molto debole, incapace di fare gran che per prevenire il
rachitismo. Ma quando le molecole di calcidiolo circolano nel sangue, alcune di
loro vengono ulteriormente modificate dai reni e convertite in un altro
composto chiamato calcitriolo. Questa trasformazione è controllata dalla
quantità di ormone paratiroideo (PTH) presente nel flusso sanguigno e dal
livello di fosforo nel sangue. Quando i livelli di PTH sono alti, noi
produciamo una gran quantità di calcitriolo; quando sono bassi, ne produciamo
poco o niente. Abbiamo già visto in precedenza questo aspetto della regolazione
del calcio. Vi ricorderete che il calcitriolo è il segnale per aumentare
l'efficienza dell'assorbimento del calcio alimentare. Per quanto il calcio
possa essere assorbito anche in assenza di vitamina D, l'assorbimento non è molto
efficace. Per aumentare l'efficienza dell'assorbimento occorre il calcitriolo,
un derivato della vitamina D. Questo ormone fa sì che le cellule che rivestono
l'intestino tenue producano una proteina trasportatrice che si lega con il
calcio e che lo veicola nel circolo sanguigno attraverso la parete
intestinale. Questo trasporto attivo aumenta in modo notevole la percentuale di
calcio alimentare che riesce a essere assorbita.
Oltre al calcitriolo, ci
sono parecchi altri membri della famiglia dei composti della vitamina D.
Anch'essi sono prodotti nei reni, e chimicamente sono affini al calcitriolo.
Nessuno sa con precisione qual è il loro ruolo specifico, e ci sono pareri
molto diversi al riguardo, dato che alcuni ricercatori affermano che sono del
tutto inattivi e senza nessun significato biologico. Questo sembra dubbio.
Sarebbe infatti un notevole spreco, dal punto di vista dell'evoluzione, avere
tutta l'attrezzatura cellulare per produrre questi composti, se poi non
venissero utilizzati. È probabile
che i composti legati alla vitamina D siano importanti per le funzioni svolte
da parecchi tipi di cellule del tessuto osseo; forse per la funzione svolta
dagli osteociti di controllo del danno e forse anche per il buon funzionamento
degli osteoblasti quando depositano nuovo tessuto osseo.
Come abbiamo già notato, se
un individuo avesse un'alimentazione molto ricca di calcio potrebbe non aver
bisogno di produrre calcitriolo, semplicemente perché potrebbe assorbirne tanto
da soddisfare le proprie esigenze. Ma può essere che non tutti i problemi
associati a una mancanza di vitamina D possano essere prevenuti solo con il
calcio. Ci sono probabilmente altri effetti della vitamina D che sono
importanti per lo stato di salute delle ossa. Dobbiamo ancora imparare molte
cose sulla famiglia della vitamina D e sugli ormoni che regolano il calcio.
Ritorniamo ora al punto di
partenza. Può darsi che vi siate chiesti come mai il rachitismo era così
comune fra i bambini del secolo scorso nelle città dell'Europa centrale e del
nord. La risposta è: inquinamento atmosferico. Le nostre preoccupazioni riguardo
alla qualità dell'aria sono un fenomeno del tutto nuovo, ma il problema è
vecchio. Cento anni fa, sopra la maggior parte dell'Europa si stendeva una
coltre di fumo, che peggiorò con l'affollamento urbano e la rivoluzione
industriale. Il fumo era prodotto da una inefficiente combustione del carbone
dolce nelle fabbriche e dalla spazzatura che bruciava in centinaia di migliaia
di camini e stufe usate per cucinare e per riscaldare. Il fumo nell'aria
bloccava la maggior parte dei raggi solari quasi tutto l'anno. Inoltre, il
lavoro minorile tratteneva al chiuso durante il giorno molti bambini di città.
Infine, gran parte dell'Europa è abbastanza lontana dall'equatore e il tempo è
spesso piovoso o nuvoloso. Tutti questi fattori limitavano considerevolmente
la quantità di esposizione solare, cosicché i bambini non potevano produrre
abbastanza vitamina D.
Al giorno d'oggi ci sono
problemi di salute associati a una carenza di vitamina D? Probabilmente no per
la maggior parte dei giovani. Abbiamo ripulito l'aria in modo notevole. I
giovani stanno molto all'aperto, ed espongono molta pelle ai raggi del sole.
Non tolleriamo più il lavoro minorile. L'Italia è più a sud della maggior parte
dell'Europa, perciò i raggi del sole non devono attraversare tanta atmosfera
per raggiungere la superficie terrestre. Eccetto forse alcune zone delle
regioni settentrionali, in Italia l'insufficienza di raggi solari non è un
fattore significativo.
Ma i raggi ultravioletti non
attraversano il vetro, quindi dobbiamo andare all'aperto per trarne beneficio.
E possibile che al giorno d'oggi siano gli adulti a essere a rischio per problemi
connessi con un deficit di vitamina D. Molti di noi restano quasi sempre al
chiuso. Ci godiamo l'aria fresca e gli ampi spazi dall'interno delle nostre
automobili. Un tempo potevamo andare al lavoro a piedi, o almeno andavamo a
piedi fino alla fermata del tram o dell'autobus; di conseguenza prendevamo un
po' di sole quasi ogni giorno. Oggi, il più delle volte usciamo di casa per
andare al lavoro in macchina e passiamo tutto il giorno in un ufficio o in una
fabbrica. Gli incontri di atletica si svolgono sempre più spesso al chiuso, in
palazzetti con l'aria condizionata. Sporadicamente facciamo un po' di sport o
di esercizio fisico all'aperto, ma più spesso lo facciamo al coperto. Persino
andare a fare una passeggiata sta diventando un'attività da svolgere al chiuso,
sotto forma di passeggiata per i centri commerciali. I filtri solari,
raccomandati per proteggersi dalle scottature ed evitare il cancro della
pelle, sfortunatamente bloccano i raggi ultravioletti che producono la
vitamina D. Ma non si tratta di scegliere fra il cancro della pelle e una
carenza di vitamina D. Pochi minuti al giorno di esposizione ai raggi solari,
particolarmente su diverse parti del corpo, non vi procureranno nessun cancro
della pelle.
Il rischio di una carenza di
vitamina D dovuta a un'insufficiente esposizione ai raggi solari è molto alta negli anziani,
particolarmente per quelli che vivono in istituti o sono costretti a restare
in casa. Ormai sappiamo, da biopsie del tessuto osseo fatte su questi pazienti
al momento di sottoporli a un intervento chirurgico per riparare le loro varie
fratture, che spesso hanno una forma adulta di rachitismo. Questo problema
quasi certamente contribuisce alla loro maggiore fragilità ossea. Un deficit di
vitamina D sembra assurdo, quando è così facilmente prevenibile con una
regolare esposizione alla luce del sole, o con l'assunzione della vitamina
carente.
I media e le riviste
femminili hanno recentemente dedicato molta attenzione al rapporto tra esposizione
ai raggi solari e cancro della pelle, in risposta alle raccomandazioni dei
dermatologi, relative ai pericoli dell'abbronzatura. I dermatologi hanno ragione,
ma fino a un certo punto. Troppo sole può essere dannoso, ma anche niente sole
è pericoloso. Abbiamo visto
che il rachitismo era un grave problema sanitario solo pochi decenni fa. E
malattie del tessuto osseo dovute a carenza di vitamina D sono comuni persino
oggi fra le donne mussulmane o indù a cui viene imposto di vivere in reclusione
e di portare il velo. Eppure sia articoli di una rivista femminile sia
l'editoriale di una prestigiosa rivista medica affermano che non bisognerebbe
neanche portare a spasso il cane senza mettersi una crema solare,
sottintendendo che qualunque forma di esposizione ai raggi solari è indesiderabile perché fa invecchiare la pelle ed è anche dannosa, perché fa
venire il cancro della pelle. Questi consigli basati su una visione
estremamente ristretta della realtà ignorano completamente il problema della
vitamina D, il fatto essenziale che una certa esposizione ai raggi solari è
naturale per gli esseri umani ed è fondamentale per la salute.
Il calcio è ampiamente disponibile nella
catena alimentare e la maggior parte degli animali, persino quelli che si
nutrono esclusivamente di erba e foglie, assumono facilmente tutto il calcio
che gli serve. Ma gli esseri umani civilizzati hanno acquisito delle abitudini
alimentari caratterizzate da una bassa assunzione di calorie - per adeguarsi a
un limitato dispendio energetico - e da cibi relativamente poveri di calcio. I
latticini sono l'unica fonte alimentare importante ricca di calcio nella dieta
contemporanea in Europa e in Nord America. Ma anche le verdure a foglia, i crostacei, i pesci piccoli, alcune acque
minerali e certa frutta secca sono buone fonti di calcio.
Poiché il calcio è
necessario alla vita, tutte le piante e tutti gli animali ne contengono. Perciò
il calcio è presente in tutti gli alimenti. E se l'acqua è dura, come avviene
in molte parti del mondo, ogni volta che beviamo assumiamo calcio, sia
direttamente che con bevande tipo tè o caffè, fatte con quest'acqua. (Naturalmente,
nell'acqua addolcita il calcio è stato rimosso.) Alcune sorgenti naturali
possono essere fonti di calcio particolarmente ricche. Questo può essere vero
in particolare per l'Italia, dove alcune acque minerali in bottiglia (per
esempio la Sangemìnì) sono ricche di calcio. In molti alimenti la quantità di
calcio è molto scarsa, soprattutto se paragonata con la loro quantità di
calorie o di altre sostanze nutritive. Tuttavia, quasi tutti gli alimenti naturali
hanno un po' di calcio e, se mangiassimo in misura sufficiente un'ampia
varietà di alimenti, probabilmente assumeremmo una quantità equilibrata di
tutte le sostanze nutritive, incluso il calcio. (Dopo tutto, le mucche da latte
assumono abbastanza calcio da costruirsi e conservarsi grossi scheletri, e produrre anche
7000 litri di latte a testa all'anno, con un contenuto di calcio di ben 9000
grammi')
Esercizio
fisico e dieta
Pensate a una persona che
faccia tutto il giorno, come ha fatto la maggior parte dell'umanità per gran
parte della sua esistenza, un lavoro pesante, sotto un sole cocente, sudando
in abbondanza, che beva moltissima acqua per estinguere una gran sete e mangi
molto per fornire combustibile al grande fabbisogno energetico. Una persona
del genere probabilmente assumerà calcio a sufficienza quasi senza badare a
quello che mangia, e senza selezionare cibi che ne siano ricchi. Ma quanti di
noi vivono in quel modo al giorno d'oggi? Sicuramente non la maggioranza di
quanti leggono questo libro.
Apparecchi che riducono il
lavoro manuale hanno permesso a quasi tutti noi di diminuire la fatica fisica
praticamente a zero. L'assunzione di cibo è stata ridotta drasticamente per renderla compatibile con un diverso
stile di vita (altrimenti saremmo tutti obesi). E quando ci viene sete dopo
aver lavorato e giocato spesso non beviamo più acqua, ma una bibita fatta con
acqua addolcita.
La fatica fisica di mandare
avanti una famiglia - una gran parte parte del dispendio calorico per molti di
noi - è molto inferiore a quella
che era anche solo pochi anni fa. Paragonate il giorno del bucato ai tempi dei
nostri nonni o bisnonni e al giorno d'oggi; non c'è più da portare l'acqua,
non ci sono assi da lavare, non c'è da strofinare, né da strizzare i panni né
da stenderli all'aperto. In cucina ci sono lavapiatti automatiche, apriscatole
elettrici, frullatori, tritatutto ecc. Le macchine che ormai noi diamo per
scontate sono meravigliosamente utili e comode, ed è probabile che la gente al giorno d'oggi
riesca a fare molte più cose di quante se ne potessero fare' 'nel buon tempo
andato". Ma tutte queste comodità hanno portato a una profonda diminuzione
del lavoro fisico e del dispendio energetico. Non sorprende che abbiano
indirettamente influito sulla nostra alimentazione.
Per quel che riguarda il
calcio, i cambiamenti del modo di vivere hanno ridotto sia il nostro
fabbisogno energetico sia la fatica che stimola la formazione di ossa robuste.
Poiché abbiamo ridotto la nostra assunzione di cibo per adeguarla al dispendio
energetico, di molte sostanze nutritive assumiamo molto meno di quanto
assumessero i nostri nonni e bisnonni. Recentemente si è scoperto che la tipica
donna in età fertile non ricava più dalla sua alimentazione usuale abbastanza
ferro da compensare le perdite mensili dovute alle mestruazioni. Stiamo appena
cominciando a renderei conto che la dieta tipica dei nostri giorni non soddisfa
neanche il nostro fabbisogno di calcio.
Nel modo di vivere dei
cittadini del mondo occidentale c'è stato un altro cambiamento che ha influito
sull'assunzione di calcio: il benessere. Possiamo anche pensare di non essere
ricchi, ma i nostri alimenti sono alimenti da ricchi. Soltanto i membri di una
società opulenta possono permettersi una dieta ricca di proteine. La carne è
un alimento relativamente povero di calcio, il cui consumo pro capite è
aumentato nel corso di questo secolo, sia in Europa che in Nord America, sia in toto che come parte delle calorie
complessive. Anche i grassi sono relativamente cari, e quasi tutti i grassi
sono privi di calcio. Perciò, soddisfiamo le nostre ridotte esigenze caloriche
con i cibi dell'abbondanza e senza volerlo, ma inevitabilmente, riduciamo i
cibi ricchi di calcio.
Non vogliamo certo
polemizzare con i cambiamenti che si sono verificati. Ma vogliamo richiamare
l'attenzione su quello che è successo e a cui è dovuta la profonda
preoccupazione nei riguardi di un'adeguata assunzione di calcio. Vogliamo
spiegare perché oggigiorno occorra preoccuparsene più di quanto sarebbe stato
giusto fare ai tempi dei nostri nonni. È importante capire che sono questi cambiamenti nel modo di vivere che
spiegano perché su un pianeta dove il calcio è abbondante praticamente
ovunque, gli esseri umani sono le uniche creature viventi che devono fare i
conti con una dieta povera di calcio.
Il contenuto di calcio negli
alimenti più comuni
Per la prima volta nella
storia dell'umanità è importante sapere quali alimenti forniscono calcio in
abbondanza, per poter scegliere cibi che soddisferanno il nostro fabbisogno
alimentare complessivo. Anche se stiamo attenti alle calorie, dobbiamo fare attenzione
a non eliminare alimenti che contengono sostanze essenziali come il calcio. La
tabella 1 elenca il contenuto in
calcio di molti alimenti. Tutti i valori riportati sono stati desunti da tabelle
alimentari standard. La prima colonna evidenzia il calcio negli alimenti
comuni. La seconda riporta il valore del calcio per 100 calorie, così si può
vedere quali alimenti hanno il rapporto calcio/calorie più alto.
Qualche volta abbiamo
fornito le possibili oscillazioni, ma tutte le cifre dovrebbero essere
considerate approssimate, perché il valore nutrizionale di tutti gli alimenti
varia grandemente da luogo a luogo e da stagione a stagione. Può variare
persino il valore apparentemente uguale di alcuni alimenti, per esempio il
latte, perché paesi diversi e giurisdizioni diverse hanno standard diversi per
il latte.
● Fra gli alimenti comuni facilmente disponibili
alla maggior parte delle persone, quelli più ricchi di calcio sono i latticini.
Un quarto di litro di latte parzialmente scremato o cento grammi di
mozzarella, per esempio, forniscono 300-400 milligrammi di calcio. Come vedremo
nel prossimo capitolo, questo equivale a un terzo o a metà della dose giornaliera
consigliata per un adulto, e in una sola porzione!
● Nelle verdure e negli ortaggi il contenuto di
calcio varia notevolmente: si va dai pomodori, che sono praticamente privi di
calcio, alle verdure a foglia verde scuro (broccoletti, cime di rape, cavoli,
verze, spinaci) che ne contengono molto, passando dai 78 milligrammi degli
spinaci, per 100 grammi di sostanza edibile, ai 97 milligrammi delle cime di
rape, quasi pari al calcio contenuto in 100 grammi di latte intero.
● La carne e il pollame hanno un basso contenuto
di calcio. Il pesce in genere ne ha un po' di più, ma il contenuto varia a
seconda del tipo. I molluschi, come ostriche e cozze, sono fonti moderatamente
ricche di calcio. Tutti i pesci piccoli mangiati interi (come le sardine) sono
molto ricchi di calcio. Questo perché ne mangiamo le lische, cioè lo scheletro,
che è la fonte più ricca di calcio in tutta la catena alimentare. Un solo
cucchiaino da tè di osso macinato contiene circa 1000 milligrammi di calcio.
Questo
solleva una questione importante. Abbiamo detto che la carne e il pollame sono
poveri di calcio, ed effettivamente è così, se consideriamo solo la porzione
di carne. Ma, come confermeranno molti dietologi, alcune persone mangiano più
della sola carne. Ad alcuni piace rosicchiare la punta delle ali del pollo
fritto, o le estremità degli ossicini delle cosce o delle ali. Nelle ricerche
sulla nutrizione, questo tipo di comportamento non viene di solito riferito o
analizzato, forse perché è considerato poco educato. Ma individui
appartenenti a culture diverse dalla nostra spesso rosicchiano gli ossicini.
Forse è un comportamento poco diffuso, ma certo fa bene alla salute!
Gli
ossi non sono il solo esempio di una parte di cibo solitamente scartata ma
ricca di calcio. Gli scampi hanno molto più calcio nel guscio che nella polpa.
Negli scampi fritti viene di solito lasciato il guscio della coda. Certe
persone lo mangiano; piace perché è croccante. Pochi dietologi chiedono questo
tipo di informazioni o registrano le risposte. Ma una dozzina di code di scampo
contiene circa 500 milligrammi di calcio. I popoli primitivi, meno schizzinosi
di noi, riuscivano probabilmente ad assumere tutto il calcio contenuto in
quello che mangiavano. Il calcio contenuto nel salmone in scatola è presente
soprattutto nelle lische. Se noi le scartiamo, magari per fare un gesto
elegante, perdiamo tutto il contenuto di calcio del salmone.
● La maggior parte dei cereali da colazione è
una fonte di calcio relativamente povera, ma parecchi oggigiorno vengono
arricchiti, o aggiungendo calcio alla farina di frumento usata nella
preparazione, o arricchendo gli alimenti già pronti. Per esempio, negli Stati
Uniti, sia la Pillsbury che la General Mills hanno aggiunto calcio alla farina
bianca e un altro grosso produttore ha messo sul mercato un cereale da
colazione che contiene 200 milligrammi di calcio per porzione. L'interesse per
il calcio, manifestatosi a partire dal 1982, ci fa pensare che saranno sempre
più numerose le aziende che vorranno dare ai loro prodotti un punto di vantaggio
sulla concorrenza arricchendoli di calcio. Perciò controllate le etichette.
● La maggior parte della frutta (e quindi dei
succhi di frutta) è povera di calcio. Arance, succo d'arance e fichi sono le
sole eccezioni fra i frutti generalmente disponibili in Europa e in Nord
America. Certa frutta secca, per esempio i fichi secchi, le uvette e le prugne
ha un discreto contenuto di calcio; inoltre nelle confezioni in commercio ce
n'è parecchia e così ne mangiamo di più. I frutti tropicali tendono ad avere
un contenuto maggiore di calcio, alcuni anche notevolmente maggiore, ma poiché
non sono generalmente disponibili non li abbiamo messi nell'elenco. Tuttavia,
i succhi di frutta sono particolarmente adatti a "veicolare" una dose
supplementare di calcio (si veda il capitolo 28). Succhi e concentrati di
frutta arricchiti di calcio possono essere reperibili dove vivete voi.
Cercateli.
● Esiste un'ampia varietà di "noci", e
fra quelle generalmente reperibili in Europa e Nord America le mandorle, le nocciole
e le noci del Brasile sono le migliori fonti di calcio. Curiosamente, alcuni
dolcificanti naturali sono relativamente ricchi di calcio, in particolare lo
sciroppo d'acero e la melassa. Nel caso della melassa, la prima estrazione, la
melassa chiara, contiene meno calcio delle estrazioni successive.
● Il calcio è presente anche nell'acqua
potabile, in concentrazioni diverse e in unione con anioni diversi. L'acqua
del rubinetto di solito ha un contenuto di calcio piuttosto modesto, in parte per
ragioni tecniche connesse alla distribuzione. (Quando l'acqua alla sorgente è
ricca di calcio, spesso viene addolcita per immetterla nelle tubature.) Le acque
minerali, dette "acque calciche" secondo la legislazione attuale,
devono contenere almeno 150 milligrammi per litro, ma possono raggiungere
livelli molto più alti. Per esempio, l'acqua minerale Sangemini contiene più
del doppio di quella quantità di calcio. Le acque minerali che vengono definite
"oligominerali" sono invece povere di calcio; alcune contengono
addirittura meno calcio del minimo prescritto per l'acqua di rubinetto che
abbia subito un processo di addolcimento (60 milligrammi/litro). Considerando
che il consumo medio di acqua minerale in Italia è di 1-1,5 litri per persona
al giorno, un'acqua minerale "calcica" come Sangemìni può fornire da
sola 320-450 milligrammi di calcio al giorno.
La seconda colonna della
tabella 1 dà un'idea dell'apporto calorico collegato al calcio che ci occorre.
Quando consideriamo il contenuto di calcio da questo punto di vista, le fonti
di calcio assumono un ordine diverso (escludendo l'acqua minerale, che
ovviamente ha zero calorie). Le verdure a foglia verde scuro, essendo fonti a
basso valore calorico, sono un ottimo affare per quanto riguarda il calcio,
tanto che sarebbe possibile assumere tutto il calcio di cui un adulto ha
bisogno al costo di poche calorie.
I latticini parzialmente
scremati sono al secondo posto. Tutto il calcio di cui ha bisogno un adulto
costa solo 200-400 calorie per quasi tutti i latticini elencati. Il secondo
posto non significa, ovviamente, che i latticini non sono validi, dal punto di
vista nutrizionale, quanto le verdure a foglia. È vero il contrario. I
latticini sono molto più ricchi di proteine della maggior parte degli ortaggi.
Ma le proteine alimentari forniscono energia - cioè calorie - e contribuiscono
alla costruzione delle cellule, così è inevitabile che il rapporto
calcio/calorie sia inferiore a quello che si può avere per cibi poveri di
proteine, come le verdure a foglia.
Successivamente, il miglior
rapporto calcio/calorie è quello delle ostriche, dei crostacei e del pesce in
scatola, se ha le lische.
Un'ultima considerazione,
relativa alle mutate condizioni di vita. In passato gli ortaggi a foglia verde
scuro erano spesso un alimento da poveri, sia perché questi non potevano
permettersi il lusso di buttar via qualcosa di commestibile, sia perché le foglie
verdi, scartate nella preparazione di piatti raffinati, rimanevano a loro
disposizione.
|
mg
per 100 g di sostanza edibile |
mg
per 100
calorie |
FORMAGGI |
|
|
Bel
Paese |
604 |
162 |
Caciocavallo |
860 |
200 |
Cheddar |
810 |
213 |
Emmenthal |
1145 |
284 |
Fontina |
870 |
254 |
Gorgonzola |
612 |
171 |
Grana |
1290 |
339 |
Mascarpone |
68 |
15 |
Mozzarella |
403 |
166 |
Provolone |
881 |
241 |
Ricotta
parzialmente scremata |
272 |
146 |
LATTE
& YOGHURT |
|
|
Latte
in polvere intero |
1050 |
239 |
Latte
in polvere scremato |
1323 |
377 |
Latte
intero |
119 |
195 |
Latte
scremato |
120 |
339 |
Yoghurt
intero |
111 |
176 |
Yoghurt
scremato |
120 |
279 |
VERDURE |
|
|
Asparagi |
25 |
86 |
Barbabietole
rosse |
20 |
100 |
Biete |
67 |
394 |
Carciofi |
86 |
391 |
Carote |
44 |
133 |
Cavolfiore |
44 |
176 |
Cavoli
cappuccio |
60 |
316 |
Cavolini
di Bruxelles |
51 |
138 |
Cicoria |
74 |
740 |
Cime
di rapa |
97 |
441 |
Cipolle |
25 |
96 |
Finocchi |
45 |
500 |
Funghi |
22 |
100 |
Lattuga |
45 |
237 |
Patate |
10 |
12 |
Peperoni |
17 |
77 |
Pomodori |
9 |
47 |
Radicchio
rosso |
36 |
277 |
Sedano |
31 |
155 |
Spinaci |
78 |
252 |
CEREALI
E DERIVATI |
|
|
Biscotti |
22 |
5 |
Brioches |
9 |
2 |
Farina
di frumento |
18-28 |
5-9 |
Fette
biscottate |
55 |
13 |
Pane |
13-17 |
5-6 |
Pasta
all'uovo |
22 |
6 |
Pasta
di semola |
17 |
5 |
Pizza |
12 |
5 |
Riso
brillato |
6 |
2 |
Wafers |
73 |
16 |
LEGUMI |
|
|
Ceci |
117 |
35 |
Fagioli
freschi |
44 |
42 |
Fagioli
secchi |
137 |
44 |
Fagiolini |
35 |
206 |
Fave |
23 |
62 |
Lenticchie |
127 |
39 |
Piselli |
47 |
62 |
CARNE,
PESCE, FRUTTI
DI MARE, INSACCATI |
|
|
Carne
bovina, ovina, equina, coniglio,
pollo, maiale |
9-15 |
9-15 |
Tacchino |
23 |
12 |
Mortadella |
40 |
10 |
Prosciutto
cotto |
10 |
2 |
Prosciutto
crudo |
20 |
5 |
Salsiccia
di suino |
20-31 |
6 |
Acciuga
o alice |
148 |
37 |
Alici
sott'olio |
44 |
21 |
Aragosta |
60 |
70 |
Aringa
salata |
112 |
51 |
Cozza |
88 |
105 |
Dentice |
38 |
38 |
Gambero |
110 |
155 |
Sgombro
in salamoia |
185 |
105 |
FRUTTA
FRESCA |
|
|
Albicocche |
16 |
57 |
Ananas |
17 |
42 |
Arance |
49 |
144 |
Banane |
7 |
10 |
Castagne |
38 |
20 |
Ciliegie |
30 |
79 |
Fichi |
43 |
91 |
Fragole |
35 |
130 |
Limoni |
14 |
127 |
Mele |
6 |
13 |
Pere |
6 |
15 |
Uva |
27 |
44 |
Pesche |
6 |
14 |
FRUTTA
SECCA |
|
|
Arachidi
tostate |
64 |
11 |
Castagne
secche |
52 |
15 |
Fichi
secchi |
186 |
77 |
Mandorle |
236 |
44 |
Noci |
83 |
13 |
Noci
del brasile |
179 |
29 |
Mode e manie alimentari
Molti si chiedono che effetto
abbia la lavorazione sul valore nutrizionale degli alimenti. Nella maggior
parte dei casi queste preoccupazioni sono state suscitate da chi incoraggia la ciarlataneria
in campo alimentare, e per promuovere prodotti e metodi cosiddetti
"naturali" afferma che gli alimenti comuni sono stati rovinati dai
metodi moderni di coltivazione, raccolto e lavorazioni successive. Questo non è
vero, certamente non è vero per il calcio. Non c'è assolutamente niente di vero
nell'affermazione che la cottura e la pastorizzazione o qualsiasi altra lavorazione
riduce il valore nutrizionale del calcio contenuto in un alimento.
Dopo ampie prove di
assorbimento non c'è più alcun dubbio che il calcio è presente nelle verdure
cotte come un quelle fresche (ci sono buone ragioni per preferire verdure
"al dente", ma la presenza del calcio non c'entra). Spesso ci
chiedono: "Pastorizzare il latte non distrugge il calcio?". La
risposta è no. Abbiamo analizzato molti latticini nei nostri laboratori alla
Università di Creighton, usando i migliori metodi messi a disposizione della
scienza. Abbiamo trovato che il calcio è presente in tutti. Non c'è nessuna
ragione per credere che la pastorizzazione alteri la capacità del calcio di
essere assorbito e utilizzato.
La gente chiede anche se fa
male mescolare alimenti diversi. Si modifica così l'utilizzazione del calcio?
Non si hanno ancora tutte le risposte, ma questo è quanto possiamo dirvi ora.
Gli spinaci contengono una sostanza detta acido ossalico che si lega con il
calcio e interferisce con il suo assorbimento. Ma gli spinaci contengono
abbastanza calcio da saturare tutto l'acido ossalico. Così il peggio che può
capitare è che il calcio contenuto negli spinaci non venga assorbito. Per quel
che ne sappiamo, un bicchiere di latte bevuto nel corso dello stesso pasto in
cui si mangi una porzione di spinaci fornirà tanto calcio quanto ne fornirebbe
lo stesso latte bevuto in un altro momento.
Si ritiene che si leghino
con il calcio anche altre sostanze presenti negli alimenti, come l'acido
fitico, che si trova in certi cereali integrali, ma il loro effetto pratico
sulla utilizzazione del calcio presente in altri alimenti è relativamente meno
importante. Questo perché i cibi che contengono un legante del calcio, se non
ce n'è molto nei cibi ingeriti nello stesso pasto, legheranno il calcio
presente nei succhi gastrici. In entrambi i casi, l'effetto sull'economia del calcio
è circa uguale. Questo significa forse che si dovrebbero evitare gli alimenti
che contengono un legante del calcio? No. Essi contengono molte altre sostanze
nutritive. TI fatto che si leghino con il calcio è solo un esempio di come
tutte le sostanze nutritive interagiscano fra di loro.
Oggigiorno sono popolari
molte strane diete, alcune nuove, altre vecchie, molte potenzialmente
pericolose. Si ritiene che possa essere buona una dieta di limitatissima
varietà. Si ritiene che certi cibi non debbano mai essere ingeriti insieme ad
altri alimenti, per esempio che i carboidrati e le proteine siano incompatibili.
Si ritiene che gli adulti non siano fatti per bere latte, e che perciò il
"fabbisogno naturale" di calcio debba essere molto basso. Tutto
questo è pura ciarlataneria.
Anche per quanto riguarda le
acque minerali ci sono alcune idee sbagliate che dovremmo correggere. Si crede,
per esempio, che le acque minerali con un contenuto complessivo di sostanze
solide inferiore ai 500 milligrammi per litro (oligominerali) sia-
no più efficaci nel senso
della capacità di aumentare il flusso di urina e di espellere le scorie. Ricerche
recenti evidenziano che le proprietà diuretiche di un'acqua non sono
esclusivamente connesse al contenuto complessivo di sostanze solide; acque che
contengono sali minerali a livello medio o alto possono essere ugualmente
efficaci. Acque minerali che contengono grandi quantità di calcio e di magnesio
sono definite, da un punto di vista chimico, come "acque dure".
Anche in questo caso ci scontriamo con un'idea sbagliata: che le acque dolci
(olìgomineralì) siano preferibili per la loro bevibilità, come se un maggiore
contenuto di minerali rendesse l'acqua "più pesante" o meno
digeribile. Noi non crediamo che questo sia vero.
Quando si discute di una'
'moda passeggera" è utile spingere lo sguardo più a fondo per esaminare i
valori che ne sono alla base. Pensiamo, per esempio, allo stile, alla moda e ai
valori espressi nella pubblicità rivolta a un pubblico femminile. In effetti,
se le modelle riflettono ideali o valori culturali, allora la nostra donna
ideale assomiglia a qualcuno che sia stato malato a lungo di una malattia
devastante. Dobbiamo valutare se sia più femminile e "sano" essere
delicate o robuste, essere individui insicuri o pieni di risorse.
Si spera che poche donne
oggi considerino l'esser deboli e indifese come l'espressione più appropriata
della loro femminilità. L'idea che la magrezza sia in certo modo segno di
salute - lasciando da parte il fatto se sia necessaria per essere accettati
dagli altri - è tanto strana quanto pericolosa. Un modo di nutrirsi e di
vivere che solo la ricchezza può comprare si accompagna spesso a una carenza
di calcio e all'inattività fisica. Inoltre, un modo di vivere del genere,
protratto per un certo numero di anni, significa poco peso sulla struttura
scheletrica e conseguente deterioramento della medesima.
La moda e la mania della
magrezza hanno un altro effetto più direttamente dannoso. L'anoressia e la
bulimia sono un problema enorme. Sono entrambe gravi malattie
dell'alimentazione in donne giovani che o hanno un'idea sbagliata del loro
corpo Ce si vedono sempre grasse) o vengono prese in un circolo vizioso per cui
mangiano troppo e si costringono a vomitare subito dopo. Le conseguenze a
lungo termine di queste malattie dell'alimentazione per la salute fisica e
psicologica delle donne sono spaventose. Gli psichiatri sono convinti che la
mania della magrezza, comunicata e promossa attraverso la pubblicità e i media,
sia responsabile del diffondersi epidemico delle malattie in questione.
il fabbisogno di calcio e i livelli di assunzione
raccomandati
Ognuno
di noi ha un fabbisogno personale di calcio diverso da quello di altre persone
e diverso anche a seconda dei periodi della vita. In generale, però, si ha
bisogno di una grande quantità di calcio durante il periodo della crescita e
durante gravidanza e allattamento. Da poco abbiamo scoperto che anche le persone
più anziane hanno un notevole bisogno di calcio, in parte perché non utilizzano
efficacemente il calcio alimentare. Parecchi dei Livelli di Assunzione Raccomandati
su scala nazionale (Larn) non prendono ancora atto che la crescita ossea si prolunga
fino alla maturità, o che le donne dopo la menopausa
hanno bisogno di una maggiore quantità di calcio.
Sapere quanto calcio
contiene un certo alimento è solo il primo passo. Bisogna anche sapere quanto
calcio vi occorre. Per rispondere a questa domanda e per capire quanto afferma
l'industria alimentare e saper leggere le etichette in modo critico bisogna
chiarire due concetti importanti: fabbisogno e dose giornaliera. Comprendere
questi due punti vi aiuterà anche a capire perché si continua ad avere bisogno
di calcio per tutta la vita e perché il livello del fabbisogno si modifica nel
corso degli anni.
Che cos'è il "fabbisogno"
Per tutte le sostanze
nutritive esiste un fabbisogno, cioè la quantità che una persona deve assumere
giornalmente per mantenersi in salute - il che di solito vuol dire, per un
adulto, compensare la quantità di sostanze nutritive consumate, perse o utilizzate
quotidianamente. Per la maggior parte delle sostanze possiamo dire con una
certa sicurezza quali sono questi valori, almeno in generale. Per altre, non
sappiamo ancora esattamente quanto ne occorra, però sappiamo che ne abbiamo bisogno.
Le calorie apportate dal
cibo spiegano bene il fabbisogno alimentare. Esse esprimono il valore
energetico degli alimenti. Quando noi pensiamo all'energia necessaria per
riscaldare o rinfrescare la casa, usiamo come unità di misura le calorie
(kcal), ma il concetto è esattamente lo stesso. In un caso il combustibile
fornisce l'energia per il lavoro del nostro organismo, nell'altro l'energia
per riscaldare o raffreddare le nostre case.
Poiché vengono associate al
controllo del peso, si è portati a pensare che le calorie siano una brutta
cosa. Ma in realtà ne abbiamo bisogno, perché mettono in moto i nostri muscoli
e anche tutte le attività degli altri tessuti organici e mantengono stabile la
temperatura corporea, proprio come altri combustibili mettono in moto dei
motori o riscaldano degli edifici. È evidente che abbiamo bisogno di calorie,
proprio come i motori hanno bisogno di combustibile. Se non assumiamo con la
dieta quanto utilizziamo ogni giorno - cioè se assumiamo meno di quello che ci
occorre - cominceremo a bruciare i nostri tessuti, utilìzzandoli come
combustibile, e perderemo peso. Quando quel combustibile è esaurito, si muore
di fame.
Abbiamo bisogno di
moltissime sostanze nutritive. Ci occorrono sostanze chimiche complesse come
le proteine, gli acidi grassi essenziali, le vitamine; minerali importanti
come il calcio, il fosforo, il sodio, il potassio e il magnesio; e persino gli
olìgoelementi, come il cobalto, il ferro, il manganese, lo zinco, il rame e
molti altri. Per le sostanze chimiche complesse, il fabbisogno esiste perché
parte della sostanza nutritiva viene consumata ogni giorno in fase di
metabolizzazione e, per quello che riguarda i minerali, perché parte viene
persa ogni giorno, soprattutto con l'escrezione. In entrambi i casi, il
fabbisogno riflette l'esigenza di rimpiazzare quello che è stato utilizzato o
perduto.
Il fabbisogno varia da
persona a persona, a volte in modo notevole. Questo non dovrebbe sorprendere,
in quanto è perfettamente ragionevole che una persona che fa un lavoro pesante
abbia bisogno di cibi più energetici - con più calorie - di una persona
sedentaria. Bruciare molta energia grazie a un lavoro fisico pesante fa
utilizzare anche qualche altra sostanza nutritiva. Così le persone che
non assumono vitamina C si ammaleranno di scorbuto più rapidamente se fanno un
lavoro pesante, rispetto a quando sono inattivi, perché le loro riserve di
vitamina C vengono utilizzate più velocemente. Ma persino a parità di lavoro,
i fabbisogni variano grandemente da persona a persona. Alcuni individui hanno
bisogno di una maggiore quantità di sonno, altri hanno più bisogno di
tranquillità. Alcuni sembrano capaci di sopportare più disagi di altri. Allo
stesso modo, alcuni individui hanno bisogno di una maggiore quantità di una
certa sostanza nutritiva. Questo è dovuto in parte a una diversa corporatura,
in parte all'attività fisica, in parte alla quantità di altri alimenti
assunti, in parte a fattori legati al modo di vivere, come fumare o bere caffè,
in parte a malattie e farmaci. Ma anche quando avremo tenuto conto di tutto
questo, ci saranno ancora ampie differenze dovute a fattori genetici.
Se
fossimo in grado di determinare il fabbisogno di ogni sostanza nutritiva per
ciascuno di noi - o almeno per un campione scelto a caso - i risultati
potrebbero essere espressi da una curva gaussiana. Poche
persone avrebbero un fabbisogno elevato, e poche altre un fabbisogno modesto,
mentre la maggior parte sarebbe vicina a un valore centrale. Questo valore
centrale è il fabbisogno medio. Ma questo diagramma potrebbe essere letto in un
altro modo.
Potremmo spostarci lungo la
scala dei valori dei fabbisogni individuali dal più basso al più alto,
chiedendoci a ogni passo: «Quante persone hanno un fabbisogno inferiore o
uguale a questo livello?» La risposta determinerebbe un altro diagramma
abbastanza simile a questo, che mostrerebbe, per ogni valore di fabbisogno,
la proporzione di popolazione con un fabbisogno effettivo uguale o inferiore a
quel valore (figura
Il).
Notate che la curva prima si
innalza lentamente, perché non molte persone hanno un fabbisogno basso. Quando
ci spostiamo verso la metà della curva, dove si colloca la maggioranza della
gente, persino un piccolo cambiamento nel livello di assunzione produce un
notevole cambiamento nel numero di persone che rientrano in questa categoria. E
infine, quando ci spostiamo verso l'altra estremità della gamma del fabbisogno,
la curva si innalza di nuovo molto più lentamente, semplicemente perché non ci
sono molte persone che abbiano fabbisogni elevati.
Cos'è
il livello di assunzione raccomandato
Quest'ultimo diagramma
contiene delle informazioni importanti per capire il concetto di Larn. Mentre
il fabbisogno descrive il bisogno di un individuo specifico, un Larn è una
dichiarazione di politica generale, che serve come guida in una terapia dietetica
e in vari programmi alimentari governativi. È un valore equivalente a circa il 95° punto percentile di tutti i
fabbisogni di quella sostanza nutritiva (punto A nel diagramma). Cioè, il 95 di
tutti gli individui di una popolazione ha fabbisogni uguali o inferiori (per
lo più inferiori) al valore Larn raccomandato.
I Larn sono una
dichiarazione di politica generale perché servono per guidare varie iniziative
pubbliche a sostegno di una buona nutrizione. Poiché forniscono più di quello
di cui la maggioranza della gente ha bisogno, fanno in modo che quasi tutti
avranno almeno quanto gli occorre. Tuttavia, circa il 5% della popolazione,
cioè una persona su 20, avrà bisogno di una dose ancora maggiore.
Per prendere decisioni di
politica generale non sarebbe meglio basarsi sul fabbisogno medio? No. Se
facessimo in modo che tutti assumessero il fabbisogno medio, circa metà della
popolazione non avrebbe quello che le occorre. Assicurare una nutrizione
adeguata solo a metà della popolazione non sarebbe una buona politica. Perciò i
valori di un Larn devono essere abbastanza alti da essere superiori al
fabbisogno reale della grande maggioranza della popolazione.
Le quantità consigliate sono
generalmente espresse come Larn e la maggior parte delle nazioni
industrializzate ha fissato dei Larn per la maggioranza delle sostanze
nutritive. In alcuni casi i valori hanno delle basi solide, in altri si basano
per lo più su congetture, ma è sempre meglio che non avere nessun valore.
(Sulla nutrizione vanno ancora fatte molte ricerche approfondite.)
Discutendo i fabbisogni
riportati qui sopra, abbiamo detto che un'assunzione è adeguata se c'è
abbastanza sostanza nutritiva da assicurare uno stato di salute. Gli esperti di
scienza dell'alimentazione definiscono "salute" l'assenza della
malattia specifica o della condizione fisica associata con la carenza di una
particolare sostanza nutritiva. Come abbiamo visto, la malattia associata alla
carenza di vitamina D è il rachitismo, alla deficienza di tiamina il beriberi,
a quello della vitamina C lo scorbuto. Perciò il fabbisogno di vitamina D sarà
definito come la quantità necessaria per prevenire il rachitismo nei bambini;
per la tiamina, quella necessaria per impedire che una persona si ammali di
beriberi; e per la vitamina C, per impedire che si ammali di scorbuto.
Il problema di questo
approccio è che crea un circolo vizioso. Potrebbe esserci un' altra malattia
causata da una carenza più modesta - non sufficiente per produrre la malattia
specifica - talmente diffusa che non ci siamo resi conto che si tratta di un
problema risolvibile. Potremmo averla considerata, per esempio, come parte del
normale processo di invecchiamento. Proprio su questo si basa una polemica che
attualmente riguarda molte sostanze nutritive. Per esempio alcuni scienziati,
come Linus Pauling, affermano che abbiamo bisogno di molta più vitamina C
della quantità consigliata dalla maggior parte dei Paesi. Altri affermano che
abbiamo bisogno di una maggior quantità di vitamina A, o di vitamina E. E così
via. Nella maggior parte dei casi le prove sono deboli, o almeno indirette, e i
responsabili delle direttive sanitarie hanno deciso che occorrono prove sicure
prima di formulare norme applicabili a tutto il Paese. Perciò, in genere, i
vari comitati nazionali tendono ad essere cauti. Probabilmente si capirà che
alcune delle richieste di Larn più alti risultano infondate, e l'atteggiamento
prudente dei comitati scientifici responsabili delle linee di condotta a
livello nazionale è in realtà corretto. Tuttavia, è possibile che l'assenza di
una malattia specifica non sia il criterio migliore per giudicare l'adeguatezza
dell'assunzione di alcune sostanze nutritive, incluse, come vedremo, il calcio
e la vitamina D.
Verrebbe da pensare che i
Livelli di Assunzione Raccomandati siano gli stessi, o quasi, in tutti i
Paesi. Dopo tutto, la scienza è scienza ovunque. Ma la scienza
dell'alimentazione non è una scienza esatta e gli esperti sono in disaccordo
sui dati. Un'occhiata ai livelli di calcio consigliati agli adulti mostra una
sorprendente differenza tra vari Paesi:
Stati
Uniti |
800
mg |
Canada |
700-800
mg |
Gran
Bretagna |
500
mg |
Italia |
800
mg |
Giappone |
600 mg |
Organizzazione
mondiale della sanità |
400-500
mg |
Queste
variazioni sono in parte imputabili alle differenze corporee. Perciò i valori
per gli Stati Uniti e per il Giappone sono più vicini di quanto sembrino,
quando vengano espressi in unità di peso corporeo del cittadino medio.
Tuttavia, c'è ancora una grossa differenza fra i valori forniti
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (400 milligrammi) e dagli Stati Uniti
(800 milligrammi). Questa discrepanza rispecchia molte cose: disaccordo fra
scienziati, motivi politici ed effettive differenze nei fabbisogni (per
esempio, gli individui del Terzo Mondo assumono meno proteine e spesso meno
sodio, così hanno effettivamente bisogno di meno calcio).
In
seguito analizzeremo le ragioni di queste controversie riguardo ai livelli
consigliati di calcio. Per il momento, tuttavia, dovreste sapere che
recentemente l'opinione scientifica si è orientata verso valori più alti,
particolarmente per le donne vicino e dopo la menopausa. Ecco alcune dosi
recentemente consigliate per donne tra i 40 e i 60 anni:
Larn
degli USA (1989) |
800 |
Consensus
Panel dei Nih sull'osteoporosi (1984) per
donne che producono estrogeni |
1000 |
Consensus
Panel dei Nih sull'osteoporosi (1984) per
donne che non producono estrogeni |
1500 |
Istituto
della Nutrizione dell Olanda (1985) |
1000 |
Convegno
di Hong Kong sull'osteoporosi (per
donne che producono estrogeni) |
1000 |
Convegno
di Hong Kong sull'osteoporosi (per
donne che non producono estrogeni) |
1500 |
Questi
ultimi quattro valori, più alti di ciascuno dei Larn nazionali, rispecchiano
la crescente consapevolezza che le donne vicino e dopo la menopausa possono
aver bisogno di più calcio di quando erano più giovani e che la perdita di
estrogeni al momento della menopausa fa aumentare ulteriormente il fabbisogno
di calcio.
Dosi di calcio e periodi
della vita
La modifica della dose
consigliata per le donne di mezza età rispecchia il fatto ormai generalmente
riconosciuto che il fabbisogno di molte sostanze nutritive si modifica nel
corso della vita. Anche il periodo della crescita, la gravidanza e
l'allattamento sono periodi speciali, con esigenze speciali, come lo sono gli
anni pre e post-menopausali.
I valori ufficiali dei Larn
di calcio, resi noti nel 1989 dal Comitato sui Livelli di Assunzione
Alimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerche statunitense, sono i
seguenti:
Bambini
(2-11 anni) |
800 |
Giogani
(12-24 anni) |
1200 |
Adulti
(più di 25 anni) |
800 |
Donne
incinte |
1200 |
Donne
che allattano |
1200 |
Il Larn per un bambino di
due anni è uguale a quello di un adulto, che probabilmente pesa da 6 a 10
volte tanto. Il bambino che cresce ha bisogno di formarsi lo scheletro e quindi
gli occorre moltissimo calcio. Questo bisogno aumenta durante l'adolescenza -
il periodo di maggior formazione di tessuto osseo - e perciò la dose sale a
1200 milligrammi. Solo da poco si è scoperto che la densità e il peso del
tessuto osseo continuano a crescere oltre l'adolescenza, in effetti per tutti i
primi trent'anni di vita. Negli Stati Uniti, nella più recente edizione dei
Larn se ne è tenuto conto e si è spostato il fabbisogno di 1200 milligrammi
precedentemente limitato all'adolescenza, fino ai 24 anni. Infine, il valore
di 1200 milligrammi per il periodo della gravidanza e dell'allattamento
chiaramente rispecchia il bisogno di costruire lo scheletro del bambino, sia
quando è nell'utero che durante l'allattamento.
Nella maggioranza dei Paesi
non si fanno distinzioni tra uomini e donne e non vengono presi provvedimenti
speciali per la ridotta efficienza dell'assorbimento del calcio alimentare che
si verifica per le donne al momento della menopausa e per persone di entrambi
i sessi in età più avanzata, una modifica che fa aumentare l'effettivo bisogno
di calcio. È probabile che saranno
sempre più numerosi i Paesi che aumenteranno il Larn per le donne di mezza età
e probabilmente anche per le persone più anziane di entrambi i sessi.
come gli alimenti influiscono sull'utilizzo del
calcio da parte dell'organismo
Molti alimenti presenti
nella dieta modificano il nostro bisogno di calcio. Le proteine e il sodio
aumentare l'escrezione di calcio per via urinaria. Diete ricche di fibra
accelerare il passaggio del cibo attraverso gli intestini e possono quindi
ridurre l'assorbimento del calcio. Anche la caffeina riduce leggermente
l'assorbimento. Questi e altri fattori possono far aumentare il fabbisogno
individuale di calcio alimentare.
È importante descrivere le
interazioni esistenti tra il calcio e altre sostanze nutritive per due ragioni.
Prima di tutto, perché se ne è sentito
parlare molto; parte di quella informazione è accurata, parte no. Ma persino l'informazione accurata è difficile da interpretare se
non si capisce in che modo interagiscono le sostanze nutritive e che cosa
questo significhi. Secondariamente, le interazioni nutritive spiegano alcune
delle differenze esistenti fra fabbisogni, sia a livello individuale che di
intere popolazioni. Perciò questo capitolo serve a prepararvi per la
discussione più approfondita dell'argomento nel prossimo capitolo.
Per dirla in parole
semplici, la quantità che ci occorre delle singole sostanze nutritive è determinata in parte da
tutte le altre cose che mangiamo. Il calcio non fa eccezione.
Gli effetti negativi non
sono di per sé pericolosi e sicuramente non suggeriscono di evitare le
sostanze nutritive che li causano. Queste interazioni rispecchiano
semplicemente il fatto che il fabbisogno dipende in parte dal resto
dell'alimentazione.
Sostanza
nutritiva |
Effetto |
Spiegazione |
Fibra |
negativo |
diminuisce
l'assorbimento intestinale del calcio |
Proteine |
negativo |
Aumentano
la perdita di calcio nelle urine |
Caffeina |
negativo |
Aumenta
la perdita di calcio negli intestini |
Sodio |
negativo |
Aumenta
la perdita di calcio nelle urine |
Fosforo |
neutro |
Diminuisce
la perdita di calcio nelle urine Aumenta
la perdita di calcio negli intestini |
Alcuni
zuccheri |
positivo |
Aumentano
l'assorbimento intestinale di calcio |
Fibre
Le fibre forniscono un buon
esempio. Pare che l'organismo umano, nel corso dell'evoluzione, si sia
adattato a un alto contenuto di fibre nella dieta. Le fibre forniscono volume,
trattengono l'acqua e fanno muovere rapidamente attraverso l'intestino i residui
di cibo non assimilati. Negli ultimi anni siamo venuti scoprendo che diete
povere di fibre sono responsabili del rallentamento dei residui di cibo, dando
quindi più tempo ai batteri intestinali per convertire il materiale fecale in
sostanze chimiche potenzialmente cancerogene. Perciò, una dieta a basso contenuto
di fibre aumenta il rischio di cancro dell'intestino, mentre una dieta ricca di
fibre ce ne protegge in qualche misura. È evidente che è una buona idea fare in modo che la nostra alimentazione
includa una quantità sufficiente di fibre.
Ma se il contenuto
intestinale procede più rapidamente attraverso le viscere, ci può essere meno
tempo per l'assorbimento del calcio. Inoltre, certi tipi di molecole fibrose
possono legarsi con parte del calcio presente negli alimenti ed espellerlo dal
corpo. Per queste due ragioni una persona che abbia una dieta ricca di fibre
può avere un più elevato fabbisogno di calcio. Tuttavia, se si considera
l'assunzione di fibre più frequente nella maggior parte delle diete, l'effetto
è relativamente modesto e gli effetti positivi delle fibre superano di gran
lunga quelli negativi sul calcio. Perciò non c'è nessuna ragione di
preoccuparsi per lo stato di salute delle ossa quando si consuma una quantità
ragionevolmente
alta di fibre, né c'è ragione di evitare che alimenti ricchi di calcio si
mescolino con cibi ricchi di fibre.
Proteine
La normale usura dei tessuti
significa che alcuni dei mattoni delle proteine organiche devono essere
sostituiti ogni giorno. Questa è la ragione per cui le proteine sono una parte
essenziale della dieta, persino per adulti che non stanno più crescendo. Tuttavia,
se mangiamo più proteine di quante ce ne occorrano per questa sostituzione, il
sovrappiù viene bruciato come combustibile. I prodotti della demolizione di
queste proteine in eccesso aumentano la perdita di calcio per via urinaria.
Uno di questi prodotti di
demolizione è l'acido solforico, che quando viene eliminato dai reni si prende
con sé un po' di calcio. Così un'assunzione maggiore di proteine fa aumentare
la perdita di calcio nelle urine. TI processo chimico è fondamentalmente uguale a quello che avviene quando
un'industria brucia combustibili fossili che contengono zolfo. È il problema delle piogge
acide in piccolo. Le ossa si impoveriscono quando si perde calcio attraverso i
reni, proprio come gli edifici di calcare e le statue (anch'esse fatte di
calcio) vengono corrosi dalle piogge acide.
Assumere più proteine di
quelle che ci servono aumenta quindi la perdita di calcio nelle urine. Come già
per le fibre, questo non significa che non dobbiamo mangiare proteine. Ma se
l'assunzione di proteine aumenta, aumenta anche il nostro fabbisogno di
calcio.
Cerchiamo di tradurre tutto
questo in qualche cifra. Esperimenti condotti in tre diversi laboratori
indicano che raddoppiare l'assunzione di proteine fa aumentare del 50 la
perdita di calcio per via urinaria. Quindi l'effetto non è trascurabile.
Perciò, se una donna che pesa 54 chilogrammi aumentasse l'assunzione di
proteine da 44 a 88 grammi al giorno (che non è una quantità insolita in molti
paesi industrializzati), la sua perdita di calcio per via urinaria aumenterebbe
di circa 50-60 milligrammi. Se l'efficienza dell'assorbimento intestinale del
calcio fosse compresa tra il 25 e il 30 (come è comunemente nelle donne di
mezza età), questa donna dovrebbe aumentare l'assunzione di calcio di 200-300
milligrammi (equivalenti a un bicchiere di latte in più al giorno) per
compensare la perdita supplementare indotta dalle proteine.
Il rapporto tra fabbisogno
di calcio e assunzione di fibre o di proteine non è un problema per la maggior
parte degli animali, semplicemente perché la loro alimentazione naturale di
solito contiene calcio in abbondanza. Ma può essere un problema per chi viva
nel mondo occidentale, perché molti di noi hanno assunzioni di calcio al
limite o sotto il limite della carenza. Qualunque cosa faccia aumentare
l'effettivo bisogno di calcio aggrava la carenza. Ma si può risolvere il problema
aumentando la quantità di calcio alimentare per adeguarla all'assunzione di
proteine. O non prendendo molte più proteine di quelle che veramente ci
servono.
Di quante proteine abbiamo
bisogno? La dose consigliata per una donna adulta che pesi 54 chilogrammi è di
44 grammi al giorno. Questa è circa la quantità di proteine presente in un
piatto di lenticchie, o in due braciole di maiale. Non è una gran quantità di
proteine. La maggioranza degli Europei ne assume molte di più ogni giorno, e
quel sovrappiù aggrava il problema di un'assunzione di calcio generalmente
bassa.
Caffeina
La caffeina fa aumentare la
perdita di calcio per via urinaria, probabilmente perché interferisce con
l'assorbimento del calcio. Tuttavia l'effetto è in genere molto modesto, e
quasi trascurabile, se l'assunzione di caffeina è moderata. La piccola perdita
supplementare di calcio provocata da due o tre tazze di caffè al giorno può
essere facilmente neutralizzata da qualche cucchiaiata di latte (o da
qualunque alimento equivalente che contenga calcio). La caffeina diventa un
problema per il calcio soprattutto quando se ne assume molta, tipo 20 tazze di
caffè al giorno, e quando l'assunzione di calcio è bassa. Di solito i grandi
bevitori di caffè non bevono molto latte (dopo tutto, si riesce a bere solo una
certa quantità di liquidi al giorno). Inoltre, i grandi consumatori di caffè
spesso fumano, il che già di per sé aumenta il rischio di ammalarsi di
osteoporosi. La combinazione di questi tre fattori negativi in una persona
caffè-dipendente aggrava gli effetti pericolosi di ciascun fattore.
Sodio
L'organismo assorbe molto
bene il sodio presente nell'intestino, rispecchiando così il fatto evolutivo
che il sodio è scarso nell'ambiente degli animali terrestri e perciò l'assorbimento
deve essere efficiente. Oggi, naturalmente, si può assumere molto più sodio
di quanto ne occorra.
Probabilmente il sodio non è
così dannoso alla salute come vorrebbero farci credere certe persone che si
occupano di ipertensione (vedi il capitolo 22). Ma noi non immagazziniamo il
sodio in più e l'organismo deve eliminarlo. Questo avviene con notevole
efficienza grazie ai reni. Tuttavia, l'eliminazione del sodio porta anche a
un'aumentata escrezione di calcio. In termini pratici, se mangiamo un mucchio
di cibi salati, il fabbisogno giornaliero di calcio è maggiore di quanto
sarebbe altrimenti. Un grammo di sodio ci fa perdere circa 20 milligrammi di
calcio. Vista la scarsa efficienza con cui utilizziamo il calcio, quella
perdita in più può far aumentare il fabbisogno di calcio di una quantità
variabile tra i 250 e i 500 milligrammi!
Fosforo
C'è, sia tra la gente comune
che tra quanti se ne occupano di professione, una attenzione alle interazioni
tra fosforo e calcio assolutamente sproporzionata alla loro effettiva
importanza. Il fosforo aumenta sì la perdita di calcio nei succhi gastrici, ma
diminuisce anche quella per via urinaria. I due effetti si elidono a vicenda.
Perché ci si preoccupa
tanto? Forse per via delle ricerche sulla nutrizione di animali giovani in
rapida crescita, dei neonati, dei bambini, per i quali il calcio e il fosforo
sono essenziali per costruire il tessuto osseo e altri tessuti organici. Per
sostenere una crescita rapida, l'organismo mantiene alta la concentrazione del
fosforo nel liquido extracellulare. Quando il livello del fosforo nel liquido
extracellulare è alto, troppo fosforo nella dieta può disturbare l'economia
del calcio. Ma livelli elevati di fosforo nel liquido extracellulare si
verificano solo nei bambini, non negli adulti. Inoltre, negli adulti il fattore
crescita non incide più e l'equilibrio delle sostanze nutritive non è più
critico come durante l'infanzia.
Comunque, parecchie ricerche
hanno studiato l'effetto del fosforo sulle ossa e sul calcio. La Food and Drug Administration degli Stati
Uniti (cioè l'equivalente del nostro Istituto Superiore di Sanità), per
esempio, fin dal 1981 ha riunito due gruppi di scienziati per esaminare tutti
gli aspetti dell'assunzione del fosforo nella dieta americana. Si reagiva così
all'aumento dell'assunzione di fosforo dovuta in particolare all'aumentato
consumo di bibite. Ma, dopo aver esaminato i dati esistenti da tutti i punti di
vista, i gruppi hanno concluso che sostanzialmente il problema non sussisteva.
Il problema delle bibite - se di problema si tratta - consiste nel fatto che
nella dieta moderna esse vengono usate invece dell'acqua e di altre bevande
che contengono calcio, non nel fatto che il fosforo contenuto sia pericoloso.
Punti di vista
Per la maggior parte di
queste interazioni non c'è da preoccuparsi. In effetti, preoccuparsi della
propria alimentazione è probabilmente un approccio sbagliato. Anche se la tesi
espressa in questo libro è che quasi tutti noi faremmo meglio a consumare più
calcio, ci sono modi relativamente semplici e diretti per riuscirci. Noi siamo
convinti che, una volta cambiate le proprie abitudini, tutta la faccenda
dovrebbe essere dimenticata. Spesso ci chiedono se è opportuno evitare che gli
alimenti che contengono calcio si mescolino nell'intestino con cibi che
contengono fibra (come abbiamo già detto), o con certe verdure (come gli
spinaci, che contengono acido ossalico che si lega con il calcio), e via
dicendo. Ci sembra che questo tipo di preoccupazione trasformi il fatto di
mangiare in un progetto di ingegneria chimica accuratamente calcolato, che
richiede un mucchio di attenzione. Noi pensiamo che questo approccio abolisca
tutto il piacere di mangiare. Chi ci spinge ad adottare metodi di controllo
così minuziosi ha delle idee ben strane per la testa.
perché qualcuno
ha più bisogno di calcio di altri
Ci sono
tanti motivi per cui il fabbisogno di calcio varia da individuo a individuo.
In definitiva la capacità di farcela con una certa quantità di qualunque
sostanza nutritiva è determinata in parte dallo stesso codice genetico che
decide se i nostri occhi ~ no azzurri o i capelli ricciuti. Ma oltre a questa
diversità generica, ci sono anche cause ambientali, dietetiche e personali, come
abbiamo già visto. Tre fattori influiscono sul fabbisogno di calcio nel
singolo: la perdita obbligatoria; l'efficienza dell'assorbimento intestinale e
la re attività del tessuto osseo agli ormoni che regolano il calcio.
Perdita obbligatoria di calcio
La
perdita obbligatoria è la perdita di calcio giornaliera che non e possibile
evitare. Questa perdita diventa importante quando l'organismo deve adattarsi a
una carenza di calcio. Allora la quantità persa
ogni giorno determina la corrispondente quantità da assumere per evitare che il
tessuto osseo venga demolito per impadronirsi del calcio che vi si trova. Che
cosa determina l'entità di questa perdita? Le differenze genetiche, tanto per
cominciare. Ma anche certi fattori dietetici - come la caffeina, le proteine
e il sodio - sono importanti, perché aumentano la perdita di calcio attraverso
i reni. Questa è la ragione per cui nel capitolo precedente abbiamo parlato
delle interazioni dei vari alimenti.
Ripetiamo
che la caffeina, le proteine e il sodio non sono pericolosi di per sé. Ma se
la quantità di calcio ingerita o assorbita è molto scarsa, allora un'assunzione
eccessiva di sodio, proteine o caffeina (che aumentano la perdita
obbligatoria), renderà più grave la carenza di calcio. Probabilmente le
differenze sostanziali nel fabbisogno di calcio tra individui di razza e nazionalità
diversa, a parte le influenze genetiche, sono dovute alle incredibili diversità
nella assunzione di proteine, sodio e caffeina. È stato
provato che una tipica donna bianca americana o inglese ha una perdita
obbligatoria di almeno 180 milligrammi di calcio al giorno. In altri paesi un
individuo può avere una perdita media equivalente alla metà, se non meno, di
quella quantità. Chiaramente il livello della perdita obbligatoria minima è un
fattore decisivo per stabilire il fabbisogno di calcio.
Efficienza dell'assorbimento intestinale
Normalmente
assorbiamo soltanto un terzo circa del calcio che ingeriamo (questa nostra
inefficienza è un adattamento evolutivo sia alla generale abbondanza di calcio
negli alimenti sia, come vedremo nel prossimo capitolo, alla possibilità che un
essere umano assuma in condizioni di vita naturali una quantità eccessiva di
calcio). Poiché molti individui che vivono nel mondo occidentale non hanno
diete che forniscano un eccesso di calcio, è diventata importantissima la
capacità di aumentare l'efficienza dell'assorbimento.
Quando
certi individui hanno un maggior bisogno di calcio, semplicemente ne assorbono
di più di quello che ingeriscono. Molti riescono a farcela anche con
un'alimentazione molto povera. Ma per altri, particolarmente per donne di mezza
età o anziane, il sistema funziona a rilento. L'assorbimento non aumenta
abbastanza quando l'assunzione è modesta o quando la perdita obbligatoria è
alta. dita
obbligatoria è alta. Ne consegue una
perdita di tessuto osseo. Nessuno conosce con precisione le ragioni di questa
inefficienza. In alcuni casi ci può essere una carenza di vitamina D, o per
via di un'inadeguata esposizione solare o perché i reni producono troppo
lentamente il calcitriolo, l'ormone che aiuta ad assorbire il calcio e che
viene prodotto dalla vitamina D.
Reattività del tessuto osseo
Abbiamo già visto nel
capitolo 3 che l'ormone paratiroideo (PTH) mantiene la concentrazione del
calcio nel liquido extracellulare a livello ottimale (1) facendo diminuire la
perdita di calcio nelle urine, (2) aumentando l'efficienza dell'assorbimento
del calcio alimentare, (3) aumentando la liberazione di calcio dalle ossa grazie
a un'aumentata demolizione di tessuto osseo.
Le ghiandole paratiroidee
producono il PTH in risposta a una modificazione del livello del calcio nel
liquido extracellulare. Ma esse non hanno modo di sapere se i tre lontani
organi bersaglio - rene, intestino e ossa - stanno facendo la parte che gli
spetta. Le ghiandole continuano a liberare PTH, se necessario in quantità
sempre maggiori, finché i livelli di calcio aumentano, ma senza curarsi di come
questo aumento sia stato reso possibile. Per esempio, in una persona a digiuno
o la cui dieta contenga ben poco calcio, l'effetto del PTH sull'assorbimento
contribuirà poco o niente a un maggior livello di calcio. Le ghiandole paratiroidee
"non lo sanno", si limitano a far lavorare al massimo tutti e tre i
meccanismi. Quelli che sono in grado di rispondere lo fanno, quelli che non lo
sono, non lo fanno. Chiaramente, avere tre meccanismi indipendenti per
mantenere costante il calcio extracellulare è un buon modo di assicurarsi contro un basso livello
di questo elemento.
Ma considerate che cosa
succederebbe se uno di questi tre bersagli del PTH diventasse o più resistente
o più re attivo all'azione del paratormone. Prendete la reattività delle ossa.
Se lo scheletro risponde in modo eccessivo al PTH, contribuirà più di quanto
gli compete a mantenere alti i livelli del calcio nel liquido extracellulare.
I reni non diminuiranno quanto potrebbero la perdita nelle urine e l'intestino
non assorbirà calcio alimentare con l'efficienza di cui sarebbe capace
semplicemente perché le ossa stanno rispondendo più "generosamente"
al PTH. In queste circostanze, però, l'adattamento a una dieta povera di calcio
è scarso; la perdita nelle urine è ridotta in modo inadeguato, l'assorbimento
intestinale aumenta in modo altrettanto inadeguato e le ossa subiscono un
processo di demolizione per far fronte alle richieste interne. E' un po' come
il caso di tre amici che vanno regolarmente a pranzo insieme, ma solo uno paga
quasi sempre il conto.
Viceversa, se le ossa
soffrono di una certa resistenza al PTH e sono in un certo modo
"tirchie", allora le ghiandole paratiroidee devono produrre PTH in
maggior quantità, il che costringe a un maggiore assorbimento del calcio
alimentare e a una sua migliore conservazione da parte dei reni, in modo tale
che le ossa vengono protette. Come abbiamo già visto, sono ancora a rischio, ma
per lo meno vengono risparmiate fino all'ultimo.
Esistono davvero queste
differenze nella reattività delle ossa? Due esempi lo evidenzieranno.
In primo luogo, si sa solo
da poco che le ossa dei neri hanno una resistenza al PTH maggiore di quella dei
bianchi. I ricercatori ritengono che questa sia in parte la ragione per cui i
neri hanno scheletri più pesanti dei bianchi, anzi forse la spiegazione è tutta
qui.
In secondo luogo, al momento
della menopausa, quando le donne smettono di produrre estrogeno, c'è un aumento
nella reattività ossea al PTH. La maggior parte dei ricercatori ritiene ormai
che questa sia almeno in parte la ragione dell'ingente perdita di tessuto osseo
nei mesi immediatamente successivi alla menopausa.
Anche se è bello essere
generosi con gli amici e offrirgli il pranzo, il nostro scheletro non ci
guadagna se le ossa fanno la parte dell'ufficiale pagatore nel terzetto di
ossa, reni e intestino.
E' ormai chiaro come questi
fattori influiscano sul fabbisogno individuale di calcio. Un individuo che
assorba il calcio in modo soddisfacente non ha bisogno di assumerne quanto un
individuo che lo assorba in modo inadeguato. Una persona che possa ridurre le
perdite obbligatorie, particolarmente per via urinaria, non deve assorbirne -
per restare in equilibrio - quanto una persona che non riesca a trattenere il
calcio. E qualcuno che faccia tutte e due le cose ha un fabbisogno di calcio
molto ridotto. Infine, la re attività ossea determina quanto PTH deve venir prodotto;
e quindi quanto il nostro organismo deve darsi da fare per aumentare
l'assorbimento e limitare le perdite. Le interazioni di altre sostanze
nutritive con il calcio alimentare sono importanti proprio perché incidono su
questi processi. Alcune modificano l'assorbimento, altre influiscono sulla
perdita obbligatoria.
Il fabbisogno di calcio - la
quantità che dobbiamo assumere ogni giorno per compensare le perdite quotidiane
- è perciò diverso a seconda
delle persone. Ma, una volta ancora, è proprio qui che cade a proposito il concetto di livello di assunzione
giornaliero consigliato. Se tutti noi assumiamo almeno il Larn di calcio
raccomandato, quasi tutti ne prenderemo più di quanto ce ne serva
effettivamente e non saremo mai obbligati a sfruttare al massimo la capacità di
adattamento del nostro organismo. Solo raramente dovremo diminuire le perdite
al livello minimo obbligatorio e solo raramente ci troveremo a stimolare al
massimo l'assorbimento. Anche se è confortante sapere di poter contare su questi dispositivi d'emergenza,
non è certamente sensato far
funzionare un organismo in stato di emergenza continua. Questo è quanto ci obbliga a fare una
dieta povera di calcio.
l'assunzione
"naturale" di calcio
Gli uomini primitivi, che
vivevano di caccia e raccolta, assumevano una media di 2000-3000 milligrammi
di calcio al giorno. Questa quantità è circa 4 o 5 volte l'assunzione tipica
degli uomini civilizzati ed è più vicina alla dieta ricca di calcio propria della
maggior parte degli animali. È probabile che sia questo il tipo di assunzione per
il quale si
sono evoluti
i nostri sistemi. Assunzioni
abitualmente inferiori a questi valori mettono a dura prova la capacità di
adattamento di molti individui.
Gli scienziati
dell'alimentazione usano due metodi per capire in che cosa consista una buona
nutrizione. Con il primo si identifica la malattia causata da un' assunzione
inadeguata di una certa sostanza nutritiva e se ne trova la quantità necessaria
per impedire la malattia. Quando questo criterio viene adottato per tutte le sostanze
nutritive e vengono addizionati i singoli risultati, la somma complessiva viene
considerata una buona dieta. L'altro metodo consiste nell' osservare gli
individui allo' 'stato di natura", prendere nota delle quantità a cui si
sono adattati e utilizzarle come standard di una buona nutrizione. La teoria
alla base di questo approccio si basa sulla selezione naturale: gli organismi
incapaci di adattarsi all'ambiente non ce la fanno a sopravvivere. Se una
popolazione ha vissuto per migliaia, persino centinaia di migliaia di anni, in
un determinato ambiente, deve aver stabilito un certo tipo di equilibrio
evolutivo con quell'ambiente. Questo significa che, da una parte, l'ambiente
fornisce tutte le sostanze nutritive in quantità sufficiente per mantenere in
vita la popolazione e, dall'altro, che la popolazione è diventata dipendente
da quello che l'ambiente le fornisce.
Perciò, se l'assunzione di
una sostanza nutritiva particolare è bassa, e i nativi sono in buona salute,
qualunque sia lo standard adottato possiamo essere abbastanza sicuri che in
quelle particolari condizioni di vita per restare in buona salute non ne è richiesta
una assunzione elevata. E se l'assunzione è alta, è probabile che la
popolazione si sia adattata a quella assunzione elevata, e quindi ne abbia
ormai bisogno.
L'intrinseca debolezza di
questo modo di ragionare è rivelata dalla ormai generale consapevolezza che non
tutte le mutazioni sono chiaramente vantaggiose o svantaggiose, e che non tutte
le forme di equilibrio tra organismi e ambiente sono state messe a punto con
esattezza. Così, anche se, per esempio, dovessimo scoprire che gli uomini
primitivi avevano un'elevata assunzione di calcio, questo non proverebbe
assolutamente niente. Perciò dobbiamo procedere con cautela quando cerchiamo
di capire quale fosse l'assunzione disponibile agli uomini primitivi.
D'altra parte, anche
l'approccio basato sulla malattia è rischioso. Possiamo non sapere con sicurezza
quale malattia o disfunzione cercare. E soprattutto se ci vuole molto tempo
perché una carenza nutrizionale si manifesti sotto forma di malattia, non la
centreremo quasi mai.
Una delle ragioni che
inducono a studiare l'assunzione "naturale" di calcio negli uomini
primitivi è che parecchi esperti della nutrizione l'hanno utilizzata per
sostenere che è sufficiente una quantità minima di calcio per star bene. Essi
fanno notare che i latticini sono la fonte principale del calcio alimentare nella
dieta del mondo occidentale; che l'uso dei latticini è dipeso dal livello di
civiltà raggiunto; e che gli individui di alcune razze perdono dopo l'infanzia
l'enzima necessario per digerire il lattosio (lo zucchero del latte). Concludono quindi che una dieta ricca
di calcio non può essere naturale per gli adulti. Ma una dieta povera di
latticini è necessariamente povera di calcio? Non lo è, come vedremo.
Ci sono molti modi di
studiare la questione dell'assunzione "naturale" del calcio negli
uomini. Un modo è studiare popolazioni che vivano ancora oggi in società
primitive, in condizioni il più simili possibile a quelle prevalenti in età
preistorica, scarsamente modificate da quello che chiamiamo civiltà. L'altro è analizzare
i dati raccolti
dai ricercatori che hanno studiato le ossa di persone vissute in epoca
preistorica e il cibo, sia vegetale che animale, disponibile a quei tempi.
Gli etnologi hanno preso in
esame circa cinquanta gruppi di cacciatori-raccoglitori in Africa, Australia,
nel Sudest asiatico e in Sudamerica. Questi uomini si nutrono più o meno come
fanno gli animali in libertà, mangiando quello che cacciano, trovano, scavano o
sradicano. Non hanno animali domestici e non coltivano il terreno. Si spostano
da un luogo all'altro, prendendo il cibo disponibile secondo la stagione, il
che gli offre un'ampia varietà di alimenti. Si scopre che mangiano una grande
quantità di selvaggina, e un'immensa varietà di prodotti vegetali, incluse
noci, bacche, frutta, rizomi, radici, tuberi, foglie, piante acquatiche e via
di seguito. Gli esperti della nutrizione cui accennavamo prima hanno ragione:
questi individui non ingeriscono praticamente né latte né prodotti derivati dal
latte, dopo l'infanzia. Eppure, la loro assunzione di calcio è di circa 1600
milligrammi al giorno. Essi tendono ad essere più piccoli di noi, e se
rapportata alle nostre dimensioni corporee, la loro assunzione di calcio
sarebbe di 2000-3000 milligrammi al giorno! (Questo valore non include il
contributo di ossicini o frammenti ossei, che possono facilmente raddoppiare la
quantità di calcio assunta con quel tipo di alimentazione. Per esempio, i
nativi del Kenya che vivono lungo le sponde del lago Vittoria assumono circa
2700 milligrammi di calcio al giorno, grazie soprattutto alle lische dei
pesciolini che sono un costituente essenziale della loro dieta. Altri popoli,
che vivono lungo le coste di mari o fiumi e derivano una parte sostanziale del
loro nutrimento dal pesce, hanno assunzioni di calcio analogamente alte).
Il fatto che popolazioni che
vivono di caccia e di raccolta assumano molto calcio non prova che gliene
occorra tanto. Eppure questa conclusione sembra essere corretta per almeno
alcune delle sostanze nutritive che essi ingeriscono. Una delle tribù di
cacciatori-raccoglitori che è stata oggetto di studio vive nell'Africa
centro-meridionale, dove c'è ancora abbastanza spazio per potersi spostare un
po', anche se non troppo. Poiché la tribù in questo secolo è diventata più
numerosa, ed è venuta in contatto con la civiltà, alcuni gruppi vicino ai
confini hanno dovuto imparare a coltivare il terreno, che nutre più gente
che non la caccia o la raccolta, proporzionalmente all'area coperta. Ma
l'agricoltura fornisce solo una varietà limitata di alimenti, anche se alcuni
di essi sono relativamente abbondanti. Il risultato, per quanto riguarda
questa tribù, è stato una serie di carenze nutrizionali sconosciute nelle
precedenti condizioni di libertà. Quando queste popolazioni abbandonarono la
caccia e la raccolta, l'assunzione ridotta di almeno due sostanze nutritive
(il ferro e la folacina) fece sì che si ammalassero di malattie da carenze
nutrizionali.
I resti
fossili conducono a conclusioni analoghe. Dopo l'epoca glaciale (circa 50.000
anni fa) la densità della popolazione in Europa era bassa. Gli uomini vivevano
di caccia e di raccolta e c'era abbondanza di verdura e di selvaggina, cioè
del cibo adatto. Gli scheletri di queste popolazioni primitive mostrano che erano
più grandi degli odierni bianchi europei (anche se noi usufruiamo di medicina
preventiva) e che la loro struttura ossea era più pesante.
Ovviamente,
c'erano molti altri fattori oltre la dieta. Già l'attività fisica associata a
condizioni di vita "naturali" potrebbe di per sé spiegare gli
scheletri più pesanti. Tuttavia, è interessante che i reperti fossili mostrino
come nel corso di millenni, mentre le popolazioni aumentavano e l'ambiente
cominciava a essere impoverito, gli scheletri siano diventati più leggeri e più
piccoli. Esattamente la stessa storia ce la raccontano i reperti ossei degli
indiani delle praterie nordamericane in epoca precolombiana. Quando la densità
della popolazione era bassa e il cibo abbondante, gli scheletri erano più
grandi e più pesanti, ma quando le popolazioni aumentarono di numero e per la
terra diventò difficile nutrire tutta quella gente, gli scheletri diventarono
più leggeri e più piccoli. L'alimentazione non sarà stato l'unico fattore
responsabile di questo cambiamento, ma sembra ragionevole concludere che può
aver avuto una parte importante.
La
questione dell'assunzione "naturale" del calcio potrebbe essere
affrontata anche in un altro modo, cioè osservando oggi individui appartenenti
a civiltà diverse, analizzando quanto calcio assumono e come. Questo non è uno
studio interessante come quello dei cacciatori-raccoglitori, perché nessuna civiltà umana è durata
tanto da aver consentito l'evoluzione di un equilibrio tra ambiente e abitanti.
Tuttavia, se i modelli culturali fossero stati seriamente inadatti, il gruppo
non sarebbe sopravvissuto, quindi si può ottenere qualche informazione utile
anche in questo modo.
Ancora una volta, i
latticini non occupano un posto di rilievo nella dieta di un adulto nella
maggior parte delle culture e dei gruppi etnici attuali, specialmente nel Terzo
Mondo. I Masai dell'Africa orientale rappresentano un' eccezione. Sono un
popolo dedito alla pastorizia e la loro dieta consiste principalmente di latte
liquido, con un'assunzione tipica di calcio che arriva a 6000 milligrammi al giorno
e oltre. Di solito, un'ampia disponibilità di prodotti caseari dipende dalla
possibilità di refrigerarli (o almeno da un clima fresco) e da un buon sistema
di trasporto e di distribuzione. Inoltre, come abbiamo già notato, i neri
adulti e gli orientali hanno la tendenza a non produrre l'enzima intestinale
necessario per digerire il lattosio. Ma questo non vuol dire che la loro
assunzione di calcio sia bassa (come lo sarebbe per noi, se dovessimo togliere
latte e formaggio dalla nostra dieta). Molti popoli del Terzo Mondo assumono il
calcio necessario in modi interessanti e insoliti per un occidentale. Abbiamo
già sottolineato l'importanza delle ossa di animali nella dieta, sia di piccoli
pesci che di piccoli uccelli, mangiati arrostiti o in umido. Gli indiani
dell'America centrale mescolano un po' di calce (idrossido di calcio) alla
farina di mais con cui fanno tortillas o altri tipi di pane cotto al forno. il tofu, un alimento fondamentale
nella cucina orientale, è ricco di calcio perché il caglio di soia viene fatto
coagulare aggiungendo solfato di calcio o cloruro di calcio. Le donne del
Sudest asiatico che masticano noci di betel preparano il loro "bolo"
impastando noci di betel e calce. I contadini peruviani aggiungono la polvere
di una roccia ricca di calcio a una pappa di cereali che è il loro alimento di
base e uniscono una cenere ricca di calcio alle foglie di coca che masticano
abitualmente. Alcuni vietnamiti, in particolare le donne incinte, bevono un
liquido preparato mettendo a bagno degli ossi in aceto fatto in casa. Questa
preparazione è così ricca di calcio che due cucchiai contengono tanto calcio
quanto una tazza di latte.
È stato
stimato che l'assunzione media giornaliera per queste popolazioni che non usano
latticini può facilmente raggiungere i 1200-2000 milligrammi al giorno.
L'assunzione
di calcio è ed era alta per l'uomo che viveva in condizioni naturali o
primitive. E molte culture, che per forza hanno una varietà di alimenti più
ristretta rispetto a quella disponibile a una popolazione dedita alla caccia e
alla raccolta, hanno preso l'abitudine di aggiungere calcio ai loro alimenti
di base. Ovviamente questa non è una prova sicura che non possiamo farcela
con quantitativi minori. Ma la scoperta pressoché generalizzata che
l'assunzione naturale di calcio è alta non favorisce certamente l'affermazione
di molti esperti della nutrizione che l'uomo ha bisogno di ben poco calcio.
La tipica donna nordamericana
assume meno di 600 milligrammi di calcio al giorno dai 20 ai 50 anni, e meno di
500 milligrammi al giorno dai 50 in poi. Negli Stati Uniti soltanto una su sei
ragazze non ancora ventenni assume la dose di calcio consigliata.
Ormai abbiamo un'idea di
quanto sia il nostro fabbisogno di calcio, quanto dovremmo prenderne secondo
gli studi più recenti, e quanto ne assumevano popolazioni primitive di
cacciatori-raccoglitori. Adesso è utile vedere a che punto siamo noi.
La maggior parte dei Paesi
non tiene registrazioni scrupolose dei consumi alimentari. Gli Stati Uniti
rappresentano un'eccezione. Fin dagli inizi degli anni Settanta il governo
degli Stati Uniti svolge attente indagini (chiamate Hanes, Health and Nutrition Examination Surveys) sulle condizioni di salute
e lo stato di nutrizione della popolazione. Queste indagini prendono in
considerazione molte variabili relative alla nutrizione e allo stato di salute. Il
calcio è solo una di queste. Sono
campionate sistematicamente persone di tutte le età; ricchi e poveri; neri e
bianchi, di estrazione rurale o urbana, provenienti da aree diverse. Le
informazioni relative all'alimentazione dipendono da quello che la gente
racconta di mangiare, e perciò contengono inevitabili inaccuratezze; ma sono i
dati migliori che abbiamo. Anche tenendo conto di una certa imprecisione, ci
raccontano una storia che dovrebbe farci rinsavire.
Secondo i grafici, il 25 degli uomini e delle donne prendono meno
calcio.della linea inferiore, il 50 meno della linea mediana, e il 75 meno
della linea superiore. I grafici indicano anche i Larn americani attuali, come
termini di riferimento. Si vede che, mentre alcuni uomini si collocano
all'estremità inferiore della norma, l'assunzione media maschile (fiqura
12) è molto vicina alla dose consigliata. Invece la cifra
media per le donne (figura 13) oscilla
intorno ai 500 milligrammi al giorno per tutti gli anni della
maturità, finché cala sotto i 500 al momento della menopausa. Una
donna su quattro prende meno di 300 milligrammi di calcio al giorno. Notate
anche la bassa assunzione ~edia durante l'adolescenza, quando una ragazza forma
la maggior parte del suo scheletro. La dose consigliata per
adolescenti è di 1200 milligrammi al giorno, ma il grafico evidenzia come
la tipica adolescente raramente assuma metà di quella dose. Meno di una
ragazza su sei assume il Larn. È particolarmente allarmante che l'assunzione di
calcio delle adolescenti sia risultata più bassa del 10 nella
più recente indagine governativa. La riduzione della quantità di calcio
proprio nel periodo in cui una donna ha più bisogno di calcio rappresenta una
bomba ad orologeria destinata a scoppiare cinquanta anni dopo.
La tabella
3 indica la percentuale di donne di varia età la cui assunzione di calcio
in un giorno qualunque rimane al di sotto di queste tre cifre: il Larn attuale;
i 1000 milligrammi consigliati per donne di mezza età che
producono ancora estrogeno; i 1500 milligrammi consigliati per le
donne ormai prive di estrogeno.
Queste
cifre mettono in luce l'imponenza del fenomeno. Le donne giovani (tra i 18 e i 24
anni) si comportano meglio, ma ben due terzi assumono meno della dose
attualmente raccomandata. Le abitudini peggiorano di decennio in decennio,
finché all'età di 70 anni quasi 1'80 assume
meno di 800 milligrammi al giorno. Il Larn quasi certamente
verrà alzato a 1000 milligrammi. A meno che i modelli di assunzione
si modifichino, questo vorrà dire che 1'84-90 di
tutte le donne sopra i 35 anni finirà sotto la soglia
della dose consigliata. E il 96-99 di tutte le donne sopra i 35
anni è già al di sotto della dose di 1500 milligrammi.
Incidentalmente,
spesso ci chiedono perché ragazze e giovani donne abbiano assunzioni di calcio
inferiori a quelle dei maschi della stessa età e in particolare perché bevano
meno latte. Non c'è davvero una risposta a questa domanda, a meno che si dica
che la responsabilità ricade sulle pressioni esercitate dai coetanei. Le
ragazze prima dei vent'anni sembrano avvertire che bere latte non è un
comportamento accettabile, almeno a giudicare dagli inespressi standard del
loro gruppo. Inoltre, associano il latte alla sorveglianza dei genitori e così
rifiutano anche questa imposizione, insieme a molte altre. Spesso si
preoccupano troppo di restare snelle e non sono disposte ad accettare nemmeno
le poche calorie del latte parzialmente scremato. In più, molte ragazze che
partecipano ai programmi sportivi delle scuole secondarie e dell'università
spesso ricevono dai loro allenatori dei consigli sbagliati e, a dire la verità,
molto pericolosi. Per esempio, un allenatore può insinuare che le ossa pesanti
rallentano una nuotatrice. Inchieste fatte sulle conoscenze degli allenatori in
fatto di nutrizione hanno dimostrato che il livello di informazione al
riguardo è molto basso. Eppure spesso essi hanno più influenza di chiunque
altro sulle scelte alimentari di una persona giovane.
Età |
800
mg |
1000
mg |
1500
mg |
18-24 |
67 |
- |
- |
25-34 |
70 |
- |
- |
35-44 |
76 |
84 |
96 |
45-54 |
78 |
87 |
98 |
55-64 |
78 |
88 |
98 |
65-74 |
79 |
90 |
99 |
Una volta abbandonata
l'abitudine di bere latte, è difficile che una ragazza la riprenda, anche se
una volta raggiunti i vent'anni riesce a sottrarsi alle pressioni esercitate
dai coetanei. Curiosamente, lo yogurt è ritenuto chic da molte donne non più
adolescenti che non bevono più latte. Eppure lo yogurt alla frutta ha più
calorie e meno calcio del latte intero. Come si vede, certe scelte, come tante
altre cose influenzate dalla moda, non sono sempre razionali.
I ragazzi, invece, si
comportano in base a un altro tipo di aspettative dei coetanei. Almeno negli
Stati Uniti, la maggioranza dei ragazzi beve un mucchio di latte, come del
resto i personaggi che gli servono da modello. Perciò un ragazzo che beve latte
non si sente diverso dagli altri. Inoltre, la maggior parte dei ragazzi brucia
più calorie delle ragazze, cosicché stare attenti al peso non è per loro una
grossa preoccupazione.
che cosa significa avere l'osteoporosi
L 'osteoporosi non è una malattia specifica, ma
una condizione in cui la massa e la robustezza del tessuto osseo sono ridotte e
in cui facilmente si verificano fratture. Le lesioni connesse provocano dolore,
deformità, invalidità, persino perdita della propria autonomia. L 'osteoporosi
può comportare fratture in qualunque porzione dello scheletro, ma la colonna
vertebrale è
la più
colpita tra i
55 e i 75 anni. Dopo di che, diventare
più comuni le fratture del femore e delle ossa lunghe. Le fratture della
colonna vertebrale comprimono le vertebre e hanno come conseguenza una perdita
di altezza, una postura curva, dolori di schiena cronici e difficoltà nelle
normali attività quotidiane. Le fratture del femore, che si verificano per lo
più nell'anziano ''fragile'', comportano una elevata incidenza di morte - circa uno su sei - anche
se l'incidente che provoca la frattura è spesso banale.
L'osteoporosi è una
condizione in cui le ossa, come indica la parola stessa, sono porose.
L'aspetto esterno può essere assolutamente normale, ma sono meno dense. Il
vero problema dell'osteoporosi è che la gente si frattura varie parti dello
scheletro a seguito di incidenti banali, così banali che spesso non avrebbero
alcuna conseguenza su una persona con uno scheletro in buone condizioni. L' osteoporosi
è prevalentemente un problema femminile. Per ogni uomo tra i 55 e i 75 anni
che ha una frattura, ci sono tra 6 e 8 donne con lo stesso problema, e dopo i
75 anni le donne che subiscono fratture sono quasi il triplo.
Nel
corso degli ultimi anni, molte persone ammalate di osteoporosi ci hanno
scritto, raccontandoci le loro esperienze, e i nostri colleghi che lavorano
nei servizi sociali hanno aggiunto altre evidenze a questa collezione di
storie personali. Esse metto no in luce in modo drammatico e personale quello
che l' osteoporosi significa per alcune delle persone che ne soffrono, Lasciamo
che queste persone ve lo dicano con le loro parole:
La schiena mi si è ingobbita e l'addome si è
dilatato, ma il dolore alla schiena non è più così forte, In genere mi sento
molto male, debole e incapace di fare i soliti lavori di casa ... Mi hanno
detto che ho parecchi punti a mio sfavore ... un'isterectomia quando avevo 36
anni... un'allergia al latte ... nonostante i miei handicap, spero di migliorare
prendendo qualche medicina ... Le sarei molto grata se potesse trovare il
tempo di mandarmi delle informazioni su come posso guarire dall' osteoporosi.
Storie
del genere sono piene di sofferenza, paura, coraggio e risorse personali. Le
persone che hanno condiviso con noi le loro preoccupazioni sono per lo più
donne, di mezza età o più anziane, con un'accentuata osteoporosi. Ci dicono
che cosa succede quando la colonna vertebrale non riesce più a reggere il peso
del corpo. Una donna scrive:
Al momento ho una vertebra fratturata ... In
passato mi sono già rotta due vertebre. Non so proprio spiegare come succede,
perché faccio molta attenzione quando sollevo qualcosa e cerco di non chinarmi
troppo.
E un'altra:
Ho l'osteoporosi, e ultimamente mi sono rotta
cinque vertebre. Ho avuto dei dolori terribili.
Un'altra
confessa una paura che tormenta molte donne che hanno l'osteoporosi: quella di
nuove fratture.
Gioco a golf da molti anni. .. ma ho paura di
giocare ancora, dato che adesso mi sento bene, per paura di fare altri danni.
La
riduzione della massa ossea nell'osteoporosi è certamente
una delle ragioni principali per cui lo scheletro diventa fragile. Un tempo
pensavamo che fosse tutto lì. Ora ci rendiamo conto che la malattia è molto
più complessa.
Qualunque
osso può essere sede di frattura, quando si ha l'osteoporosi.
Tuttavia, alcune fratture sono più comuni di altre e le due fratture che hanno
suscitato il maggior interesse, sia negli addetti ai lavori che nell'opinione
pubblica, sono le fratture da compressione della colonna vertebrale e le
fratture del femore .
Generalmente,
la frattura da compressione (o schiacciamento) della colonna vertebrale si
verifica quando una donna si piega in avanti per sollevare qualcosa dal
pavimento, per aprire una finestra bloccata, per togliere dal forno una pentola
pesante, o per un qualunque movimento assolutamente normale. Quando si piega in
avanti, la parte anteriore di una o di più vertebre si comprime su se stessa,
come mostriamo nella figura 14.
Di
solito, se il tessuto osseo è tanto fragile da permettere un cedimento del
genere, lo è abbastanza per averne parecchi nel giro di pochi
mesi. Questo tipo di progressione è illustrato
nella figura 15, realizzata tenendo presente la radiografia
della schiena di una donna che nel corso di alcuni mesi subì una serie di
fratture da compressione. I corpi vertebrali compressi sono tratteggiati, e un
asterisco indica i successivi schiacciamenti.
Ogni
vertebra schiacciata di solito provoca un dolore acuto (sebbene a volte una
radiografia della colonna evidenzi parecchi cedimenti del genere, senza che il
paziente ricordi di aver avuto nemmeno un mal di schiena!). Generalmente il
dolore acuto diminuisce
in pochi giorni o settimane, ma un mal di schiena di intensità variabile può
continuare per mesi e spesso diventa cronico. La colonna vertebrale si
deforma, la donna si curva, spesso ha una gobba evidente a metà schiena o più
su.
Per la maggior parte dei
pazienti, il processo che conduce a una osteoporosi conclamata si è svolto in
modo silente per almeno vent'anni - o anche più a lungo - prima di diventare
palese in occasione di una frattura. Quando questa si verifica, almeno un terzo
dello scheletro è già stato eroso e perso, per lo più irrimediabilmente. Un
chilogrammo e più di struttura ossea sarà stato demolito perché l'organismo ha
bisogno di calcio per scopi immediati. Ma quel vantaggio a breve termine ha portato
con sé un costo a lungo termine, evidente infine sotto forma di lesioni,
dolore, deformità, invalidità e persino, probabilmente, perdita di autonomia.
Le fratture della colonna
vertebrale si verificano di solito intorno ai 60-65 anni, sebbene in alcune
donne, altrimenti sane, si possano verificare addirittura a 55 anni. (Abbiamo
persino visto fratture da schiacciamento in giovani donne malate di anoressia
mentale, che non avevano più di 25 anni! Ne parleremo ancora al capitolo 19.)
Nessuno sa con sicurezza quanto siano comuni queste fratture, perché a volte
si verificano in assenza di dolore e perché non tutti quelli che ne hanno sofferto
sono andati all'ospedale. Una statistica citata di frequente indica che il 25
delle donne bianche di più di 65 anni ha avuto una frattura del genere - il che
vuol dire circa 5 milioni di donne solo negli Stati Uniti. Questo calcolo è
probabilmente un po' alto, ma anche se il cedimento vertebrale toccasse solo il
10 o il 15% delle donne,
sarebbe ancora un problema molto grave.
Le conseguenze di una
frattura da osteoporosi influiscono in
modo drammatico sul proprio
modo di vivere.
Ho lavorato come contabile fino alla pensione. Quattro settimane dopo
cominciai ad avere mal di schiena. Quattro mesi dopo scoprii finalmente che
avevo avuto quattro fratture da compressione. Dopo sei mesi mi sentii
abbastanza bene, tanto da andare a fare la spesa, ma portare dei pesi mi
provocò altre due fratture fra le scapole.
Molte donne riferiscono che
hanno paura di guidare o persino di andare in macchina, nel timore che un
movimento improvviso possa provocare altri guai. Hanno paura a prendere in
braccio i loro nipotini o persino a "tenere i bambini". La paura di
cadere può portare a una vita da reclusi, a starsene più o meno lontani da
famigliari e amici, da contatti sociali e attività fuori casa, particolarmente
durante i mesi invernali. C'è il pericolo di restare vittime dell'invalidità.
Alcune donne che hanno avuto un cedimento vertebrale fanno fatica ad alzarsi
dal letto, a mettersi le calze, ad allacciarsi le scarpe, a fare i tanti
piccoli gesti sui quali basiamo la nostra indipendenza. Esse trovano che un
letto d'ospedale e un congegno a trapezio sono l'unica soluzione possibile. E
per molte questo significa anche che non possono più dormire con i loro
mariti.
Un'altra frattura
importante, quella del femore, si verifica generalmente in donne molto più
vecchie. Ogni anno, ci sono negli Stati Uniti all'incirca 200.000 fratture del femore, per la
maggior parte in donne di età superiore ai 75 anni. A 85
anni, una donna
bianca su tre si è rotta il femore.
Anche se la frattura della
colonna vertebrale è estremamente invalidante, non ha conseguenze mortali. La
frattura del femore, invece, può essere il fattore scatenante che fa scivolare
la donna in età avanzata lungo l'asse inclinato della invalidità e della
dipendenza dagli altri fino alla morte. Negli Stati Uniti e in Europa, tra il 12 e il 20 delle fratture del femore
nelle persone molto anziane sono seguite dalla morte entro tre mesi. Tuttavia,
non è del tutto corretto attribuire tutte queste morti all'osteoporosi. Molte
di queste fratture si verificano in persone estremamente fragili di età
avanzata, alcune delle quali già vicine alla morte. Così è fuorviante dire,
come fanno molti esperti, che negli Stati Uniti ci sono 40.000 decessi all'anno connessi
all'osteoporosi. Noi riteniamo che il numero sia più vicino ai 20.000.
Questo non vuol dire che il
problema non sia grave. Tutt'altro. Non è esagerato definire impressionanti le
sue statistiche. Molto chiaramente, la frattura del femore può mettere a repentaglio
l'indipendenza di una persona anziana e portare persino al ricovero in un
istituto.
Perché le ossa si rompono in
presenza dell'osteoporosi? Ci sono tre ragioni: una ridotta massa ossea, una
qualità scadente del tessuto osseo e una caduta o un altro incidente che
sottopone a sforzo delle strutture ossee fragili.
Ridotta massa ossea è la
definizione scientifica dell'osteoporosi. Praticamente tutti gli studi su
pazienti con fratture del femore e della colonna vertebrale hanno evidenziato
una presenza di ridotta massa ossea. A parità di altri fattori, una struttura
che contiene meno materiale osseo sarà meccanicamente più debole di una
struttura che ne contenga di più. Ma gli altri fattori non sono sempre uguali.
Molte persone perdono materiale osseo con l'andar del tempo; molte ne perdono
molto; ma non tutte subiscono fratture. Alcuni individui che presentano
fratture hanno molto più tessuto osseo di altri senza fratture. Perché alcuni
subiscono fratture e altri no è diventata una domanda importante. In anni
recenti, l'attenzione si è spostata su altre due concause.
Non sappiamo di sicuro se le
persone che si fratturano le ossa siano più portate ad avere incidenti di
altre, ma certo sappiamo che le donne sono in genere meno stabili e in casa cadono
più spesso degli uomini. Sappiamo anche che la casa è spesso piena di
situazioni rischiose: tappetini su pavimenti di legno sdrucciolevoli,
illuminazione insufficiente di notte, mobili in cui andare a sbattere nel buio,
insufficienti corrimano sulle scale e in bagno ecc. Scarpe con i tacchi
sottili o suole consumate possono rappresentare altri elementi di rischio.
Alcuni anziani vanno soggetti a episodi di perdita di coscienza o svenimenti
(come quando si gira la testa rapidamente o ci si alza in piedi di scatto). Alcuni
farmaci possono rendere maldestri o distratti, ed è probabile che le medicine
usate per controllare "i nervi" o l'insonnia siano frequentemente
causa di cadute in individui molto anziani. Persino alzarsi di notte per
andare in bagno può essere rischioso. Tutti questi pericoli devono essere
presi in considerazione se vogliamo ridurre i rischi di una frattura
potenzialmente devastante per una persona anziana, fragile ma ancora autonoma.
Un altro problema è il modo
in cui cadono gli anziani. Le ricerche fatte hanno evidenziato che, quando
cade, un individuo giovane si protegge con le braccia e automaticamente si
mette in modo da proteggere le parti più delicate. Ma i riflessi degli anziani
non sono così rapidi, e quando cadono la loro risposta protettiva non è
altrettanto veloce. Le fratture del femore sono un esempio appropriato. Un
colpo diretto all'anca può rompere il femore anche in un giovane, ma una
persona anziana batte più spesso il femore quando cade. Inoltre, se si è anziani
e magri si ha poco grasso o muscolo sull'anca, mentre da giovani si ha questo
"cuscinetto" che protegge l'osso sottostante.
Perciò, in definitiva, le
ossa delle persone anziane sono sia più fragili sia meno protette. E questo le
rende più soggette a possibili fratture.
L'ultimo fattore che
contribuisce al problema delle fratture è quello che chiamiamo qualità scadente
del tessuto osseo. O il materiale osseo è difettoso o la sua struttura
architettonica è scadente. Ne consegue che l'osso è predisposto a cedimenti.
Questi difetti di qualità del materiale osseo lo rendono molto più debole di
quanto la sua massa ossea da sola farebbe pensare. Una ragione per cui nelle
ossa è presente materiale difettoso è la mancata riparazione degli effetti
della normale usura quotidiana (si veda il capitolo 5). Per motivi che non
comprendiamo ancora, il processo di riparazione può essere così lento o
inefficace da permettere al danno di rimanere tale per molto tempo. In alcuni
casi questo problema può persino essere completamente separato dalla riduzione
della densità ossea. Ma in altri casi la rarefazione della massa ossea e una
riparazione troppo lenta sono chiaramente connesse. Le nostre ossa normalmente
"cedono" o si flettono un pochino durante la normale attività fisica.
E le ossa leggere e fragili si flettono e si torcono più di quanto facciano le
ossa pesanti e dense. Se cresce la quantità di flessione e torsione, aumenta
anche il numero delle microscopiche incrinature che contribuiscono a formare
un micro-danno, perciò in persone che abbiano una ridotta massa ossea queste si
accumulano più velocemente e richiedono un energico processo di riparazione.
Ma in molte persone anziane il processo di riparazione è lento. Così una
ridotta massa ossea è per loro doppiamente rischiosa.
Il tessuto osseo presenta
quella che si definisce "architettura ossea inefficiente" quando ha
perso troppi dei suoi' 'tiranti" interni. (Vi ricorderete che il
tessuto osseo presenta una struttura a nido d'ape formata da lamelle verticali
e da altre che si intrecciano con queste e legano l'intera struttura. Questi
"tiranti" rendono rigido l'osso e gli conferiscono il massimo della
robustezza con il minimo peso.) Studi recenti su pazienti con fratture da
compressione (o schiacciamento) vertebrale hanno evidenziato una perdita di
queste lamelle di rinforzo. Altre persone con esattamente la stessa riduzione
di massa ossea, ma senza fratture, hanno un tessuto osseo che conserva ancora
questo sistema di "tiranti", anche se parzialmente indebolito. Chiaramente,
a parità di massa, un buon sistema architettonico di "tiranti" che
si intersecano ha come conseguenza una struttura meccanicamente più robusta.
In
definitiva, le ossa sono fragili in presenza di osteoporosi perché la massa
ossea è ridotta e le ossa non hanno più una buona struttura. Queste ossa
fragili si rompono quando subiscono un impatto in seguito a una caduta o a un
incidente.
calcio e osteoporosi: prevenzione e cura
Diete
povere di calcio inducono regolarmente l 'osteoporosi in animali da
laboratorio. Ma un'alimentazione carente di calcio non è l'unica
causa dell'osteoporosi, così come un'alimentazione povera di ferro non è l'unica
causa dell'anemia. Tuttavia, ci sono
prove concrete del fatto che parte della perdita di tessuto osseo che si verifica
in persone di mezza età può essere attribuita a un'assunzione inadeguata di
calcio, a un minor assorbimento del calcio alimentare, o a tutte e due le cose.
E assunzioni elevate di calcio possono ridurre il rischio di fratture, persino
negli anziani. n calcio svolge un ruolo
importante sia come causa sia come cura dell'osteoporosi.
Il
lavoro di ricerca fatto nel nostro laboratorio all'Università di Creighton ha stabilito
chiaramente e per la prima volta la connessione tra calcio e buono stato di
salute delle ossa in donne di mezza età, e le dosi di calcio da noi
raccomandate sono state adottate da vari comitati internazionali di esperti di
osteoporosi. Va però sottolineato che per quanto sia un fattore importante
per avere delle ossa sane, il calcio non ne è l'unico responsabile.
L'osteoporosi
è una malattia complessa che riguarda sia la quantità e la qualità del tessuto
osseo, sia una certa tendenza a farsi male.
Per
quanto si sa, l'assunzione di calcio non ha niente a che vedere con la
probabilità di cadere. Né abbiamo motivo di credere che un'elevata assunzione
di calcio ci renderà più svegli. più coordinati, o meno maldestri. Sembra anche
che l'assunzione di calcio non abbia niente a che fare con il processo grazie
al quale viene scoperto e riparato il materiale osseo danneggia to. Perciò questi aspetti
dell'osteoporosi non sono influenzati dalla quantità di calcio alimentare.
Tuttavia, l'assunzione di
calcio influisce chiaramente sulla massa ossea. Sappiamo con sufficiente sicurezza che una
bassa assunzione di calcio può causare una ridotta massa ossea. Ma sappiamo
anche che una carenza di calcio non è l'unica causa responsabile di una scarsa
massa ossea. Per esempio, l'assunzione di calcio non impedirà né farà regredire
la perdita di tessuto osseo che si verifica in seguito a immobilità o
inattività. Inoltre, c'è una tipica e rapida perdita di tessuto osseo da tutto
o quasi tutto lo scheletro nei primi anni dopo la menopausa. Ormai sappiamo
che almeno parte della perdita è dovuta al calo della produzione di estrogeno
in quel periodo della vita femminile e che nemmeno cospicue assunzioni di
calcio possono impedirla. Inoltre, alcune parti dello scheletro sembrano
essere più sensibili di altre sia alle variazioni della quantità di calcio
assunta sia all'estrogeno.
Per questo, anche se il
calcio rimane una sostanza nutritiva fondamentale, ci sono dei limiti a quello
che può fare. Per spiegare sia l'importanza del calcio sia i limiti di quello
che può fare per prevenire l'osteoporosi, può servire un paragone con il ferro
e l'anemia. L'anemia è una riduzione della quantità complessiva di emoglobina
presente nel flusso sanguigno (l'emoglobina è la sostanza contenuta nei globuli
rossi, che porta l'ossigeno ai tessuti). Il ferro è una parte essenziale della
molecola dell'emoglobina. Se la dieta non contiene abbastanza ferro da
sostenere la crescita dell'organismo o da compensare eventuali perdite, si manifesta
un'anemia da carenza di ferro. L'anemia da carenza di ferro può verificarsi
anche in seguito a una perdita di sangue, per esempio quando il flusso
mestruale è lungo e abbondante. Ma si verificano anche anemie che non hanno
nessun rapporto con il ferro; anemie dovute a carenze di certe vitamine
(folacina o vitamina B12), anemie dovute a difetti nel meccanismo
metabolico dei globuli rossi, anemie dovute all'invasione del midollo spinale
da parte di cellule maligne (come nella leucemia), e via dicendo. Di tutte
queste forme di anemia, è probabile che un'accresciuta assunzione di ferro
serva a guarire solo quelle dovute a un'insufficienza di ferro. Questo non
significa affatto che il ferro non sia importante. In effetti, un caso di
anemia su quattro è imputabile a una carenza di ferro.
Il rapporto tra calcio e
osteoporosi è esattamente dello stesso tipo. Come l'anemia è una riduzione
della massa complessiva dell'emoglobina, così l'osteoporosi è una riduzione
della massa complessiva del tessuto osseo. Parte di questa riduzione può
essere dovuta a una diminuita assunzione di calcio, parte a una perdita
eccessiva di calcio, parte all'inattività, parte alla carenza di estrogeno,
parte ai farmaci, e parte a malattie o al modo in cui vengono curate. Parte può
persino essere dovuta a una carenza di altre sostanze nutritive (vedi capitolo
17). La scienza medica non sa ancora con precisione quanti casi di osteoporosi
possano dipendere da una carenza di calcio, ma i dati disponibili suggeriscono
che si tratta di un buon numero.
Sappiamo che il calcio ha
una funzione ben precisa sia nella formazione di una massa ossea ottimale,
durante gli anni della crescita, sia nella conservazione di quella massa ossea
durante la mezza età e la vecchiaia, sia infine nel trattamento di una ridotta
massa ossea e/o dell'osteoporosi. Diamo un'occhiata a ognuna di queste diverse
funzioni.
Il ruolo del calcio nella formazione di una massa ossea ottimale
Contribuire a formare una
massa ossea ottimale è probabilmente il compito più importante del calcio, fra
i tre che abbiamo indicato. La quantità di calcio che assumiamo negli anni
dell'adolescenza e della prima giovinezza determina in gran parte la quantità
di tessuto osseo presente a 30-35 anni, approssimativamente l'età in cui si
raggiunge il picco di massa ossea. Una ricerca su questo rapporto fu effettuata
in quella che allora era la Jugoslavia. Un gruppo di ricercatori paragonò la
massa ossea e il tasso di fratture in persone appartenenti a due diverse
regioni rurali. In una si allevavano capre e quindi nella dieta erano presenti
latte e formaggio di capra. Nell'altra non si allevavano. Nella prima regione
le persone assumevano circa il doppio della quantità di calcio assunta dalla
gente della seconda.
Che cosa scoprirono i
ricercatori? Il grafico della figura 16 indica la massa ossea,
misurata nella mano, per i due gruppi. Nel distretto con alta assunzione le
persone avevano ossa più dense di quelle degli abitanti del distretto a bassa
assunzione. Questo dato era vero per qualunque età, anche per individui di 30 anni.
La ricerca mette in evidenza che una bassa assunzione di calcio - in altre
parole, un'assunzione equivalente a quella delle adolescenti e delle giovani
donne nella nostra società attuale - non favorisce la formazione di una massa
ossea ottimale. Non si può realizzare il potenziale genetico della massa ossea,
se non si fornisce sufficiente materiale da costruzione. Gli scheletri di
individui sia giovani che di mezza età non saranno quindi sani e robusti come
avrebbero potuto essere. E allora, quando comincia la perdita ossea
collegata all'invecchiamento si comincia da una quota più bassa.
Il
grafico evidenzia che le persone più anziane in entrambi i gruppi avevano meno tessuto
osseo delle persone più giovani. Ciononostante, i settantacinquenni che
vivevano nella regione ad alta assunzione di calcio avevano tanto tessuto osseo
quanto una persona con quarant'anni di meno in quella a bassa assunzione!
Quindi aver accumulato una maggior quantità di massa ossea, prima che ne
cominci la riduzione che sembra inevitabile con il progredire dell'età, serve e
come! Altrimenti non si saranno neanche formate quelle riserve di tessuto osseo
che potrebbero rappresentare un ammortizzatore nei confronti della perdita post-menopausale.
Parecchie altre ricerche
puntano nella stessa direzione. In ognuna di esse si è confrontata la misura
della massa ossea in donne di mezza età e la loro assunzione di calcio nel
corso della vita, in particolare nella sua prima parte. Le ricerche pubblicate
finora indicano che le donne con elevate assunzioni nella prima parte della
vita quando raggiungono la mezza età hanno una massa ossea superiore a quella
delle donne la cui assunzione è stata bassa. Si devono fare ulteriori ricerche,
certo, ma questi dati sono in accordo con tutto quello che sappiamo sul calcio
e il tessuto osseo.
Per tutte queste ragioni
raccomandiamo vivamente che si prendano delle misure per assicurare un'elevata
assunzione di calcio durante l'adolescenza e la prima giovinezza (fino ai 30
anni), in particolare per le ragazze e le giovani donne. Tutto quello che
sappiamo al riguardo indica che questa è la migliore tattica per prevenire
l'osteoporosi negli anni successivi. Questa è la ragione per cui la sempre
minore assunzione di calcio nelle ragazze del giorno d'oggi equivale a una
bomba a orologeria già innescata.
Il ruolo del calcio per la conservazione della massa ossea
Se vi
domandate se il calcio è utile per conservare la massa ossea che siamo riusciti
a formarci, o almeno quella che ci rimane quando diventiamo consapevoli
dell'importanza del calcio, la risposta è: "certamente sì". Non
capiamo ancora tutte le ragioni per cui, quando invecchiamo, si verifica una
perdita di tessuto osseo. Parte di questa perdita è di sicuro dovuta a una
minore attività fisica e a una maggior grazia e scioltezza di movimenti. Parte
è dovuta a un graduale accumulo di errori strutturali nel tessuto osseo, a un
calo nella produzione dell'ormone della crescita oppure, in alcune persone, a
un eccesso di ormone tiroideo. Quasi sicuramente il calcio può fare ben poco
per fermare le perdite causate da questi fattori. Va ricordato che nelle ricerche
fatte in Jugoslavia le persone anziane in entrambi i gruppi avevano valori più
bassi, relativamente alla massa ossea, di quelli riscontrati nei giovani.
Questo sembra indicare che il calcio non riesce a impedire la perdita di
tessuto osseo che si verifica con l'invecchiamento.
Tuttavia,
ci sono prove concrete che parte della perdita di tessuto osseo dopo la mezza
età è dovuta o a un'inadeguata assunzione di calcio o a un minor utilizzo del
calcio alimentare, o a entrambi i fattori. Le cause della perdita di tessuto
osseo sono come anelli in una catena. Se il calcio non è l'anello più debole
della catena, aggiungere calcio non renderà più robusta la catena; si romperà
ancora nel punto più fragile. Ma bisogna fare in modo che il calcio non sia il
punto di minor resistenza, come invece è per alcune persone di mezz'età. Se la
vostra assunzione di calcio è bassa, o se quella di proteine, caffeina e sodio
è elevata, allora avete bisogno di una maggiore quantità di calcio.
Forse
avete letto degli articoli in cui si dice che il calcio non ha nessuna
influenza, che l'estrogeno è l'unica cosa che può servire a una donna di mezza
età. Di chi fidarsi? Prima di tutto, va tenuto presente che in campo
scientifico ci sono delle opinioni assolutamente contrastanti, e che i
ricercatori sono spesso in sostanziale disaccordo fra di loro. E quando
l'argomento è di interesse generale, i media sfruttano le differenze di opinione
e ingigantiscono le polemiche per vendere più giornali e riviste.
E
allora che cosa c'è dietro questa controversia? Nel corso degli ultimi
trent'anni ci sono state più di cinquanta ricerche di ampio respiro, che hanno
valutato l'effetto del calcio sulla massa ossea e sulla perdita di tessuto
osseo in centinaia di persone di mezza età e più anziane. La maggior parte
delle ricerche ha evidenziato che l'assunzione di calcio ha un effetto
rilevante. Le
altre ricerche non sono
riuscite a individuare un rapporto che non fosse puramente casuale. La
prevalenza dei dati afferma quindi un ruolo positivo del calcio. Qualunque
singola ricerca, particolarmente se su scala minore, non può cancellare la massa
dei dati esistenti, non può disattendere le conclusioni a cui tutte le altre
ricerche sono pervenute. Sembra che alcuni dei giornalisti che si sono occupati
di questa recente polemica non l'abbiano capito.
Se venissero fatte nuove
ricerche, e se esse fossero tutte negative, allora l'ago della bilancia
punterebbe nella direzione opposta. Ma per ogni nuova ricerca che afferma che
non c'è nessun effetto calcio, ce ne sono almeno tre o quattro che evidenziano
come il calcio protegga le ossa persino nell'adulto. Perché le ricerche non
sono d'accordo? Se il calcio è così importante, non dovremmo essere in grado di
provarlo una volta per tutte?
Ci sono due ragioni per cui
una ricerca non riesce a dimostrare l'effetto benefico del calcio. Prima di
tutto, molte ricerche sono basate su questo metodo: si domanda alle persone che
cosa mangiano e poi si calcola il contenuto di calcio alimentare basandosi su
quanto quelle persone ricordano. Ma la gente spesso non ricorda bene o dice
quello che pensa voi vogliate sentire. Inoltre, il contenuto nutritivo degli
alimenti naturali varia notevolmente. Quindi tutte le valutazioni di questo
genere sono fondamentalmente inaccurate. Viceversa in altre ricerche, chiamate
"caso controllo", i ricercatori fanno prendere a un gruppo delle
compresse di calcio, e danno altre compresse apparentemente identiche, ma
prive di calcio (placebo), a un altro gruppo. Qualunque sia l'effettiva
assunzione di calcio alimentare in ciascun gruppo, si può essere sicuri che
l'assunzione complessiva di un gruppo sarà superiore a quella dell'altro
(perché uno assume compresse di calcio e l'altro no). Successivamente, i ricercatori
misurano la densità del tessuto osseo, o contano il numero delle fratture nei
due gruppi.
Quando si classificano
secondo il metodo di ricerca gli articoli pubblicati, si capisce quanto sia
importante controllare l'assunzione di calcio e perché certe ricerche non
siano riuscite a dimostrarne l'effetto positivo. Quasi tutte le ricerche
negative si basavano esclusivamente su informazioni relative alla dieta, mentre
quasi tutte le sperimentazioni controllate evidenziavano l'effetto chiaramente
positivo di una dose supplementare di calcio.
Per
farla breve, se il calcio non può bloccare tutta la perdita di tessuto osseo
che si verifica nella prima fase della menopausa, può fermarla almeno in
parte. Noi vogliamo impedire qualunque perdita di tessuto osseo oltre a quella
dovuta al processo dell'invecchiamento, vogliamo impedire cioè la perdita di
tessuto osseo dovuta a una carenza di calcio. Questa è la ragione per cui le
raccomandazioni del NIH (l'Istituto Nazionale della Sanità statunitense) del
1984 e il Consensus Panel di Hong
Kong del 1983 hanno senso. Queste raccomandazioni suggeriscono alle donne che
producono ancora estrogeno di assumere 1000 milligrammi di calcio al giorno e
1500 milligrammi a quelle che non lo producono più.
Il ruolo del calcio nella cura dell' osteoporosi
Per
formare o riformare il tessuto osseo occorre sia l'attività fisica - lavoro o
esercizio fisico - sia il calcio. Ma se noi assicuriamo una dieta ricca di
calcio, possiamo essere almeno sicuri di non peggiorare un problema già grave e
di non ostacolare il miglioramento che altre terapie potrebbero favorire .
Di
solito l'osteoporosi viene diagnosticata solo dopo che si sono verificate una
o due fratture. Parecchie ricerche evidenziano chiaramente che un'elevata
assunzione di calcio può servire a ridurre il numero di fratture successive.
Per questa ragione il NIH - che sostiene e finanzia la maggior parte delle
ricerche mediche negli Stati Uniti - ha recentemente chiesto che non si studi
nessuna nuova cura se i pazienti non curati, nel gruppo di controllo, non
ricevono almeno un'elevata quantità di calcio.
Sappiamo
anche da altri dati che certi tipi di cure sperimentali - come per esempio la
somministrazione di fluoruro di sodio - devono includere il calcio per poter
aver effetto. Il fluoruro provoca un aumento sostanziale della massa ossea
nella colonna vertebrale di molte persone. Ma se non si assorbe una quantità
adeguata di calcio alimentare, l'organismo sottrarrà il calcio da ::ltre parti
dello scheletro per metterlo nelle ossa trabecolari. E il solito sistema di
fare un buco per tapparne un altro.
Quello
che noi vogliamo è mettere una maggiore quantità di tessuto osseo nello
scheletro, non distribuire in modo diverso quello che già esiste.
Per
tutte queste ragioni, il calcio ha una parte importante nella cura dell'osteoporosi.
Bisogna assicurarsi un'assunzione quotidiana di almeno 1500 milligrammi. Molti
medici vogliono spingere l'assunzione a 2500-3000 milligrammi per pazienti che
hanno l'osteoporosi. Come dimostreremo in seguito, queste dosi
sono ancora ben al di sotto della soglia di sicurezza, particolarmente per la
tipica donna che soffre di osteoporosi e che di solito assorbe male il calcio.
C'è una
cura per l'osteoporosi ancora in fase di sperimentazione (e può darsi che non
ne venga mai approvato l'utilizzo generale da parte dei medici), in cui è
sconsigliabile una dieta ricca di calcio, perché potrebbe essere addirittura
pericolosa. Questa cura consiste nella somministrazione di calcitriolo, la
forma attiva della vitamina D. Il calcitriolo fa salire l'assorbimento del
calcio a livelli molto alti. Elude tutti i sistemi di controllo naturali
dell'organismo, lasciandolo senza difese di fronte alla possibilità che si
accumuli troppo calcio nel liquido extracellulare se si assumono diete ricche
di calcio o integratori a base di calcio. Quindi un'elevata assunzione di
calcio può essere pericolosa se ci si sta curando con il calcitriolo. L'uso di
questo ormone richiede un'attenta supervisione medica. Per quanto se ne sa
attualmente, questo farmaco rappresenta l'unica eccezione alla regola che nella
cura dell'osteoporosi occorre il calcio. Qualunque altra cura, incluse quelle
che contemplano una somministrazione supplementare di vitamina D, deve
includere il calcio.
oltre al calcio, cosa occorre
per avere ossa sane?
Costruire
e conservare delle ossa sane richiede decine di sostanze nutritive. Dopo il
calcio, il fosforo e la vitamina D sono le più importanti.
Una carenza di fosforo, sebbene sia rara, si associa a gravi problemi ossei. il manganese,
il rame, lo zinco e il magnesio sono stati identificati come oligoelementi
indispensabili, ma non è chiaro il loro ruolo specifico
per quanto riguarda lo stato di salute delle ossa nell'adulto.
Il
tessuto osseo contiene molti elementi oltre il calcio, e il processo di
costruirlo e conservarlo in buono stato richiede, come tutti i processi
dell'organismo, decine di sostanze nutritive. Ogni volta che si è in presenza
di uno stato di malnutrizione, la crescita e il rimodellamento del tessuto
osseo sono messi a repentaglio, così come la crescita e la riparazione di
altri tessuti. Nella maggior parte dei casi di alimentazione sbagliata,
tuttavia, i problemi dello scheletro sono di solito meno evidenti di altri. Di
solito, ma non sempre.
Un buon
esempio è il fosforo. Il minerale del tessuto osseo, come abbiamo visto, è
costituito soprattutto da fosfato di calcio, e quindi non sorprende che la
carenza di fosforo possa influire negativamente sul tessuto osseo, un po' come
la carenza di calcio.
Il
fosforo è generalmente abbondante nella nostra dieta. Ma ci sono parecchie
situazioni che determinano un ridotto livello di fosforo nel liquido
extracellulare: malattie ereditarie come l'ipofosfatemia congenita, una
carenza di vitamina D e l'uso di grandi quantità di antiacidi che contengono
alluminio. Qualunque ne sia la causa, bassi livelli di fosforo nei liquidi
organici portano effettivamente a gravi malattie ossee. La normale
attività degli osteoblasti - le cellule che costruiscono il tessuto osseo - si
altera e in tutti i centri di accrescimento e rimodellamento del tessuto osseo
si accumula della matrice ossea demineralizzata. Nei bambini questo disturbo
si chiama rachitismo e negli adulti osteomalacia. Queste anomalie sono ben
diverse dall'osteoporosi. Non è molto probabile che l'assunzione di fosforo svolga
una funzione significativa nell'osteoporosi. Ma questo esempio ci fa capire
che per avere un'ossatura sana sono importanti anche altre sostanze nutritive,
oltre al calcio. E alcuni individui che hanno l'osteoporosi possono ammalarsi
anche di osteomalacia nutrizionale.
Un
altro buon esempio è la vitamina D, che è importante
per almeno due aspetti: perché facilita l'assorbimento del calcio e perché
mantiene in buono stato le ossa, impedendo che si ammalino di osteomalacia. Il
calcio, il fosforo e la vitamina D, che per quanto riguarda le ossa sono le
sostanze nutritive più importanti, non sono le sole responsabili del loro
stato di salute. Ne abbiamo scoperte altre studiando i problemi ossei riscontrati
nei bovini, nei cavalli e nelle pecore allevati su pascoli scadenti o nutriti
con mangimi decisamente inadeguati. Non si sa se un deficit di queste sostanze
potrebbe portare a problemi ossei negli esseri umani, ma potrebbe darsi.
Vale la
pena ricordare quattro di queste sostanze nutritive: manganese, rame, zinco e
magnesio. Come molti oligoelementi, sono indispensabili alla salute perché
funzionano da siti attivi degli enzimi o catalizzatori nell'apparato cellulare.
Senza un'adeguata provvista del particolare oligoelemento di cui l'enzima ha
bisogno, questo non può svolgere il suo compito. Il manganese, il rame e lo
zinco sono importanti per la salute delle ossa semplicemente perché lavorano
con gli enzimi che producono la matrice proteica del tessuto osseo. Ognuno di
loro ha un compito diverso, ma una loro carenza conduce sempre a una crescita difettosa
o a una deformità dello scheletro.
È evidente
che il manganese, il rame, lo zinco e il magnesio sono importanti anche per la
produzione di matrice ossea nel processo di rimodellamento del tessuto osseo
nell'adulto. Eppure, attualmente non si conoscono stati di carenza di questi
minerali negli adulti, almeno per quanto riguarda il tessuto osseo, e in
effetti non ne occorrono grandi quantità nella dieta. Essi sono generalmente
presenti negli alimenti, e se si segue una dieta variata è improbabile che si
verifichi una carenza. Inoltre, l'organismo tende a trattenere questi
elementi, e a non lasciarseli scappare.
Tuttavia,
non tutti hanno un'alimentazione varia e ben equilibrata, e a volte la
quantità di minerali eliminata può essere maggiore di quella assunta. Quindi
nell'adulto sono sempre possibili delle carenze. I candidati più soggetti a
questo tipo di problemi sono gli atleti molto magri e le donne con malattie
dell'alimentazione come l'anoressia o la bulimia. Molte di queste persone presentano
gravi e prolungate carenze nutrizionali. Molti sportivi, invece, fanno
un'intensa attività fisica e sudano molto, perdendo così con il sudore
parecchi oligoelementi. Molti hanno anche seri problemi ossei, sotto forma di
osteoporosi o di fratture che non si saldano bene. Un atleta professionista
molto noto aveva un'alimentazione incredibilmente squilibrata e gravi problemi
di ossa. Non aveva traccia di manganese nel sangue. Questo non prova che la
carenza di manganese abbia provocato i problemi ossei, ma almeno lo fa
pensare. E una recente ricerca ha evidenziato che pazienti con fratture
vertebrali dovute all'osteoporosi avevano livelli di manganese
considerevolmente più bassi di quelli di persone della stessa età senza
fratture analoghe. Appare evidente da ciò quanto sia necessario approfondire
le ricerche sul rapporto tra oligoelementi e stato di salute delle ossa.
Sarebbe
un grave errore pensare, a questo punto: «Beh, voglio stare tranquillo,
prenderò degli integratori che contengano questi oligoelementi!» È vero,
ne abbiamo bisogno, ma a prenderne più di una quantità minima, sono veleno.
Il
magnesio è un'altra sostanza nutritiva per cui c'è molto interesse. Esiste la diffusa
convinzione che non si prenda abbastanza magnesio. Uno degli integratori che
forniscono un supplemento di calcio, la dolomite, in certi paesi è molto
popolare semplicemente perché è una miscela di calcio e magnesio. Non sapremmo
dire che cosa ci sia alla base della convinzione che esista una diffusa carenza
di magnesio. Un deficit di questo elemento generalmente comporta una grave
debolezza muscolare
e mancanza di coordinazione,
ma non si sa se provochi problemi di ossa. Il magnesio è ampiamente presente
nella maggior parte degli alimenti e sarebbe difficile avere una carenza di
magnesio senza prima avere una grave forma di malnutrizione. In effetti, il
Comitato Scientifico del Consiglio Nazionale delle Ricerche, incaricato di
fissarne il Larn raccomandato per gli Stati Uniti, nel 1985 suggerì di
abbandonare questa prescrizione, dato che non c'era nessuna prova di carenze di
magnesio di origine alimentare.
Un'altra sostanza nutritiva
interessante è la vitamina K, a cui generalmente si pensa soprattutto per il
suo ruolo nella coagulazione del sangue. La vitamina K è necessaria per la
sintesi di una importante proteina del tessuto osseo. Se manca, quella proteina
risulta difettosa. Inoltre, è noto che i livelli di vitamina K nel sangue di
pazienti affetti da osteoporosi sono bassi. Ma non si sa ancora se questo si
verifichi in conseguenza di un'alimentazione errata, e se in qualche modo
contribuisca alla fragilità delle loro ossa.
se non lo usi lo perdi: il calcio e l'attività fisica
Generalmente le persone
tendono ad avere tanto tessuto osseo quanto ne occorre per la quantità di
attività fisica che esse svolgono. In effetti, il lavoro o comunque l 'esercizio fisico
sono fondamentali per la salute delle ossa. Eppure, atlete che fanno molto
esercizio e smettono di avere le mestruazioni possono manifestare segni
precoci di osteoporosi, con danneggiamento permanente del tessuto osseo. Queste
donne tendono ad assumere troppo poche calorie e la loro assunzione di calcio è generalmente bassa. Uno
stato generalizzato di denutrizione e una carenza ormonale, e non l 'attività
fisica, sono responsabili della perdita di tessuto osseo.
Il calcio e l'attività
fisica agiscono di conserva. Entrambi costruiscono il tessuto osseo e l'uno
non funziona senza l'altro. L'attività fisica è utilissima per formarsi delle ossa robuste, ma è in genere molto
sottovalutata. L'esercizio fisico stimola l'apparato preposto al
rimodellamento, in modo da fargli depositare un maggior quantitativo di tessuto
osseo in ogni centro di rimo dell'aumento. Questo rende le ossa più dense e
robuste, e quindi capaci di sopportare meglio il carico a cui sono sottoposte.
È un sistema organizzato in
modo stupendo.
Ma se non siamo molto
attivi, se non carichiamo mai molto lo scheletro, allora non permetteremo alle
ossa di svilupparsi quanto i nostri geni avrebbero consentito. Oppure se un
tempo siamo stati tanto attivi da costruirci uno scheletro robusto, ma poi
abbiamo smesso di esserlo - per colpa di un cambiamento di lavoro, o di modo di
vivere, o per una malattia - allora il tessuto osseo non più necessario viene
perduto. Non di colpo, certo, perché il rimodellamento è un processo lento, ma
a poco a poco la massa ossea diminuirà fino allivello appropriato al carico a
cui attualmente sottoponiamo lo scheletro. Questa è la ragione per cui per
avere delle ossa sane è fondamentale un programma di attività fisica lungo
tutto l'arco della vita.
Qual è il migliore esercizio
fisico? Alcuni esperti affermano che il sollevamento pesi e altri tipi di
esercizi di resistenza alla forza di gravità sono i più indicati, ma è
probabile che qualunque esercizio - sollevare, portare, camminare, correre -
sia meglio che niente. Probabilmente l'abitudine all'esercizio fisico è più importante del tipo specifico di esercizio.
"Abitudine" significa includere un'attività fisica nelle nostre
occupazioni quotidiane; camminare, portare, usare congegni manuali invece che
elettrici ecc. Un modo di vivere che comporti un'attività fisica sarà, alla
lunga, più efficace di saltuari esercizi in palestra o di una sporadica partita
di tennis per il mantenimento di ossa robuste.
Cosa c'entra il calcio con
tutto questo? Molto semplicemente, se non abbiamo un apporto sufficiente di
calcio alimentare, o se non ne assorbiamo abbastanza dal cibo che ingeriamo,
non c'è modo di accrescere la nostra massa ossea. Infatti da dove mai verrebbe
la materia prima per la nuova costruzione? Cosa succede allora, quando un centro
di rimodellamento viene stimolato dall'attività fisica a depositare più
tessuto osseo di quanto ne è stato demolito in precedenza? Come fa il centro a
"sapere" che non c'è abbastanza calcio per bastare a tutto? Non lo
sa, perché il livello di calcio nel liquido extracellulare rimane stabile,
anche se c'è una bassa assunzione di calcio. Il nuovo tessuto osseo prende
tutto il calcio di cui ha bisogno dal sangue che gli scorre vicino e lascia che
siano le ghiandole paratiroidee a preoccuparsi del problema (si veda il
capitolo 3). Il tessuto osseo prende il calcio che gli occorre da qualche altra
parte dello scheletro, una parte che non sia sottoposta a così intensa attività
fisica.
In un certo senso è come
fare un buco per tapparne un altro.
Ma è anche un altro esempio
di come il sistema sia ben organizzato. Di fronte a un'insufficienza di
calcio, l'organismo risistema la sua massa scheletrica in modo da rendere più
robuste le parti che in quel momento hanno più bisogno di esserlo. Eppure,
sarebbe molto meglio prendere il calcio che occorre all'esterno dell'organismo,
cioè dalla dieta, e mantenere robusto tutto lo
scheletro. Così abbiamo bisogno sia del calcio sia dell'esercizio fisico per
garantire una buona salute dello scheletro.
Ora,
che cosa pensare di tutti i resoconti sui problemi di ossa in certi atleti, in
particolare giovani donne? Alcune di loro presentano una grave forma di
osteoporosi, a volte persino fratture da compressione della colonna
vertebrale, e sono donne vigorose, donne di 20 anni!
Forse l'eccessiva attività fisica è dannosa per le ossa? No, non è questo che
non funziona. Esse manifestano parecchie e serie anomalie. La prima e più
ovvia è la denutrizione. Generalmente le atlete che mostrano segni di osteoporosi
hanno un livello di grasso corporeo estremamente basso, spesso il 10 del
peso corporeo complessivo, o persino meno. (Una donna ha bisogno di almeno il 17 di
grasso corporeo per una normale funzionalità ovarica durante l'adolescenza, e
di almeno il 22-26 durante la maturità.) L'apporto calorico della
loro dieta oscilla tra le 1200 e le 1600 calorie
al giorno. Il che sarebbe adeguato per molte persone, ma non per queste donne
che stanno facendo una grossa fatica fisica. Corrono infatti una media di 10-12 chilometri
al giorno. Questo lavoro richiede energia, combustibile, calorie. Persino al
massimo dell'efficienza, il corpo umano brucia circa 800 calorie
a fare quel genere di lavoro. Il che lascia solo 600-800
calorie per tutto il resto. Questo vuol dire essere denutriti. Il corpo
umano non può conservarsi sano con così poco combustibile.
I
ricercatori sanno molto sulla denutrizione ed è tragico che sia così, perché
vuol dire che abbiamo avuto modo di osservarla frequentemente. L'organismo fa
del suo meglio per ridurre tutte le attività non essenziali e concentra
l'energia disponibile nello sforzo di mantenersi in vita. Una delle prime cose
che elimina è la funzione ovarica. Atlete con problemi associati alla massa
ossea hanno spesso livelli di estrogeno molto bassi. Di solito non hanno più le
mestruazioni. Tuttavia, diversamente dalla menopausa vera e propria, questa
situazione ormonale è reversibile; quando riacquistano un po' di peso, di
solito la funzione ovarica torna normale e hanno di nuovo mestruazioni
regolari. Parecchie atlete tenute in osservazione sono riuscite a rimanere
incinte e ad avere bambini, dopo aver rimesso su peso. Però non è sempre sicuro
che i loro problemi di ossa siano reversibili e se hanno avuto delle fratture
della colonna vertebrale, la deformità conseguente è di certo definitiva.
Una
carenza di estrogeno influisce sulle ossa indipendentemente da quando si
verifica, se al momento di una menopausa naturale (intorno ai 50 anni), al
momento dell'asportazione chirurgica delle ovaie (in donne più giovani), o
persino in donne anziane che smettono il trattamento ormonico post-menopausale
(spesso a 60 o 65 anni). Come abbiamo visto, una carenza di estrogeno si
manifesta anche quando una dieta da fame fa sì che l'organismo sospenda la
funzione ovarica, persino in una donna giovane. La perdita di tessuto osseo
associata con la menopausa non è in effetti una questione di età ma di ormoni e
si verifica ogni volta che l'estrogeno si abbassa a livelli minimi. È chiaro
che la carenza di estrogeno è uno dei fattori nei problemi di ossa di queste
atlete. Ma da sola non è probabilmente sufficiente a spiegare tutto quello che
vediamo. Tanto per cominciare, la perdita di tessuto osseo si verifica molto
rapidamente, molto più rapidamente che dopo una menopausa naturale. Questo può
essere dovuto, in parte, al fatto che il rimodellamento del tessuto osseo è di
solito molto più lento nelle donne anziane, cosicché la perdita di tessuto
osseo è più lenta. Tuttavia, c'è probabilmente qualcos'altro.
Potrebbe
essere l'assunzione di calcio? Quasi tutte le atlete sotto osservazione
assumevano 600-800 milligrammi di calcio al giorno. Non il quantitativo
raccomandato per donne mature, ma pari o superiore al quantitativo assunto
dalla maggior parte delle donne della loro età. Tuttavia, la maggior parte
delle donne della loro età produce estrogeno e, come abbiamo visto, l'estrogeno
aiuta a utilizzare il calcio in modo efficiente. Questa è la ragione per cui il
fabbisogno di calcio per donne prive di estrogeno dovrebbe essere
probabilmente di 1500 milligrammi al giorno. Quindi l'assunzione di calcio di
quelle atlete era ancora più inadeguata di quanto si fosse pensato.
Cosa
dire poi di una perdita eccessiva di calcio? Anche questo è quasi certamente
un problema. Durante uno sforzo sostenuto, i muscoli non riescono a ricevere
abbastanza ossigeno da bruciare completamente il combustibile usato per
sviluppare energia. I frammenti parzialmente bruciati sono immessi nel flusso
sanguigno. Questi frammenti consistono soprattutto in un composto detto acido
lattico, che si accumula nel sangue quando l'organismo è sottoposto a un
grosso sforzo. Successivamente viene recuperato e riciclato (perché ha ancora
un mucchio di energia positiva). Tuttavia, parte dell'acido lattico viene
eliminato attraverso i reni e persino con il sudore, e quando questo succede si
porta dietro molti minerali, incluso il calcio. In questo modo le atlete
perdono più calcio di quanto farebbe una persona meno attiva.
Infine,
queste donne non mancano solo di calorie e di calcio. Molto semplicemente, non
mangiano abbastanza e così tendono ad avere una carenza di molte sostanze
nutritive, incluse probabilmente alcune per le quali non è ancora stata
definita la quantità ottimale da raccomandare. Se il magnesio, il manganese,
lo zinco e il rame sono fondamentali per lo stato di salute delle ossa in un
individuo adulto, si può supporre che queste donne malnutrite siano carenti
anche di una o più di queste sostanze.
Uno dei
grossi vantaggi di una vita attiva è che ci consente di mangiare di più, sia
per quanto riguarda la quantità che la varietà di alimenti, e perciò di
assumere tutte le sostanze nutritive contenute in quello che ingeriamo. In
questo modo assumiamo sia le sostanze nutritive di cui conosciamo già
l'importanza, sia quelle di cui non è ancora nota. Sembra assurdo che in certe
atlete l'esercizio fisico abbia l'effetto opposto. Ma il problema non è l'attività
fisica, è la dieta da fame che esse si impongono. Perché lo fanno? Perché sono
spinte a "eccellere", a essere più veloci e migliori delle altre, a
superare le loro precedenti prestazioni. Quando questo diventa lo scopo
principale, allora i chili, persino i grammi, diventano un ostacolo. Se esse
riducono il peso finché il grasso corporeo raggiunge livelli subnormali e poi
limitano l'assunzione di cibo per mantenere quel peso, allora, anche se i loro
tempi e la loro velocità sono da record, la loro salute va in malora.
Eppure
c'è una giusta via di mezzo. E a quel punto le ossa saranno sane e robuste,
più sane e più robuste che in persone meno attive fisicamente. In ultima
analisi, l'esercizio fisico rimane un fattore d'importanza capitale per
costruire e conservare robusto e sano lo scheletro. Ed è un fattore che noi possiamo
tenere sotto controllo. Diremo qualche altra cosa sull'attività fisica nel
capitolo 34.
il
problema dell'anoressia mentale
Le ragazze e le donne che
soffrono di anoressia mentale di solito sono affette da una grave forma di
osteoporosi. Con un 'assunzione assolutamente insufficiente di sostanze
nutritive, l'organismo smette di produrre ormoni femminili; chi ne soffre
perde tessuto osseo proprio come fanno le donne in menopausa. Inoltre, l'alimentazione
delle anoressiche è molto
povera di calcio e di altre sostanze fondamentali. Praticamente in tutte le
donne con una forma di anoressia conclamata la quantità di tessuto osseo nella
colonna vertebrale è fortemente
diminuita. Sebbene sia possibile guarire, molte donne anoressiche rimangono
pericolosamente magre per il resto della vita.
L'anoressia mentale è una malattia
dell'alimentazione. Esiste da molto tempo, ma fino a poco tempo fa era rara.
Dalla metà degli anni settanta ha assunto proporzioni epidemiche. Attualmente
forse una studentessa universitaria su cento soffre di anoressia mentale e
molte di più soffrono di bulimia, una sua parente stretta.
Nessuno sa con precisione
perché queste malattie siano diventate così frequenti negli ultimi vent'anni.
Gli psichiatri ritengono che la società in cui viviamo incoraggi in molti modi
la magrezza femminile, servendosi delle immagini di gente dello spettacolo,
di modelle, di personaggi famosi grazie ai media, e contando sulle pressioni
dei coetanei. Poiché le vittime di queste malattie si vedono grasse, riducono
la quantità di cibo da assumere o cercano di eliminare quello già ingerito,
nel tentativo di perdere peso. Le persone colpite da anoressia e bulimia sono
quasi tutte donne giovani. In entrambi i casi pensano di essere grasse
- che
questo sia vero o no poco importa - e prendono misure drastiche per perdere
peso. Le donne anoressiche patiscono la fame e quelle che soffrono di bulimia
inducono il vomito e abusano di lassativi. In questo libro ci occupiamo solo
dell'anoressia, poiché per quanto si sa la bulimia non ha conseguenze negative
a carico dello scheletro (e questo non sorprende, in quanto il cibo in effetti arriva nel
loro organismo ed esse hanno un peso normale o superiore al normale).
Le
donne che soffrono di anoressia mangiano poco, molto poco. Dapprima limitano
semplicemente la quantità di cibo, ma in seguito perdono l'appetito e non
riescono più a mangiare molto. Il loro peso cala a livelli da campo di concentramento.
Muoiono letteralmente di fame. Per alcune donne si tratta davvero di una
malattia mortale. Chi se ne occupa di professione ritiene che attualmente una
anoressica su sei muoia di questa malattia.
Le
giovani anoressiche di solito soffrono anche di una grave forma di osteoporosi,
al punto da subire fratture da compressione della colonna vertebrale ancora
prima dei 30 anni. Spiegare la presenza dell'osteoporosi nelle anoressiche è molto
facile. Quando né l'assunzione di sostanze nutritive né le riserve di energia
sono in grado di mantenere in funzione il metabolismo di base delle cellule,
l'organismo fa cessare tutte le funzioni non essenziali, e questo include la
produzione di ormoni femminili da parte delle ovaie. Dal punto di vista ormonale,
una giovane anoressica non è diversa da una donna di 50 anni in post-menopausa.
Più precisamente, chi soffre di anoressia perde tessuto osseo proprio come le
donne in post-menopausa.
Ma le
donne anoressiche di solito hanno anche un'alimentazione molto povera di
calcio e di altre sostanze nutritive essenziali. Quindi almeno per queste due
ragioni, se non per altre che non conosciamo ancora, le anoressiche quasi
sempre soffrono di una grave forma di osteoporosi. Nel laboratorio all'Università
di Creighton, noi e i nostri colleghi abbiamo misurato la mas-
a ossea
di decine di donne vittime dell'anoressia. Abbiamo scoperto che praticamente
in tutte le donne con un'anoressia conclamata la quantità di tessuto osseo
nella colonna vertebrale era drasticamente diminuita. Parecchie avevano avuto
delle fratture da compressione.
L'anoressia
è molto difficile da curare, ma non è incurabile e la guarigione è possibile.
Nelle donne che vengono aiutate a riprendere peso, e ci riescono, le ovaie
possono rimettersi a funzionare, diversamente dalla vera menopausa nelle donne
di mezza età, che è definitiva. Alcune ricerche evidenziano che la massa
scheletrica aumenta e ritorna a livelli quasi normali. Tuttavia, se una donna
ha avuto qualche frattura da compressione della colonna vertebrale, le lesioni
e la deformità saranno definitive. Non conosciamo nessun modo di distanziare
nuovamente una vertebra collassata. Ma la rarefazione delle ossa, la loro
fragilità, la quantità ridotta di materiale osseo nello scheletro, cioè tutto
ciò che costituisce l'osteoporosi, possono almeno parzialmente regredire.
Però
non tutte le donne anoressiche guariscono. Molte rimangono pericolosamente
magre per il resto della vita e per loro l'osteoporosi, con le fratture
connesse, è praticamente una certezza.
L'anoressia
e la bulimia non sono malattie che si possono curare da soli. Se pensate di
soffrire di anoressia o di bulimia o se avete paura che vostra figlia possa
avere l'una o l'altra, rivolgetevi senza indugio a una persona qualificata che
possa aiutarvi a uscirne.
l'importanza del calcio per una bocca sana
Una carenza di calcio può
contribuire alla comparsa di parecchi problemi dentari. Sia la malattia
periodontale che l'aderenza e la funzionalità della dentiera possono peggiorare
a seguito della perdita di tessuto osseo e di sofferenza della mascella. Un
'insufficiente assunzione di calcio probabilmente favorisce quella perdita. La
caduta di denti dopo la menopausa può essere un primo segnale di future
fratture osteoporotiche.
Diversamente dalle ossa, i
denti non subiscono un processo di rimodellamento e di riparazione. Possono
venire attaccati dai batteri presenti nella cavità orale, ed essere danneggiati
in molti altri modi, ma non vengono demoliti per soddisfare il bisogno di
calcio dell' organismo. Tuttavia, l'ossatura della mascella e della mandibola
subisce un processo di rimodellamento, e può essere indebolita da una
insufficiente assunzione di calcio.
In passato, la carie e i
suoi effetti a lungo termine costituivano il problema dentario più serio, ma
ormai, grazie alla diffusa fluorizzazione dell'acqua e all'uso di dentifrici al
fluoro, il problema della carie è molto meno importante di un tempo. Quello
che attualmente preoccupa di più è la malattia periodontale, un'infiammazione
delle strutture di sostegno dei denti, con perdita di tessuto osseo e di
tessuto molle e infine anche la perdita di denti ancora completamente sani.
Alcuni ricercatori ritengono
che il calcio svolga un ruolo importante in questa malattia, ma i dati finora
disponibili indicano solo un contributo indiretto. La maggior parte degli
esperti ritiene che la vera causa del problema sia un'infezione batterica
nelle tasche gengivali e del periodonto; l'organismo reagisce con un'infiammazione e una
perdita localizzata di tessuto osseo. Tuttavia, se una persona con la
periodontite ha anche un'assunzione insufficiente di calcio e attiva quindi un
processo di demolizione del tessuto osseo in tutto lo scheletro per mantenere
costanti i livelli del calcio nel liquido extracellulare, spesso nelle sedi
della periodontite si verificherà una perdita più accentuata di tessuto osseo.
Quindi questa malattia e la carenza di calcio possono interagire e produrre un
danno maggiore di quello che avrebbe potuto verificarsi altrimenti.
Qualcosa del genere sembra
succedere a persone che hanno perso molti denti definitivi e hanno bisogno di
una dentiera, parziale o completa. La stabilità, il comfort e la funzionalità di
una dentiera esigono che il bordo gengivale mantenga le dimensioni e la forma
che aveva quando è
stata 'Presa
l'impronta ed è
stata applicata
la dentiera. La retrazione del bordo causa grossi problemi a chi porta la
dentiera. Quello che si ritrae, ovviamente, è l'osso e questo succede grazie al processo ormai familiare del
rimodellamento. E ogni volta che abbiamo a che fare con un rimodellamento del
tessuto osseo sappiamo che l'assunzione di calcio può svolgere un ruolo
importante. Sebbene questo problema non sia stato studiato con la profondità
necessaria, ci sono prove che l'assunzione di calcio modifica sensibilmente la
situazione.
Nel corso di uno studio, i
ricercatori confrontarono la quantità di calcio assunta da persone con la
dentiera nelle quali si era verificata una notevole perdita di tessuto osseo
mascellare con quella assunta da persone che avevano registrato solo una perdita
minima. La differenza era molto forte e la perdita maggiore di tessuto osseo
era evidente per lo più nelle persone con diete povere di calcio. In un'altra
ricerca attentamente controllata, a un gruppo di pazienti venne dato un integratore
di calcio, a partire dal momento dell'estrazione dei denti e dell'applicazione
della dentiera. A un altro gruppo con caratteristiche simili fu dato un
placebo. Un anno dopo, le persone che prendevano il placebo avevano una
perdita di tessuto osseo quasi doppia rispetto al gruppo che prendeva il
supplemento di calcio. Queste ricerche suggeriscono che persino una bocca sana
dipende da un'assunzione adeguata di calcio.
Infine, la perdita di denti
dopo la menopausa può essere un segnale precoce di future fratture
osteoporotiche. È stato osservato che donne a cui è stata diagnosticata
l'osteoporosi a 65 anni riferiscono una perdita di denti nei primi cinque o
dieci anni dopo l'insorgere della menopausa ben maggiore di quella di donne
della stessa età con ossa più dense. Se questo rapporto venisse confermato da
altre ricerche, potrebbe servire da segnale d'allarme. I dentisti potrebbero
essere in grado per primi di suggerire ad alcune loro pazienti in post-menopausa
di farsi consigliare le misure da prendere per prevenire l'insorgere di
fratture da compressione della colonna vertebrale e di tutti gli altri
problemi connessi a un'osteoporosi conclamata.
Una
volta c'era un detto popolare (sogni bambino un dentino»), che
rispecchiava la credenza che per mettere al mondo e allattare un figlio le
donne potevano aspettarsi di perdere parte delle proprie ossa e dei propri
denti. Anche se un tempo quel detto aveva un minimo di fondamento, non è certamente
vero oggigiorno. Come descriviamo in un altro capitolo, al momento della
menopausa la massa ossea nelle donne che hanno avuto parecchi figli è superiore
a quella di donne che ne hanno avuti pochi o nessuno.
se siete malati: gli effetti di una malattia grave
sullo scheletro
Le ossa incominciano a
deteriorarsi quando smettiamo di adoperarle. L'assunzione di calcio non ha
niente a che vedere con questo tipo di perdita ossea, che si verifica ogni volta che
siamo ammalati o abbiamo avuto un 'operazione seguita da una lunga convalescenza.
Quando si riprende una normale
attività fisica, il tessuto osseo perso in questo modo viene spesso recuperato,
se la dieta provvede calcio a sufficienza.
Quando qualcuno - uomo o
donna - è costretto all'immobilità da un incidente, un serio intervento
chirurgico, o una malattia grave, le sue ossa ne risentono. Per tutto il tempo
in cui si resta immobilizzati o inattivi, lo scheletro non è sottoposto al
carico consueto e la quantità di tessuto osseo diminuisce. Il processo di
rimodellamento comincia a togliere più di quanto rimetta e le ossa diventano
più leggere e più fragili. Questo è un altro esempio di come l'organismo
adegui la sua massa scheletrica a un nuovo livello di utilizzo. La tendenza a
perdere tessuto osseo a seguito di inattività è stata chiaramente dimostrata
da ricerche in cui volontari in ottima salute furono messi a riposo completo e
confinati a letto. In quattro mesi questi volontari persero fino al 40% del
tessuto osseo in certe parti dello scheletro, per esempio il calcagno. Questa
perdita di tessuto osseo è l'altra faccia della medaglia dell'esercizio e della
massa ossea. E in caso di malattia grave, vi si aggiungono i danni della
febbre e la messa in circolo di potenti ormoni con i quali l'organismo cerca di
reagire alle lesioni o alla malattia. Entrambi i fattori aggravano la perdita
di tessuto osseo causata dall'immobilità.
Per quel che ne sappiamo,
l'assunzione di calcio non ha niente a che vedere con questa perdita di tessuto osseo
e un integratore di calcio certamente non la impedirà o la farà regredire,
Tuttavia, quando si è in convalescenza e si riprende una vita normale e attiva,
nella maggior parte dei casi è possibile recuperare il tessuto osseo andato perduto,
ma solo se nella dieta c'è calcio a sufficienza. Perciò, durante la
convalescenza dopo una malattia grave, è essenziale avere un'elevata assunzione
di calcio.
In passato i medici non
badavano molto alla perdita di tessuto osseo, che si accompagna
inevitabilmente a una malattia grave o a un incidente, e di conseguenza non
prendevano delle misure particolari per favorire il recupero del tessuto osseo
perduto. Ora ne sappiamo di più. Durante la convalescenza sono necessari sia
l'esercizio fisico che una dieta ad alto contenuto di calcio. Un'alimentazione
che sia appena adeguata al fabbisogno giornaliero di calcio può bastare a una
persona sana con una massa ossea normale, ma non consentirà la reintegrazione
del tessuto osseo andato perso. Occorre una dose supplementare di calcio per
sanare il deficit.
Una o più malattie gravi
senza un'adeguata riparazione del tessuto osseo perduto possono aggravare in
modo decisivo il problema generale della perdita di tessuto osseo collegata
all'età e alla menopausa. Sebbene un'osteoporosi possa rivelarsi in tutta la
sua gravità solo molti anni dopo, parte del deterioramento scheletrico può
venir attribuito alle malattie precedenti.
Non occorre aspettare il
parere del medico per pensare a una dieta ricca di calcio durante la
convalescenza dopo un incidente, un'operazione chirurgica o una malattia
grave. Se non è possibile assumere una dieta naturalmente ricca di calcio, è
il momento di ricorrere agli integratori. 1500 milligrammi di calcio al giorno dovrebbero essere
sufficienti. E fate attenzione a prendere
anche abbastanza vitamina D. Spesso ci dimentichiamo della vitamina D durante
una malattia grave, e in seguito, quando incomincia la convalescenza, siamo
privi di vitamina D e perciò non riusciamo ad assorbire il calcio in quantità
sufficiente a reintegrare la perdita di tessuto osseo subita.
Ma, come abbiamo già
raccomandato, non esagerate con la vitamina D. Come dice il proverbio, «l'assai
basta e il troppo guasta». Un'esposizione quotidiana
al sole è un ottimo metodo per assumere tutta la vitamina D che occorre, ma si
può anche prendere una capsula al giorno di un complesso multivitaminico.
oltre l'osteoporosi: cancro, ipertensione, problemi
dentali
Per alcune persone
un'insufficiente quantità di calcio alimentare è probabilmente una delle
cause dell'ipertensione; aumentare l'assunzione di calcio spesso riduce la
gravità di questo problema. Alcuni casi di cancro del colon possono essere
causati da diete troppo povere di calcio. Diete ricche di calcio ne lasciano
molto, non assorbito, nei residui di cibo che arrivano al colon. Questo calcio
può neutralizzare le sostanze irritanti che potrebbero risvegliare una
predisposizione latente al cancro dell'intestino.
Quando una persona anziana
si fa estrarre dei denti e si fa mettere una dentiera, l'osso alveolare tende a
recedere e la stabilità della protesi può venir compromessa. Diete povere di
calcio peggiorano questo problema e diete ricche di calcio aiutano a ridurlo.
La connessione tra calcio,
ipertensione e cancro è stata oggetto di ricerche molto tempo prima che i media
se ne impadronissero (come del resto era successo con l'osteoporosi). Per quel
che riguarda l'ipertensione, si afferma che una bassa assunzione di calcio predispone
ad ammalarsi di ipertensione, o la peggiora. Un'assunzione più elevata invece
farebbe abbassare la pressione sanguigna. Per quel che riguarda il cancro del
colon, si asserisce che una bassa assunzione di calcio aumenta il rischio di
cancro del colon, particolarmente in persone con una predisposizione familiare
a quel tipo di tumore, e che un'alta dose di calcio può servire da protezione.
Quanto corrispondono al vero queste affermazioni?
Ipertensione
L'ipertensione, o alta
pressione sanguigna, è un problema di salute ben noto. Come l'osteoporosi, la
si conosce da lungo tempo, ha molte cause, e si può fare molto per migliorare
le cose, ma per il momento non c'è una cura o una prevenzione sicura. Qualunque
ne sia la causa specifica in un dato individuo, il problema alla base è un
restringimento anormale e continuo delle piccole arterie che portano il sangue
ai vari tessuti. Per far circolare il sangue nonostante questa maggiore
resistenza, il cuore deve contrarsi con più forza, producendo quindi un'alta
pressione del sangue. Ma anche così, alcuni tessuti non ricevono un'adeguata
irrorazione sanguigna. Prima o poi il cuore si stanca di tutto questo lavoro
extra, oppure le pareti delle arterie, danneggiate dal costante martellamento
dell'alta pressione, possono cedere e rompersi. Nella maggior parte dei casi
le conseguenze sono un cedimento del cuore, un infarto, un ictus o un cedimento
dei reni, isolatamente o insieme.
Soltanto in alcuni casi si
capisce perché le arterie si restringono; per la maggior parte degli individui
non c'è nessuna spiegazione. Molti ricercatori ritengono che un'alta
assunzione di sale (cloruro di sodio) possa a volte essere un fattore
influente, ma praticamente nessuno crede che il sale sia la causa fondamentale
del problema nella generalità dei casi. Attualmente si valuta che forse il 15
degli adulti possa essere sensibile alla quantità di sale nella dieta. Nel
rimanente 85, l'assunzione di sale non porta a nessuna modifica della pressione
sanguigna. Ciò nonostante, parecchie organizzazioni nazionali della sanità
consigliano una riduzione di sale per tutti. Questo perché non si sa, né è
facile individuare chi è sensibile al sale e chi non lo è.
I ricercatori hanno analizzato
un'ampia raccolta di dati sulla nutrizione, come per esempio, negli Stati
Uniti, gli studi Hanes, per capire se c'erano più ipertesi tra le persone con
alte assunzioni di sale. La correlazione potrebbe essere labile, perché molte
persone non sono sensibili al sale. Eppure, con un campione abbastanza ampio e
un corretto approccio analitico, dovremmo essere in grado di individuarla, se
ci fosse. Ma non la troviamo. Quello che è stato trovato, invece, e in modo del
tutto inatteso, è che le persone con una bassa assunzione di calcio hanno la
pressione più alta di quelle con una assunzione elevata.
Molti ricercatori che legano
l'ipertensione al consumo di sale hanno utilizzato un particolare ceppo di
ratti da laboratorio che si ammala di ipertensione a seguito di un'elevata
assunzione di sale. È particolarmente interessante notare che lavori
recenti hanno evidenziato come questi ratti siano invece ancora più sensibili
al calcio che al sale. Una dieta ricca di calcio può proteggere questi animali
dal rischio dell'ipertensione anche se la quantità di sale assunta è alta,
mentre si può provocare l'ipertensione somministrando basse dosi di calcio,
anche se l'assunzione di sale è bassa. Queste evidenze spiegano perché il
calcio ha suscitato l'interesse dei ricercatori medici che studiano
l'ipertensione.
Nessuno
ha ancora spiegato in modo del tutto soddisfacente come il calcio alimentare
potrebbe influire sulla pressione sanguigna o come potrebbe persino proteggere
certi individui dall'ipertensione. Come fanno i muscoli nelle pareti delle
piccole arterie - quelle che presentano un costante, anormale restringimento -
a "sapere" quanto calcio viene assorbito dal cibo? Come abbiamo
visto, modificare l'assunzione di calcio influisce molto poco sul livello del
calcio nel liquido extracellulare. Forse gli ormoni che regolano il calcio
trasmettono l'informazione ai muscoli delle pareti arteriose. I livelli
dell'ormone paratiroideo (PTH) e di calcitriolo sono alti quando l'assunzione di
calcio alimentare è bassa; si sa che entrambi influiscono in vario modo sul
metabolismo cellulare, ma non sono stati fatti studi approfonditi, perché
sembrava che avessero poca importanza nell'economia del calcio.
Che gli
ormoni calcio-regolatori possano fungere da mediatori tra il calcio alimentare
e il restringimento delle arterie è suggerito anche da un altro fatto ben
noto: l'ipertensione è molto comune nelle persone che hanno un tumore che
produce un eccesso di ormone paratiroideo. Si arriva alla stessa conclusione
anche osservando una caratteristica dei neri americani. A qualunque livello di
assunzione del calcio, i neri mantengono livelli più elevati di PTH e
calcitriolo nel liquido extracellulare, e questo provoca un migliore
assorbimento del calcio alimentare e una migliore ritenzione del calcio nei
reni. Se c'è del vero nella teoria che lega una bassa assunzione di calcio
alla pressione del sangue, l'ipertensione dovrebbe essere più diffusa tra i
neri che tra i bianchi. E in effetti lo è. In generale i neri americani assumono
meno calcio dei bianchi e l'osteoporosi è molto meno diffusa tra loro che tra
gli americani bianchi. In altre parole, si adattano meglio dei bianchi a basse
assunzioni di calcio, almeno per quanto riguarda le loro ossa. Ma il fardello
dell'ipertensione può far parte dei costi di questo adattamento a basse
assunzioni di calcio.
Inoltre,
in alcuni individui l'ipertensione può aggravarsi con una dieta povera di
calcio proprio come nei ratti sensibili al sale l'ipertensione peggiora con una
alimentazione carente di calcio.
Un'indiscriminata
limitazione del sale nei malati di ipertensione può, in alcuni casi, fare più
male che bene. I latticini, che sono la principale fonte di calcio nella dieta
occidentale, sono alimenti anche relativamente ricchi di sodio (180 milligrammi
di sodio in un bicchiere di latte di 240 grammi). Perciò le persone che si
preoccupano della quantità di sodio nella loro alimentazione tendono a ridurre
anche l'assunzione di calcio. Una riduzione non voluta e non inevitabile. Come
abbiamo visto, ci sono molte altre fonti di calcio fra gli alimenti, e
ovviamente si può prendere un integratore di calcio. Ma la realtà dei fatti è che,
per la maggior parte delle persone, una dieta povera di sale finirà per essere
anche una dieta povera di calcio, e questo può aggravare la loro ipertensione.
Effettivamente
molte volte, in persone con una leggera ipertensione, la pressione sanguigna
sale quando queste seguono diete povere di sodio (e quindi povere di calcio).
In questi casi il medico può essere portato a ridurre ulteriormente la loro
assunzione di sodio (e di calcio), ma riesce solo a farle peggiorare. Allora
può prescrivere una serie di farmaci, con tutti i loro effetti collaterali,
senza però riuscire a controllare, se non in misura minima, l'ipertensione. Per
poi vederla quasi scomparire quando i pazienti riprendono una dieta normale
con più sale ma anche più calcio. Tutto questo però non è stato controllato
con studi accurati e sarebbe un grave errore saltare subito a conclusioni
affrettate. Certamente queste esperienze rafforzano l'ipotesi che, almeno per
certi individui, l'assunzione di calcio può essere importante per controllare
l'ipertensione. È chiaro che devono essere fatte ricerche più
approfondite.
L'ipertensione
è un problema molto complesso. È troppo presto per dire con precisione che
ruolo vi abbia il calcio. Ma negli ultimi anni abbiamo raccolto abbastanza dati
da poter indicare che, almeno per certe persone con questa malattia, il calcio
in effetti svolge un ruolo. Ci azzardiamo persino ad affermare che esistono
individui che, con una dieta ricca di calcio, non si ammalerebbero di
ipertensione, ma lo farebbero con una dieta povera di calcio. Viceversa, altri
individui si ammalano di ipertensione per cause diverse, e la loro
ipertensione non è influenzata dall'assunzione di calcio. Inoltre, esiste
probabilmente un gruppo di individui ipertesi effettivamente sensibili al
sodio, e non è sicuro che includa anche alcune di quelle persone sensibili al
calcio. Sembra opportuno suggerire alle persone con diete povere di sodio di
assumere dosi adeguate, magari anche alte, di calcio. Probabilmente questo è
uno di quei casi che richiedono l'uso di un integratore .
Cancro
del colon
Il cancro,
come l'ipertensione e l'osteoporosi, ha molte cause. In molti casi i
ricercatori ritengono che ci siano dei geni che in certe particolari condizioni
si attivano dando luogo alla crescita anormale e incontrollata di cellule che
caratterizza il cancro.
Una di
queste condizioni scatenanti sembra essere la proliferazione cellulare.
Sappiamo da almeno cinquant'anni che alcuni tipi di cancro non si verificano
nei tessuti a meno che le loro cellule non si dividano. Così gli scienziati si
sono messi a cercare le sostanze - come per esempio quelle irritanti - che
portano a una divisione cellulare non necessaria.
Per
quanto riguarda il cancro del colon, o intestino crasso, ci si domandava: «Che
cosa c'è nella dieta che irrita le cellule che rivestono il colon?» Per
individui che hanno ereditato la tendenza ad ammalarsi di cancro del colon,
questa irritazione può essere la causa scatenante di un cancro. Alcuni
ricercatori hanno considerato la possibilità che ne fossero responsabili gli
acidi grassi non assorbiti presenti nei residui di cibo che arrivano nel colon.
La maggior parte del grasso nelle nostre diete è costituito da composti
formati da tre molecole di acido grasso combinate con un'unica molecola di
glicerolo a formare quello che i chimici chiamano un "trìgliceride".
Durante la digestione, gli enzimi intestinali scindono questa molecola nelle sue
componenti e noi le assorbiamo. Ma se la dieta è molto ricca di grassi, alcuni
degli acidi grassi liberati durante la digestione possono oltrepassare i tratti
dell'intestino tenue preposti all'assorbimento e finire nel colon. In un certo
senso è uno spreco di nutrimento, ma che si verifica in misura limitata. Ora è
risaputo che questi acidi grassi non assorbiti irritano il rivestimento del
colon.
Il calcio entra in gioco
perché si lega naturalmente con gli acidi grassi, e in un certo senso li
neutralizza. (L'incrostazione che si forma nella vasca da bagno è una
conseguenza del calcio presente in un'acqua dura, che si combina con gli acidi
grassi del sapone.) I ricercatori hanno pensato che un surplus di calcio si
sarebbe legato con gli acidi grassi non assorbiti e li avrebbe neutralizzati.
Quando questa ipotesi fu verificata su animali da laboratorio, funzionò
esattamente come era stato previsto.
Con l'alimentazione moderna, la quantità di calcio che raggiunge il
colon è bassa e la quantità di acidi grassi alta in confronto alle diete dei
nostri antichi progenitori. Quindi nei residui di cibo non c'è abbastanza
calcio per legarsi con tutte le sostanze irritanti lasciate da una dieta ricca
di grassi. L'analisi chimica delle feci evidenzia in effetti che questo è
proprio quello che succede in molti individui. Questa messe di teorie e dati
sembrerebbe offrire la speranza di poter prevenire almeno un tipo di cancro,
grazie alla dieta. Ma finora non c'è nessuna evidenza che diete ricche di
calcio abbiano impedito anche un solo caso di cancro del colon negli esseri
umani. L'anormale proliferazione cellulare nel rivestimento del colon in
persone con un'anamnesi familiare di cancro al colon è regredita con la
somministrazione di integratori di calcio; il calcio funziona abbastanza bene
con gli animali negli esperimenti di laboratorio, ma né l'uno né l'altro di
questi dati indica che sia possibile prevenire il cancro nell'uomo. Ancora una
volta, occorre fare altre ricerche.
Retrazione del bordo
gengivale e protesi dentarie
Un'altra spiacevole
conseguenza dell'adattamento a una bassa assunzione di calcio è la retrazione
del bordo gengivale, di cui abbiamo già parlato nel capitolo 20. In alcuni
individui, dopo l'estrazione dei denti si riscontra una marcata
retrazione del bordo gengivale e questo rende molto difficile mantenere una
buona aderenza della dentiera, Individui con alte assunzioni di calcio evidenziano
una minore retrazione del bordo gengivale e una migliore stabilità della
dentiera, rispetto a quella di persone con basse assunzioni di calcio. La re
trazione del bordo gengivale in persone con ridotta assunzione di calcio non
indica, per quanto ne sappiamo, una perdita generalizzata di tessuto osseo, né
significa che quella persona ha, o avrà, l'osteoporosi. Essa è dovuta a un
cambiamento nelle forze meccaniche esercitate sull'osso mascellare durante la
masticazione. La forma e la robustezza dell'osso dipendono dalle forze
trasmesse attraverso i denti nel processo di masticazione. Una dentiera
completa o parziale trasmette un insieme di forze molto diverso da quello
trasmesso dai denti nei loro alveoli individuali. Perciò non sorprende che, a
seguito dell'estrazione di denti, l'osso sotto stante si modifichi.
Perché
mai una persona con una bassa assunzione di calcio dovrebbe perdere una
maggiore quantità di tessuto osseo dall'osso mascellare rispetto a una persona
con un' assunzione elevata? Perché un integratore di calcio dovrebbe
proteggere da questa perdita, come in effetti succede? La spiegazione più attendibile
è che le persone con basse assunzioni di calcio hanno costantemente alti
livelli di PTH e calcitriolo nel liquido extracellulare. In questo modo
riescono ad adattarsi a una bassa assunzione di calcio. Questi cambiamenti
ormonali costringono a un miglior assorbimento del calcio alimentare e inducono
i reni a una conservazione ottimale del calcio. Ma il PTH e il calcitriolo stimolano
anche potentemente il processo di rimodellamento osseo, in particolare la sua
prima fase, quella distruttiva. Perciò, questi ormoni provocano un'eccessiva
demolizione di tessuto osseo in un punto già destinato a un rimodellamento a
seguito del mutamento del carico meccanico locale, come è appunto l'osso
mascellare di una persona che ha subito da poco un'estrazione dentaria. È un
problema particolare di queste ossa, perché il processo innesca un circolo
vizioso. Infatti quando il bordo gengivale si ritrae e la stabilità della
dentiera peggiora, chi la porta mastica sempre meno, o usa meno la protesi
stessa. Si verifica
perciò un'ulteriore riduzione di carico sulle mascelle, che a sua volta porta a
un'ulteriore perdita di tessuto osseo e a una peggiore stabilità della protesi.
Il sistema, nel tentativo di
adattarsi a una bassa assunzione di calcio, coglie l'opportunità di prendere
parte del calcio che gli occorre da un osso che non gli sembra molto usato, in
questo caso dall'osso mascellare nel punto in cui sono stati estratti i denti.
Ma aumentare l'assunzione di calcio riduce i livelli di PTH e di calcitriolo, e
quindi la demolizione di tessuto osseo. Ed è ironico che siano proprio gli
individui che più si adattano a una bassa assunzione di calcio quelli
maggiormente esposti a questo tipo di razzia opportunistica nelle regioni dello
scheletro sottoposte a un minor carico meccanico.
Un'unica causa? È possibile che qualche forma
di ipertensione, di cancro del colon, di osteoporosi e persino di retrazione
dell'osso alveolare dopo l'estrazione dei denti abbiano la stessa causa, cioè
una dieta troppo povera di calcio? Ricordatevi che quando la dieta è povera di
calcio, il livello dell'ormone paratiroideo aumenta, mentre l'organismo cerca
di assorbire e di trattenere meglio il calcio.
Nelle persone sane,
specialmente nei giovani, questo sistema funziona egregiamente, specialmente se
la ridotta assunzione di calcio è temporanea. Ma se il sistema funziona, giorno
dopo giorno, al limite della sua capacità di adattamento, allora il PTH e il
calcitriolo verranno mantenuti costantemente ad alti livelli. Molta parte -
forse la maggior parte - del calcio alimentare verrà assorbito, e lo scheletro
verrà in qualche modo protetto. Ma in alcune persone le arterie possono essere
particolarmente sensibili ai livelli costantemente alti degli ormoni
calcio-regolatori, e arterie di questo tipo possono dar segno di problemi che
condurranno all'ipertensione. In altre il rivestimento del colon è particolarmente
sensibile ai processi irritativi indotti dagli acidi grassi lasciati privi di
legame chimico a seguito di una carenza di calcio non assorbito, e i loro
intestini possono presentare dei problemi che condurranno a un cancro del
colon. Individui a cui sono stati estratti i denti possono evidenziare
una perdita eccessiva di tessuto osseo nell'osso alveolare.
Queste
difficoltà, naturalmente, tendono a manifestarsi di più in persone
insolitamente sensibili a quei fattori. Qualcosa nella loro costituzione genetica
o nella loro situazione specifica li rende più sensibili di altri a una carenza
di calcio. Questo succede sempre quando l'apporto di una sostanza nutritiva
raggiunge livelli di carenza.
Tutto
ciò è ancora allo stadio di ipotesi. Ma questo è anche il modo in cui noi
colleghiamo osservazioni diverse e cerchiamo di scoprirvi un significato.
Questa teoria integrata richiama il concetto di "malattie
dell'adattamento" introdotto negli anni dopo la seconda guerra mondiale
da Hans Selye dell'Università McGill di Montreal. Egli riteneva che molte
malattie dei giorni nostri fossero dovute al fatto che le ghiandole surrenali
devono lavorare in modo eccessivo per aiutarci ad adattarci a situazioni di
stress. Per qualche anno questa idea è stata molto di moda, ma non è mai
attecchita profondamente e i testi di endocrinologia e metabolismo più recenti
non nominano più Selye. Eppure l'idea di una malattia causata da un eccessivo
adattamento può servire da stimolo a farci studiare meglio il rapporto che
intercorre tra il calcio e malattie come l'ipertensione o il cancro. Adattarsi
a un'assunzione troppo bassa di calcio può avere più effetti collaterali di
quelli che già conosciamo .
come calcolare il vostro fabbisogno di calcio
Le affermazioni scientifiche
sono una bella cosa, ma ora forse vi chiederete quanto calcio vi occorra ogni
giorno. Come abbiamo già indicato, ci sono ancora molte domande senza risposta per quanto
riguarda il bisogno di calcio, e per questa ragione non possiamo darvi una
risposta univoca. Tuttavia, le vostre decisioni riguardo all'alimentazione da
seguire non possono certo aspettare che gli scienziati risolvano le loro
controversie e completino le loro ricerche. La valutazione del bisogno di calcio
riportata qui sotto vi aiuterà a considerare praticamente tutti i fattori che
influiscono sul vostro fabbisogno di calcio.
Il primo passo per
determinare il fabbisogno di calcio è valutare la vostra assunzione attuale. (Questo perché alcuni dei fattori
che influiscono sull'assimilazione del calcio agiscono in modo diverso quando
lo si assuma in piccole o grandi quantità). Il nostro scopo al momento è solo quello di collocare la
vostra assunzione giornaliera di calcio - sia da fonti alimentari che da integratori
- in tre ampie categorie:
Meno di 500 milligrammi
500-1000 milligrammi
Più di 1000 milligrammi
I passi indicati vi
aiuteranno a farlo, almeno in modo approssimativo.
Primo passo: valutare la
vostra assunzione di calcio Calcolate quante volte alla settimana consumate
ciascuno degli alimenti elencati nella lista seguente. Fate attenzione alle
dimensioni della porzione. Noi abbiamo indicato porzioni normali, ma se le
vostre porzioni sono diverse e volete che le vostre valutazioni siano
accurate, dovrete modificare le cifre. Per esempio, la nostra tabella indica
per il latte una porzione standard di circa 240 grammi. Se voi bevete 120
grammi di latte per volta, e consumate una sola porzione del genere al giorno,
dovrete mettere come assunzione settimanale 3,5 porzioni standard, non 7. Fate
lo stesso per tutti gli altri alimenti. Inoltre, fate pure delle sostituzioni
dettate dal buonsenso. Se non mettete mai il formaggio sui maccheroni ma se di
tanto in tanto mangiate una porzione di patate gratinate, e pensate che ci sia
più o meno la stessa quantità di formaggio che usereste per i maccheroni,
contate pure le patate gratinate come se fossero maccheroni al formaggio. Ma
non contate gli spinaci, sia crudi che cotti, come verdura, perché il calcio
che vi è contenuto non è utilizzabile.
Prima di tutto, negli spazi
vuoti:
● indicate il vostro consumo abituale di ciascun
alimento (in porzioni settimanali secondo la porzione standard indicata) nella
colonna a sinistra;
● usando il moltiplicatore indicato, assegnate
un punteggio a ogni alimento e segnatelo nella colonna a destra;
● sommate i punteggi nella colonna a destra e
riportate la cifra nello spazio che indica il punteggio totale.
Calcolate la vostra
assunzione di calcio da fonti alimentari (in milligrammi al giorno) nel modo
seguente:
punteggio totale ....................
per 10 diviso 7 uguale ....................
Arrotondate questo numero ai
più vicini 100 milligrammi.
Aggiungete a questa cifra il
calcio che eventualmente prendete in compresse sotto forma di integratore in
milligrammi al giorno. Potrete sapere quanto calcio c'è in una pastiglia leggendo
attentamente l'etichetta. Fate attenzione: non è il peso della compressa che
importa, ma proprio il suo contenuto di calcio. È stato scoperto da poco che molti integratori di
calcio non si disgregano completamente nello stomaco. Se l'integratore che
usate non è un prodotto masticabile o non soddisfa le norme standard di
disgregazione e scioglimento stabilite dalla farmacopea degli Stati Uniti,
probabilmente non dovreste includere nel conteggio il calcio supplementare
contenuto nelle pastiglie. (Nel capitolo 27 vi diciamo come potete determinare
da soli se le compresse soddisfano questi standard.)
Per favore, ricordatevi che
lo scopo di questo procedimento è solo di darvi un'idea approssimativa di quanto calcio assumete. Se
volete una valutazione più precisa occorrerà che per almeno una settimana
registriate accuratamente sia il tipo che la quantità di tutti gli alimenti
ingeriti. Poi un dietologo analizzerà attentamente il rapporto che gli
sottoporrete.
alimento |
Consumo (porzioni per settimana) |
|
punteggio |
Latte (120 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Biscotti (80 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Pasta o riso (conditi) (100 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Carni bianche (120 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Carni rosse (150 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Merluzzo (180 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Palombo (180 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Sogliola (180 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Trota (180 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Prosciutto crudo (50 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Mozzarella (80 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Groviera (80 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Uova (uno) |
………… |
x 14 = |
………… |
Fagioli (200 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Piselli (200 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Broccoletti (200 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Carciofi (200 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Indivia (200 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Radicchio (200 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Lattuga (100 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Pane (100 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Frutta (200 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Gelato (80 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Dolce alla crema (130 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Cioccolato al latte (50 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
Yoghurt (125 g) |
………… |
x 14 = |
………… |
punteggio
totale: |
………… |
Assunzione
da fonti alimentari: Punteggio totale: ……
x 10/7 = …… mg
Assunzione
di calcio da integratori: ………………….
Assunzione
di calcio complessiva: ………………….
Contenuto
medio di proteine (gr) in
100 gr di alimento |
|
Pane |
7 |
Carne |
20 |
Pesce |
15 |
Formaggio |
25 |
Uova |
15 |
Pasta |
12 |
Latte |
4 |
Secondo
passo: calcolare il vostro fabbisogno di calcio Alcuni fattori fanno sì
che abbiate più bisogno di calcio, altri agiscono in senso contrario. Altri
ancora, anche se importanti per il buono stato delle ossa, agiscono
direttamente su queste e non influiscono affatto sul vostro bisogno di calcio.
Prendete
un foglio di carta e fate due colonne, una per i numeri da sommare - la
colonna A - e una per i numeri da sottrarre - la colonna B. Quando avrete
risposto a tutte le domande, sommate i numeri che avete scritto nelle colonne
A e B. Vi diremo che cosa fare di questi numeri una volta che avrete risposto
a tutte le domande.
1) Se il vostro consumo di proteine (vedi
tabella 4) è:
- basso
(meno di 50 grammi al giorno) scrivete 200 nella colonna B
- alto
(più di 70 grammi al giorno) scrivete 200 nella colonna A
2) Se avete calcolato che la vostra assunzione
di calcio è superiore ai 1000 milligrammi al giorno, passate alla domanda 5 e
non scrivete niente per le domande 3 e 4
3) Se la vostra assunzione di sale è:
- bassa
(sotto i 4 grammi al giorno) scrivete 100 nella colonna B
- alta
(superiore agli 8 grammi al giorno) scrivete 100 nella colonna A
4) Se il vostro consumo di fibra è:
-
basso, scrivete 200 nella colonna B
- alto,
scrivete 100 nella colonna A
5) Se il vostro peso è:
- inferiore
più del 20 a quello giusto per la vostra altezza, scrivete 100 nella colonna A
-
superiore più del 20 a quello giusto per la vostra altezza, scrivete 200 nella
tabella B
6) Dal numero di tazze di caffè o tè (con
caffeina) che bevete ogni giorno sottraete 3. Se il numero che risulta è
maggiore di zero, moltiplicatelo per 2,5 e mettete il risultato nella colonna A
7) Se prendete regolarmente una compressa al
giorno di un integratore multivitaminico che contenga 400 unità internazionali
(I.U.) di vitamina D, o se state al sole una o due volte alla settimana tutto
l'anno, o se bevete tre o quattro porzioni di latte al giorno, passate alla
domanda 8.
Se
state poco o mai al sole, scrivete 800 nella colonna A .
Se
invece l'esposizione al sole è saltuaria o moderata, scrivete 400 nella colonna
A.
8) Prendete il numero dei vostri anni oltre i
40, moltiplicateli per 15 e scrivete il risultato nella colonna A (massimo 300)
9) Se siete in post menopausa e non state
seguendo una terapia sostitutiva di estrogeno, scrivete 100 nella colonna A
10) Se negli ultimi dieci anni avete perso peso in
modo drastico, a seguito di una dieta o di esercizio fisico, al punto che le
mestruazioni sono cessate, scrivete 500 nella colonna A (se lo avete fatto
passate alla domanda 12).
11) Se avete avuto uno o più episodi di malattie
gravi, interventi chirurgici o incidenti con lesioni negli ultimi due anni,
scrivete 250 nella colonna A
12) Sommate gli anni dalla pubertà in poi in cui
l'assunzione regolare di calcio è stata inferiore ai 500 milligrammi al
giorno; moltiplicate questo numero per 6 e scrivete il risultato nella colonna
A (massimo 300)
Totale
per A = ……………………
Totale
per B = ……………………
Differenza
(sottrarre B da A) = ……………………
Aggiungere
800 milligrammi …………………… + 800
Il
vostro fabbisogno di calcio è di ……………………
milligrammi al giorno
Questo questionario è concepito per dosi di calcio
variabili tra i 500 e i 2500 milligrammi al giorno. Valutazioni inferiori o superiori
a queste cifre non dovrebbero essere considerate affidabili. Così se i
vostri calcoli vi danno un numero inferiore a 500, fermatevi lì. E fate
altrettanto se il numero risulta superiore ai 2500. Non imbrogliate. Assunzioni
al di sotto o al di sopra di questi limiti potrebbero essere pericolose e non
dovrebbero essere considerate il vostro effettivo fabbisogno, a meno che
questa conclusione sia confermata da un dietologo competente che abbia
accuratamente valutato la vostra situazione personale.
Per alcuni di voi basterà
questo. Ma per altri esistono dei fattori aggiuntivi che andrebbero presi in
considerazione, perché possono influire sul fabbisogno di calcio. Per esempio,
se usate regolarmente uno degli antiacidi basati su composti dell'alluminio
dovrete senz'altro aumentare la vostra assunzione di calcio, e probabilmente
prendere almeno 500 milligrammi in più della quantità che avete appena
calcolato. In modo analogo, ci sono certe malattie che possono far aumentare
il vostro fabbisogno di calcio. Ma esulano dalle intenzioni di
questo libro, e dovrebbero venire discusse con il vostro medico. Queste
malattie includono sprue, insufficienza pancreatica, ileite, colite e altre
malattie che possono interferire con l'assorbimento. L'uso cronico di
lassativi può avere lo stesso effetto e creare lo stesso tipo di bisogno.
D'altra
parte, alcuni dei farmaci usati per controllare l'ipertensione possono
modificare la perdita di calcio per via urinaria, in entrambi i sensi.
Per esempio, alcuni diuretici (tiazoici) riducono la perdita di calcio nelle
urine e quindi in effetti diminuiscono il bisogno giornaliero di calcio; altri
invece provocano una maggior perdita di calcio e quindi ne aumentano il
bisogno. Perciò, se state prendendo questo tipo di medicine, parlate ne con il
vostro medico.
Se
state prendendo farmaci anticonvulsivanti può darsi che abbiate bisogno di un
maggior apporto di vitamina D e di calcio. Parlate anche di questo con il
vostro medico.
Infine,
è importante essere molto chiari sulle cose che non si
possono sanare con una maggiore dose di calcio.
● Inattività. Se siete inattivi e fate poco o niente esercizio fisico,
perderete tessuto osseo. Non potete compensare questa perdita aumentando l'assunzione
di calcio.
● Consumo di alcol. Se bevete regolarmente più di due o
tre bicchieri di superalcolici al giorno, danneggerete le vostre ossa. Il
calcio non potrà impedirlo. Le persone che abusano di alcolici di solito hanno
una bassa assunzione di calcio e per questa ragione possono averne bisogno in
maggior quantità. Certamente dovrebbero aumentare la loro assunzione di calcio
per impedire almeno il deterioramento dello scheletro dovuto alla carenza di
questo minerale. Ma sarebbe un errore pensare che il calcio da solo possa
neutralizzare i cattivi effetti di un consumo eccessivo di alcol.
● Fumo. Il fumo è dannoso per le vostre ossa, proprio come è dannoso per
gli altri tessuti organici. E purtroppo il calcio non serve. Non potete
evitare i danni causati dal fumo aumentando l'assunzione di calcio.
Un'alimentazione molto ricca
di calcio non è nociva.
Molte categorie di individui consumano cinque o dieci volte la quantità di calcio
assunta abitualmente dalle tipiche donne di mezza età in Europa o in America, e senza
problemi. Anche se è possibile
esagerare, un 'assunzione di calcio fino a 2500 milligrammi è innocua praticamente per
tutti ed è
quindi
possibile aumentare l'assunzione di calcio con assoluta sicurezza. È molto meglio commettere un
errore e prenderne un pachino più del necessario, piuttosto che rischiare di
prenderne troppo poco.
Ci chiedono spesso che cosa
si rischia a prendere una maggiore quantità di calcio. È possibile prenderne troppo?
Può essere nocivo? Che cosa succederebbe se ne prendeste troppo?
La risposta più ovvia è che
è possibile assumere una quantità eccessiva di qualunque cosa. In questo capitolo vedremo
quali problemi potrebbero insorgere, e quanto calcio si dovrebbe prendere per
mettersi nei guai. Ma per la maggior parte delle persone il calcio è assolutamente innocuo. Ancora più importante, è
praticamente impossibile assumere troppo calcio solo con il cibo. (Questa è una
delle ragioni per cui nel capitolo 27 esortiamo uomini e donne ad assumere il
calcio di cui hanno bisogno dagli alimenti, piuttosto che con un integratore.)
Per assumere troppo calcio, bisognerebbe prendere dosi molto abbondanti di
integratori di calcio e combinare assunzioni elevate con farmaci (come il
calcitriolo) che bloccano il controllo del livello del calcio da parte
dell'organismo.
Un modo per risolvere questa
faccenda della pericolosità del calcio è trovare persone che ne consumino
regolarmente grosse quantità e vedere se sono in buona salute e, se non lo
sono, che problemi hanno. I dati ricavati dalle ricerche sui consumi alimentari
negli Stati Uniti (Hanes) indicano che più del 25 dei maschi in età compresa fra i 12 e i 24
anni consumano più di 1500 milligrammi di calcio al giorno. Questo vuol dire
che circa sei milioni di persone ne prendono più di 1500 milligrammi. Circa il
10 dei giovani maschi - equivalenti a 2,5 milioni di individui - ne assumono
più di 2200 milligrammi al giorno, e quasi il 5 - cioè 1,25 milioni di persone
- ne prende più di 3000 milligrammi, l'equivalente di dieci bicchieri di latte!
Inoltre, poiché l'efficienza dell'assorbimento è generalmente migliore negli
adolescenti e nei giovani adulti, questi ragazzi e giovanotti assorbono molto
più calcio di quanto farebbe una donna di mezza età. Questo ingente consumo di
calcio va avanti da anni ma, per quanto se ne sa, nessuno di quei giovani ha
mai avuto il più piccolo problema al riguardo.
Analogamente, gli individui
che oggigiorno vivono in società primitive hanno assunzioni medie di 1600-2700
milligrammi di calcio al giorno. Forse in cima alla lista si trovano i Masai,
pastori dell' Africa orientale, che hanno assunzioni tipiche di 6000-7000
milligrammi al giorno. Di nuovo, per quanto se ne sa, non sono mai stati
riscontrati effetti nocivi in nessuno di questi gruppi.
Infine, c'è un'ampia
categoria di persone che soffre di cattiva digestione o di iperacidità
gastrica e che consuma grandi quantità di antiacidi. Non tutte le compresse
antiacidità contengono calcio, ma molte sì, e per ridurre il bruciore di
stomaco e le difficoltà di digestione si usano molto pastiglie di carbonato di
calcio praticamente puro. Nessuno ha mai calcolato con precisione quante
compresse prendano ogni giorno questi individui, e il numero varia
indubbiamente e in modo notevole da un giorno all'altro. Normalmente succede
che queste persone assumano .1000 milligrammi di calcio solo grazie alle
compresse antiacidità, oltre
a tutto quello che assumono con gli alimenti. Eppure, non si conoscono problemi
che si possano far risalire a questo elevato consumo.
Perciò sembra evidente che
un'assunzione quotidiana di almeno 2500 milligrammi, e probabilmente fino a
4000 milligrammi non è assolutamente nociva. (Tra parentesi, nel 1979 la Food and Drug Administration negli Stati
Uniti ha dichiarato che una quantità di 2500 milligrammi è assolutamente
sicura). Poiché questi livelli sono superiori alla quantità che la maggior
parte delle persone assume con l'alimentazione - o persino con gli antiacidi -
è ragionevole dire che il calcio è sostanzialmente privo di effetti collaterali
dannosi, ai livelli di assunzione ragionevolmente prevedibili per la maggior
parte degli esseri umani.
Ma se una persona prendesse
troppo calcio, che cosa succederebbe? Se il calcio venisse ìngurgitato in una
quantità superiore a quella escreta nelle urine, i livelli del calcio nel
liquido extracellulare si innalzerebbero. Se questi livelli si innalzano oltre
una certa soglia, la comunicazione intercellulare si interrompe, i muscoli si
rilassano, sopravvengono nausea e vomito e infine sopraggiungono uno stato di
incoscienza e la morte. Ma questi cambiamenti sono estremi ed è difficile
immaginare che si verifichino semplicemente perché si prendono troppe
compresse di integratori di calcio. Tuttavia, potrebbero succedere se si verificassero
certe condizioni. Conosciamo una donna di 73 anni che prendeva trenta compresse
al giorno di antiacidi contenenti calcio, oltre al suo solito integratore. E
riusciva a gestire senza problemi questo enorme quantitativo, probabilmente
7000 o 8000 milligrammi al giorno, finché le venne una gastroenterite con
vomito e diarrea, che le provocarono disidratazione. Allora, e solo allora, il
suo livello di calcio salì notevolmente e dovette essere ricoverata in ospedale
per riportarlo a valori normali. Alcune persone, che assorbono meno bene,
possono tollerare un'assunzione più alta, mentre altri, che assorbono meglio,
potrebbero cominciare a dare segni di un innalzamento dei livelli del calcio
nel liquido extracellulare con assunzioni più modeste. Perciò è ragionevole
non esagerare con gli integratori di calcio, se si devono proprio prendere.
Come regola generale, nessuno dovrebbe prendere un integratore (con dosi
superiori ai 2500 milligrammi al giorno) se non sotto stretta sorveglianza
medica.
Il problema di cui si sente
più parlare in associazione ad alte assunzioni di calcio è quello dei calcoli
renali. Nel nostro sistema urinario possono formarsi molti tipi di calcoli per
molte cause diverse che includono infezioni, gotta, e rare anomalie ereditarie
che provocano l'eliminazione per via urinaria di composti chimici normalmente assenti
in quella sede. Ma ancor oggi non conosciamo le cause della forma di calcolo
renale più comune in Europa e nel Nord America. Questi calcoli contengono
calcio e un assortimento di altre sostanze, soprattutto acido ossalico.
I sali di calcio tendono a
essere poco solubili, e quando le sostanze solide nelle urine compaiono sotto
forma di re nella o di piccoli sassolini, quasi sempre il calcio è uno dei loro
componenti. Chi vive in zone dove l'acqua è dura ha osservato qualcosa di
simile, nell'impianto idraulico delle case; l'accumulo di sassolini negli
aeratori dei rubinetti o nelle valvole che aprono e chiudono l'acqua. Questi
sassolini non scorrono nei tubi dell'acqua: si formano proprio nella valvola o
nel rubinetto.
Poiché i calcoli renali contengono
calcio, e anche l'urina lo contiene, è venuto spontaneo pensare che il calcio
nelle urine abbia provocato la formazione dei calcoli. Un tempo era anche normale
curare questi pazienti mettendoli a diete povere di calcio. Ma adesso risulta
che quel modo di ragionare era sbagliato. La maggior parte delle persone, per
la maggior parte del tempo, elimina urina che ha più calcio Ce altri ioni) in
soluzione di quanto sarebbe teoricamente possibile in soluzioni pure in
provetta. I reni producono uno stabilizzatore di soluzione che mantiene disciolta
la grossa quantità di materiali eliminati e impedisce che si trasformino in
renella. È in effetti biologicamente
importante che i reni si comportino in questo modo.
L'acqua è essenziale alla
vita, e quando la gente lavora o vive in un ambiente caldo i reni conservano
l'acqua in modo molto efficace, eliminando un'urina molto concentrata. Ma se la
quantità di materiale in soluzione passasse allo stato solido e formasse
piccoli sassi ogni volta che ci fosse penuria d'acqua, la capacità di
conservarla ci avrebbe soltanto fatto cadere, per così dire, dalla padella
della disidratazione nella brace dei calcoli renali.
Perciò nel corso
dell'evoluzione si è trovato il modo di tenere quel carico in soluzione, anche
quando non c'è molta acqua in cui discioglierlo .
Si è scoperto che se certe
persone hanno i calcoli renali è perché i loro reni non producono quantità
adeguate di questi stabilizzatori di soluzione. Il calcio non fa venire i calcoli. Il calcio è presente
nei calcoli perché è presente nell'urina. Avere molto calcio nell'urina può
aggravare una tendenza a formare calcoli, ma non è la causa determinante. In
generale la quantità di calcio nella dieta non influisce sul calcio nelle
urine. In una persona normale, aumentare l'assunzione di calcio di 1000
milligrammi fa aumentare il calcio nelle urine soltanto di circa 60 milligrammi.
Ma se il calcio nelle urine peggiora il problema, non sarebbe già una ragione
sufficiente per diminuire l'assunzione di calcio? Per la maggioranza delle
persone, la risposta è no. La fonte principale dell'acido ossalico nelle
urine, l'altro costituente dei calcoli, è nel cibo che mangiamo. L'acido
ossalico è comune in molti alimenti vegetali. Una dieta ricca di calcio riduce
l'assorbimento di questa sostanza chimica che costituisce i calcoli e perciò
in effetti riduce il rischio di farsi venire i calcoli renali.
Ci sono
persone che assorbono il calcio particolarmente bene, anche quando non ne
hanno bisogno. Di solito hanno un fabbisogno di calcio estremamente limitato,
semplicemente perché lo assorbono così bene. Sfortunatamente, in presenza di
un'alta assunzione di calcio non sono in grado di ridurne l'assorbimento, come
fanno le persone normali, perché c'è qualcosa che non funziona nel loro sistema
di regolazione. I reni devono eliminare la quantità assorbita in eccesso e
perciò questi individui tendono ad avere un'elevata concentrazione di calcio
nelle urine. Questo in sé non è un male, ma sfida il destino. Se capita che la
produzione degli stabilizzatori dell'urina sia bassa, o se un giorno per caso
precipita verso valori bassi, allora è più probabile che venga la renella a
loro piuttosto che a qualcuno con una bassa concentrazione di calcio nelle
urine. Nessuno sa con sicurezza quanto sia comune questo problema. Sembra raro
nelle donne di mezza età. Su quasi cinquecento donne di mezza età tenute in
osservazione all'Università di Creighton, a Omaha, abbiamo trovato solo due
persone con questo problema e né l'una né l'altra avevano i calcoli renali.
Alcuni
medici sanno che esiste una malattia chiamata "sindrome da combinazione
latte-alcali" e la citano come esempio di problema che potrebbe
presentarsi con un'elevata assunzione di calcio. Parecchi anni fa l'ulcera peptica
veniva curata con grandi quantità di latte e dosi abbondanti di alcali
assorbibili (soprattutto bicarbonato di sodio). La maggioranza dei
pazienti reagiva bene, almeno per quanto riguardava l'ulcera. Tuttavia, alcuni
evidenziarono altri problemi: aumento del livello del calcio nel liquido
extracellulare con calcificazione dei reni, insufficienza renale, calcoli
renali contenenti calcio. In alcuni di questi pazienti l'assunzione di calcio
era così alta che da sola avrebbe potuto provocare l'aumento del calcio nel
liquido extracellulare, ma questo non era vero per la maggioranza dei casi. I
ricercatori ora ritengono che l'equilibrio chimico dell'organismo sia stato
alterato dalle grosse dosi di alcali assorbibili. Un'elevata concentrazione di
alcali nei reni provocò depositi di calcio in quella sede. Quei depositi
ostacolarono gravemente la capacità dei reni di eliminare qualunque tipo di
materiale in eccesso o di scarto, incluso il calcio. Di conseguenza, molti di
quei pazienti non riuscivano a gestire in modo soddisfacente nemmeno piccole
quantità di calcio.
I
ricercatori oggi ritengono che la sindrome latte-alcali possa essere imputata a
un'eccessiva assunzione di alcali, non al calcio. In effetti, in alcune
ricerche è stata indotta tramite la somministrazione di un alcale da solo,
senza aggiungere altro calcio nella dieta. Inoltre non è mai stata osservata
somministrando semplicemente del calcio, persino a dosi estremamente elevate.
Possiamo quindi asserire con assoluta certezza che non dovete preoccuparvi che
insorga questo problema, come conseguenza di un'aumentata assunzione di
calcio.
Infine,
nelle parole o nelle lettere di persone che ci chiedono consiglio si avverte
spesso preoccupazione a proposito di possibili depositi di calcio in varie
parti dell'organismo. Un marito scrive che sua moglie ha depositi di calcio
intorno all'articolazione della spalla e che il suo medico le ha detto di
evitare i latticini. Un'altra donna riferisce che il suo medico ha notato
depositi di calcio nelle arterie e le ha consigliato di stare attenta a non consumare
troppo calcio.
Ci sono
parecchi fattori che hanno a che fare con questi depositi. Ma un fattore che
certamente non c'entra è il calcio alimentare. Un medico che raccomandi di
ridurre l'assunzione di calcio in circostanze del genere ha semplicemente
torto. Forse qualche anno fa, prima che venisse scoperto che il calcio ha un ruolo essenziale nella
nostra alimentazione per tutta la durata della vita, consigliare di stare
lontani da alimenti ricchi di calcio poteva sembrare una raccomandazione
innocua. Ma non oggi.
Nessuna dimostrazione
scientifica ha mai suffragato l'opinione popolare che il calcio alimentare
possa causare depositi di calcio intorno alle articolazioni o nelle arterie, o
da qualunque altra parte. Il calcio non ha nessuna tendenza naturale a depositarsi,
se non nel tessuto osseo. In effetti, gli osteoblasti devono creare condizioni
speciali perché il calcio e il fosforo vengano incorporati nella matrice ossea.
A meno che le concentrazioni di calcio e fosforo nei liquidi organici
raggiungano livelli estremamente elevati, il calcio non ha la minima tendenza
a depositarsi da nessun'altra parte. Tuttavia, si ritrovano regolarmente dei
depositi di calcio in punti in cui si è verificato un danno al tessuto connettivo. Quando si formano dei
depositi di calcio nella spalla, per esempio, è perché una borsite, o un incidente, o qualche altro
problema ha provocato dei cambiamenti nei tessuti locali che li fanno reagire
come una matrice ossea. Il meccanismo non è ancora del tutto chiaro, ma sappiamo almeno che è un problema locale, provocato da un danno locale. Non è provocato dal calcio
presente negli alimenti e non può essere impedito o curato modificando
l'apporto di calcio alimentare.
La raccomandazione di
diminuire l'assunzione di calcio, molto frequente da parte di molti medici,
non solo non serve a risolvere il problema dei depositi di calcio, ma ne crea
uno nuovo, in quanto sottrae il calcio necessario per mantenere in buona
salute le proprie ossa.
Riassumendo, è possibile abusare di
qualunque cosa, incluso il calcio. Ma un'assunzione giornaliera di calcio fino
a 2500 milligrammi non è assolutamente
nociva e negli ultimi anni è stata
dichiarata tale da svariati comitati scientifici indipendenti. Certamente non
si dovrebbe prendere di propria iniziativa un integratore di calcio in dosi
superiori a quella indicata. Infine, quei pochi individui che assorbono troppo
bene il calcio, e che non possono ridurre l'efficienza del loro assorbimento
quando l'assunzione aumenta, certamente non dovrebbero prendere un integratore
di calcio e forse dovrebbero addirittura evitare di assumere grandi quantità
di calcio alimentare. Comunque, è dubbio che corrano grandi rischi, a meno che abbiano anche una
predisposizione ai calcoli renali.
Infine, che cosa dovrebbero
fare le persone che hanno avuto i calcoli? Quanto calcio dovrebbero assumere?
Per i medici era normale ridurre la loro assunzione di calcio. Ma questo è un buon consiglio solo se i
pazienti appartengono a quella rara categoria che assorbe il calcio in maniera
eccessiva. Altrimenti, limitare il calcio vuol dire indebolire lo scheletro.
Soltanto pochi individui che hanno i calcoli renali dovrebbero avere una dieta
povera di calcio. Con le analisi appropriate, un medico può riuscire a
determinare se un paziente assorbe il calcio in modo eccessivo.
Il calcio è quanto di più vicino ci
possa essere a una sostanza non tossica. Faremmo tutti meglio a sbagliare
assumendone un po' più di quello che ci occorre, piuttosto che rischiarne una
carenza.
come aumentare il calcio nell'alimentazione
Il modo
migliore di aumentare la vostra assunzione di calcio è con l'alimentazione. Tra
i cibi facilmente reperibili sul mercato, i latticini sono quelli più ricchi
di calcio. Per coloro che non possono o non vogliono bere latte esistono
parecchie ottime alternative.
Abbiamo
già visto che il calcio è ampiamente presente negli alimenti naturali e che
individui che vivono in società primitive come cacciatori e raccoglitori
possono facilmente procurarsi una dieta che fornisca più di 1500 milligrammi di
calcio al giorno. Ma la domanda che poniamo è: «Come possono fare gli europei e
gli americani del giorno d'oggi a scegliersi un'alimentazione con più calcio di
quello che assumono attualmente?» La tabella 1 del
capitolo 9 vi può aiutare a identificare gli alimenti ricchi di calcio. Il modo
più semplice per aumentare la vostra assunzione di calcio è quello di provare
alcuni di quegli alimenti che ne sono ricchi e aumentare la varietà della
vostra dieta. Inevitabilmente, però, vi scontrerete con il fatto che, tra i
cibi normalmente disponibili, i latticini sono la fonte di calcio più ricca e
più economica. E perciò qualunque strategia per aumentare la quantità di calcio
alimentare si baserà inevitabilmente sui tanti modi di utilizzare i latticini.
Se
volete aumentare la vostra assunzione di calcio e quella della vostra famiglia,
è importante che troviate il modo di inserire cibi ricchi di calcio nella
scelta e nella preparazione delle vivande. In questo modo non dovrete pensare
granché al calcio. Altrimenti la vostra dieta ricca di calcio finirà come la
maggior parte delle diete per il controllo del peso, che vengono seguite solo
per brevi periodi; persino quando funzionano, queste diete non ci fanno cambiare abitudini
ormai consolidate e un modo di nutrirci che ci ha messo nei guai.
Una fonte di calcio
veramente pratica, versatile ed economica, anche se difficile da trovare nei
negozi, è il latte magro in polvere. Quando cucinate, dovreste tenerne un
barattolo a portata di mano. Ecco alcuni esempi di come potete usarlo. Aggiungete
tre o quattro cucchiai da tavola di latte magro in polvere a una tazza di
caffè. Ne risulta un caffelatte perfetto, e vi dà il valore nutritivo di mezza
porzione di latte. O mettete qualche cucchiaiata di latte in polvere in salse,
intingoli, minestre e piatti in umido. Aggiunge consistenza e nutrimento.
Potete anche mettere un po' di latte magro in polvere nel purè, nei budini e
in altri cibi preparati con il latte.
Ricordate che, a seconda
della marca, ogni cucchiaio colmo di latte in polvere contiene circa 60-70
milligrammi di calcio e meno di 20 calorie. Calcolate quante persone ci sono in
famiglia e quanto calcio volete aggiungere in questo modo.
Il formaggio grattugiato è
un'altra risorsa eccellente per arricchire il contenuto di calcio dei cibi che
preparate. Una porzione abbondante di parmigiano sui maccheroni fornisce un
mucchio di calcio (un cucchiaio ne contiene circa 120 milligrammi).
L'emmenthal o il cheddar grattugiati sono ottimi sulle verdure cotte al vapore,
e vanno benissimo nelle minestre a base di carne, nello spezzatino e nel ragù.
Un cucchiaio di cheddar grattugiato contiene circa 60 milligrammi di calcio.
Un cucchiaio di emmenthal, circa 90 milligrammi.
Cosa si può fare se non si
vuole usare il latte? Una possibilità per chiunque prepari la minestra usando
per il brodo anche qualche osso, è mettere nella pentola alcuni cucchiai di
aceto, per sciogliere parte del calcio presente negli ossi. Provate. Più aceto
mettete meglio è, ma dovrete trovare il quantitativo che si adatti al vostro
gusto; è meglio cominciare con poco e aumentare gradatamente la dose, perché
l'acetato di calcio prodotto dall'interazione dell'aceto con gli ossi ha un
gusto particolare. Non è sgradevole, ma è insolito, e probabilmente non vorrete
che prevalga sugli altri sapori della minestra. Una porzione di minestra preparata
in questo modo può contenere tanto calcio quanto un bicchiere di latte.
Questo trucchetto dell'aceto
non costa ed è praticamente senza calorie.
Altre opzioni per chi non vuole il latte sono più costose, e molte hanno anche
parecchie calorie. Per esempio le mandorle, che come la maggior parte della
frutta secca hanno molte calorie, sono anche un'eccellente fonte di calcio. Si
sposano bene con molte verdure, piatti in umido e pesce. Ma sarebbe difficile
pensare di ricavare dalle mandorle una consistente porzione del proprio
fabbisogno di calcio. Tuttavia, tutto serve, e fra la frutta secca che si
accompagna bene ad altri alimenti, le mandorle hanno la meglio quanto a
contenuto di calcio.
In Italia, come in altri
Paesi europei, è
comune l'uso
dell'acqua minerale. Scegliere un'acqua minerale ricca di calcio può essere un
modo comodo per aumentare l'assunzione di questo minerale, particolarmente in
quei casi in cui si dovrebbero evitare calorie supplementari. Suggeriamo di
controllare la composizione dell'acqua sull'etichetta e di scegliere la marca
che ha il più alto tenore di calcio e il più basso di sodio.
Infine, cercate alimenti
arricchiti. Molti produttori di cibi e bevande stanno mettendo sul mercato
prodotti arricchiti con calcio. Questi alimenti possono darvi modo di
aumentare notevolmente la presenza di cibi ricchi di calcio nella vostra
alimentazione quotidiana.
quante
fandonie si dicono sul latte!
Spesso si evitano i latticini
perché non si conoscono o non si capiscono bene le cose. Ci si preoccupa per
il colesterolo, il lattosio, le calorie. In realtà, i latticini hanno un basso
tenore di colesterolo. E soltanto il latte fresco e quello in polvere pongono
dei problemi a quanti hanno un'intolleranza per il lattosio. Infine, il latte
parzialmente scremato ha meno calorie di quanto si creda.
Ogni volta che sottolineiamo
l'importanza dei latticini, siamo bombardati da una serie di domande e commenti
a base di «Sì, ma…», «Sì, ma il colesterolo non
è pericoloso?», «Sì, ma che cosa fare per l'intolleranza al lattosio?», «Sì, ma contengono troppe
calorie ...» , Ciascuna di queste domande
ha una sua giustificazione, ma ci sono anche molti pregiudizi in proposito.
Colesterolo
Per una persona normale, il
colesterolo è una brutta parola. Ma questo atteggiamento tradisce una profonda
mancanza di comprensione per come stanno le cose. Il colesterolo è essenziale
per la vita animale. È presente
nella membrana di ogni cellula organica, è la materia prima con cui
l'organismo produce gli acidi biliari necessari per la digestione dei grassi,
ed è anche il materiale di partenza di molti ormoni, inclusi gli ormoni
sessuali maschili e femminili. Perciò non c'è dubbio che sia importante. In
effetti, un individuo, normalmente, ne produce 700-800 milligrammi al
giorno nei propri tessuti organici. Questa quantità è tre o quattro volte
superiore a quella assorbita dagli alimenti. Tra quello che l'organismo produce
e quello che assumiamo con il cibo, abbiamo complessivamente circa 1000
milligrammi di colesterolo "fresco" al giorno.
Il
colesterolo ha una cattiva reputazione perché si accumula sotto forma di
depositi di grasso nelle pareti delle arterie e contribuisce al problema
dell'aterosclerosi. Non c'è dubbio che alti livelli di colesterolo nel sangue
(superiori a un valore di 240, espresso come milligrammi di colesterolo per 100
millilitri di siero di sangue) aggravino l'aterosclerosi. Inoltre, chi ha
ereditato qualche anomalia nel trasporto del colesterolo ha elevati livelli di
colesterolo ematico e rischia maggiormente una malattia cardiovascolare. È evidente
che il colesterolo ha un aspetto negativo.
In
certi individui si possono raggiungere elevati livelli ematici di colesterolo
con un'alimentazione ricca di grassi saturi (animali). Per controllare il
colesterolo nel sangue, molti cardiologi raccomandano una dieta in cui i grassi
complessivi di qualsiasi origine non costituiscano più del 30 delle calorie
complessive, i grassi saturi siano scarsi e il rapporto tra grassi saturi e
insaturi sia alla pari. I latticini, persino il burro e la panna, in effetti
contengono ben poco colesterolo. Un bicchiere di latte intero ne contiene
soltanto circa 30 milligrammi, e il latte scremato niente del tutto.
(Paragonatelo a un solo uovo, che ne contiene circa 275 milligrammi.) Potete
bere un mucchio di latte e mangiare un sacco di certi formaggi senza
modificare granché la vostra assunzione complessiva di colesterolo. Tuttavia,
il latte intero, il gelato e molti tipi di formaggio contengono grassi. Il
grasso nei latticini è effettivamente dello stesso tipo dei grassi animali saturi.
Perciò i grassi contenuti nei latticini fanno salire l'assunzione complessiva
di grassi e modificano il rapporto tra grassi saturi e grassi insaturi in un
senso che secondo molti esperti è negativo. Ci sono, ovviamente, latticini a
basso tenore di grassi, come per esempio il latte parzialmente scremato e
magro, lo yogurt parzialmente scremato, la ricotta magra e
persino il comune parmigiano (che ha un contenuto di grassi inferiore a quello
di molti altri formaggi).
Che
cosa significa tutto questo per voi? Tanto per cominciare, solo circa il 20-25 degli adulti ha un livello di colesterolo
superiore a 240. Per costoro la dieta può contare veramente molto. Ma per
l'altro 75-80 - la grande maggioranza - è molto difficile modificare anche di
poco il colesterolo ematico, persino con la più drastica delle diete. Quando
riduciamo il colesterolo nel cibo, l'organismo compensa la mancanza producendone
di più, almeno quando i livelli ematici del colesterolo sono inferiori a 240.
Perciò per la maggior parte delle persone non ha molto senso preoccuparsi delle
piccole quantità di colesterolo presenti nei latticini.
Perché,
allora, si è parlato tanto di colesterolo, usando anche tattiche allarmistiche?
Il 20-25 della popolazione rappresenta una discreta quantità di persone che
possono trarre giovamento da un abbassamento del livello del colesterolo nel
sangue. Sfortunatamente, di solito non sappiamo chi siano queste persone, così
la pubblicità negativa nei confronti del colesterolo viene rivolta a tutti,
partendo dal presupposto che toccherà sia chi può trarre giovamento dal
controllo della quantità di grassi assunta, sia chi non ha davvero motivo di
preoccuparsi.
Di
solito questa è una strategia valida nei confronti della salute pubblica,
almeno fintantoché il cambiamento auspicato non sia nocivo. Ma è in corso una
polemica infuocata riguardo all'atteggiamento da assumere nei confronti del
colesterolo. Parecchi esperti affermano che una dieta povera di grassi non
solo non serve alla maggioranza delle persone, ma può essere nociva ad alcuni
(ad esempio ai bambini). Un altro problema importante nel contesto di questo
libro è l'effetto che la maggioranza delle diete povere di grassi ha sullo
stato di salute delle ossa . Di sicuro non c'è bisogno di molto grasso per
avere delle ossa sane, ma c'è certamente bisogno di calcio. Molte diete povere
di grassi escludono il latte intero, come pure i formaggi fatti con latte
intero. Anche se è tecnicamente possibile assumere 800 milligrammi di calcio
al giorno con una dieta del genere, rimane sicuramente non facile. Inoltre, se
si segue una dieta di questo tipo è praticamente impossibile raggiungere lo
scopo fissato dal Consensus Panel del
NIH per le donne di mezza età (1000 e 1500 milligrammi di calcio al giorno).
Può non essere facile risolvere questo conflitto di raccomandazioni a livello
generale, perché non c'è un'unica risposta valida per tutti. Ma ci sono
risposte ragionevoli a livello individuale.
Tanto
per cominciare, il problema del colesterolo è meno comune
nelle donne che negli uomini. Donne in cui le ovaie producono ancora
estrogeno, o che seguono una terapia sostitutiva di estrogeno, sono molto meno
a rischio degli uomini per quanto riguarda le malattie cardiovascolari.
Inoltre, il loro colesterolo ematico, anche quando ha valori alti, tende a
essere del tipo "innocuo" o "buono". Non vediamo nessuna
ragione perché la maggioranza delle donne che producono o ricevono estrogeni
debba preoccuparsi del colesterolo. Sicuramente non dovrebbero preoccuparsene
se sono donne giovani, che stanno ancora facendosi le ossa e hanno bisogno di
tutto il calcio possibile. Negli anni dopo la menopausa occorre un approccio
diverso. Se una donna sa che il suo colesterolo è inferiore
a 240 milligrammi, probabilmente non deve preoccuparsi. (Se avete dei dubbi,
fatevi misurare il colesterolo.) Oppure, se sa di essere ad alto rischio per
l'osteoporosi ma non sa qual è il suo livello di colesterolo, molto probabilmente
farà meglio a scegliere un'alimentazione ricca di calcio, anche se questo
comporta un'alta assunzione di grassi. Per lei il rischio dell'osteoporosi è maggiore
del rischio di una malattia cardiovascolare. Se sa di essere a rischio per entrambe
le malattie (e ben poche donne lo sono), allora una dieta povera di grassi e un
integratore di calcio potrebbero rappresentare la strategia vincente.
Se
decidete di seguire una dieta povera di grassi, è importante
capire che le raccomandazioni riguardano solo l'assunzione complessiva,
non i singoli alimenti. Dopo tutto, un
rapporto alla pari tra grassi polinsaturi e saturi vuol dire che state ancora
prendendo metà dei grassi consentiti sotto forma di grassi saturi. Se dovete
ridurre l'assunzione di questi, farete meglio ad assumerne di più sotto forma
di latticini e meno sotto forma di carne. Le donne tendono a consumare più
proteine di quante occorrano, perciò un approccio di questo tipo è molto
ragionevole.
Quest'ultima
osservazione significa che per la maggioranza delle persone, e particolarmente
per chi è maggiormente a rischio riguardo all'osteoporosi,
la quantità di colesterolo nei latticini non è assolutamente
un problema.
Lattosio
Il
problema successivo è quello dell'intolleranza al lattosio. Il lattosio è lo
zucchero presente nel latte. È composto da due zuccheri semplici e per essere
assorbito deve essere scisso nei suoi costituenti. A questo scopo l'intestino
produce un enzima chiamato lattasi e nel corso della digestione lo mescola al
cibo. Tutti i neonati e i bambini producono questo enzima, perché il latte è ovviamente
l'alimento naturale fondamentale nell'infanzia.
La
maggior parte dei bianchi continua a produrre lattasi per tutta la vita, ma un
gran numero di neri e di orientali non riesce più a produrre questo enzima una volta
raggiunta la maturità. Si dice che essi sono "carenti di lattasi" o,
più accuratamente, "non lattasi-permanenti" (perché la loro capacità
di produrre lattasi ha smesso di esistere). La mancata permanenza della lattasi
può creare un problema, perché il lattosio non assorbito passa nell'ultimo
tratto dell'intestino dove i batteri presenti lo fanno fermentare, con
produzione di gas spesso accompagnata da crampi, gonfiore e qualche volta
diarrea. Non tutti quelli a cui manca l'enzima presentano questi sintomi, ma
molti sì. Quindi per molti adulti neri e orientali, una grossa quantità di
latticini freschi non è la fonte migliore di calcio. Per i neri questo non è un
grosso problema, perché hanno ossa particolarmente robuste, si adattano meglio
dei bianchi a basse assunzioni di calcio e non hanno la tendenza ad ammalarsi
di osteoporosi. Gli orientali, invece, vi sono predisposti e per loro una
adeguata assunzione di calcio alimentare è critica.
Soltanto
il latte fresco e in polvere presentano difficoltà per chi ha un'intolleranza
al lattosio. I formaggi non creano nessun problema; perché le muffe che hanno
prodotto il formaggio hanno già demolito la maggior parte del lattosio.
Persino lo yogurt, che contiene ancora quasi tutto il lattosio, è solitamente
tollerato molto bene. La ragione è che nello yogurt ci sono dei batteri che
contengono essi stessi la lattasi. Quando mangiamo lo yogurt, ingeriamo anche
i batteri; questi liberano la lattasi contenuta, che agisce nell'intestino
proprio come se l'avesse prodotta il nostro organismo. Inoltre, oggigiorno
vengono prodotti molti tipi di latte con un ridotto contenuto di lattosio. In realtà, relativamente poche donne bianche hanno un'intolleranza
al lattosio. Molto più comune è la frase «il latte non mi fa bene» oppure
«sono allergica al latte». Alcune dicono che il latte gli fa colare il naso o
aumenta il muco in gola. Altre sono molto vaghe. È difficile che queste
lamentele abbiano un fondamento concreto. Quando il latte o altri latticini
vengono somministrati in condizioni controllate, quasi sempre sono ben
tollerati. Eppure, è improbabile che questo tipo di persone abbandoni
l'abitudine ben radicata di escludere il latte dall'alimentazione, se pensa che
non gli "faccia bene".
Alcuni bambini smettono di
bere latte nell'infanzia perché sono "allergici". Molti bambini
piccoli hanno problemi di alimentazione, ma in genere questi problemi non sono
vere e proprie allergie. Hanno piuttosto cause che non vengono mai chiarite
completamente e la maggioranza dei bambini le supera con l'età. Si può
cambiare preparato dopo preparato per l'allattamento artificiale, eliminare un
alimento dopo l'altro, senza mai sapere quale alimento o quale sostanza sia
responsabile, e di solito senza nessuna sicurezza che il problema sia dovuto
al cibo. Quando un bambino del genere raggiunge l'età scolare, i genitori
dovrebbero chiedere alloro pediatra se è il caso di aggiungere - prudentemente
- dei latticini all'alimentazione del bambino. Se risulta che non c'è una
ragione specifica per escludere il latte, è una buona idea introdurlo
nell'alimentazione quotidiana in un momento in cui le abitudini alimentari sono
ancora in formazione.
Calorie
Molti dicono: «Bene, mi
piace il latte e mi piacciono i formaggi, ma non mi piacciono tutte quelle
calorie». Ecco alcuni dati. Una porzione da 240 grammi di latte parzialmente
scremato contiene solo 120 calorie, e se si usa latte magro solo 86.
Confrontatelo con una lattina di birra a 148 calorie (persino la birra
"lìght" ne ha ancora 100), una lattina di coca a 144, o un bicchiere
di succo d'arancia a 110. E il latte è molto di più di una semplice bevanda; è
una buona fonte di calcio e di fosforo, come pure di riboflavina, proteine e
altre sostanze nutritive. Per poche calorie, fate un grande affare dal punto
di vista nutrizionale. Faremmo molto meglio a ridurre gli spuntini, le caramelle, i dessert
dolci, dove le calorie, oltre all'apporto energetico, non hanno un valore
nutritivo di rilievo, e le patatine fritte. Ma forse, per quanto riguarda il
calcio, l'affare migliore, perché privo di calorie, è un'acqua minerale ricca di
calcio. In un litro d'acqua di questo tipo possono esserci più di 300
milligrammi di calcio.
Gli integratori di calcio
sono una alternativa scadente al cibo. Ci sono ottime ragioni per pro curarvi il calcio che vi
occorre nell'orto, in latteria, nei negozi di alimentari, piuttosto che in
farmacia. Tuttavia, è meglio
usare un integratore che assumere troppo poco calcio. Ci sono dozzine di integratori
sul mercato e non sono tutti uguali.
«Quanto calcio dovrei
prendere?» «Qual è il migliore integratore di calcio?» Prima di tutto dovete
sapere che cosa sono gli integratori, che cosa integrano, quali situazioni
richiedono un integratore e quali no.
Che cosa sono gli integratori?
Prima di tutto, gli
integratori di calcio sono fondamentalmente sali di calcio - il calcio esiste
in natura sotto forma di sali, composti chimici di ioni di calcio caricati
positivamente e di alcuni ioni caricati negativamente che bilanciano
elettricamente il composto. Persino il calcio che ricaviamo dagli alimenti
esiste sotto forma di sali di vari tipi; combinati con proteine, fosfati, o con
una varietà di molecole organiche complesse. Di solito gli alimenti sono
chimicamente così complessi che non riusciamo sempre a definirne con precisione
la composizione. Ma il calcio che contengono è sempre sotto forma di sali di
qualche tipo, di solito vari tipi nello stesso alimento.
Gli integratori di calcio,
invece, sono sali raffinati, relativamente semplici, ottenuti da prodotti
naturali o da minerali estratti dal terreno o persino prodotti da sostanze
chimiche pure. Ci sono molti sali che potrebbero essere usati come
integratori. Diversi sali di calcio sono molto diffusi nei mercati dei
diversi Paesi. Negli Stati Uniti l'integratore preferito è il carbonato di
calcio. Nella maggior parte dell'Europa è un prodotto effervescente, che di
solito contiene acido citrico o gluconico.
Il
calcio in alcuni alimenti o integratori si scioglie più facilmente di altri e
così viene assorbito meglio, ma la solubilità non li rende così diversi come
chi li produce vorrebbe farvi credere e, una volta dissolti, tutti gli
integratori sono più o meno uguali, almeno per quanto riguarda il calcio.
Tuttavia, ci sono circostanze speciali in cui altre sostanze nutritive possono
migliorare l'assorbimento del calcio. Lo zucchero del latte (lattosio), e
probabilmente anche altri zuccheri, possono favorirne l'assorbimento. Quanto
lo migliorino in un adulto normale, non si sa, ma probabilmente non molto.
Qualunque affermazione contraria facciano i pubblicitari, quasi sicuramente è una
sciocchezza.
Negli
Stati Uniti, negli ultimi anni il mercato degli integratori è cresciuto
enormemente. Fonti dell'industria farmaceutica dicono che nel 1980 aveva
fatturato un modesto 17 milioni di dollari, che è salito a più di 120 milioni
di dollari nel 1985 e a 200 milioni nel 1988. È un
mercato estremamente concorrenziale, e il consumatore è aggredito dalle
affermazioni di superiorità di un prodotto su un altro. È consigliabile
un certo scetticismo.
Perché
il cibo è meglio
degli integratori
Perché
prendere integratori? E che cosa "integrano"?
Lo
scopo di un'assunzione supplementare di calcio è portarne l'assunzione
complessiva ai livelli necessari per il buono stato di salute delle ossa,
quando non lo si possa fare solo con l'alimentazione. Per esempio, se una
persona fosse allergica a tutti i latticini e avesse bisogno, tanto per fare un
esempio, di 1000 o 1500 milligrammi di calcio al giorno, avrebbe difficoltà ad
assumerne una quantità simile con gli alimenti comunemente reperibili. Quindi
in alcune circostanze un integratore può essere appropriato e necessario. Ma
gli integratori dovrebbero soltanto aggiungere quello che l'alimentazione non
fornisce. Il modo naturale e comune di assumere sostanze nutritive è procurarsele
nell'orto o in un negozio di alimentari, non in farmacia.
Noi
crediamo che questo sia un principio molto importante, e prima di descrivere e
paragonare i vari integratori, vorremmo elencare otto ragioni per cui gli
integratori sono una ben misera alternativa al calcio presente negli alimenti.
1) Occorre che tutte le sostanze
nutritive di cui il nostro organismo ha bisogno siano in proporzioni
equilibrate tra di loro. Come abbiamo visto, il minerale osseo non è
costituito solo dal calcio, ma anche dal fosforo e non è possibile formare o
mantenere il tessuto osseo senza l'uno o senza l'altro. In genere è probabile
che la nostra alimentazione sia meno carente di fosforo che di calcio, ma
tuttavia questo bisogno va tenuto presente. Forse anche il magnesio, il
manganese, il rame e lo zinco sono importanti per la salute delle ossa. Ancora
più importante è il fatto che non sono ancora state individuate altre sostanze
nutritive anch'esse utili per avere delle ossa sane. Inoltre, ci possono essere
sostanze che ci aiutano ad assorbire e a trattenere il calcio. Certo, prendere
integratori consente di assumere il calcio e forse anche il fosforo, ma di
solito nient'altro, mentre, se il calcio viene assunto con il cibo, si
accompagna ad altre sostanze nutritive, anche a quelle di cui, per ora, non
abbiamo ancora scoperto l'importanza. Maggiore è la varietà della dieta, più è
probabile che includa tutte le sostanze di cui abbiamo bisogno.
2) Integratori di un 'unica sostanza nutritiva
possono creare uno squilibrio con altre sostanze. Spesso, se una dieta ha un
basso apporto di una sostanza nutritiva, rischia di averlo anche per altre. E
quando si prende un integratore a base di un'unica sostanza, particolarmente
qualora se ne prendano grandi dosi, c'è il rischio di squilibrare tutta la
situazione e di creare una carenza di alcune di quelle sostanze. I dietologi si
sono resi conto di questo fenomeno molti anni fa e da poco se ne stanno vedendo
sempre più casi, in particolare associati a megadosi di alcune vitamine del
complesso B, come la B6. Negli animali si possono indurre carenze di ferro o di
zinco con un uso abbondante di integratori di calcio. Sebbene questo non sia
stato ancora verificato negli esseri umani, è stato evidenziato l'effetto
opposto; è stato provato che un integratore di zinco come unica sostanza
nutritiva interferisce con l'assorbimento del calcio nell'uomo. Così, con gli
integratori di un'unica sostanza, si può risolvere un problema creandone un altro.
Il fatto è che persino gli esperti non ne sanno tanto da poter gestire la
nutrizione umana con le pillole. Se abbiamo bisogno di una maggior quantità di
una sostanza nutritiva, quello che ci occorre è cibo, cibo che non solo ci
fornisce la sostanza di cui sappiamo di aver bisogno, ma ce la fornisce in
equilibrio con altre sostanze essenziali.
3) Non
sappiamo se gli ioni negativi che accompagnano il calcio negli integra tori
possono essere dannosi nel lungo periodo e ad alte dosi. Per ogni 1000
milligrammi di calcio nel carbonato di calcio, si assumono anche 1500 milligrammi
di carbonato. Quantità del genere sono innocue? Probabilmente sì, ma nessuno
lo sa con sicurezza e in particolare nessuno sa quali possono essere i suoi
effetti se presi ogni giorno per 10 o 20 anni. E per ogni 1000 milligrammi di
calcio nel gluconato di calcio si assumono in effetti circa l l. 000
milligrammi di gluconato. È una quantità pericolosa? Probabilmente no, ma, di
nuovo, nessuno lo sa di certo. Invece, quando il calcio entra nell'organismo
con gli alimenti, si combina con un assortimento di ioni negativi ed è
probabile che non se ne assumano troppi di un unico tipo.
4) Con gli alimenti, non è possibile prendere una
overdose di calcio, ma con gli integratori sì. Il calcio non è assolutamente
nocivo ed è praticamente impossibile che una persona sana assuma una quantità
eccessiva di calcio solo da fonti alimentari. Ma con gli integratori è
possibile farlo. Quasi sicuramente, ci sarà chi prenderà troppe compresse,
pensando che se un pochino fa bene, tanto fa meglio. Inoltre, tenere in giro
bottigliette di integratori di calcio ne favorisce l'ingestione da parte di
bambini piccoli e grandi. Il sapore e la forma di alcuni integratori
certamente suggeriscono l'idea che siano una specie di caramella. Il calcio è
sicuramente molto meno pericoloso di molte compresse che si trovano in casa.
Ma il cibo rimane certamente più sicuro degli integratori.
5) Prendere regolarmente delle pillole è meno
probabile che seguire delle buone abitudini alimentari. Se decidete che avete
bisogno di calcio in più, e scegliete un integratore, dovrete ricordarvi di
prendere le vostre compresse ogni giorno, per tutta la vita. L'esperienza ci
dice che la gente spesso si dimentica, o si stanca, delle pillole e
semplicemente smette di prenderle. Persino soggetti con malattie croniche
gravi, che hanno bisogno di farmaci ogni giorno (come i pazienti con il diabete,
l'ipertiroidismo, o l'epilessia), spesso si ribellano all'idea di dover
prendere delle pillole in continuazione. È pensabile che si continui a
prendere un integratore del quale non si possano vedere immediati e ovvi
benefici? Difficilmente. Viceversa, pochi si dimenticano di mangiare, o si
stancano di farlo. Un esempio in più che conferma come le pillole sono meno
affidabili del cibo.
6) Prendere delle pastiglie è più costoso che
seguire buone abitudini alimentari. Anche quando la materia prima di una pillola
è poco costosa (come lo è il guscio dell'ostrica o altre forme di carbonato di
calcio), ci sono i costi di produzione, imballaggio, distribuzione, pubblicità,
e profitto. Il prezzo degli integratori varia, ma paragonati con i latticini e
altre fonti alimentari, essi si dimostrano dei cattivi affari per quanto
riguarda il calcio, milligrammo per milligrammo. E poi con gli alimenti non
ricavate solo il calcio, ma anche altre valide sostanze nutritive.
7) L'idea che una persona normale debba prendere
delle medicine per essere sana è un'idea sbagliata. Le medicine possono
essere fantastiche per curare una malattia acuta (gli antibiotici per le
infezioni batteriche ne sono un buon esempio), ma una volta che si sta di nuovo
bene di solito non se ne ha più bisogno. Inoltre, non ci sono medicine che
curino un modo di vivere sbagliato. Abbiamo già visto che il calcio non impedirà
la perdita di tessuto osseo dovuta all'inattività. Se la vostra assunzione di
calcio è bassa perché mangiate poco, è possibile che non siate molto attivi e,
in questo caso, gli integratori di calcio faranno ben poco per voi. Forse
avete bisogno di una maggior quantità di calcio, ma avete anche bisogno di esercizio fisico o di un lavoro manuale e il calcio
da solo non potrà darvi delle ossa sane.
8) Le diete povere di calcio sono spesso diete
scadenti anche da altri punti di vista. Secondo la nostra esperienza all'Università
di Creighton, le donne sane che assumono calcio a sufficienza con
l'alimentazione quasi sempre assumono quantità sufficienti anche di altre
sostanze nutritive essenziali. Quelle invece che assumono meno di due terzi
della dose di calcio consigliata sono in genere carenti di altre sostanze
nutritive importanti. Queste sostanze differiscono da donna a donna, e questa
scoperta dimostra che una bassa assunzione di calcio è spesso un'indicazione
che la dieta complessiva è scadente. Esaminata in modo più approfondito, si
scopre che l'alimentazione di queste donne consiste soprattutto in quello che
negli Stati Uniti viene definito junk food, cioè
"porcherìole", quegli stuzzichini e merendine che forniscono calorie
e hanno un buon sapore, ma contengono ben poche sostanze nutritive. Quello che
occorre a queste donne non è una pillola di calcio, ma un'attenta valutazione e
una revisione delle loro abitudini alimentari.
Come
scegliere un integratore
Se c'è una buona ragione per cui
non potete ricavare quello che vi occorre dall'alimentazione, sarà opportuno
ricorrere agli integratori. Anche se sono un'alternativa di seconda scelta, è
ancora tutto sommato meglio prendere il calcio che occorre con gli integratori
che non prenderlo affatto. Eccovi alcuni suggerimenti che vi possono aiutare a
scegliere in modo responsabile. Non di tutti gli integratori è stata provata la
capacità di essere assorbiti, e per alcuni può darsi che non venga mai provata,
cosicché non siamo in grado di dire quanto efficacemente ognuno di loro venga
assorbito. Tuttavia, la maggior parte dei sali di calcio che sono stati
analizzati mostra valori di assorbimento che non si discostano più o meno del
30 dall'assorbimento medio del calcio alimentare. Perciò dal punto di vista
chimico non ci sono ragioni valide per scegliere tra di loro. Ma per alcuni
tipi di integratori
occorre prendere un maggior numero di compresse per poter coprire il fabbisogno
giornaliero, perché contengono meno calcio per compressa. Una migliore
capacità di venire assorbito certamente conta, ma è raramente il fattore
decisivo. Per esempio, diamo per scontato che il citrato di calcio sia
assorbito meglio del carbonato di calcio per un 25. (Nessuno lo sa con
certezza, perché non sono state fatte abbastanza ricerche. Alcuni studi
evidenziano un miglior assorbimento per il citrato di calcio, altri non
evidenziano differenze.) Però, dovete ingoiare cinque compresse di citrato di
calcio per assumere la stessa quantità di calcio fornita da due compresse di
carbonato di calcio. Il vantaggio del 25
del citrato di calcio farebbe diminuire la dose richiesta da cinque a
quattro compresse al giorno, il che non è un gran cambiamento. Il carbonato di
calcio vuol dire ancora meno compresse, e probabilmente costa anche meno.
Analogamente,
sebbene i dati siano scarsi anche in questo caso, il fosfato di calcio sembra
essere meno assorbito del carbonato di calcio di un 25-30, ma in termini
pratici questa differenza può essere facilmente neutralizzata aumentando di
una pastiglia il dosaggio giornaliero di fosfato di calcio.
Se le
compresse vengono assunte a stomaco vuoto, e se la produzione di acido
gastrico è deficitaria, i preparati a base di citrato sembrano essere un po'
meglio assorbiti dei preparati, per esempio, di carbonato di calcio. Ma la
differenza sparisce del tutto o quasi se le compresse vengono assunte a stomaco
pieno. Come abbiamo appena detto, qualunque residua superiorità dei preparati
a base di citrato può essere facilmente annullata se si prende una dose
leggermente superiore di un preparato senza citrato. Tuttavia, i preparati a
base di citrato di calcio hanno un leggero vantaggio su alcuni degli altri
preparati, se avete predisposizione ai calcoli renali. La quantità abbastanza
consistente di citrato che si assume con questo tipo di integratori (circa 3750
milligrammi di citrato per ogni 1000 milligrammi di calcio) provoca
l'escrezione per via urinaria di parte del citrato. Lo ione citrato serve a
mantenere in soluzione il calcio presente nelle urine, cosicché è meno facile
che i calcoli si formino o aumentino di dimensioni. Ma se non avete una
predisposizione a formare calcoli, questo vantaggio è irrilevante.
C'è un altro
aspetto degli integratori che è forse più importante della capacità di venire
assorbito. Ed è la formulazione farmaceutica. Esiste una tecnica speciale per
fabbricare una compressa che non si spezzi nel flacone durante la spedizione,
ma che si disgreghi nello stomaco in modo tale che l'apparato digerente abbia
la possibilità di assorbirlo. Una compressa talmente dura che vi attraversi
come un proiettile non vi gioverà affatto. Ecco dove gli integratori
differiscono più profondamente l'uno dall'altro. Sfortunatamente per il
consumatore, i regolamenti attualmente in vigore in molti Paesi non esigono
che le case produttrici rendano noto fino a che punto i prodotti si disgregano
e si dissolvono. Così non siete in grado di saperlo con precisione. Una cosa
che potete fare, però, è metterli alla prova voi stessi. Prendete una compressa
di un integratore che vi ispiri, e lasciatela cadere in un bicchiere di acqua
calda. Ogni tanto date una rimescolata. Se dopo un'ora non è completamente
disgregata, avrete ragione di chiedervi se si comporterebbe molto meglio nel
vostro stomaco. I preparati di carbonato e di fosfato non si dissolveranno se
trattati allo stesso modo, ma dovrebbero disgregarsi, dandovi una sospensione
di aspetto latteo uniforme.
Come dovreste
scegliere un integratore, allora? Finché non si abbiano informazioni sicure
sulla relativa innocuità o sugli effetti nocivi degli ioni negativi che accompagnano
il calcio in questi integratori, non possiamo davvero scegliere tra di loro in base
alla loro composizione chimica. Un preparato di fosfato di calcio per alcuni
sembra avere il vantaggio di contenere fosforo, l'altro minerale essenziale
presente in gran quantità nelle ossa. Ma non c'è nessuna prova per sostenere
che il fosfato di calcio funzioni meglio. Così vi suggeriamo poche regole molto
semplici:
1) scegliete un tipo di integratore che vi dia la
massima quantità di calcio con il numero minore di compresse; in questo caso
è meno probabile che dimentichiate di prendere tutta la vostra dose
giornaliera;
2) scegliete un tipo che vi dia la maggior quantità
di calcio rispetto al prezzo;
3) scegliete una buona marca. Ogni volta che si
apre un nuovo mercato, come quello che la
"mania del calcio" ha creato in molti Paesi in Europa e in Nord
America, molti industriali poco scrupolosi partono all'arrembaggio per
sfruttare l'interesse della gente. Anche case farmaceutiche di buona
reputazione possono sfruttare la situazione, ma è più probabile che seguano
corrette procedure di fabbricazione. Non sono in gioco solo la purezza e
l'omogeneità. Occorre considerare anche se la compressa si disgrega e si
scioglie completamente nello stomaco.
Riassumendo, per alcuni può essere
necessario prendere un integratore di calcio. Normalmente essi sono coloro che
non possono assumere tutto il calcio di cui hanno bisogno con gli alimenti
perché: 1) hanno problemi di salute che gli precludono di mangiare latticini
nella quantità necessaria a soddisfare il loro fabbisogno di calcio; 2) non
gli piacciono i latticini o altri alimenti ricchi di calcio e, realisticamente,
non è probabile che cambino abitudini alimentari; 3) mangiano così poco che è
difficile che assumano abbastanza calcio, indipendentemente dai cibi che ingeriscono.
Abbiamo notato che di solito quest'ultima ragione si accompagna a inattività
fisica, e se è così è probabile che la carenza di calcio non sia il loro unico
problema; perciò assumere una maggiore quantità di calcio potrebbe non servire.
Ma per le prime due ragioni forse un integratore di calcio sarebbe benefico.
Anche in questo caso rimarrebbero però il problema del costo e quello di
ricordarsi di prendere le compresse, oltre agli aspetti negativi di cui abbiamo
già detto.
migliorare gli alimenti arricchendoli di calcio
Negli ultimi anni si è andato diffondendo l'uso di
arricchire con il calcio vari alimenti naturali. In linea di massima, pensiamo
che sia una buona abitudine. È meglio assumere il calcio in alimenti arricchiti che
in compresse. Gli alimenti arricchiti possono servire a farci prendere il
calcio necessario senza doverci ricordare di ingoiare delle pillole e, a lungo
andare, in modo meno costoso.
Esiste un'alternativa agli integratori
che secondo noi è da preferire: l'arricchimento degli alimenti. Durante la
produzione o la lavorazione di alcuni degli alimenti che compriamo e mangiamo
possono essere aggiunti dei preparati di calcio. In questo modo si prende del
calcio supplementare senza doversi ricordare di prendere delle pastiglie, senza
doverle pagare, e persino senza pensare a che cosa stiamo facendo.
Durante gli ultimi
cinquant'anni, la generalizzata riduzione di dispendio energetico nelle società
industrializzate ha provocato una diminuzione della quantità di cibo assunta.
Il che è stato necessario per evitare un'epidemia di obesità. Ma con meno cibo
assumiamo anche meno sostanze nutritive fondamentali, come il calcio e il
ferro. Gli Stati Uniti e molti Paesi europei si sono resi conto della necessità
di arricchire la catena alimentare durante la Seconda guerra mondiale, quando
il grosso della produzione di certi alimenti chiave fu riservato alle Forze
armate. Gli Stati Uniti aggiunsero ferro e vitamine alla farina bianca per fare
il pane, e la Gran Bretagna arricchì il pane con il calcio. Con la ridotta
assunzione di cibo, si era arrivati al punto che molte donne, con la loro dieta
abituale, non riuscivano ad assumere abbastanza ferro da compensarne la perdita
dovuta al flusso mestruale O al parto. Anche prima
della guerra, si aggiungeva iodio al sale da cucina per assicurarne
un'assunzione abbastanza elevata da permettere il normale funzionamento della
tiroide. Ci sono parecchi altri esempi. Gli Stati Uniti aggiungono da molto
tempo le vitamine A e D al latte. Persino la fluorizzazione dell'acqua
potabile per prevenire la carie dentaria è un esempio di arricchimento.
Si
dovrebbe arricchire di calcio la catena alimentare delle nazioni
industrializzate? Ci sono tre modi in cui un Paese può affrontare questo
problema. Uno sarebbe scegliere alcuni alimenti e specificare che per legge
devono contenere una certa quantità di calcio (come l'arricchimento con il
ferro del pane bianco negli Stati Uniti). Un altro sarebbe modificare le norme
esistenti che senza volerlo fanno sì che il cibo contenga meno calcio di
quanto potrebbe. E il terzo è la volontaria immissione sul mercato di alimenti
arricchiti di calcio da parte dell'industria alimentare.
Non è
probabile che nella maggior parte dei Paesi venga reso obbligatorio arricchire
certi alimenti. Sembra invece fattibile rivedere gli standard attuali riguardo
alla composizione degli alimenti, anche se potrebbe essere difficile. Per
esempio, potremmo rivedere gli standard del latte. (Si potrebbe pensare che il
latte sia già "standardizzato", ma in effetti la maggior parte delle
nazioni e persino le regioni all'interno delle nazioni hanno norme che
definiscono il contenuto di grassi e di sostanze solide in qualunque prodotto
messo sul mercato come latte. Questo serve a proteggere dagli imbottigliatori
poco scrupolosi che potrebbero annacquare il prodotto.) Negli Stati Uniti, per
esempio, la California ha per il latte standard più alti della maggior parte
degli altri Stati. Ne consegue che il latte venduto in California contiene
anche il 20 di calcio in più del latte venduto in altre parti degli Stati
Uniti.
Un'altra
iniziativa utile sarebbe rivedere le disposizioni che regolano la presenza di
frammenti ossei nelle carni lavorate. Sempre più spesso la carne che mangiamo,
soprattutto al ristorante, nei punti di vendita del fast food, in aeroplano
ecc., è stata ampiamente trattata, per rimuovere ossi e altri elementi indesiderabili.
(In effetti quasi metà della carne che viene consumata negli Stati Uniti è "trattata"
a macchina.) Talvolta le attrezzature per disossare, tagliando il più vicino
possibile all'osso per ridurre gli scarti, lasciano minime particelle di osso
nella carne. Per controllare questo fenomeno, varie disposizioni governative
specificano la quantità e le dimensioni delle particelle di osso che possono ritrovarsi
nella carne. Queste norme sono difese a spada tratta da due categorie: i
macellai, il cui lavoro è messo in pericolo dalle macchine disossatrici, e i
sostenitori dei diritti dei consumatori, che interpretano la presenza di
frammenti d'osso, per quanto minima, come una prova dell'avidità degli industriali.
Le pressioni dei due gruppi hanno fatto alzare il costo dei prodotti carnei
lavorati, perché hanno portato il livello accettabile di frammenti d'osso a
quantità microscopiche. Secondo noi, forse hanno anche reso il prodotto meno
nutriente, perché le ossa, come abbiamo visto, possono essere una fonte
eccellente di calcio.
Un
terzo approccio potrebbe rappresentare un'occasione d'oro, sia per il
consumatore che per l'industria alimentare. Ci riferiamo all'aggiunta
volontaria di un adeguato quantitativo di calcio a vari alimenti. Riteniamo che
l'industria alimentare possa considerare questa proposta come un'occasione per
aprire nuovi mercati, e confidiamo di vedere presto una proliferazione di alimenti
arricchiti di calcio sugli scaffali dei supermercati. Alcuni prodotti ai quali
è stato aggiunto calcio sono attualmente reclamizzati negli Stati Uniti in
modo aggressivo, facendo leva proprio sul loro contenuto di calcio, da poco
aumentato.
Citiamo
alcuni prodotti arricchiti solo per darvi un'idea sia della varietà dei modi in
cui si può procedere al riguardo, sia dell'ingegnosità dei produttori
alimentari.
Negli Stati Uniti, alcuni produttori di farina aggiungono
piccole quantità di solfato di calcio alle loro farine multiuso. Recentemente,
uno dei maggiori produttori di pane ha aggiunto al suo pane bianco tanto calcio
(sotto forma di solfato di calcio) da far sì che una fetta ne contenga quanto
un bicchiere di latte, cioè da tre a cinque volte di più di una fetta di pane
normale, succhi di frutta e bibite a base di frutta si prestano egregiamente a
essere arricchiti di calcio. Succhi di arancia, pompelmo e mela possono ormai
essere acquistati in forma "arricchita" negli Stati Uniti e in molti
Paesi europei. In generale, i produttori alimentari hanno aggiunto abbastanza
calcio da far sì che una porzione di succo o nettare contenga tanto calcio
quanto una porzione di latte.
Le fonti di calcio che i
produttori potrebbero usare sono simili ma non uguali, a quelle degli
integratori. Uno dei più vecchi additivi è il carbonato di calcio. E quello che gli inglesi usavano nella Seconda
guerra mondiale per arricchire la farina di frumento.
Un'altra buona fonte
"multiuso" è il
latte magro in polvere. È un
ottimo additivo per il pane, perché ne migliora la consistenza e ne
arricchisce il valore nutrizionale in vari modi. Il latte magro in polvere
costa più del carbonato di calcio e per questo viene usato meno spesso, ma oltre
al calcio fornisce anche altre sostanze nutritive, quindi è ancora un buon affare. Inoltre,
mettere a buon uso una parte dell'eccedenza mondiale di latte sarebbe utile
all'economia internazionale.
Un'altra buona fonte di
calcio come additivo alimentare è il siero di latte. Il siero è un liquido ricco di vitamine e di minerali ed è un sottoprodotto della
lavorazione di certi tipi di formaggio.
La farina ossea sarebbe
un'altra buona fonte naturale di calcio da arricchimento. Piccole quantità di
farina ossea pura, aggiunte a salsicce, carni in scatola, wurstel, spezzatini, sughi per
spaghetti e prodotti analoghi aumenterebbero notevolmente il loro valore
nutrizionale. La farina ossea potrebbe fare per la carne quello che le lische
fanno per le sardine. Inoltre, l'assunzione di proteine fa salire il nostro
fabbisogno di calcio. Se continueremo ad essere, come pare, dei grandi mangiatori
di carne, sembra sensato fare in modo che almeno parte della carne che mangiamo
ci fornisca un po' di calcio.
Il minerale della farina
ossea è, come abbiamo visto, il fosfato
di calcio. Al suo posto si potrebbe benissimo usare un fosfato di calcio
chimicamente puro, e in effetti alcuni produttori alimentari adoperano il
fosfato di calcio, oltre ai concentrati di siero. Si potrebbero usare anche
altri composti del calcio. La chimica degli alimenti è un settore complicato.
Tuttavia, dovrebbe essere chiaro che sono stati usati, e possono essere usati,
molti diversi composti del calcio. Visto il crescente interesse per una maggiore
assunzione di questo elemento, è possibile che ne vedremo usati altri composti
anche nei prodotti alimentari.
L'arricchimento
degli alimenti solleva lo stesso problema di direttive generali suscitato dalla
dose consigliata per varie sostanze nutritive. Proprio come non tutti hanno
bisogno della dose consigliata, ma alcuni sì, così non tutti avranno bisogno
del calcio in più presente in un alimento o bevanda arricchiti. Alcuni, e
forse molti, ne avranno bisogno. Ma questo è vero per tutti gli additivi
alimentari. La gente che vive vicino al mare e mangia molto pesce non ha
bisogno di aggiungere iodio al sale. La maggioranza degli uomini non ha bisogno
del ferro in più nel pane bianco. Allo stesso modo, un ragazzo sotto i 20 anni
che beva due litri di latte al giorno non ha bisogno di un cereale da colazione
o di pane arricchiti di calcio. Questa è la ragione per cui la faccenda della
non nocività diventa importante ogni volta che consideriamo la possibilità di
aggiungere agli alimenti alcune sostanze nutritive essenziali. Lo scopo, a
livello di direttive generali, è di definire standard che giovino alla
maggioranza delle persone, senza esporre altri a rischi inaccettabili. Non è un
compito facile. Il ferro in più non fa male agli uomini che mangiano pane
bianco e lo iodio in più non è dannoso per chi abita vicino al mare. Dobbiamo
essere sicuri che il calcio in più non sia dannoso a chi non ne ha bisogno.
Per questa ragione, noi preferiremmo quantità relativamente minori in un gran
numero di alimenti, invece di quantità maggiori in pochi alimenti. Se alcuni
alimenti vengono arricchiti a livelli molto alti, è possibile assumere un
eccesso di calcio alimentare, proprio come è possibile se si usano gli
integratori. Un cereale da colazione che fornisca 1000 milligrammi di calcio in
una singola porzione potrebbe confermare il detto: «l'assai basta e il troppo
guasta».
Optare
per bassi livelli di arricchimento in un gran numero di alimenti presenta un
altro vantaggio, vale a dire che in questo modo è più probabile che assumiamo
le altre sostanze nutritive di cui abbiamo bisogno per l'utilizzo del calcio e
la salute delle ossa. Una alimentazione variata è ancora alla base di una buona
nutrizione.
Noi
consideriamo nel complesso molto favorevolmente questa aggiunta di calcio, in
particolare se fatta volontariamente, alimento per alimento, marca per marca.
Chi non ha bisogno di calcio in più non è obbligato a prenderlo se non vuole.
Ed è probabile che questo approccio faccia aumentare l'assunzione media di
calcio più velocemente di qualunque modifica imposta dall'alto.
Le donne con ossa sottili,
pelle chiara, occhi azzurri, capelli biondi e una vita sedentaria rischiano di
ammalarsi di osteoporosi più delle donne che hanno le ossa grosse, sono
sovrappeso o
lavorano molto. Non c'è un'unica causa per tutti i casi di osteoporosi. In
generale ne è responsabile un insieme di cause e persone diverse hanno un
insieme di cause diverse. Si sa che vi concorrono molti fattori: un'assunzione
inadeguata di calcio, perdita di ormoni femminili in menopausa, insufficiente
attività fisica, abuso di alcol, fumo ed ereditarietà. Probabilmente ci sono altri fattori ancora
sconosciuti.
Rischiate di ammalarvi di
osteoporosi? Certi tratti, o caratteristiche, o fattori legati al modo di
vivere - quelli che noi chiamiamo fattori di rischio - ci permettono di dire: «È probabile che a questa
categoria di donne venga l'osteoporosi, e a quella no». Ma per quanto siamo in
grado di descrivere alcune categorie per le quali le probabilità sono alte o scarse, per quel che riguarda i
singoli individui non si possono fare previsioni sicure. Alcune donne che
sembrano appartenere alla categoria a basso rischio avranno fratture
osteoporotiche e altre che sembrano essere ad alto rischio non le avranno. Ma
saranno eccezioni. Tuttavia, anche se la nostra capacità di fare previsioni è
limitata, è sempre utile sapere quali sono i vostri fattori di rischio.
C'è qualcos'altro che dovete
sapere sui fattori di rischio: per la maggior parte di questi fattori, non c'è
un livello di assoluta sicurezza. Più aumenta l'esposizione, più aumenta il
rischio. A bassi livelli di esposizione il rischio può essere così ridotto che
uno se ne può tranquillamente dimenticare. Praticamente qualunque cosa facciamo
nella vita comporta qualche rischio. E non intendiamo spaventarvi. Piuttosto,
vogliamo dirvi quali fatto non possono far aumentare o diminuire il vostro
rischio di ammalarvi di osteoporosi, in modo che possiate tenere la situazione
sotto controllo e modificare quei fattori che potrebbero accrescere le
probabilità.
Esistono fattori di rischio
dovuti all'ereditarietà e alla costituzione fisica, allo stile di vita, e altri di tipo medico.
Ciascun di questi fattori ha un rapporto più o meno stretto - gli scienziati
ritengono che sia un rapporto di causa ed effetto con l' osteoporosi.
Prima di tutto, i fattori
ereditari o costituzionali. Donne con parenti più anziane, per parte di padre o
di madre, che hanno avuto fratture osteoporotiche possono aver ereditato alcune
delle caratteristiche che hanno portato le loro parenti ad ammala - di
osteoporosi. Ovviamente, questo non significa che qualcun avrà di sicuro l'osteoporosi. Ma se
raggruppassimo tutte le donne con parenti anziane che hanno avuto
l'osteoporosi e tutte quelle con parenti anziane senza osteoporosi, e seguissimo
entrambi i gruppi per trenta o quarant'anni, ci sarebbero più casi di
osteoporosi nel primo gruppo che nel secondo. Finora nessuno sa dire con
precisione quanti casi in più ci sarebbero.
In modo analogo, le donne
piccole, che non hanno mai pesato più di 58-59 chilogrammi, che sono sottili,
con la pelle chiara hanno i capelli biondi o gli occhi azzurri, o scarsa
peluria, sembrano essere più a rischio, per esempio, delle donne di razza bianca
più grosse e scure. Non sorprende, perciò, che le donne decisamente sovrappeso
rischino meno di ammalarsi di osteoporosi In effetti, il rischio per loro è circa
un terzo di quello della donna "tipo". (Questa è probabilmente la prima volta
che sentite dire qualcosa di positivo sull'essere sovrappeso.) Dopo la menopausa,
le donne continuano a produrre piccoli quantitativi di ormoni femminili;
alcuni ricercatori suggeriscono che le donne più pesanti rischiano meno l' osteoporosi perché dopo la
menopausa producono più ormoni femminili delle donne magre. Altri ricercatori
fanno notare che le donne pesanti hanno più muscoli che grasso e altri ancora
tirano in ballo la fatica di portarsi addosso tutti quei chili in più. Nessuno
sa con certezza le ragioni vere. Alcuni ricercatori australiani hanno
scoperto da poco un gene che sembra influisca sulla quantità di tessuto osseo. È un gene
strettamente legato al modo in cui la vitamina D agisce nel nostro organismo e
viene trasmesso in modo molto simile a quello con cui si trasmette il gene
responsabile del colore degli occhi. Si presenta in due tipi e se ne eredita
uno da ciascun genitore. A parità di condizioni, se si eredita il tipo
dell'osso pesante da entrambi i genitori, si avranno ossa più pesanti che se lo
si eredita da un genitore solo.
Ma la
cosa importante riguardo a questo gene è che il singolo individuo ha ancora
modo di esercitare un controllo su quello che gli succede. La natura e la
nutrizione non sono entità prive di collegamento. Un'alimentazione ricca di
calcio può compensare il fatto di non avere il gene che favorisce le ossa
pesanti.
La
gravidanza e l'allattamento sono due fattori costituzionali che influiscono
sulle probabilità di avere l' osteoporosi. Alcuni ritengono che la gravidanza
aumenti il rischio dell'osteoporosi. Eppure, più figli hanno, le donne, in
Europa e in Nord America, e meno rischiano di avere fratture da osteoporosi.
Parecchie ricerche l'hanno evidenziato in modo inequivocabile. Sembra che si
possa dire altrettanto delle donne che allattano, sebbene in questo caso le
prove siano meno stringenti. La protezione non è granché, ma certo esiste .
Ci sono
poi i fattori legati al modo di vivere. Il più importante è l'attività fisica -
esercizio o lavoro - intessuta nella nostra vita quotidiana. Più ne facciamo,
meglio è. Per le donne inattive il rischio è decisamente maggiore che per
quelle che fanno grosse fatiche fisiche. C'è stato un tempo in cui non era
considerato appropriato non solo che una donna facesse sport, ma che compisse
qualsiasi fatica fisica. Le donne che potevano permetterselo assumevano altri
per fare i lavori manuali e perciò, in un certo senso, avere l'osteoporosi era
una cosa da signora . Si sa da molti anni che questa malattia è legata a una
situazione di benessere.
La
dieta è un altro fattore legato al modo di vivere. Come abbiamo già visto, una
dieta povera di calcio è insufficiente a soddisfare il fabbisogno giornaliero,
e diete ricche di proteine o di sale lo fanno ulteriormente aumentare. Se
sapete che la vostra assunzione di calcio è bassa, o che l'assunzione di proteine o di sale
è alta, o entrambe, dovreste anche sapere che siete maggiormente a rischio.
Anche il fumo, l'alcol e la
caffeina sono decisamente fattori di rischio per l'osteoporosi. Fumare
sigarette aumenta di circa il 50 il rischio di un'osteoporosi che provochi
fratture. La densità delle ossa delle donne che fumano è minore di quella
delle donne che non fumano e la menopausa si manifesta uno o due anni prima
nelle donne che fumano. Si sospetta anche che nelle fumatrici l'estrogeno si
scinda più rapidamente che nelle non fumatrici, cosicché in genere le prime
tendono ad avere livelli di estrogeno più bassi. Il fumo è stato chiamato in
causa in una lunga serie di problemi di salute: peggioramento delle allergie,
lesioni dovute a bruciature, bronchiti croniche, enfisema, ipertensione,
malattie cardiovascolari, ictus, ulcera peptica, aborto, nascite premature,
minor peso alla nascita, feti nati morti, cancro (del polmone, esofago,
laringe, stomaco, intestino, vescica e seno) e così via. Il fumo presenta
talmente tanti pericoli e le conseguenze sono così gravi che nessuno che fumi
per anni può aspettarsi di farlo impunemente. Il fumo minaccia in modo
particolare la salute delle donne.
L'abuso di alcol è persino
peggio del fumo dal punto di vista della salute delle ossa. Nessuno sa con
precisione quanto peggio, perché gli alcolisti hanno molti problemi di salute
e l'osteoporosi di solito non è il maggiore. Eppure, le ricerche hanno evidenziato
che la massa ossea del tipico alcolista si riduce allivello che ci si
aspetterebbe in una persona dello stesso sesso con quaranta anni in più.
Elevati livelli ematici di alcol avvelenano le cellule viventi di molti dei
nostri tessuti, di sicuro quelli del fegato e del cervello e, come si è visto,
anche del tessuto osseo. Esiste una linea di demarcazione molto sottile fra
un'assunzione accettabile di alcol e un abuso. Per quel che ne sappiamo, bere
in modo moderato non danneggia lo scheletro. Ma più di tre dosi di
superalcolici al giorno è probabilmente troppo, dal punto di vista dello stato
di salute delle ossa. Probabilmente ci sono molte donne di mezza età che di
nascosto bevono troppi alcolici. Soltanto voi potete sapere se questo fattore
di rischio esiste anche per voi. Se sì, non può essere neutralizzato da una maggiore assunzione di
calcio. Dovete ridurre l'assunzione di alcol, o eliminarlo del tutto.
La caffeina, assunta sotto
forma di caffè, tè, o bevande a base di cola, porta a un aumento della perdita
di calcio attraverso i reni e l'intestino. L'effetto, tuttavia, è limitato, e
se non prendete più di due o tre caffè al giorno, la perdita di calcio può venire
compensata con poche sorsate di latte. Ma se bevete molto caffè - da dieci a
venti tazze al giorno - l'assunzione di caffeina può essere un grosso fattore
di rischio.
Tabella 5 - Fonti principali di caffeina (mg per porzione) |
|
Caffè fresco |
100-200 |
Caffè solubile |
50-75 |
Tè fresco |
30-70 |
Tè solubile |
30-40 |
Coca cola |
35-50 |
Ci sono altre, meno
cospicue, fonti alimentari di caffeina o di sostanze simili alla caffeina, come
il cioccolato. Ma anche prese tutte insieme, è improbabile che contribuiscano
ad apportare più caffeina di quella contenuta in un'unica tazza di caffè. Come
abbiamo già detto, non esiste un numero magico di milligrammi dal quale far
cominciare il fattore rischio. Immaginatelo come un processo continuo.
Infine, i fattori di natura
medica. Il più importante è l'uso di ormoni steroidei, chiamati
"glucorticoidi", "corticosteroidi", o semplicemente
"steroidi". Questi farmaci a volte vengono utilizzati come estremo
rimedio nella cura di alcune malattie dei polmoni o dei tessuti connettivi e
possono dare un certo sollievo, ma avere spesso anche gravi effetti collaterali.
Questi farmaci, nelle dosi necessarie per produrre l'effetto desiderato, provocano
la distruzione di molti tessuti organici - pelle, muscoli e ossa. Nei pazienti
che vengono trattati a lungo con corticosteroidi, le probabilità di avere una
frattura osteoporotica sono circa dieci volte superiori alla media. La medicina
al momento può fare ben poco per ridurre questo rischio, sebbene si stia cercando
sia di trovare cure meno nocive per le malattie in cui vengono impiegati
questi farmaci, sia di proteggere le ossa quando gli steroidi devono
assolutamente essere usati.
Anche
la terapia con ormone tiroide o per l'insufficienza tiroidea si accompagna a
un maggior rischio di osteoporosi. L'ormone tiroide o è estremamente
importante e dovrebbe certamente essere usato per pazienti che hanno una reale
insufficienza tiroidea. Ma è importante che i medici individuino la dose corretta,
perché troppo ormone tiroide o sembra aumentare il rischio dell'osteoporosi. Lo
stesso vale per l'ipertiroidismo, dove è la tiroide stessa del paziente a
funzionare in modo eccessivo.
Si sa
che anche gli individui a cui è stato asportato lo stomaco - di solito per via
di un'ulcera - sono maggiormente a rischio nei confronti dell'osteoporosi. Lo
si è attribuito a problemi di assorbimento del calcio e della vitamina D.
Tuttavia, di recente è stata avanzata un'altra spiegazione, che riguarda un
numero molto maggiore di pazienti. Gli antiacidi a base di alluminio sono da
lungo tempo largamente usati nel trattamento dell'iperacidità gastrica,
cattiva digestione, "bruciore di stomaco" e ulcere peptiche.
Sfortunatamente, uno degli effetti di questo tipo di antiacido è un aumento
dell'escrezione di calcio con l'urina. (Questo succede perché l'alluminio
presente nell'antiacido si lega con il fosforo presente nell'intestino e perciò
impedisce il suo assorbimento. Spesso questo provoca un abbassamento del
livello del fosforo nei liquidi organici. Quando i livelli di fosforo nel
liquido extracellulare sono alti, l'escrezione di calcio nell'urina
diminuisce, e quando i livelli di fosforo diminuiscono nel liquido
extracellulare, il calcio nelle urine aumenta.)
Solo da
poco abbiamo scoperto l'effetto negativo che hanno sul calcio gli antiacidi
contenenti alluminio. Ciò ci aiuta a spiegare il problema dell' osteoporosi in
persone che hanno avuto una resezione gastrica, perché, di solito, si asporta
lo stomaco solo dopo anni di inutile terapia antiacidità. Così, prima che lo
stomaco venga asportato, possono esserci stati anni di perdita inavvertita di
calcio nelle urine e di conseguenti danni al tessuto osseo. Bisogna che la
gente sia consapevole dell'esistenza di questo problema, perché anche senza
una gastrectomia l'uso prolungato di antiacidi contenenti alluminio può
provocare danni irreversibili al tessuto osseo.
Questi
problemi non sono però inevitabili. Per neutralizzare l'effetto degli
antiacidi, basta aumentare l'assunzione di calcio.
Un modo
per farlo - prendendo due piccioni con una fava - è usare il latte come antiacido.
Prima di tutto fornisce il calcio necessario e, secondariamente, funziona da
antiacido. Oppure si può usare un'acqua minerale ricca di bicarbonato di
calcio. Funziona da antiacido e fornisce anche calcio. Come si vede esistono
diverse possibilità.
Un
altro esempio di come la cura di certe malattie possa influire sul rischio
dell'osteoporosi è il trattamento dei pazienti con calcoli renali. Come abbiamo
spiegato in precedenza, i calcoli renali possono formarsi per parecchie
ragioni. Qualunque ne sia la causa, la maggioranza dei casi di calcoli contiene
calcio. Di solito i medici raccomandano ai pazienti con calcoli renali una
dieta povera di calcio, anche se il calcio alimentare è un fattore
significativo solo in una piccola parte dei casi di calcoli renali. In
passato, si credeva che gli adulti non avessero molto bisogno di calcio, perciò
i medici ritenevano che diminuirne l'assunzione nelle persone con i calcoli
non potesse far male, anzi potesse giovare. Oggi sappiamo che il calcio è
importante per gli adulti, specialmente per le donne. È stato
dimostrato che pazienti con calcoli renali hanno una massa ossea già ridotta e
quelli che seguono una dieta povera di calcio hanno ancora meno tessuto osseo.
Bisogna che i medici siano molto cauti nel prescrivere a una donna una dieta
povera di calcio. Devono essere sicuri che l'assunzione di calcio sia davvero
parte in causa.
Infine,
c'è un'altra malattia che segnala una modifica del rischio di osteoporosi. È una
forma di artrite che normalmente si manifesta in vecchiaia e viene spesso
definita "osteoartrite ipertrofica". Una delle sue manifestazioni è
la presenza di piccoli noduli duri ai lati delle ultime falangi delle dita.
Curiosamente, solo raramente le persone che hanno questo problema sembrano
manifestare segni di osteoporosi. Perciò, se avete questo tipo di artrite, o
se è comune fra le vostre parenti anziane, è probabile che per voi il rischio
dell'osteoporosi sia inferiore alla media.
Alcuni
fattori di rischio sono indubbiamente più seri di altri.
Un
abuso prolungato di alcol o un trattamento protratto con glucorticoidi per via
parenterale quasi certamente provocano un danno al tessuto osseo.
Tabella
6 - I fattori di rischio per l'osteoporosi |
|
RISCHIO MAGGIORE |
RISCHIO
MINORE |
fattori ereditari o costituzionali |
|
Osteoporosi
in famiglia |
Obesità |
Proporzioni
minute, carnagione chiara, occhi azzurri |
Molti
figli |
Pochi
o nessun figlio |
|
modo di vivere |
|
Bassa
assunzione di calcio |
Adeguata
assunzione di calcio |
Inattività |
Lavoro
fisico intenso, esercizio
fisico regolare |
Abuso
di alcol |
|
Fumo |
|
Elevata
assunzione di proteine |
|
Elevata
assunzione di sodio |
|
Elevata
assunzione di caffeina |
|
fattori legati alla salute |
|
Trattamento
con corticosteroidi |
Osteoartrite
ipertrofica |
Eccessivo
ormone tiroideo |
Terapia
sostitutiva di estrogeno |
Uso
di antiacidi contenenti alluminio |
|
Gastrectomia |
|
Ridotta
mobilità |
|
Limitazione
del calcio per calcoli renali |
|
Menopausa
precoce |
|
È utile pensare ai fattori
di rischio come a un'addizione. Per esempio, una bassa assunzione di calcio
alimentare, una ridotta attività fisica, il fumo, un elevato consumo di
caffeina e un elevato consumo di alcol spesso si verificano nella stessa
donna. E tutti insieme significano
guai seri. .. Ma tutte le voci di questa lista sono fattori dovuti al modo di
vivere, fattori che voi potete
modificare. In effetti, molti dei fattori di rischio associati all'osteoporosi
dipendono dalle abitudini personali e da scelte individuali. Non potete
cambiare alcuni fattori di rischio, come l'ereditarietà, ma sono proprio loro
che dovrebbero consigliarvi a prendere molto sul serio i fattori che voi potete
cambiare.
i metodi per misurare la massa ossea
Alcune tecniche diffuse da
poco consentono di misurare con notevole precisione la quantità di tessuto
osseo nello scheletro. Questo tipo di informazione può servire a capire se
correte il rischio di una frattura osteoporotica. Serve anche al vostro medico
per decidere che trattamento prescrivervi.
"Densitometria
ossea" o "assorbimetria" sono i termini che indicano le
tecniche per misurare la massa ossea di una persona. Tutte queste tecniche
utilizzano un tipo di radiazione elettromagnetica simile ai raggi X (tuttavia,
normalmente la quantità di esposizione alle radiazioni è molto minore che nelle
solite radiografie). Le varie apparecchiature per misurare la massa ossea si
basano sul fatto che il tessuto osseo e i tessuti molli assorbono quantità
diverse dell'energia emessa con questa radiazione. Il densitometro osseo fa
passare un sottile fascio di radiazioni attraverso il corpo con un
procedimento a riflessione e misura quanta energia passa attraverso il corpo e
quindi quanta ne viene assorbita dal tessuto osseo. Questo viene fatto punto
per punto e, in questo modo, gli strumenti possono utilizzare l'informazione
per riprodurre sullo schermo di un computer l'immagine della struttura ossea
mentre viene misurata.
Le apparecchiature
disponibili includono quelle che misurano la massa ossea dell'avambraccio, una
tecnica chiamata assorbimetria a singolo fotone (SPA). Altre misurano ossa
situate a maggiore profondità, come la colonna vertebrale e l'anca, e alcune
misurano lo scheletro nel suo insieme (quello che si chiama il minerale osseo
complessivo). Queste tecniche si chiamano assorbimetria a doppio fotone (DPA) e
assorbimetria a raggi X a energia duale (DEXA).
I
risultati delle misurazioni della massa ossea possono essere lette o come
contenuto minerale dell'osso (BMC), cioè la quantità di minerale presente in
un osso, o come densità minerale dell'osso (BMD), che misura quanto l'osso è
compatto o denso. Con i metodi DP A e DEXA, la BMD in realtà permette una valutazione
di "densità per area", che significa la quantità di minerale osseo,
misurando l'area unitaria dell'ombra dei raggi X proiettata dall'osso quando il
fascio di radiazioni "illumina" la parte.
I punti
standard in cui vengono prese le misure (colonna vertebrale, polso e anca)
corrispondono alle sedi di fratture da fragilità particolarmente associate
all'osteoporosi. La porzione lombare della spina dorsale viene utilizzata per
rappresentare complessivamente la colonna vertebrale o, più precisamente, le
porzioni cilindriche delle vertebre chiamate corpi vertebrali. Sono i corpi
vertebrali a essere coinvolti nelle fratture a cuneo o da schiacciamento della
colonna vertebrale. L'anca, ovviamente, è il punto dove si verificano in genere
le fratture del femore. Infine, è il radio a essere coinvolto nella tipica frattura
del polso (spesso chiamata "frattura di Colles").
Il
metodo chiamato' 'tomografia quantitativa computerizzata" può essere
usato anche per misurare la densità delle ossa nelle porzioni centrali dei
corpi vertebrali. Questo metodo comporta una quantità di radiazioni molto
maggiore che con il DEXA (o con il DPA).
Anche i
normali raggi X a volte danno qualche indicazione di ridotta massa ossea.
Tuttavia, non sono un modo molto affidabile per scoprire una perdita, in
quanto non sono sensibili a piccole quantità di perdita e di solito non
evidenziano notevoli differenze finché circa un terzo dello scheletro non è
andato perduto. Inoltre, i normali raggi X, particolarmente sulle parti più
spesse del corpo come la colonna vertebrale o l'anca, liberano dosi di
radiazioni molto maggiori di quelle emesse dalla densitometri a ossea con il
metodo DPA o DEXA.
Prima
che la densitometria diventasse ampiamente disponibile, erano stati scoperti
altri metodi (come l'assorbimetria radiografica) per ricavare dei dati
quantitativi sulla massa ossea da radiografie più o meno normali delle mani e
dell'avambraccio. Questi metodi sono relativamente a bassa tecnologia ed economici,
ma permettono informazioni utili, e si possono ancora trovare in uso. Un'altra
tecnica, un procedimento chiamato "radìogrammetrìa", misura lo
spessore delle ossa lunghe dell'avambraccio o dei metacarpi (le ossa lunghe
della mano che collegano le dita al polso), e permette di calcolare sia il
contenuto minerale delle ossa che la densità del minerale osseo. Questa tecnica
è abbastanza sensibile da scoprire modifiche avvenute nell'arco di cinque
anni. Poiché le radiografie riguardano mani e avambracci, è possibile evitare
radiazioni sulla parte centrale del corpo.
I
risultati delle misurazioni della massa ossea sono spesso messi in relazione
con misurazioni analoghe fornite da un gruppo di confronto. Di solito il gruppo
è composto da donne sane in età pre-menopausale, talvolta chiamate
"giovani normali" (a volte è stato usato un gruppo di confronto di
donne sane della stessa fascia di età della paziente; in questi casi si parla
di "normali assortite per età". In entrambi i casi il confronto è
comunemente fatto per grado percentile). Un valore di BMD della spina dorsale
pari all'85° percentile è uguale o superiore nell'85 delle donne sane pre-menopausali
e inferiore solo nel 15. Un valore di TBBM pari al 100 percentile è
tale o maggiore solo nel 10 delle donne sane in premenopausa. In genere
l'interpretazione dei dati è che più alto è il valore, più bassa la probabilità
di una frattura. Sebbene abbia senso prendere le misure nei punti che sono
sedi probabili di fratture, la misurazione accurata di un unico punto (per
esempio il medio-radio con BMD) sembra riuscire a prevedere la possibilità di
una frattura nella maggior parte dei punti.
Che
cosa ci dice la misurazione della massa ossea? Ci dice quanto tessuto osseo
abbiamo nelle varie porzioni dello scheletro. Come abbiamo già visto, la
robustezza di un osso dipende in parte dalla sua densità, cioè da quanto
tessuto osseo è presente. Questa, a sua volta, è una misura del rischio di
frattura. In generale, il rischio di frattura in una persona raddoppia per
ogni calo nella massa ossea di circa il 15 . Perciò una persona con una massa
ossea dell'85 rispetto a quella di un'altra persona avrà il doppio del rischio
di frattura, e una terza persona con un valore del 30 in meno avrà quattro volte il rischio di
frattura, e così via.
Cercate di visualizzare per
un momento il rapporto tra ictus e ipertensione. Un individuo può avere
l'ipertensione per anni. Poi improvvisamente un giorno si verifica un incidente
cerebrovascolare, un ictus causato dal danno provocato alle arterie del
cervello da anni di alta pressione sanguigna. La misura della pressione
sanguigna prima che questo accada è quindi molto utile per allertare sia il
paziente sia il medico su una situazione potenzialmente pericolosa, prima che
produca gravi danni.
La massa ossea e le fratture
osteoporotiche sono in fondo la stessa cosa. Una ridotta massa ossea è una
delle cause della fragilità che provoca la frattura, come la pressione alta è di
solito inavvertita finché si verifica l'ictus. La misurazione della massa
ossea significa per l'osteoporosi quello che misurare la pressione significa
per un ictus (o per le altre conseguenze dell'ipertensione).
Sfortunatamente,
diversamente dalla pressione sanguigna, che risponde molto rapidamente alle
cure, la massa ossea si modifica solo molto lentamente. Così, nella
maggioranza dei casi, ripetere le misurazioni della massa ossea non sarà molto
indicativo, almeno per un anno o due dopo l'inizio della cura. Questo perché,
anche se le misure della massa ossea sono ormai molto precise e accurate, i
suoi valori hanno ancora un margine di incertezza dell'1-2. La massa ossea in
un anno si modifica solo raramente più di così. Questa è la ragione per cui,
nella maggior parte dei casi in cura, non ci sono valide ragioni per misurare
la massa ossea più spesso che ogni anno o due.
Assumere o no estrogeni dopo
la menopausa è una scelta personale, che però si può basare su fatti precisi ed
esigenze individuali, oltre che sulle proprie preferenze. La terapia
sostitutiva di estrogeni (ERT) controlla i sintomi della menopausa e riduce le
probabilità sia di fratture osteoporotiche sia di malattie cardiovascolari.
Tuttavia, questa terapia aumenta il rischio di malattie alla cistifellea e di
cancro all'utero, provoca il protrarsi delle mestruazioni e richiede un
controllo medico.
Nel corso di conferenze
sull'osteoporosi, persino quando l'argomento è il calcio, qualcuno tra il pubblico
ci chiede sempre: «Dovrei prendere degli estrogeni?» È una domanda importante
e ovviamente moltissime donne vorrebbero una risposta.
Probabilmente già la parola
"dovrei" ci fa partire con il piede sbagliato. Nessuna donna
dovrebbe pensare che c'è un'unica risposta valida per tutte, o che sia
obbligata a fare una cosa invece di un'altra. Ci sono talmente tanti pro e
contro che la scelta deve essere assolutamente personale. Alcuni aspetti della
terapia sostitutiva di estrogeni (ERT) possono essere importanti per una donna
e del tutto insignificanti per un'altra. E così una risposta positiva andrà
bene per la prima donna, ma non per la seconda. Soltanto voi potete scegliere
se fare questa terapia. Quello che noi faremo in questo capitolo è elencarvi i
principali vantaggi e svantaggi dell'ERT, e spiegarveli. A quel punto la vostra
scelta potrà basarsi su conoscenze più approfondite.
Vantaggi
● La terapia
sostitutiva di estrogeni, iniziata al momento della menopausa e continuata per
almeno 5-10 anni, riduce il rischio di fratture osteoporotiche almeno del
40-50, forse più.
● Riduce il
rischio di malattie cardiovascolari almeno del 50 .
● Riduce o
elimina le vampate di calore.
● Impedisce
l'atrofia (secchezza e irritazione) dei tessuti vulvari e vaginali.
● Previene
altri disturbi della menopausa comuni a molte donne, come nervosismo e
irritabilità.
Svantaggi
● Provoca di
solito il protrarsi delle mestruazioni (sebbene non prolunghi la fertilità).
● Richiede un
controllo medico e rientra in quella che alcuni definiscono la
"medicalizzazione" della menopausa, volendo significare che un
periodo normale della vita di ogni donna viene trattato come se fosse una
malattia.
● Aumenta il
rischio di cancro al rivestimento dell'utero. Gli esperti non sono d'accordo
sull'entità, ma probabilmente come minimo raddoppia il rischio.
● Aumenta il
rischio di malattie alla cistifellea almeno del 50 .
● Può
aumentare molto leggermente il rischio di cancro al seno. La misura
dell'aumento, se anche c'è, è ignota. Probabilmente non più del 20.
● Se avete
ancora l'utero, la maggior parte dei medici vi prescriverà dei composti a base
di progesterone insieme agli estrogeni (estroprogestinici). Questo trattamento
elimina completamente il rischio di cancro all'utero ma presenta alcuni
svantaggi. Per alcune donne contribuisce alla sindrome premestruale (PMS) e i
progestinici prescritti più di frequente contrastano alcuni effetti benefici
dell'ERT per quanto riguarda le malattie
cardiovascolari. Perciò quel che una donna guadagna in termini di protezione
dal cancro può perderlo abbondantemente in termini di rischio di un attacco di
cuore.
Tabella
7 - Rischio relativo dell'ERT senza progestinici |
||
malattia |
rischio relativo |
cambiamento nella mortalità su 100.000 donne |
Fratture osteoporotiche |
0,4 |
-563 |
Malattie della cistifellea |
1,5 |
+2 |
Cancro all'utero |
2,0 |
+63 |
Cancro al seno |
1,1 |
+187 |
Malattie cardiovascolari |
0,5 |
-5250 |
|
|
|
Differenza netta |
|
-5561 |
Questi sono i fatti. Ma
conoscerli può creare a volte tanta confusione quanto non conoscerli. È
difficile prenderli tutti in considerazione ed essere sicuri di avere la
risposta giusta. Per esempio, come fare a paragonare il maggior rischio di
avere un cancro all'utero con il minor rischio di una malattia
cardiovascolare?
Noi possiamo aiutarvi a
valutare alcuni di questi "baratti", almeno i rischi e i benefici più
facilmente misurabili, esaminando con voi alcuni dati desunti dai migliori
studi scientifici pubblicati finora in questo campo. I dati riportati nella tabella 7 danno un'idea di quante
morti sarebbero risparmiate e provocate dall'ERT in donne tra i 50 e i 75 anni.
Qui il "rischio
relativo" è un approccio quantitativo ai vantaggi e svantaggi dell'ERTo
Un rischio relativo di 1,0 significa
che l'ERT non modifica il vostro rischio di soccombere alla malattia in
questione. Un rischio relativo di 0,5 significa che l'ERT dimezza il rischio.
Un rischio di 2,0 significa che il rischio raddoppia. Le cifre relative alla mortalità
sono espresse come morti su 100.000 donne.
(Questo perché fattori di rischio del genere sono validi solo quando si fa una
media su grandi numeri.) I numeri positivi (come + 187) rappresentano le morti
in più causate
dall'ERT, e
i numeri negativi (come - 563) rappresentano le morti evitate.
Per quanto riguarda l'
osteoporosi, si può presumere che l'ERT salvi la vita a 563 donne su 100.000, donne che altrimenti morirebbero
per via delle complicazioni successive a una frattura del femore causata
dall'osteoporosi. Ma a controbilanciare quel guadagno ci sarebbero 252 vite perdute a causa
complessivamente di malattie alla cistifellea, cancro al rivestimento
dell'utero e cancro al seno. In ciascun esempio le previsioni prendono in
considerazione il rischio naturale che una donna avrebbe di morire di quella
malattia se non si sottoponesse alla terapia sostitutiva di estrogeni. Questa è
in parte la ragione per cui l'aumento del 10 nel rischio di cancro al
seno (rischio relativo di 1,1) si
presume che produca più morti che un aumento del 100 del rischio di cancro
all'utero (rischio relativo del 2,0). (In effetti, non si sa se l'ERT aumenti il rischio
di un cancro al seno, ma la maggior parte degli esperti, facendo questo tipo
di valutazione, mette in conto un piccolo aumento del genere proprio per essere
sicuri di sbagliare, se mai, sul versante della sicurezza.) Si presume che il
cancro al seno possa causare un maggior numero di morti sia perché, tanto per
cominciare, è più diffuso, sia perché non è facile da curare come il cancro
all'utero. Tuttavia, considerati complessivamente, i vantaggi derivati dalla
prevenzione dell'osteoporosi superano ancora le perdite dovute al cancro.
Ma più sorprendente di tutte
queste differenze è l'effetto dell'ERT sui decessi dovuti ad attacchi di
cuore, che fa scomparire tutti gli altri effetti. Abbastanza stranamente, la
maggioranza dei medici non parla di questo vantaggio alle pazienti in menopausa.
Diciamo "stranamente" perché non c'è nessun mistero riguardo a questa
protezione nei confronti delle malattie cardiache. Lo sappiamo da anni. Quante
volte avete sentito dire che una donna di 30 o 40 anni è morta per un infarto?
Quasi mai. Questa è una cosa che capita agli uomini. Anche le donne hanno
attacchi di cuore, certamente, ma molto raramente prima della menopausa, per la
semplice ragione che gli ormoni femminili fanno sì che il colesterolo e i
grassi nel sangue siano "sistemati" in quello che è stato definito un
modello "sicuro". Gli ormoni maschili (e la mancanza di ormoni
femminili) rovesciano quel modello e lo rendono "insicuro". Così le
donne sono relativamente protette da problemi di aterosclerosi e malattie
cardiovascolari, e la protezione dura finché l'organismo ha una
riserva di ormoni femminili. (E non fa nessuna differenza se quegli ormoni
provengono dalle ovaie della donna o dalla terapia sostitutiva.)
Ma c'è
qualcos'altro. La tabella 7 presenta i dati per l'ERT senza
i progestinici, che la maggior parte dei medici ormai prescrive per impedire
il cancro all'utero. La tabella 8 ricalcola
i rischi preventivati per l'ERT, tenendo conto questa volta dei progestinici,
i quali proteggono dal cancro all'utero, e abbiamo supposto che proteggano
anche dal piccolo aumento nel rischio previsto per il cancro al seno. Notate
che il rischio relativo per il cancro sia all'utero che al seno diminuisce a
1,0. Ma abbiamo anche dovuto prendere in considerazione una diminuzione di alcuni
dei vantaggi dell'estrogeno per quanto riguarda le malattie cardiovascolari;
per essere prudenti, abbiamo mantenuto la maggior parte della protezione
dell'ERT, lasciando che il rischio relativo di una malattia cardiovascolare si
alzi di poco, dallo 0,5 allo 0,6 (in effetti, può crescere più di così). Anche
con queste cifre prudenti, guardate cosa succede in termini di decessi complessivi.
Confrontate
le cifre della tabella 8 con
quelle precedenti. Molte vite vengono ancora salvate, ma non tante come prima.
Sì, con i progestinici abbiamo impedito che aumentassero le morti per cancro e
abbiamo tirato un respiro di sollievo per questo risultato. Ma abbiamo perso
molto più di quello che abbiamo guadagnato per via della minore protezione nei
confronti delle malattie cardiache.
Tabella
7 - Rischio relativo dell'ERT con progestinici |
||
malattia |
rischio relativo |
cambiamento nella mortalità su 100.000
donne |
Fratture osteoporotiche |
0,4 |
-563 |
Malattie della cistifellea |
1,5 |
+2 |
Cancro all'utero |
1,0 |
0 |
Cancro al seno |
1,0 |
0 |
Malattie cardiovascolari |
0,6 |
-4200 |
|
|
|
Differenza netta |
|
-4761 |
Molte
scelte in medicina sono così. Si guadagna qualcosa, ma si perde qualcos'altro.
Non serve fingere che non succeda. E questi sono soltanto i problemi che si
possono quantificare. Questo tipo di calcolo non riesce a valutare il fastidio
di continuare ad avere le mestruazioni, e la relativa sindrome premestruale, i
controlli medici annuali e le periodiche biopsie uterine, la preoccupazione e
l'ansia che suscita l'improvvisa comparsa di sangue durante la terapia
sostitutiva e cose analoghe. Per alcune donne questi problemi associati alla
qualità della vita possono essere molto più importanti che per altre e così la
loro decisione può essere diversa.
C'è un
altro aspetto di cui non si parla spesso. Un numero sorprendentemente alto di
donne ha subito un'isterectomia prima di arrivare all'età della menopausa. Le
cifre cambiano a seconda della zona geografica, ma è comunque tra il 35 e il 45%,
più o meno due donne su cinque. Per loro, non c'è nessuna paura che venga il
cancro all'utero, visto che non ce l'hanno più. Eppure incontriamo spesso
donne che hanno avuto un'isterectomia ma sono ugualmente preoccupate e temono
di prendere estrogeni perché hanno sentito dire che provocano il cancro. Almeno
questo problema gli è stato risparmiato.
Ci sono
altri fatti, relativi alla terapia sostitutiva in donne che hanno subito
un'isterectomia, che devono essere chiariti. A queste donne molti medici
prescrivono la terapia sostitutiva in modo ciclico, proprio come farebbero con
una donna che avesse ancora l'utero. E spesso prescrivono anche i
progestinici. La ragione per cui lo fanno è che sperano che questo sistema sia
più' 'naturale" e abbia meno probabilità di provocare un cancro al seno.
Ma la realtà dei fatti ci dice che una terapia ormonale ciclica non è, in
fondo, più naturale di una terapia continuativa, e - per essere più precisi -
in primo luogo non c'è alcuna prova certa che l'ERT aumenti il rischio di
cancro al seno o che la ciclicità o l'aggiunta di un progestinico sia realmente
di aiuto, anche se potrebbe aumentare il rischio di cancro al seno. Così sia la
spesa in più che il fastidio di aggiungere un progestinico per una parte del
mese sono probabilmente del tutto inutili. Ancora più importante, aggiungere un
progestinico può fare più male che bene, perché annulla alcuni dei benefici che
la terapia
sostitutiva offre riguardo alle malattie cardiovascolari.
Può darsi che vi stiate
ancora chiedendo: «Che cosa dovrei fare?" Dovreste studiare i dati e
decidere la vostra linea di condotta. Noi vi abbiamo detto come stanno le cose
al momento. Ricordate che qualunque decisione prendiate non è per forza di cose
irrevocabile. Se decidete di cominciare la terapia al momento della menopausa,
potete sempre smetterla quando volete. A volte sentirete dire che se non si
continua per cinque-dieci anni non fa nessun bene. Queste sono sciocchezze.
Quello che vi stanno dicendo (o dovrebbero dirvi) quelle persone è che i
vantaggi che possono derivare da una terapia di breve durata possono essere
relativamente piccoli, così piccoli che una ricerca scientifica trova difficile
stabilirli con precisione. Ma questo non significa che il vantaggio non ci sia,
o che non valga la pena assicurarselo.
In modo analogo, non
lasciatevi persuadere a prendere una decisione affrettata. Se per un po' di
tempo non riuscite a decidervi, è certamente meglio che non facciate qualcosa
su cui poi finireste per arrovellarvi. Potete sempre cominciare l'ERT in un
altro momento e riceverne ancora dei benefici. Poiché la maggioranza della
perdita di tessuto osseo in post-menopausa si verifica nei primi cinque anni
dopo la scomparsa degli ormoni femminili, la terapia sostitutiva sarà più
efficace se fatta prima piuttosto che dopo. Ma vi farà comunque del bene, non
importa quando la cominciate.
Se vi è stato asportato
l'utero, l'insieme delle prove tende a suggerire l'assunzione quotidiana di
estrogeni, a basso dosaggio, senza progestinico fino all' età di 60 o 65 anni.
Se però avete ancora
l'utero, ci sono buoni argomenti pro e contro la decisione. A favore della
terapia è il guadagno netto sia in termini di vita che di qualità della stessa,
dopo aver messo sulla bilancia tutti gli effetti positivi e negativi dell'ERT.
A sfavore è la medicalizzazione della menopausa, la conversione di un evento
normale della vita in una malattia da tenere sotto continuo controllo medico.
Soltanto voi potete decidere che cosa conta di più per voi.
Fra l'altro, e per
considerare questo problema da un altro punto di vista, se fumate regolarmente
avete scelto di aumentare il rischio di tutta una serie di malattie
potenzialmente mortali a un livello molto superiore a quello rappresentato
dall'assunzione di estrogeni. Noi pensiamo che non bisognerebbe fumare, ma non è
questo il punto quando si affronta il problema. Piuttosto è per sottolineare il
fatto che questo tipo di scelte non viene sempre fatto a rìgor di
logica. Inoltre, vi può servire a farvi un'idea e a raggiungere una decisione
riguardo all'ERT se la considerate alla stessa stregua di altre scelte di vita.
Pensate a una donna che per tutta la sua vita da adulta è stata a dieta, ha
fumato molto e ha bevuto troppo alcol, ha fatto pochissimo lavoro manuale e
un'attività fisica molto limitata e ha avuto pochi o nessun figlio. Spesso si
può aggiungere a questi fattori un'alimentazione che fin dall'adolescenza ha
avuto un apporto insufficiente di calcio, e probabilmente anche di altre
sostanze nutritive. Sembra poco coerente che una persona di questo tipo rifiuti
di sottoporsi alla terapia sostitutiva al momento della menopausa perché è "innaturale".
Sembra discutibile l'onestà intellettuale di un atteggiamento del genere, che
difende una fedeltà alla' 'natura" di tipo così selettivo. È possibilissimo
che, se tutti gli altri fattori fossero ottimali, si potrebbe anche non
chiedere agli estrogeni di proteggere le ossa in menopausa. Però, anche se non
ci piace la sua medicalizzazione, non possiamo certamente rifiutare in toto
la terapia sostitutiva di estrogeni.
La
decisione è strettamente personale, basata su una attenta analisi di quello che
è prudente e giusto fare per venire incontro alle esigenze di ogni donna nel
contesto della sua vita.
Alcune caratteristiche della
società attuale, come la partecipazione sempre più diffusa a sport agonistici
da parte delle donne, uno standard di "bellezza" di estrema magrezza
e una nutrizione inadeguata, possono significare un cattivo stato di salute
per le ossa delle vostre figlie. Voi potete aiutarle ad acquisire quelle
abitudini che consentono di costruire e mantenere robusto il loro scheletro. Vi
offriamo dei consigli pratici perché voi, come genitori, possiate educare,
incoraggiare, e dare il buon esempio.
Forse ricordiamo ancora come
i nostri genitori sottolineassero l'importanza di certe abitudini di onestà e
operosità. Ma a parte la pulizia e certe idee abbastanza strane sull'importanza
di una regolare evacuazione, essi non si preoccupavano granché di alcune abitudini
veramente importanti per la salute. In parte questo era dovuto al fatto che,
prima della seconda guerra mondiale, non si sapeva molto degli effetti dello
stile di vita sulla salute futura. In parte era anche dovuto al fatto che fino
a forse cinquanta anni fa la maggior parte delle persone nella società occidentale
aveva un modo di vivere più sano di quello attuale. Si era più attivi
fisicamente nel corso della vita quotidiana; si passava più tempo all'aperto;
lavorando di più, si mangiava di più, e quindi automaticamente si assumeva una
maggior quantità di sostanze nutritive essenziali. Durante gli ultimi
cinquant'anni ci sono stati dei grossi cambiamenti, sia come standard di vita
che come modo di vivere, probabilmente più grandi di quelli avvenuti in
qualunque altro periodo della storia dell'umanità. Questi cambiamenti hanno
conseguenze di rilievo per la salute futura di tutti gli esseri umani. E
sebbene queste conseguenze siano ancora oggetto di studio, i genitori che ne
comprendano i punti fondamentali possono aiutare i loro figli ad acquisire
delle abitudini che gli serviranno negli anni futuri.
Vi sono mutamenti del modo
di vivere che influiscono in vario modo sulla salute, e in particolare sullo
stato di salute delle ossa:
● Una diminuzione della quantità media di lavoro
o di esercizio fisico quotidiano, particolarmente quando si comincia un lavoro
regolare e ci si abitua a certi orari. Gente che corra o faccia jogging è
ancora un'eccezione nella nostra società. In generale oggigiorno facciamo meno
fatica fisica dei nostri nonni;
● Una diminuzione corrispondente nella quantità
complessiva del cibo assunto, e perciò una riduzione della quantità di
sostanze nutritive ingerite;
● Un cambiamento nel tipo di cibo che mangiamo,
e una maggior quantità di calorie' 'vuote" , grassi, dolci, alcol. Anche
se questi alimenti soddisfano il bisogno di calorie, forniscono una quantità
minima di altre sostanze nutritive;
● Un aumento del benessere, che ci permette di
comprare alimenti più ricchi, più raffinati, che spesso contengono meno
calcio.
Questi quattro cambiamenti
hanno ridotto la nostra assunzione di calcio proprio nel momento in cui si
capiva finalmente l'importanza di mantenerne per tutta la vita un'assunzione
elevata. Perché negli ultimi cinquant'anni c'è stato un ulteriore cambiamento,
un mutamento dell'accettazione scientifica del fatto che il calcio è importante
sempre, e specialmente fino ai 30 anni.
Infine, devono essere
ricordati altri due cambiamenti culturali:
● Una maggiore partecipazione agli sport
agonistici da parte delle ragazze;
● Un mutamento del concetto di bellezza, che
sembra ormai identificarsi con un'estrema magrezza.
Questi due ultimi punti
hanno aumentato considerevolmente il rischio che le ragazze patiscano
la fame al punto che le loro ovaie smettono di funzionare con perdita delle
mestruazioni. Quando questo succede, si verifica una perdita di tessuto osseo,
proprio come succede alle donne mature quando perdono gli ormoni femminili al
momento della menopausa. Che una giovane donna non mangi perché vuole essere
eccessivamente magra o perché vuole correre più velocemente e competere negli
sport con un peso inferiore, il risultato sfortunatamente per le sue ossa può
essere lo stesso: una grave perdita di tessuto osseo, fino al punto di avere
fratture osteoporotiche della colonna vertebrale ancora prima di raggiungere i
trent'anni.
Dati
questi cambiamenti, ecco alcune cose che i genitori devono fare per proteggere
le loro figlie e per aiutarle a formarsi delle abitudini alimentari che possano
accompagnarle per il resto della vita. Ma prima di tutto, una parola di
incoraggiamento ai genitori. Non cedete. Voi potete influire
sulle abitudini che le vostre figlie stanno acquisendo. Tutte le adolescenti si
ribellano in qualche modo. Ma se voi stessi seguite una buona alimentazione,
e se spiegate loro perché queste cose sono importanti, nella maggior parte dei
casi le vostre figlie seguiranno il vostro esempio e i vostri consigli negli
anni successivi. Perciò:
● seguite voi
stessi delle buone abitudini alimentari; assumete molto calcio e fate vedere,
cucinando, come usare vari alimenti ricchi di calcio. Siate espliciti su
questo punto. Vostra figlia deve sapere cosa fate e perché. Questa è una della
molte cose che potete insegnarle;
● fate in
modo che siano disponibili a ogni pasto dei latticini.
● Se avete
problemi di peso, usate latte magro o parzialmente scremato. O provate il
latte magro in polvere quando cucinate, o formaggi a basso tenore di grasso, come
il parmigiano;
● scegliete
come acqua da tavola un'acqua minerale ad alto contenuto di calcio, e spiegate
perché; dite che il suo tenore di calcio è importante;
● scoprite
quali cibi ricchi di calcio piacciono a vostra figlia e basatevi su questi. Se
non le piace il latte e non vuole sentirne parlare, non costringetela. Provate con lo yogurt,
con condimenti per insalata a base di yogurt, formaggio e alimenti arricchiti
di calcio. Capirà che il calcio è importante;
● educate vostra figlia. Come insegnate altre
cose, potete insegnare l'importanza di assicurarsi una buona assunzione di
calcio; dite come non possa pensare di assumerne a sufficienza dagli alimenti
attualmente in uso, senza sapere qual è il loro contenuto di calcio;
● sottolineate l'importanza di un'assunzione
adeguata di calcio, particolarmente durante la fanciullezza e l'adolescenza;
● siate certi di capire in che quantità vanno
presi i diversi alimenti per essere sicuri che vostra figlia assuma ogni
giorno la quantità di calcio consigliata. Per esempio, versare del latte sui
cereali della prima colazione, anche se è una buona cosa, fornisce
probabilmente solo il 10-20 del fabbisogno di calcio;
● incoraggiate l'attività fisica sotto qualunque
forma gradita a vostra figlia. L'esercizio fisico fa bene al suo scheletro, e,
bruciando calorie, le permette di mangiare di più e perciò di assumere in modo
naturale una maggiore quantità di sostanze nutritive essenziali;
● state attente che stia regolarmente, ma moderatamente, al sole. Spiegate
perché - perché è il modo in cui i nostri corpi ricevono la vitamina D di cui
hanno bisogno. Se vivete in regioni settentrionali, o se la città in cui vivete
è nebbiosa o coperta dallo smog un bel po' di giorni all'anno, può darsi che
in inverno non riusciate a prendere tanto sole da produrre abbastanza vitamina
D. Un supplemento vitaminico del tipo' 'una pillola al giorno" le darà
tutta la vitamina D di cui ha bisogno. Ma non esagerate! Una quantità eccessiva
di certe vitamine può essere dannosa come una dose insufficiente, e la
vitamina D ne è un buon esempio;
● scoraggiate un'eccessiva magrezza e spiegate
perché;
● non condividete la sua voglia di vincere a
ogni costo nelle competizioni sportive. I costi possono essere troppo alti per
la sua salute negli anni a venire. Aiutatela a capirlo;
● fate in modo che gli allenatori nell'ambito
della scuola non esercitino sui giocatori pressioni pericolose. Molti di loro
lo fanno, e voi dovreste sapere che cosa dicono ai vostri figli. La maggior
parte degli allenatori sa poco o niente di alimentazione. Eppure esercitano
una notevole autorità sui ragazzini con cui lavorano;
● assicuratevi che le scuole abbiano buoni
programmi dietetici. I genitori sono ancora la fonte principale di informazioni
per i loro figli, ma è irragionevole aspettarsi che siate esperti di tutto. In
passato, quando la maggioranza della gente lavorava sodo, mangiava molto,
coltivava e conservava parte del cibo coltivato e non era abbastanza ricca da
potersi permettere un mucchio di calorie inutili, era probabilmente più
facile essere ben nutriti senza doversene preoccupare. Questo non è più vero
oggigiorno. Fate un esame di coscienza. Vi preoccupate eccessivamente di
perdere peso e di essere magre? In questo modo trasmetterete i vostri standard
alle vostre figlie. Voi stesse potete anche non essere magre, ma loro possono
diventarlo e anche in modo eccessivo. E state attente a non prenderle in giro a
proposito dell' essere "cicciottelle". Sappiate anche che ci sono
differenze genetiche nella distribuzione del grasso. Non potete modificare
queste differenze con l'alimentazione. Se pensate che le vostre cosce sono
troppo grosse, ma siete "a. posto" da tutte le altre parti, e vi
mettete a dieta finché le vostre cosce siano come le volete, sarete troppo
magra da tutte le altre parti. Così stanno le cose. Non permettete a nessuno di
convincervi del contrario.
dedicato ai figli di genitori anziani
Vostra madre può già avere
una osteoporosi conclamata, o può essere a rischio. Ci sono molti modi per aiutarla a evitare fratture.
Ripetiamo che è importante
farsi dare dei buoni consigli e seguirli, prevenire possibili cadute e altri
incidenti, comunicare con il suo medico e affrontare le vostre paure e
preoccupazioni.
Se avete una madre che sta
invecchiando, o zie anziane, o una persona cara che ha l'osteoporosi, forse vi
chiederete: «Che cosa posso fare?» o
«Che cosa dovrei dirle?»,
«Come posso
aiutarla?" Ci rendiamo conto che non tutti i genitori accetteranno dei
consigli dai propri figli, ma vi offriamo alcuni suggerimenti che vi potranno
servire.
Sia che la persona in
questione abbia avuto o meno una frattura da osteoporosi:
● assicuratevi che prenda abbastanza calcio. Non
è possibile, solo con il calcio, avere lo scheletro di una trentenne, ma una
alimentazione ricca di calcio può servire a rallentare la perdita di tessuto
osseo. In effetti, non è mai troppo tardi per cominciare! 1500 milligrammi di
calcio al giorno dovrebbero essere la dose minima - con 1'eccezione di quei
rari casi in cui, per ragioni mediche, è necessaria una bassa assunzione di
calcio;
● non trascurate l'importanza dell'acqua da
bere. Un'acqua minerale ad alto contenuto di calcio può rappresentare una parte
cospicua della razione di calcio giornaliera;
● incoraggiatela a fare esercizio fisico, con
moderazione. Camminare, seguire un corso di ginnastica dolce, o di ballo liscio,
di danze popolari. Aiutatela a trovare un gruppo di persone anziane con gusti
affini. La dimensione sociale del gruppo stimola e aiuta a non abbandonare
l'attività;
● incoraggiatela
a fare i movimenti giusti. Dovrebbe imparare a raccogliere gli oggetti dal
pavimento (accovacciata, tenendo la schiena dritta, senza chinarsi), a
sollevare e portare piccoli pesi e così via. Alcuni movimenti comportano una
serie di piegamenti e sollevamenti che sottopongono la colonna vertebrale a
grosse sollecitazioni. Aiutatela a rendersi conto che dovrebbe evitare certe
cose, come togliere dal forno una pentola pesante, o cercare di aprire una finestra
bloccata. Dovrebbe anche stare attenta a chinarsi per rifare il letto;
● consigliatevi
con un buon fisioterapista e fatevi indicare degli esercizi per rafforzare la
schiena e aiutatela a eseguirli regolarmente. Un buon portamento eretto serve
molto;
● assicuratevi
che prenda abbastanza vitamina D. Molte persone anziane non stanno molto
all'aperto, così è difficile pensare che si possa prendere la vitamina D in
questo modo. Una o due pillole multivitaminiche al giorno dovrebbero bastare.
Come abbiamo già fatto notare altrove, gli anziani possono avere bisogno di
vitamina D più di un giovane (ma non troppa! Troppa vitamina D può essere
pericolosa come troppo poca!);
● aiutatela a
sistemare l'ambiente in cui vive per ridurre il rischio di un incidente. Per
esempio:
- fate attenzione ai tappeti, specialmente su pavimenti
di legno; anche se il tappeto non scivola, è facile inciampare nei bordi;
- assicuratevi che ci sia abbastanza luce di notte, per
ridurre il rischio di cadute;
- assicuratevi che sulle scale, nella vasca e nella
doccia ci siano sufficienti maniglie e corrimano;
● aiutatela a
trovare delle scarpe solide che offrano un buon appoggio. Non devono per forza
essere brutte, ma i tacchi a spillo sono decisamente da sconsigliare a una
donna anziana;
● sappiate che certi problemi dovuti ai farmaci
sono una delle cause di cadute. Qualunque cosa che influisca negativamente su
vista, andatura, equilibrio, prontezza di riflessi è un potenziale pericolo.
Dovreste stare attenti a farmaci che la rendano confusa, o le diano giramenti
di testa. Gli anziani spesso reagiscono alle medicine più di un giovane. Per
esempio, i sistemi organici che demoliscono ed eliminano i farmaci - fegato e
reni - funzionano in modo meno efficiente negli anziani. Di conseguenza, in
generale essi hanno bisogno di dosi più basse. Il gruppo di farmaci per cui
occorre la ricetta medica, definiti' 'tranquillanti importanti", devono
essere usati con grande precauzione dagli anziani, perché possono causare
confusione mentale, instabilità della pressione sanguigna, perdita di coscienza
e cadute. Altri colpevoli sono i sonniferi e gli analgesici. Spesso un anziano
vede più di un medico e spesso prende farmaci che raddoppiano o aumentano gli
effetti reciproci, o hanno interazioni inaspettate. Di solito un medico non sa
che cosa ha ordinato l'altro. Questo è un problema molto comune e, anche se la
classe medica non dovrebbe permettere che succeda, in realtà invece lo
consente. Perciò dobbiamo esercitare tutti quanti un certo controllo sulla
situazione;
● come ulteriore precauzione contro le cadute
per vertigini, suggeritele di prendersela calma quando si alza dal letto. Prima
di tutto, dovrebbe sedersi sul bordo del letto per mezzo minuto o poco più.
Poi dovrebbe alzarsi in piedi restando vicino alletto per un altro mezzo
minuto. A quel punto il sistema di controllo della pressione sanguigna si sarà
adattato alla posizione verticale e lei potrà cominciare a camminare senza
correre rischi.
Se ha già l'osteoporosi - in
genere una o più fratture da compressione della colonna vertebrale - ecco
alcune delle cose che potete fare:
● parlate con
il suo medico, e fate in modo che anche lei discuta la situazione con lui.
Scoprite se il medico si interessa di osteoporosi. In caso contrario,
trovatene uno che se ne interessi. I medici spesso si scoraggiano di fronte a
problemi cronici come l'osteoporosi e a volte assumono un atteggiamento
disfattista. Questa è l'ultima cosa di cui avete bisogno o che dovreste
tollerare. I pazienti hanno bisogno di essere incoraggiati e aiutati a essere
il più attivi possibile e a mantenersi in esercizio, entro margini di
sicurezza;
● esaminate
l'ambiente in cui vive per aiutarla nelle attività quotidiane. Per esempio,
niente di quello che le serve dovrebbe stare in cassetti bassi o su mensole
alte. Il buon senso può servire molto in questo campo;
● fatevi
aiutare da un esperto in terapia occupazionale o da un fisioterapista a trovare
i cosiddetti' 'sussidi per il vivere quotidiano". Questi professionisti
sanno come aiutare le persone handicappate di tutti i tipi e possono insegnare
a usare attrezzi per raccogliere oggetti dal pavimento, raggiungerne altri
sulle mensole più alte, mettersi le calze, allacciarsi le scarpe e molte altre
cose. È importante rendersi conto che queste cose, così banali, per lei sono
difficili da fare e che ci sono persone e attrezzi che possono aiutarla;
● cercate di
trovare nella vostra comunità un gruppo di sostegno per l'osteoporosi. Se non ne
esiste uno, prendete in considerazione la possibilità di formarne uno voi. Le
persone che soffrono di osteoporosi e le loro famiglie possono aiutarsi
reciprocamente in molti modi. Tanto per cominciare, serve sapere che non si è
soli, che altri hanno lo stesso problema e sanno affrontarlo. In secondo
luogo, potete condividere con altri alcune strategie. In terzo luogo, potete
lavorare insieme, in modo vantaggioso, per ottenere per il gruppo un aiuto da
parte di fisioterapisti (per insegnare gli esercizi fisici giusti, per
esempio), da esperti in terapia occupazionale (per i sussidi al vivere
quotidiano), o da infermiere. In quarto luogo, l'osteoporosi tende a isolare
le persone (perché hanno paura di farsi male o perché stanno male). È
terapeutico anche solo farle uscire e metterle in contatto con altre persone,
specialmente con persone che capiscano il loro problema e possano aiutarle
perché esso non diventi una presenza troppo invadente;
● infine, tenete presente che forse potreste
trovarvi ad affrontare due problemi: i problemi di salute di una parente
anziana e le vostre paure e preoccupazioni. Troppe restrizioni, imposte in
parte per alleviare le vostre preoccupazioni, potrebbero farne una
prigioniera. Certamente voi volete impedirle di cadere. Ma è bene capire che
ci sono tante cose da mettere sui piatti della bilancia.
Se avete subito una frattura
dovuta all'osteoporosi - di solito una frattura da compressione della colonna vertebrale -
avete un problema serio, che richiede competenti cure mediche. Purtroppo,
molte donne che hanno l'osteoporosi si lamentano di ricevere, da parte dei loro
medici, informazioni, consigli e cure inadeguati. Noi vi offriamo suggerimenti
di buon senso per capire chi è il medico giusto e perché possiate far qualcosa per
voi stesse. Descriviamo anche, per quanto riguarda la postura e la meccanica
corporea, posizioni e movimenti da evitare, come pure esercizi da fare tutti i giorni, da sdraiate e in
piedi.
Se avete recentemente subito
una frattura o un incidente - di solito, un improvviso, acuto mal di schiena
che secondo il vostro medico è imputabile alla compressione di una vertebra -
avete un problema di tipo medico e avete bisogno delle cure di un medico
competente; qualcuno che sappia bene cos'è l'osteoporosi, che abbia fatto
molta esperienza con persone come voi, che trovi il tempo per rispondere alle
vostre domande e che abbia un atteggiamento paziente nei confronti di problemi
cronici come il vostro. Avete bisogno del vostro medico, non solo di questo
libro, perché in un libro non possiamo praticare la medicina. Vi possiamo dire
alcune delle cose che occorre sapere, ma non possiamo né fare una diagnosi né
prescrivervi delle cure: sarebbe contrario all'etica medica oltre che poco
pratico.
Che tipo di medico dovreste
cercare? Non c'è un'unica risposta a questa domanda, perché per ogni regola
che vi potremmo dare potremmo citarvi subito parecchie eccezioni. Ma essenzialmente
avete bisogno di qualcuno che sia paziente quando ha a
che fare con problemi di
salute a decorso cronico, che non possono essere risolti con una bacchetta
magica, e che abbia fatto la fatica di imparare bene quello che c'è da sapere
sull'osteoporosi. Al momento in tutto il mondo ci sono ben pochi corsi che
preparino in modo specifico i medici che vogliono specializzarsi in
osteoporosi. Di solito succede che alcuni medici, dopo aver completato la loro
preparazione accademica, concentrino la loro attenzione su questa malattia. In
genere troverete questi medici tra gli internisti, i geriatri, o quelli
specializzati in fisiatria (medicina e riabilitazione fisica). In due
sottospecializzazioni di medicina interna (endocrinologia e reumatologia)
spesso si trovano medici che si interessano di osteoporosi. Perciò il medico
che vi occorre può provenire da molti campi.
Viceversa, potrete non
trovare molto sostegno tra i medici ortopedici. Sebbene siano spesso chiamati
"specialisti delle ossa", in effetti la loro bravura consiste
soprattutto nell'aggiustare ossa rotte o nel sostituire giunture usurate, e
spesso sono molto bravi in quello che fanno. Ma per lo più non sono
sintonizzati sul vostro tipo di problema. Ovviamente, anche qui ci sono eccezioni.
Da quanto risulta dalla
corrispondenza che riceviamo e da lunghe conversazioni, sembra che il processo
per arrivare a una diagnosi di osteoporosi sia spesso molto lungo, richieda
molti mesi e persino molti medici dopo l'insorgenza del dolore, che alla fine
viene attribuito a un cedimento vertebrale. E spesso, inoltre, quello che
succede dopo questo lungo processo è che alla paziente viene diagnosticata
questa malattia e basta. La paziente non riceve nessuna informazione, nessun
consiglio medico, nessuna "istruzione per l'uso", realmente nessuna cura, in qualsivoglia senso del
termine. Ma lasciamo parlare direttamente le nostre corrispondenti.
Sebbene abbia consultato sia un reumatologo che un ortopedico, ci sono
voluti quattro mesi prima che un terzo dottore finalmente capisse che soffrivo
di osteoporosi, che nel frattempo mi aveva già procurato sei fratture
vertebrali e un fortissimo mal di schiena. L'ortopedico che diagnosticò la
malattia prescrisse un bustino e poi mi congedò. Dopo avermi detto che il
problema era così serio che non poteva far niente per me, mi mandò da un
endocrinologo ...
Dopo due settimane all'ospedale tutto quello che
ho saputo è stato il nome di questa malattia...
Il mio dottore non sembra preoccuparsi granché
....
Mi è stato detto da parecchi dottori che ho
l'osteoporosi alla schiena. Nessuno di loro mi ha mai dato una medicina o un
consiglio .
Forse
non ci si sente liberi di fare domande o di parlare delle proprie
preoccupazioni con i propri medici. A ogni modo è più che evidente che c'è
molta insoddisfazione nei confronti del loro atteggiamento. E quando leggiamo
le centinaia di lettere ricevute, molte volte non riusciamo a reprimere la
rabbia per delle storie da cui risulta l'insensibilità e l'incompetenza di
molti medici.
Sarebbe
facile sfogare la nostra delusione in una nuova diatriba contro la medicina,
ma non lo riteniamo utile. Crediamo che l'insoddisfazione dei pazienti abbia
ragioni più profonde che una semplice mancanza d'interesse o l'incompetenza da
parte dei medici. Comprendere queste ragioni può aiutare sia voi che noi, che
ci occupiamo per professione di medicina, a darci da fare per migliorare
l'assistenza a chi soffre di malattie croniche. In parole povere, c'è un abisso
tra quello che la società si aspetta dai medici e ciò che questi hanno
imparato a fornire (o che sono capaci, per temperamento, di dare).
Vogliamo
anche richiamare la vostra attenzione sulle organizzazioni sorte da poco in
molti Paesi, di solito chiamate Fondazioni Nazionali per l'Osteoporosi. Esse
sono nate per richiamare l'attenzione pubblica su questa malattia e anche per
aiutare i pazienti e le loro famiglie a trovare l'aiuto di cui hanno bisogno e
che si meritano. Speriamo che diventino centri di informazione
sull'osteoporosi, ed enti nazionali a cui possano fare riferimento i gruppi
locali di sostegno e solidarietà. * Ci si
aspetta molto da queste iniziative, che offrono ai pazienti la possibilità di
comunicarsi i propri successi nell'affrontare la sfida di vivere con l'
osteoporosi.
In
Italia esiste la Siop (Società italiana osteoporosi), alla quale potete
rivolgervi per ottenere nominativi di specialisti e informazioni. L'indirizzo è:
Seconda Clinica Medica, Università La Sapienza, viale del Policlinico 155,
00166 Roma.
Le
fratture osteoporotiche, come altre malattie croniche, appartengono alla categoria
"prima la brutta notizia, poi quella buona". La brutta notizia è che
senz'altro avete un problema serio. La buona notizia è che probabilmente potete
fare qualcosa per migliorare. Pensate agli uomini che hanno avuto un attacco di
cuore, si sono ristabiliti, hanno cambiato modo di vivere e sono vissuti
felicemente e in modo produttivo per molti anni. La prima frattura
osteoporotica può essere qualcosa del genere. È una brutta notizia, in quanto avreste preferito farne a meno. Ma è anche
l'occasione per cambiare, per fare qualcosa di buono per voi stessi. È importante capire che molte
fratture da compressione della colonna vertebrale passano inavvertite. Danno
così poco fastidio che non vengono diagnosticate fino a molti anni dopo, quando
ormai se ne sono verificate parecchie ed è ormai evidente la deformazione della
schiena. Spesso le donne colpite non ricordano un mal di schiena particolare.
Una frattura non vi condanna a una vita di crescente invalidità e sofferenza.
Ma è certamente un richiamo all'ordine. Ecco alcuni consigli di buon senso che
vi spiegheremo meglio in seguito:
● elaborate un programma di cura con un medico
che si intenda di osteoporosi e seguitelo con costanza;
● evitate accuratamente i fattori a rischio
legati al modo di vivere di cui parliamo in questo libro;
● assicuratevi di prendere abbastanza vitamina
D;
● imparate ad acquisire e mettete in pratica una
buona postura e una buona meccanica corporea, per proteggere la schiena da
sforzi;
● imparate e mettete in pratica una buona
strategia per usare le ossa e rafforzare i muscoli. Fatevi un programma per
camminare e fare esercizi fisici ogni giorno;
● non scoraggiatevi.
Esponete chiaramente al
vostro medico le vostre esigenze e i vostri desideri, e non abbiate paura di
essere insistenti o di fare troppe domande. Ricordatevi che è la vostra vita,
il vostro corpo, la vostra ansia, il vostro dolore, il vostro futuro (e anche
il vostro denaro). Può darsi che abbiate bisogno di un medico diverso,
qualcuno che sappia bene cos'è l'osteoporosi e sia davvero interessato a
lavorare con pazienti che hanno questo problema. È essenziale
che abbiate un medico in cui avere fiducia. Non preoccupatevi di offendere il
vostro medico attuale se non ne siete completamente soddisfatte .
La cura
a questo punto di solito includerà:
● estrogeno;
● un'elevata
dose giornaliera di calcio (1,5-3,0 grammi). Probabilmente avrete bisogno di
un integratore per assumerne così tanto;
● terapia
fisica, inclusi esercizi per rafforzare i muscoli della schiena e l'educazione
a una meccanica corretta per proteggere le vertebre già indebolite;
● analgesici
non narcotici (come l'aspirina);
● farmaci
vari, come calcitonina, o bifosfonati ecc.
Abbandonate
le abitudini che favoriscono la perdita di tessuto osseo e l'osteoporosi.
Queste abitudini includono: bere più di una o due dosi di superalcolici al giorno,
fumare, essere troppo magri, avere una alimentazione con troppe proteine, bere
troppo caffè (cioè più di tre tazze al giorno). Se prendete degli antiacidi,
dovreste prenderne uno che non contenga alluminio. E leggete le etichette!
Anche
se siete anziani (in effetti, specialmente se lo
siete) avete bisogno di vitamina D per avere delle ossa sane. Come abbiamo già
detto in un capitolo precedente, il modo naturale di assumere vitamina D è
attraverso un'esposizione moderata della cute ai raggi del sole (bastano 15
minuti al giorno). Potete anche prendere la vitamina D con un ìntegratore
multivitaminico del tipo "una capsula al giorno". Questi preparati di
solito contengono 400 unità internazionali (LV.) per compressa, e potete
prenderne una o due al giorno. Ma se prendete un integratore di vitamina D,
non dovreste assolutamente superare la dose giornaliera di 1000 LV. Come per
tante altre cose che riguardano la salute, vale il detto: non troppo, non
troppo poco.
Una postura perfetta e una
buona "meccanica corporea" non sono più solo degli optional. Sono essenziali per
proteggere la vostra colonna vertebrale da sforzi e danni ulteriori. Dovete imparare
a evitare certe posizioni e movimenti, e vi illustriamo qui sotto tre di questi
esercizi da
evitare.
A.Evitate faticose flessioni addominali.
B.Evitate di toccarvi le dita dei piedi.
C.Evitate di incurvare la schiena quando state sedute.
Non dovete fare nessun
esercizio che comporti piegare la schiena. È particolarmente pericoloso
chinarsi e contemporaneamente tirare o sollevare. È importante imparare il modo
giusto di fare i lavori di casa e di sollevare oggetti. L'infermiera o il
fisioterapista che collaborano con il vostro medico potranno insegnarvi. Le
vostre parole d'ordine dovrebbero essere: sta diritta quando sei in piedi, sta
diritta quando sei seduta, sta diritta quando sei sdraiata.
Usate una poltrona solida,
con lo schienale diritto e braccioli robusti. I braccioli sono utili per
sostenere la parte superiore del corpo, dato che potete appoggiarvi i gomiti
quando vi si stanca la schiena. Dovreste anche afferrare i braccioli della
poltrona quando vi sedete o vi alzate. L'infermiera o il fisioterapista possono
aiutarvi a imparare questi e altri movimenti.
Anche se dovete risparmiare
la schiena, dovete fare esercizio fisico, e molto. In effetti, probabilmente
dovrete impegnarvi a fare una quantità di esercizi fisici del tutto insolita
per voi. Se volete aver successo nel ridurre le probabilità di ulteriori fratture,
dovete cominciare a usare ossa e muscoli. Camminare (con scarpe da ginnastica o
scarpe da passeggio senza tacchi, così non correte il rischio di prendervi una
storta) rimane una forma efficace, facile, sicura e gradevole di esercizio in
presenza di carico. Un corso di ginnastica studiato in particolare per donne
con l'osteoporosi e condotto da una persona debitamente preparata sarebbe molto
utile, così come ci sono corsi con esercizi adatti a persone che si stiano
rimettendo da un attacco di cuore. La tipica ginnastica aerobica che dà ampio
spazio ai salti e a esercizi di elasticità e di vigoroso allungamento non è adatta a chi ha avuto una
frattura osteoporotica.
Vi indichiamo qui alcuni
esercizi che potete fare a casa parecchie volte al giorno. Dato che non
abbiamo modo di valutare le vostre condizioni fisiche, dovreste sentire il
vostro medico, l'infermiera o il fisioterapista, prima di cominciare. Per gli
esercizi in posizione sdraiata, sdraiatevi su un letto con un materasso duro.
Non cercate di mettervi sul pavimento. Ecco le istruzioni per gli esercizi da sdraiati che illustriamo qui di
seguito.
A. Allungare braccia e gambe
al massimo. Contrarre i muscoli addominali, per appiattire la schiena contro
il letto.
B. Con
le ginocchia piegate e la schiena appiattita, allungare un braccio sopra la
testa e premerlo contro il letto.
C.
Sollevare le ginocchia, una alla volta, e avvicinarle al petto, per allungare
l'estremità della colonna vertebrale.
D.
Premere i gomiti contro il letto, tenendoli ad angolo retto rispetto al corpo.
E. Con
la schiena piatta e le ginocchia piegate, tendere e piegare parzialmente le
gambe, una alla volta.
F. Con
la schiena piatta, premere mani e ginocchia contro il letto contraendo i muscoli
della schiena, delle natiche e delle cosce.
Ecco le
istruzioni per gli esercizi in piedi:
A.
Appiattire il corpo contro la parete, sollevare un braccio sopra la testa e
allungarlo al massimo. Mantenere la schiena contro la parete.
B.
Spingere il corpo contro la parete mantenendo la schiena diritta.
C.
Piegare parzialmente le ginocchia mantenendo la schiena diritta (ad esempio con
le mani appoggiate alla spalliera di una sedia).
D.
Premere la schiena contro lo schienale diritto di una sedia.
Abbiamo
utilizzato le illustrazioni e le istruzioni per gli esercizi della dottoressa
Carol Goodman, che è stata specialista in medicina fisica e riabilitazione alla
Clinica Ochsner di New Orleans.
Certi
tipi di indumenti intimi (ma non i busti a mutandina, che possono causare
problemi di circolazione) a volte possono fornire un sostegno confortevole
alla zona lombare. In modo analogo, alcune donne amano indossare un reggiseno
di sostegno con ampie bretelle che si incrociano sulla schiena. Mettersi questi
indumenti è davvero una questione di scelte e gusti personali, però alcune
donne li trovano utili.
Non
scoraggiatevi se i progressi sembrano lenti. Ci sono voluti molti, molti anni
perché arrivaste allo stato attuale. Non è realistico aspettarsi di uscirne in
un batter d'occhio. Ma voi potete fare progressi e non dovreste
arrendervi. Non siate sorprese e non sentitevi frustrate se più o meno entro un
anno dalla prima frattura subirete un'altra piccola frattura da compressione.
Le vostre ossa sono deboli, ci vuole tempo per rinforzarle. Una seconda
frattura non significa che i vostri sforzi sono inutili o che non ci avete
messo abbastanza impegno. Prendetela invece come un modo per ricordarvi che la
prima frattura non è avvenuta per caso, che avete un problema potenzialmente
serio e che val la pena raddoppiare gli sforzi.
Ora, se
la vostra situazione è peggiore di quella che abbiamo descritto, se avete avuto
parecchie fratture da compressione, siete gravemente invalida e quasi
costantemente avete dolori, che cosa possiamo fare per voi? Prima di tutto,
quello che abbiamo appena detto per i casi leggeri presi all'inizio è valido
anche per voi, e in alcuni casi doppiamente valido.
Il
trattamento dell'osteoporosi è spesso insoddisfacente. Non è possibile curarla
del tutto, perché il danno che si è accumulato nel corso degli anni non può
essere riparato completamente. Tuttavia è possibile fare qualcosa. È possibile
impedire un'ulteriore perdita di tessuto osseo, diminuire i dolori nella maggioranza
dei casi e affrontare complicazioni e invalidità, persino se dovessero
verificarsi altre fratture.
Forse
il consiglio migliore che possiamo darvi è di trovarvi un medico motivato e
capace. Le persone con una osteoporosi or-
mai
avanzata sono così diverse l'una dall'altra che sarebbe poco saggio fare delle
affermazioni generalizzate. Per questo è importante trovare il medico giusto.
Lui o lei saprà trattarvi come una persona.
Ci
chiedono spesso cosa ne pensiamo di certe forme di trattamento, come l'uso di
busti ortopedici. Questi busti sono disegnati in modo da raddrizzare le spalle
e far sostenere dal bacino il peso della parte superiore del corpo, così da
diminuire le sollecitazioni sulla colonna vertebrale. Sembrano una buona idea.
Sembrano funzionare abbastanza bene per i giovani che hanno problemi di
colonna vertebrale o che hanno avuto interventi chirurgici alla spina dorsale,
ma secondo la nostra esperienza sono di ben poco aiuto a una donna che soffra
di osteoporosi. Le nostre pazienti nel corso degli anni hanno speso un mucchio
di soldi per comprarsi apparecchi di questo tipo e la nostra impressione è che
pensino di aver buttato il loro denaro al vento.
D'altra
parte, supponiamo che non abbiate avuto nessuna frattura, ma che abbiate fatto
analizzare le vostre ossa in uno dei molti centri che sono sorti un po'
dovunque e il referto dell'esame dichiari che siete una persona ad alto
rischio. Oppure avete fatto una radiografia per qualche altra ragione e il
vostro dottore vi dice che le vostre ossa sembrano un po' "sottili".
Se vi hanno detto cose di questo genere, ma non avete ancora avuto fratture,
che cosa dovreste fare? Lasciarvi prendere dal panico? Assolutamente no. Prima
di tutto, l'etichetta che vi hanno messo addosso potrebbe essere sbagliata.
Stiamo cominciando a sentire donne che sono uscite dal centro diagnostico con
una diagnosi di osteoporosi e probabilmente non ne soffrono. La semplice
verità è che qualsiasi diagnosi medica - inclusa quella per l'osteoporosi - non
può venir fatta con un semplice test e un'altissima tecnologia ed elaborati
tabulati non modificano questa verità elementare.
Tuttavia
dovrebbe essere ormai ben chiaro che, sia che la vostra massa ossea sia
pericolosamente scarsa o no, dovreste sorvegliare la dieta per essere certe di
prendere abbastanza calcio e vitamina D. Dovreste fare molto esercizio fisico,
e dovreste evitare l'abuso di alcol, caffeina e tabacco. Se poi volete avere il
referto di un centro diagnostico per l'osteoporosi e questo vi può servire a
prendere alcune misure fondamentali che proteggano la vostra salute, tanto di
guadagnato.
C'è molta disinformazione
nei confronti del calcio e dell'osteoporosi. Iniziative commerciali poco
scrupolose hanno dato l'impressione che l'osteoporosi sia semplicemente una
malattia da carenza di calcio. Questa idea sbagliata fa sì che la gente ignori
che molti altri fattori provocano il deterioramento delle ossa, in particolare fumare,
bere e fare una vita sedentaria. Inoltre, alcune strategie messe a punto per
prevenire l 'osteoporosi sono state erroneamente spacciate per cure. Anche se
la prevenzione è possibile, una vera "cura" non è neanche
all'orizzonte.
Fin da quando il calcio fu
scoperto dai media nel 1982, la gente è stata vittima di molta disinformazione,
in parte dovuta a vecchie idee sopravvissute, sconfessate ma ancora ritenute
valide da moltissime persone. Noi stessi ne abbiamo illustrate parecchie nel corso
del libro. Poi ci sono i problemi causati da certe manie, come l'idea che magro
è sano. Infine, persone di pochi scrupoli, per vendere le loro idee e i loro
prodotti (dagli integratori alle cliniche per misurare la massa ossea) hanno
speculato sulla paura delle donne.
La pubblicità ha
reclamizzato l'idea che l'osteoporosi sia soltanto una malattia da carenza di
calcio, prevenibile con una semplice pillola. Sarebbe bello che le cose
fossero così semplici. Ma le prove scientifiche disponibili indicano sempre più
spesso che l'osteoporosi è analoga ad altri problemi cronici; probabilmente
affonda le sue radici nei primi anni di vita; si sviluppa inavvertita nel
corso di molti anni; ha molteplici cause, inclusi i fattori dovuti a un certo
modo di vivere e talvolta ad altre malattie; emerge infine con la comparsa di
un problema clinico - in questo caso una frattura - nella persona di mezz'età o
più anziana. Questo andamento, che si adatta anche al diabete insorto in età
adulta, a molti tipi di cancro, alle malattie cardiovascolari,
all'ipertensione e all'ictus - è tipico delle malattie croniche in generale.
Per ognuno di questi problemi, è un errore pensare che l'evento drammatico che
alla fine annuncia la presenza della malattia ne sia l'inizio, o concludere che
il problema è comparso da poco o ha una singola causa.
In particolare ci opponiamo
all'idea che le compresse di calcio possano in qualche modo neutralizzare
tutti gli altri fattori che provocano il deterioramento del tessuto osseo, come
fattori alimentari, il fumo, l'abuso di alcol e una vita sedentaria, tra le
altre cose. È evidente che le ossa devono essere usate o andranno alla malora,
eppure ben poca della pubblicità delle pastiglie di calcio sottolinea
l'importanza dell'attività fisica.
Prima che le nostre vite
venissero medicalizzate, la gente non si aspettava che una medicina o
un'operazione chirurgica annullassero anni di trascuratezza. Gli antibiotici e
il miglioramento delle iniziative a favore della salute pubblica non avevano cominciato
ad aver ragione delle malattie infettive. A quei tempi si sottolineava
l'importanza del moto, dell'aria fresca, della luce del sole, di
un'alimentazione sana, di un riposo adeguato, e così via - i "consigli
della nonna", di cui la scienza sta riscoprendo la permanente saggezza.
Ci si assumeva la responsabilità del proprio star bene. Ora, vista la capacità
della medicina moderna di curare e risolvere almeno alcuni problemi di salute
(per esempio, interventi di bypass per le malattie cardiovascolari), ci siamo
erroneamente convinti della sua onnipotenza. Abbiamo gradualmente perso - e
stiamo solo ora cominciando a riguadagnare - il senso della responsabilità
individuale per la nostra salute. C'è anche molta malafede, o forse ignoranza,
sulla nocività del fumo, dell'abuso di alcol, delle cattive abitudini
alimentari, della mancanza di attività fisica e via di seguito.
Pochissima attenzione è
stata data al fumo, come problema che riguarda la salute delle donne. Questa è
in effetti una notevolissima omissione, perché il fumo è certamente un
pericolo per la salute, e un pericolo dalle molte facce. Le prove sono
schiaccianti: per il sistema respiratorio (cancro al polmone, peggioramento
delle allergie, enfisema); per la gravidanza (minor peso alla nascita,
nascite premature, problemi respiratori nel neonato e persino nascite di feti
morti); per il sistema cardiovascolare (ipertensione, ictus e malattie delle
arterie coronarie); per la cute (rughe, secchezza e invecchiamento precoce); e
per altri cancri (esofago, laringe, stomaco, intestino, vescica e seno).
Inoltre, come abbiamo notato, il fumo favorisce la perdita di tessuto osseo e
perciò l'insorgere dell'osteoporosi. Ci chiediamo come un fumatore possa
pensare di sfuggire a tutti questi pericoli per la salute.
Si è generalmente
d'accordo che la prevenzione è la strategia più efficace per tutte le malattie
croniche. Se si capisce a fondo la natura complessa delle malattie croniche e
il loro percorso lungo e insidioso prima che vengano alla luce, si potrà anche
capire che è del tutto irrealistico sperare di potersi curare
con una singola medicina o un singolo intervento chirurgico. Ovviamente noi
siamo convinti che si debbano continuare a cercare metodi migliori per
trattare e curare l'osteoporosi (e altre malattie croniche). Ma vogliamo
distinguere fra trattamento e cura, fra metodi più efficaci per alleviare il
dolore (trattamento) ed effettiva sostituzione di una struttura ossea
danneggiata (cura). Il primo obiettivo è raggiungibile, il secondo non è
neanche visibile all'orizzonte.
Diffidate
delle soluzioni miracolose a problemi complessi. Siate critici, anche se non
scettici, su quello che sentite e vedete e su quello che altri dicono e vedono.
In
questo libro abbiamo sottolineato l'ìmportanza di "capire".
Capire
come si formano delle ossa sane, cosa vuol dire l'assunzione del calcio, e
come influisca sullo stato di salute delle ossa, e cose del genere. L'abbiamo
fatto perché, capendo le cose, potrete esercitare un certo controllo su quello
che succede a voi e ai vostri cari.
Alcuni
non vogliono né la responsabilità né il controllo. Sentiamo donne che dicono:
«Beh, se mi viene l'osteoporosi, mi viene ... non posso farci niente ... » Come se
fosse solo questione di fortuna! Questo non è vero. I fatti dicono che, anche
se la responsabilità è indistinta e il controllo è incompleto, potete ancora
assumervi una buona parte di responsabilità ed esercitare una buona dose di
controllo. La verità è: la prevenzione paga.
Inoltre, i saggi provvedimenti
che abbiamo illustrato sono tutti abbastanza semplici da mettere in pratica:
una buona alimentazione, sole, esercizio fisico, evitare il fumo e l'abuso di
alcol. Dovete sapere in che modo metterli in pratica, naturalmente, perché
sono semplici, ma non ovvi. E dovete sapere perché sono importanti; altrimenti
potreste non essere costanti. Eppure sono abbastanza semplici da seguire, una
volta che abbiate capito.
Questo, stranamente, può
essere uno svantaggio. La gente sembra più disposta a provare qualcosa di
bizzarro o di faticoso che qualcosa di semplice. Nel Secondo libro dei Re c'è
la storia di Naaman, che si irritò quando il profeta Eliseo gli disse di
lavarsi sette volte nel fiume Giordano. Era una cosa troppo semplice per una
cosa seria come la sua lebbra e per una persona importante come un generale
siriano. Ma i suoi servitori gli ricordarono che, se Eliseo gli avesse chiesto
di fare qualcosa di faticoso e di complesso l'avrebbe fatta. A maggior ragione,
gli dissero, avrebbe dovuto fare la cosa molto semplice che gli aveva prescritto.
Il
calcio nell'ambiente
Il calcio è il quinto
elemento in ordine di abbondanza nella crosta terrestre, più abbondante di
qualunque altro, eccetto l'ossigeno, il silicio, l'alluminio e il ferro.
Composti di calcio costituiscono il gesso che usiamo per scrivere sulla
lavagna, il gesso che ricopre le pareti di casa, e gran parte della pietra
usata per costruire. Un composto di calcio, la calce, era il costituente
principale della malta che è stata usata per secoli per tenere insieme i
mattoni. Insieme al magnesio e ad altri elementi, il calcio costituisce la
dolomite, che forma intere catene di montagne. Il calcio è il minerale principale
delle stalattiti e stalagmiti presenti nelle grotte. Esso rende dura l'acqua
potabile e provoca incrostazioni nelle caldaie degli impianti di riscaldamento
ad acqua calda e a vapore. Il calcio è la sostanza di cui sono fatti marmo,
corallo, perle, conchiglie, gusci d'uovo e denti. E quello che è più
importante per noi, il calcio è il materiale che costituisce lo scheletro.
Che cos'è il calcio? È uno dei novantadue elementi
chimici che compongono la terra e tutto quello che vi si trova. Tutto il calcio
presente sulla terra si formò contemporaneamente alla nostra galassia. Oggi il
calcio non viene né prodotto né distrutto, né nel nostro organismo né altrove.
(L'unica eccezione è rappresentata dai reattori nucleari e dalle esplosioni
nucleari.) La Terra ha tanto calcio quanto ne aveva 15 miliardi di anni fa,
più o meno. Come la maggior parte degli elementi, il calcio forma composti
chimici con altri elementi. È sotto
questa forma che il calcio è presente nello scheletro, nel cibo e negli integratori
di calcio.
L'atomo del calcio, come
tutti gli atomi, consiste in un nucleo centrale che contiene particelle dotate
di una carica positiva, circondate da un numero uguale di particelle a carica
negativa chiamate elettroni, disposte in uno strato orbitante. Lo strato
esterno di elettroni, nel caso del calcio, contiene due elettroni; ma il
calcio, come altri metalli, tende a perdere questi elettroni esterni a favore
di altri elementi che si legano con loro più strettamente. Un atomo di calcio
che manca di queste due cariche negative è uno ione di calcio a carica
positiva.
Gli ioni di calcio, essendo
a carica positiva, formano facilmente dei composti con ioni caricati
negativamente, dando luogo a composti elettricamente equilibrati, o neutri,
con un numero uguale di ioni positivi e negativi. Questi composti di ioni
positivi e negativi si chiamano "sali". Il sale da tavola, o cloruro
di sodio, è il più noto di questa ampia categoria di sali (nel sale da tavola,
il sodio è lo ione positivo e il cloruro lo ione negativo).
I composti chimici del
calcio nell'ambiente che ci circonda includono l'ossido di calcio che si
presenta come calce; il carbonato di calcio sotto forma di gesso, calcare,
marmo, conchiglie, perle; il fosfato di calcio presente nelle ossa e nei
denti. Il calcio si trova nel latte e in altri latticini soprattutto sotto
forma di citrato di calcio e fosfato di calcio. Ci sono centinaia di altri sali
di calcio, alcuni prodotti dall'uomo, ma per la maggior parte naturali. Gli
integratori di calcio fondamentalmente non sono altro che sali di calcio (si
veda il capitolo 27).
Questa abbondanza di calcio
significa che ce n'è molto nei terreni in cui crescono le piante, nell'oceano e
nella maggioranza dei laghi e dei fiumi. Il calcio è essenziale alla vita così
come la conosciamo. La maggior parte delle piante non crescerebbe in terreni
poveri di calcio, e fiumi poveri di calcio non permetterebbero molta vita. Ci
sono molte ragioni per tutto questo. Il calcio è fondamentale per l'attività
delle cellule viventi, come vedremo nella prossima sezione. Ma il calcio serve
anche a mantenere in soluzione nell'acqua l'anidride carbonica. L'anidride
carbonica è il materiale di base usato da tutte le piante per costruire
molecole complesse tramite la fotosintesi. Le piante che vivono sulla terra
ricavano l'anidride carbonica dall'aria, ma le piante acquatiche la ricavano
solo da quella dissolta nell'acqua. Le piante monocellulari fotosintetiche
sono alla base della catena alimentare di tutte le forme di vita acquatica. A
questo livello fondamentale il calcio e la vita sono inestricabilmente legati.
Tre miliardi di anni fa,
quando le forme viventi presero a evolversi negli estuari paludosi del nostro
pianeta, cominciarono a svilupparsi usando e incorporando in qualche modo il
calcio disponibile tutt'intorno. Altri elementi anche più comuni, come il
silicio e l'alluminio, furono largamente ignorati. Gli scrittori di
fantascienza si chiedono che cosa avrebbe potuto essere la vita se a quel punto
l'evoluzione avesse preso un'altra strada - scegliendo il silicio, per
esempio, invece del calcio. Non lo sapremo mai. La vita scelse la strada del
calcio. Da quel punto in poi, c'è stato un rapporto molto stretto tra il calcio
e le molecole della vita.
Alcune di queste molecole,
le proteine, sono strutture molto grandi e complesse, che contengono centinaia
di migliaia di atomi, soprattutto carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto. Gli
atomi sono disposti in catene complesse, ripiegate, di molecole più piccole
chiamate aminoacidi. Diversamente dai sali, che consistono in ioni di carica
opposta attratti elettricamente, gli atomi che compongono le proteine sono soprattutto
neutri, legati tra di loro in quanto condividono gli elettroni dei loro strati
esterni. Ma anche se complessivamente neutre, alcune regioni delle molecole
proteiche sono più negative e altre più positive. Questa distribuzione delle
cariche superficiali ha notevoli influenze sulle proprietà e attività delle
molecole della vita.
Fra le altre cose, alcune di
queste molecole possono riprodursi e altre, dette enzimi, possono ricavare
energia da altre molecole o modificarle in qualche altro modo. Come utensili
in un'officina, gli enzimi funzionano da trapani o seghe o saldatrici. Ma
diversamente dai macchinari di un'officina, queste macchine biologiche sono
molto selettive riguardo alloro campo di operazioni. Per esempio, gli enzimi
che scindono le proteine in pezzi più piccoli agiranno soltanto su certi legami
all'interno di una catena proteica. Così, invece di una o due seghe multiuso,
certi organismi hanno centinaia di enzimi, ognuno di loro al lavoro su
materiali leggermente diversi. Perciò alcuni organismi hanno anche centinaia di
enzimi altamente specializzati, che uniscono parti diverse per produrre nuove
molecole.
In questo quadro, dove fa la
sua comparsa il calcio? Gli enzimi sono sospesi nel protoplasma, il materiale
acquoso delle cellule viventi. In questo liquido, molte molecole enzimatiche
sono duttili, assumono una varietà di forme, spesso decisamente diverse dalla
forma che le rende capaci di funzionare come utensili. Esse adottano e
conservano quella forma importantissima solo quando certe altre sostanze, soprattutto
ioni metallici, si legano con loro. Lo ione metallico si inserisce in una piega
o incrinatura della struttura proteica; la sua carica positiva attrae le
regioni negative della grande molecola proteica e le unisce per dar forma e
durezza all'enzima. Ora questo può agire. Quale ione metallico funziona meglio
per ciascun enzima dipende dalle dimensioni dello ione, dalla sua carica,
dalle dimensioni della cavità nella proteina. Gli ioni del calcio sono
esattamente della forma giusta e della carica giusta per infilarsi in molte
delle molecole enzimatiche di base. Il calcio è la chiavetta che le accende.
Nessun altro elemento funzionerà altrettanto bene o si potrà sostituire al
calcio.
Ma c'è un problema. Con così
tanto calcio intorno, gli enzimi potrebbero lavorare sempre, come un'officina
con tutte le macchine in funzione contemporaneamente. Potrebbero persino
attaccarsi l'un l'altro. Questa chiave così potente deve essere controllata.
Negli organismi primitivi,
monocellulari, una pelle o membrana separa la macchina biologica all'interno
della cellula dal mondo esterno. Nel tempo si sono evoluti dei meccanismi di
controllo di quello che passa attraverso la membrana, in entrata o in uscita.
Alcuni di questi meccanismi sono cancelli che si aprono e si chiudono; altri
sono pompe che aspirano quello che occorre ed espellono quello che non serve.
Il calcio è una delle sostanze che vengono espulse. In questo modo la concentrazione
del calcio nell'acqua all'interno della cellula finisce per essere soltanto un
milionesimo circa della sua concentrazione nell'ambiente esterno. Ne risulta
che, in condizioni di riposo, il macchinario della cellula è inoperoso. Poi,
quando una cellula ha bisogno di certi enzimi in forma attiva, i cancelli
vengono aperti per far entrare il calcio. Gli enzimi interessati vengono
attivati e il lavoro specifico viene eseguito. Per fermare il sistema, la
cellula ripompa all' esterno il calcio e fa ritornare il macchinario molecolare
a uno stato di riposo.
Quando le cellule diventarono
più complesse e diversificate, risultò poco efficiente che si limitassero a
lasciar entrare il calcio dall'esterno. Per una grossa cellula, il processo
avrebbe potuto richiedere troppo tempo e non consentire una risposta rapida.
Per impedire questa situazione, molte cellule si sono gradualmente create dei
magazzini interni dove tengono al sicuro il calcio, quando non sta attivando
enzimi come quelli coinvolti nella contrazione dei muscoli.
Oltre la contrazione dei
muscoli, quali sono alcuni dei processi vitali attivati dal calcio? Uno è la
coagulazione del sangue, risultato di una serie complessa di reazioni
enzimatiche in cui un passaggio critico richiede l'intervento del calcio. Un
altro riguarda la risposta che praticamente tutte le cellule danno a messaggi
o segnali esterni. Nei grandi organismi complessi, pluricellulari, sia nelle
piante che negli animali, i miliardi di cellule che concorrono a formare un
individuo devono comunicare, in modo da poter coordinare le loro attività. Gli
impulsi nervosi e gli ormoni sono i principali segnali che l'organismo
utilizza per coordinare le sue parti. In entrambi i casi, il messaggio viene
ricevuto sulla superficie della cellula e fa sì che la concentrazione del
calcio aumenti in certi punti critici all'interno della cellula, mettendo in
moto una serie di reazioni biochimiche a cascata, che faranno in modo che la
cellula compia quanto è stata programmata a compiere. Il primo messaggero è
l'impulso chimico o nervoso ricevuto dall'esterno della cellula; il calcio è
una specie di secondo messaggero universale, che traduce quel primo messaggio
nelle attività cellulari specifiche delle diverse cellule, che reagiscono
ciascuna secondo la propria funzione - muscoli che si contraggono, ghiandole
che secernono, nervi che trasmettono, e così via.
In un organismo complesso,
pluricellulare, c'è anche bisogno di regolare il livello del calcio all 'esterno della cellula, in quella
specie di mare interno che bagna tutti i tessuti organici. Le ragioni per cui
il calcio extracellulare deve essere regolato sono molto diverse da quelle che
abbiamo appena descritto e le vedremo nel prossimo paragrafo. La regolazione
del calcio extracellulare è ancora più pertinente alle problematiche
fondamentali di questo libro, cioè il rapporto tra calcio e salute. Il calcio
all'interno delle nostre cellule è così importante per i processi vitali che
le cellule gli stanno aggrappate tenacemente. In definitiva non ci sono
malattie attualmente riconosciute dalla medicina in cui ci sia una regolazione
anormale del calcio all'interno delle cellule . È interessante oltre che utile comprendere questo
legame strettissimo tra calcio e processi vitali. Le malattie legate
all'assunzione del calcio hanno invece a che fare con il controllo del calcio intorno alle cellule, piuttosto che all'interno di queste.
Dove è situato il calcio nel
nostro organismo
Un uomo adulto ha circa
1000-1200 grammi di calcio nel suo organismo, e una donna adulta circa
900-1000 grammi. Il calcio è presente in tre punti. Il 99 del calcio organico è
nello scheletro. Il rimanente 1 - all'incirca 8 o 9 grammi - è
nei tessuti molli del nostro corpo (fegato, muscoli, cervello ecc.). 7 o 8 di
questi 9 grammi sono distribuiti tra tutte le cellule dell'organismo; questo è
il calcio che è vitale alle funzioni essenziali delle cellule. L'altro grammo
circa è disciolto nel liquido extracellulare (ECF) che include il plasma
sanguigno e bagna ogni cellula dell'organismo.
La maggior parte degli
organi e dei tessuti corporei consiste principalmente di cellule viventi. Tra
queste cellule c'è un po' di spazio, riempito dal mare interno che abbiamo
chiamato liquido extracellulare. Questo liquido è sia dentro il sangue che
intorno alle cellule. L'organismo fa del suo meglio per regolare il livello di
molti elementi critici in questo mare interno. Tra l'altro, ce n'è molto; circa
il 15 del peso corporeo è dovuto
a questo liquido che pervade tutti i nostri tessuti e organi.
Esaminando un campione di
sangue, possiamo misurare che cosa sta succedendo nel liquido extracellulare.
Il sangue, naturalmente, circola e perciò collega tutte le regioni del liquido
extracellulare, si mescola con loro e le nutre, rifornisce ciò che ogni parte
ha consumato e porta via quello che non occorre più. Quando parliamo di calcio
nel liquido extracellulare potremmo anche parlare di calcio nel sangue, poiché
questo è quello che misuriamo. Eppure, il liquido extracellulare è qualcosa
di più del sangue; inoltre è quello che le cellule effettivamente'
'vedono".
Come abbiamo notato in
precedenza, le cellule stanno tenacemente attaccate alloro calcio. Esso è
indispensabile alla loro sopravvivenza. Le cellule non si aspettano di essere
rifornite dal resto dell'organismo, né condividono il loro calcio con le altre
cellule. La medicina non riconosce ancora nessuna malattia che alteri il
calcio all'interno della cellula. Tuttavia, attualmente alcuni ricercatori
ritengono che certi tipi di ipertensione possano dipendere proprio da una
malattia del genere. Comunque, quando parliamo di calcio e salute, ci
preoccupiamo soprattutto del calcio disciolto nel liquido intorno alle cellule
(il liquido extracellulare) e del calcio nello scheletro, visto che le loro
interazioni sono molto importanti.
Il calcio nel liquido
extracellulare, sebbene conti solo per lo 0,1 del calcio presente complessivamente
nell'organismo, sostiene un ruolo fondamentale nel coordinamento di tessuti e
organi. Come abbiamo già notato, le cellule devono coordinare le loro attività.
Il modo più importante in cui comunicano è attraverso il sistema nervoso, e
questo vuoi dire non solo i nervi che mediano l'attività conscia, volontaria,
ma anche quelli che controllano l'attività involontaria, come il ritmo
cardiaco, la pressione sanguigna e la digestione.
In ogni caso, una lunga
fibra della cellula nervosa, quasi come un filo elettrico, porta il messaggio.
La sua estremità viene a contatto con la superficie di una o più cellule da
controllare (per esempio, le cellule del muscolo della coscia, della parete
intestinale o di un'arteria, o cellule speciali che producono i succhi
gastrici, o persino altre cellule nervose). Quando una cellula nervosa
trasmette un segnale, produce sostanze chimiche esattamente nel punto di
contatto con le cellule bersaglio e queste sostanze chimiche si diffondono
rapidamente attraverso lo spazio ultramicroscopico tra le cellule per
stimolare le cellule bersaglio. Ma una cellula bersaglio non sempre reagisce,
a volte sembra ignorare il segnale. Questo succede perché la quantità di
sostanza chimica liberata non è sufficiente a provocare una reazione,
a passare oltre la "soglia di percettibilità" della cellula
bersaglio. A volte la cellula ha talmente alzato la propria soglia che persino
uno stimolo di una certa intensità non suscita reazioni.
La
concentrazione del calcio nel liquido che riempie lo spazio minimo tra le due
cellule è cruciale per la reazione della cellula bersaglio. Gli spazi tra
cellula nervosa e cellula muscolare, per esempio, sono immersi nel liquido
extracellulare. La concentrazione ottimale del calcio nel liquido
extracellulare è di circa 4 o 5 milligrammi per 100 millilitri.
Questo è all'incirca il livello del calcio in molti fiumi e laghi che permettono
un'abbondante vita acquatica. Molti scienziati ritengono che le forme della
vita pluricellulare si siano evolute in un ambiente del genere, e anche che i
meccanismi per la comunicazione intercellulare si siano adattati al livello di
calcio prevalente in quelle acque.
Gli
organismi che abbandonarono l'ambiente acquatico primordiale dovettero imparare
a regolare la concentrazione di molte sostanze nei loro liquidi interni. Il
calcio è una di queste sostanze e sappiamo che la comunicazione intercellulare
viene profondamente alterata ogni volta che i livelli di calcio si modificano
anche di poco.
In
poche parole, quando il livello del calcio si abbassa troppo, le cellule
bersaglio - particolarmente le cellule muscolari - tendono a reagire troppo
facilmente. Persino uno stimolo nervoso molto modesto può suscitare una
reazione imponente. Perciò, se il livello del calcio nel liquido
extracellulare è troppo basso, si verificano rigidità, spasmi muscolari, e
persino convulsioni.
All'altro
estremo, quando i livelli di calcio aumentano troppo, si manifestano
debolezza, scadente tono muscolare, grave stipsi e senso di affaticamento. A
livelli estremamente alti, cessa praticamente qualunque comunicazione che
coinvolga le cellule nervose; ne deriva uno stato di incoscienza, e il cuore
smette addirittura di battere. (Questo non succede quasi mai spontaneamente,
ma è riscontrato soprattutto in certi tipi di tumori endocrini estremamente
gravi, o in uno stato di avanzata intossicazione da vitamina D.)
Può
sembrare strano che troppo calcio provochi questo rilassamento, in
quanto come abbiamo appena visto il calcio attiva le proteine contrattili dei
muscoli. Si sarebbe potuto aspettare, quindi, proprio il contrario; una
continua contrazione ad alti livelli di calcio nel liquido extracellulare, e
inattività a livelli bassi. Ma questo vuol dire aver confuso il calcio all'interno
delle cellule con il calcio intorno alle
cellule.
Il
calcio esterno, o extracellulare, influisce sulla comunicazione tra cellula e
cellula. Come abbiamo visto, le cellule regolano il loro livello
interno che è in larga
misura indipendente dalle fluttuazioni del calcio fuori della cellula. Nessuno
sa ancora con precisione in che modo il calcio influisca sulla trasmissione da
cellula a cellula, ma gli effetti sono abbastanza chiari.
Poiché ogni scostamento dai
livelli ottimali del calcio nel liquido extracellulare interferisce con la
comunicazione tra le cellule necessaria per il funzionamento coordinato degli
organismi pluricellulari, si sono sviluppati dei meccanismi per mantenere entro
quei limiti molto stretti i livelli del calcio nel liquido extracellulare.
Questi meccanismi non solo sono della massima importanza per una buona salute,
ma riguardano anche la grande quantità di calcio presente nello scheletro.
Molti biologi ritengono che
il ruolo essenziale dello scheletro non sia quello strutturale o di sostegno,
ma piuttosto quello di riserva di calcio e fosforo. Con una riserva interna,
gli organismi diventano indipendenti dalle fluttuazioni giornaliere o
stagionali del livello del calcio nell'ambiente acquatico circostante. Questo
ruolo primordiale dello scheletro non è mai scomparso e rimane significativo,
come vedremo, anche per gli esseri umani.
Tuttavia, noi tendiamo a
pensare allo scheletro soprattutto in termini di meccanica. Lo scheletro ci dà
forma e rigidità. Ci rende possibile sollevare e trasportare, prendere e
saltare. I pesci non hanno bisogno di uno scheletro come sostegno strutturale
nello stesso modo in cui ne abbiamo bisogno noi, perché loro sono sostenuti
esternamente dall'acqua. Ma quando gli organismi si trascinarono sulla
terraferma dovettero procurarsi un sistema di sostegno (scheletri esterni nel
caso di insetti, scheletri interni nel caso della maggior parte degli altri
animali terrestri). li tessuto osseo, che già esisteva come scorta tampone nei
confronti delle fluttuazioni del livello del calcio nel liquido extracellulare,
fu chiamato a svolgere un nuovo compito: quello di sostegno meccanico.
La biologia evolutiva è
piena di esempi di composti, strutture e persino funzioni che si sono formati
per uno scopo e poi, in organismi più evoluti, si sono adattati a scopi
diversi. Ma spesso, come nel caso del tessuto osseo, lo scopo primitivo non è
andato perduto, anche se è divenuto meno ovvio. Nel caso dello scheletro, il
tessuto osseo funziona ancora come serbatoio di calcio. Se c'è una perdita di
calcio dall'importante liquido extracellulare, l'organismo distruggerà parte
dello scheletro per ricavarne il calcio che vi è contenuto. In effetti, questo
processo di demolizione continuerà finché lo scheletro sarà talmente indebolito
che non riuscirà più a sostenere il corpo.
In questo modo il liquido
extracellulare, che contiene solo lo 0,1 di tutto il calcio nell'organismo,
influisce in modo predominante sullo scheletro, che ne contiene circa il 99 per
cento.