ANTOLOGIA
DI BRANI SPIRITUALI mistici
indiani |
❍ Kalidasa, Saluto
all’alba (353 d.C.)
❍ Preghiera
alla Dea-Parola Vac (Veda/Upanisad)
❍ L’Uno immobile (Isa-Upanisad)
❍ Inno ad Agni, il fuoco
sacrificale e purificatore (Rg-Veda)
❍ The four noble truths (Buddha)
❍ Dal Saddharmapundarika
(Canone buddhista)
❍ Dal Dîgha-Nikâya, Sutta 22 (Canone buddhista)
❍ Da Anguttara-Nikâya, III, 134 e Samyutta-Nikâya, XXII, 59 (Canone
Buddhista)
❍ Da Samyutta-Nikâya, XX, 95, Samyutta-Nikâya, XXII, 29 (Canone
Buddhista)
❍ Da
Dhammapada, 146-148 (Canone
Buddhista)
❍ Dal
Majjhima-nikâjo (Canone buddhista)
❍ Dal Dhammapada,
I versi gemelli
❍ La meraviglia del Buddha risvegliato (Buddhacarita, III, 22)
❍ Gli argomenti di una
conversazione mondana (Canone buddhista)
❍ Il prodotto degli aggregati
(Canone buddhista)
❍ La
dottrina del karma (Dhammapada )
❍ Canto
di vittoria del Buddha risvegliato (Nidâna-Kathâ )
❍ Immagini dello spirito (Bhagavad Gita , II, 70 e
VI, 19)
❍ Dal Kulârnava-Tantra, versetti 4-5
❍ Dal
Kulârnava-Tantra, versetti 24-25-27-42
❍ Dal Kulârnava-Tantra, versetto 35: la condizione dell’uomo.
❍ Dal
Kulârnava-Tantra, versetti 88-89-98
❍ La via
del Tantra (Tantratattva, I, 125–127;
Chakravarti, Journal of tantrik order,
America, V,1,1)
❍ La conoscenza della çakti (Tantratattva, I, 280)
❍ L’unità
e la dualità (Tantratattva, I,209)
❍ Il
principio supremo secondo i Tantra (Tantratattva, I, 293-294)
❍ L’adorazione
e la divinità (Gandarva-Tantra )
❍ L’offerta, colui che offre e
colui cui è offerto (Mahanirvana-Tantra
)
❍ La nascita dell’immagine del
buddha Mahavairocana nella mente del meditante (buddhismo tibetano)
❍ La
descrizione dell’assoluto (Hatha-Yoga Pradipka )
❍ Il vento che cammina secondo la
sua volontà (Inno a Vâta,
Rig-Veda, X, 168)
❍ I mondi
infernali (Isa Upanisad, 1-3)
❍ La lampada
al riparo dal vento (Bhagavad Gita VI)
❍ La rete di perle
(Upanishad )
❍ Un gioco
meraviglioso si compie nelle mie membra (Tagore)
❍ Fa tua questa mia
casa e accendivi la tua lampada (Tagore)
❍ Onore al soffio vitale (Atharva-Veda)
❍ Le parole del Beato (Bhagavad-Gita)
❍ Il primo dei pensieri (Ramana Maharishi)
❍ Kalidasa, Saluto all’alba (353 d.C.)
Guarda il sole che nasce!
Perché è la vita la vera vita
della vita.
Nel suo breve corso posano
tutte le verità e le ricchezze della tua esistenza.
La gioia della crescita, la
gloria dell’azione, lo splendore del compiacimento.
Perché ieri non è che un sogno.
E il domani solo una visione.
Ma vivere bene oggi rende ogni
giorno trascorso un sogno di felicità e ogni domani una visione di speranza
❍ Preghiera alla Dea-Parola Vac (Veda/Upanisad)
Io vado con gli Dèi:
con Rudra, con i Vasu, Figli di
Aditi,
e con tutti gli Dèi, per quanto
numerosi siano.
Mi prendo cura di Mitra,
di Varuna, di Indra, di Agni;
mi prendi cura degli Ashvin.
Sì, mi prendo cura del Dio
Soma,
di Tvashtar, Pushan, Bhaga,
come fa una madre;
e con le ricchezze che sono Mie
appago l’uomo pio
che fa sacrifici nei tempi
prescritti.
Io sono la Regina: tutti i beni
confluiscono in me come fiumi
che scorrono verso l’oceano.
La prima offerta mi è dovuta,
poiché so tutto e sono ovunque,
secondo la volontà degli Dèi!
Poiché è in Me che ha la
propria vita
colui che sa riconoscermi
quando mangia o respira,
mentre ascolta o osserva…
e anche mentre non lo fa,
Io lo aiuto, perché ha la fede!
Sono Io he parlo per gli Dèi,
rivelando ciò che vogliono;
affinché da colui che amo,
essi eleggano, attraverso il
sacrificio,
un capo che si tema, un
sacerdote,
un profeta, un uomo appagato.
Quando Rudra vuole colpire
unprofanatore con una sua
saetta,
sono Io che tendo l’arco;
ed è per Mio tramite che i
guerrieri
vanno ad affrontarsi per la
vittoria,
poiché la Terra e il Cielo sono
sotto la Mia legge.
Sono io che creo Il Padre,
alla sommità dell’Empireo;
Io che sono nata nel fondo
delle Acque
nell’Oceano delle origini,
permeo tutti gli esseri
di questo mondo e dell’altro.
Io sono come il Vento
che soffia e prende tutto ciò
che vuole;
avanzo con lui,
percorro il Cielo e la Terra,
con la Mia potenza e la Mia grandezza
li riempio e li oltrepasso!
Ecco la Dea Aurora,
che avanza sul suo carro,
splendente e rossa,
portando la luce:
i nostri canti l’hanno destata.
Piacevole a vedersi, Ella
sveglia
a sua volta coloro che dormono;
mostrando la strada, incede
sul suo carro e mette tutto in
moto,
tenendo la luce nelle Sue mani
Con i buoi aggiogati, di un bel
rosso,
il Suo carro è senza difetto
e pieno di tesori che Ella dona
a chi la sa cantare.
Brilla da lontano, la Dea,
rischiarando il cammino degli
uomini.
Potente e bella, Ella scopre,
a Est, il proprio corpo di
giovinetta
e, sulla via tracciata
poc’anzi,
se ne va, colma di saggezza,
illuminando i quattro Orienti.
Come una fanciulla al bagno,
l’Aurora
scopra tutto il suo fascino
e si avvicina a noi,
seduttrice.
Soffocando il nero Nemico,
eccola, la Figlia del Cielo!
Come una donna, andando verso
l’uomo,
scopra con gioia il suo seno,
Ella offre in prezioso dono ai
devoti
l’amabile bellezza del Suo
corpo,
e irradia ovunque la luce!
Dal
non-essere conducimi all’essere
Dall’oscurità
conducimi alla luce
Dalla
morte conducimi all’immortalità
❍ L’Uno immobile (Isa-Upanisad)
Immobile, l’Uno è più veloce
della mente.
Nessun potere può raggiungerlo
mentre avanza veloce.
Senza muoversi, supera coloro
che corrono.
Da lui proviene la forza vitale
che palpita in tutte le cose.
Si muove e non si muove; è
lontano, eppur vicino; è dentro tutto ciò che è, ma anche fuori.
L’Uomo che vede tutti gli
esseri nell’Uno e l’Uno in tutti gli esseri non ha nessun timore.
❍ Inno ad Agni, il fuoco sacrificale e purificatore
(Rg-Veda)
Fosti tu, o Agni antichissimo,
che gli uomini di un tempo, osservatori della legge Cosmica, attizzarono per
ricevere aiuto, o Dio creato dalla forza della vita, il brillante, l’adorabile,
colui che reca conforto a tutti gli uomini, degno di adorazione, Dio del
focolare e della casa.
Fosti tu, o Agni dai capelli
fiammeggianti, che le genti esaltarono come ospite principale, il maestro dei
loro focolari, o Dio dalla nobile insegna, dalle molteplici forme, il vincitore
di poste, nostro amabile protettore e benefattore, divoratore di antiche
foreste.
Sei tu, O Agni, che le razze
dell’umanità proclamano come esperto in sacrifici, Discernitore, donatore incomparabile
di tesori, visibile a tutti pur dimorando in segreto, o Dio benedetto,
risonante, abile nella adorazione, glorificato dall’olio del sacrificio.
Sei tu, o Agni sempre fedele a
te stesso, che noi mortali abbiamo sempre avvitinato con reverenza, cantando le
tue lodo. Perciò, o Dio nobilissimo, apprezza il nostro sacrificio e sprigiona
fiamme gloriose, la tua divinità accesa dalla mano dell’uomo mortale.
Sei tu, o Agni dalle molteplici
forme, a dare forza vitale a tutte le razze di Uomini, come in antico, o Dio
tanto lodato! Per mezzo di questa tua forza vitale controlli ogni sorta di
alimento. Questa tua luce, quando brilli, divampa indomabile.
Sei tu, o giovanissimo Agni,
che, una volta acceso, gli Dei hanno scelto come messaggero, trasmettitore di
oblazioni.
O Dio di vasta azione, immerso
in olio e nutrito dalle offerte, Occhio brillante eletto dagli Dei,
lì’ispiratore di pensiero e di immaginazione.
Sei tu, o Agni, che gli Uomini
attraverso i tempi hanno cercato, con olio sacro e con combustibile facile da
accendere. Così, pieno di forza, la tua misura aumentata dalle piante, ti
estendi per tutto il mondo.
❍ The four noble truths (Buddha)
Everything
is suffering
The
origin of suffering is desire
There
exists nirvana, an end to suffering
A
path, defined by the Buddha, leads to nirvana
❍ Dal Saddharmapundarika (Canone buddhista)
Il signore Buddha rispose al
venerabile Sariputra: ‘In un qualche villaggio, città, cittadina di mercato,
distretto di campagna, provincia, regno o capitale, viveva un padrone di casa,
vecchio, avanzato negli anni, decrepito, debole di salute e di forze, ma ricco,
facoltoso e abbiente.
La sua casa era grande, sia
estesa sia alta, ed era vecchia, essendo stata costruita molto tempo fa. Era
abitata da molti esseri viventi, due, tre, quattro o cinquecento. Aveva una
sola porta. Il tetto era coperto di paglia, i terrazzi erano caduti, le
fondamenta erano marce e i muri, i paraventi di stuoie e gli stucchi erano in
uno stato di avanzato deterioramento.
D’improvviso scoppiò una grande
fiammata e la casa cominciò a bruciare da ogni parte. E quell’uomo aveva molti
figli giovani, cinque, o dieci, o venti, e lui stesso uscì dalla casa.
Quando quell’uomo vede la sua
casa avvampare con tutto quel fuoco, si spaventò e tremò, la sua mente divenne
agitata ed egli pensò: "E’ vero, sono stato abbastanza bravo a correre
fuori e fuggire rapidamente dalla mia casa in fiamme mettendomi in salvo, menza
essere toccato o bruciato da tutto quel fuoco. Ma che ne sarà dei miei figli,
dei miei ragazzi, dei miei figli piccoli? Qui, nella casa che brucia, giocano,
si svagano e si divertono con ogni sorta di giochi. Non sanno che questa casa è
in fiamme, non lo capiscono, non lo percepiscono, non prestano nessuna
attenzione a questo fatto, e perciò non provano alcuna agitazione. Pur essendo
minacciati da questo grande [incendio], pur essendo in stretto contatto con un
male tanto grande, non prestano alcuna attenzione al pericolo che corrono, e
non fanno alcuno sforzo per sottrarsi ad esso"
❍ Dal Dîgha-Nikâya, Sutta 22 (Canone buddhista)
Ora, in che cosa consiste la
nobile verità della sofferenza?
La nascita è sofferenza; la
vecchiaia è sofferenza; la morte è sofferenza; l’afflizione, la lamentazione,
il dolore fisico, il dolore morale e la disperazione sono sofferenze; è
sofferenza il non ottenere ciò che si desidera; in breve: i cinque gruppi
dell’esistenza sono sofferenza.
Ora, cos’è la nascita? Il
nascere di esseri appartenenti a questo o a quell’ordine, la loro procreazione,
il loro concepimento e il loro sbocciare nella vita, la manifestazione dei
gruppi dell’esistenza, il sorgere dell’attività dei sensi: questo è chiamato
nascita.
E che cos’è la vecchiaia? il
deperimento di esseri appartenenti a questo o a quell’ordine; il loro divenire
attempati, fragili, grigi e grinzosi; l’indebolimento della loro forza vitale,
il logoramento dei sensi: questo è chiamato vecchiaia.
E che cos’è la morte? Il
dipartirsi e il dileguarsi di esseri da questo o da quell’ordine, la loro
distruzione, la loro scomparsa, il loro trapasso, l’adempimento del loro
periodo di vita, la dissoluzione dei gruppi dell’esistenza, l’abbandono del
corpo: questo è chiamato morte.
E che cos’è l’afflizione? La
pena derivante da questa o quella perdita o sventura in cui si è incorsi, lo
stato di ansia o di spavento, un intimo affanno, un segreto dolore: questo
è chiamato afflizione.
E che cos’è il lamento? Tutto
ciò che è gemito e voce, di pianto, doglianza e querimonia, lo stato di dolore
o di desolazione a causa di una perdita o di una sventura che sopravviene:
questo è chiamato lamento.
E che cos’è il dolore fisico?
La sofferenza e la pena del corpo, la dolorosa e spiacevole sensazione prodotta
da una impressione corporale: questo è chiamato dolore fisico.
E che cos’è il dolore morale?
La sofferenza e il dolore dell’anima, la sensazione dolorosa e spiacevole
prodotta da un’impressione mentale: questo è chiamato dolore morale.
E che cos’è la disperazione?
L’angustia e lo sconforto derivanti da una perdita o una sventura in cui si è
incorsi, angoscia e avvilimento: questo è chiamato disperazione.
E che cos’è la “sofferenza di
non ottenere ciò che si desidera”? Agli esseri soggetti alla nascita viene il
desiderio: “Ah, potessimo non essere soggetti alla nascita! Ah, se il futuro
non ci riservasse più alcuna nascita!”. Soggetti alla vecchiaia, alle malattie,
alla morte, all’afflizione, al lamento, al dolore fisico, al dolore morale e
alla disperazione, viene loro questo desiderio: “Ah, potessimo non essere
soggetti a queste cose! Ah, se tutto questo non fosse nel nostro futuro!”.
Ma questo non può essere
ottenuto col semplice desiderio; e il non ottenere ciò che si desidera è anche
sofferenza
❍ Da Anguttara-Nikâya,
III, 134 e Samyutta-Nikâya, XXII, 59
(Canone Buddhista)
Ogni cosa creata è transitoria1;
ogni cosa creata è soggetta a sofferenza2 ; tutto è privo di un io3.
La corporeità è transitoria, la
sensazione è transitoria, la percezione è transitoria, le formazioni mentali
sono transitorie, il flusso di coscienza è transitorio.
E ciò che è transitorio è
soggetto a sofferenza; e di ciò che è transitorio e soggetto a sofferenza e a
mutamenti, non si può ragionevolmente dire: “Questo mi appartiene; questo sono
io; questo è il mio io”.
Perciò, riguardo a qualsiasi
elemento di corporeità o sensazione o percezione o formazione mentale o flusso
di coscienza, passato presente o futuro, proprio o estraneo, grossolano o
raffinato, elevato o umile, vicino o lontano, si dovrebbe comprendere, secondo
la realtà e la vera sapienza: “Questo non mi appartiene; questo non sono io;
questo non è il mio io”.
(1) Anicca: impermanente
(2) Dukkha
(3) Anatta: impersonale
❍ Da Samyutta-Nikâya,
XX, 95, Samyutta-Nikâya, XXII, 29
(Canone Buddhista)
Supponiamo che un uomo, che non
fosse cieco, stesse osservando sul Gange il passaggio delle innumerevoli bolle
che vi galleggiano e che le guardasse attentamente e le esaminasse con cura; in
questo caso, dopo averle esaminate con cura, esse gli apparirebbero vuote,
irreali e inconsistenti.
Esattamente allo stesso modo il
monaco osserva tutti i fenomeni corporali, le sensazioni, le percezioni, le
formazioni mentali e i flussi di coscienza, sia che essi appartengano al
presente o al futuro, o siano essi vicini o lontani.
Ed egli li guarda attentamente
e li esamina con cura: e, dopo averli esaminati con cura, gli appaiono vacui,
vuoti e privi di “io”1.
Chiunque provi piacere nella
corporeità, o nella sensazione, o nella percezione, o nelle formazioni mentali,
o nei flussi di coscienza, prova piacere nella sofferenza; e chiunque provi
piacere nella sofferenza, non sarà liberato dalla sofferenza. Così io dico.
(1) Anatta: impersonale
❍ Da Dhammapada, 146-148 (Canone Buddhista)
Come si può trovar piacere e
gioia
Dove si brucia
interminabilmente?
S’è avvolti nell’oscurità più
profonda?
Perché non cercare la luce?
Guarda qui questo fantoccio,
bene abbindolato,
Assortimento di piaghe
accumulate,
Malato e pieno di ingordigia,
Mutevole e caduco!
Questo involucro è divorato
dalla vecchiaia
E’ preda della malattia, debole
e fragile;
Questo putrido corpo va in
frantumi,
Ogni vita deve veramente finire
nella morte
❍ Dal Majjhima-nikâjo (Canone buddhista)
Nell’interno
di una foresta, o sotto un grande albero, o in un luogo solitario, il discepolo
si asside con le gambe incrociate e il corpo eretto.
Con
animo amorevole dimorando egli irradia verso una direzione, poi verso una
seconda, poi verso la terza, poi verso la quarta, così come anche verso l’alto
e verso il basso. Da per tutto in tutto riconoscendosi, egli irradia il mondo
intero con animo amorevole, con vasto, profondo, infinito animo deterso da odio
e da rancore.
Con
animo compassionevole – con animo lieto – con animo immoto dimorando, egli
irradia verso una direzione, poi verso una seconda, poi verso la terza, poi
verso la quarta, così come anche verso l’alto e verso il basso. Da per tutto in
tutto riconoscendosi, egli irradia il mondo intero con animo compassionevole,
con vasto, profondo illimitato animo deterso da odio e da rancore.
“Così
è” – egli comprende –. “Vi è il nobile e vi è il volgare, e vi è una libertà, più
alta di questa percezione dei sensi”.
Il
discepolo vigila presso il corpo sul corpo, instancabile, chiarocosciente,
senziente, dopo aver superate le brame e le cure del mondo. Cosciente egli
inspira, cosciente egli espira. Se inspira profondamente, egli sa: “Inspiro
profondamente”; se inspira brevemente egli sa: “Inspiro brevemente”. “Voglio
inspirare sentendo tutto il corpo”: così egli si esercita. “Voglio espirare sentendo
tutto il corpo”: così egli si esercita. “Voglio inspirare calmando questa combinazione
del corpo”, “Voglio espirare calmando queta combinazion del corpo”: così egli
si esercita. Così come quasi un accorto tornitore tirando fortemente sa: “Io
tiro fortemente”, tirando lentamente sa: “Io tiro lentamente”, del pari il
discepolo è consapevole dell’inspirazione lunga o corta come di una
inspirazione lunga o corta dell’espirazione lunga o corta come di una
espirazione lunga o corta.
❍ Dal Dhammapada, I versi gemelli
Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo è prodotto
dalla nostra mente.
Ogni parola o azione che nasce
da un pensiero torbito è seguita dalla sofferenza, come la ruota del carro
segue lo zoccolo del bue.
Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo è prodotto
dalla nostra mente.
Ogni parola o azione che nace
da un pensiero limpido è seguita dalla gioia, come la tua ombra ti segue,
inseparabile
"Mi ha insultato, mi ha
aggredito, mi ha ingannato, mi ha derubato".
Se coltivi questi pensieri vivi
immerso nell’odio.
"Mi ha insultato, mi ha
aggredito, mi ha ingannato,mi ha derubato".
Abbandonando questi pensieri ti
liberi dall’odio.
In questo mondo l’odio non può
porre fine all’odio.
Solo l’amore è capace di
estinguere l’odio.
Questa è la legge eterna.
In questo mondo tutti siamo
destinati a morire.
Ricordandotene, come puoi
serbare rancore?
Con la stessa facilità con cui
il vento sradica un fragile albero le tentazioni trascinano chi è alla ricerca
del piacere, chi è avido, pigro e debole.
Ma, come il vento non riesce ad
abbattere una montagna, nessuna tentazione scuote chi è desto, energico,
fiducioso e vive semplicemente.
Se la tua mente non è limpida,
se sei insincero e incapace di controllarti, invano indossi l’abito giallo.
Se la tua mente è limpida, se
sei sincero e padrone di te, ben ti si addice l’abito giallo.
Confondendo l’essenziale e
l’inessenziale perdi di vista la tua vera natura e coltivi vani desideri.
Riconoscendo l’essenziale come
tale e l’inessenziale come tale ritrovi la tua vera natura e arrivi all’essenza
Come la pioggia penetra in una
capanna il cui tetto non è ben impagliato, così le passioni si insinuano in una
mente inconsapevole.
Ma una mente consapevole è come
una capanna dal tetto ben impagliato.
Chi fa del male soffre in
questo mondo e nell’altro.
Chi fa del bene gioisce in
questo mondo e nell’altro.
Soffre contemplando il male che
ha fatto e ancora di più soffre scendendo nell’oscurità.
Chi fa del bene gioisce in
questo mondo e nell’altro.
Gioisce contemplando ilbene che
ha fatto e ancora di più gioisce innalzandosi nella luce.
Chi recita a memoria le
scritture ma non le mette in pratica, è come un mandriano che conta le vacche
altrui.
Costui non è partecipe della
vita dello spirito.
Ma se, pur conoscendo solo una
piccola parte delle scritture pratichi il dharma, abbandoni le passioni, l’odio
e le illusioni, coltivi la saggezza e la serenità, non hai desideri né in
questo mondo né nell’altro, allora veramente sei partecipe della vita dello
spirito.
❍ La meraviglia del Buddha
risvegliato (Buddhacarita, III, 22)
Il Buddha sorrise e levò lo
sguardo a una foglia di pippala stagliata contro il cielo azzurro, la cui punta
ondeggiava verso di lui come se lo chiamasse.
Osservandola in profondità,
Gautama vi distinse chiaramente la presenza del sole e delle stelle, perché
senza sole e senza stelle quella foglia non sarebbe mai esistita.
E vide la terra, il tempo, lo
spazio: tutti presenti nella foglia.
In verità, in quel momento
preciso, l’universo intero si manifestava nella foglia.
La realtà della foglia era un
miracolo stupefacente.
Vide che è l’esistenza di tutte
le cose a rendere possibile l’esistenza di ciascuna cosa.
L’uno contiene il tutto e il
tutto è contenuto nell’uno.
La foglia e il suo corpo erano
una cosa sola.
Nessuno dei due possedeva un sé
permanente e separato, nessuno dei due poteva esistere indipendentemente dal
resto dell’universo.
Vedendo la natura
interdipendente di tutte le cose, Siddhartha ne vide perciò la natura vuota:
tutte le cose sono vuote di un sé separato e isolato.
Comprese che la chiave della
liberazione sta nei due principi dell’interdipendenza e del non-sé.
Illuminando i fiumi delle
percezioni, Siddhartha comprese che l’impermanenza e l’assenza di un sé sono le
condizioni indispensabili alla vita.
Senza impermanenza, senza
mancanza di un sé, nulla potrebbe crescere ed evolversi.
Se un chicco di riso non avesse
la natura dell’impermanenza e del non sé, non potrebbe trasformarsi in una piantina.
Se le nuvole non fossero prive
di un sé e impermanenti, non potrebbero trasformarsi in pioggia.
Senza natura impermanente e
priva di un sé un bambino non potrebbe diventare un adulto.
Quindi accettare la vita significa accettare l’impermanenza e l’assenza
di un sé.
La causa della sofferenza è la
falsa nozione della permanenza e di un sé separato.
Vedendo ciò, Siddhartha giunse
alla comprensione che non c’è né nascita
né morte, né creazione né distruzione, né uno né molti, né dentro né fuori, né
grande né piccolo, né puro né impuro.
Sono tutte false distinzioni
create dall’intelletto.
Penetrando nella natura vuota
delle cose, le barriere mentali vengono scavalcate e ci si libera dal ciclo
della sofferenza.
❍ Gli argomenti di una
conversazione mondana (Canone buddhista)
Re,
ladri, ministri, eserciti, carestia e guerra; il mangiare, il bere, il vestirsi
e la casa; ghirlande, profumi, parenti, veicoli, città e paesi; donne e vino,
le chiacchiere da strada e così via; antenati e sciocchezze varie; favole
sull’origine del mondo, e discussioni sulla natura delle cose, e questioni
simili. Questi sono gli argomenti della conversazione mondana e infruttuosa.
❍ Il prodotto degli aggregati (Canone buddhista)
Come
quando le parti sono montate assieme
allora
nasce la parola "carro",
così
è per la nozione di un essere
quando
sono presenti gli aggregati.
❍ La dottrina del karma (Dhammapada )
Tutto
ciò che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato; ha la sua base nei
nostri pensieri, è formato dai nostri pensieri. Se un uomo parla o agisce con
un pensiero malvagio, il dolore gli viene dietro, come la ruota va dietro al
piede del bue che tira il carro. Se un uomo parla o agisce con un pensiero
puro, la felicità lo segue, come un’ombra che mai lo abbandona.
❍ Canto di vittoria del Buddha
risvegliato (Nidâna-Kathâ )
Long I have wandered, long,
Bound by the chain of life
Through many births,
Seeking thus long in vain,
The builder of the house. And pain
Is birth again, again.
House-maker, thou hart seen!
No more a house thou'lt make.
Broken are all thy beams.
The ridge-pole shattered!
From things that make for life
my mind has past:
the end of cravings has been
reached at last!
❍ Immagini dello spirito (Bhagavad Gita , II, 70 e VI, 19)
Tutti
i desideri fluiscono in lui come le acque fluiscono nel gran mare che, di
continuo riempito, pure rimane immutato.
[Esso
è] come una fiamma che splende immobile in un luogo senza vento.
❍ Dal Kulârnava-Tantra, versetti 4-5
Innumeri masse di viventi in
questo contingente e pauroso trasmutare, rinchiusi in vari corpi soffrono
dolori di ogni specie. Nascono e muoiono, ma non vi è per essi liberazione
alcuna.
❍ Dal Kulârnava-Tantra, versetti 24-25-27-42
Chi qui non preserva se stesso
da ciò che è proprio agli Inferni, che cosa farà là dove non vi è più
medicamento? Finché questo corpo dura, fa ciò per cui la Verità può essere
realizzata. Tendi al meglio prima che il male ti sopraffaccia, prima che i
pericoli ti circondino e che i sensi perdano la loro forza.
L’opera di domani sia compiuta
oggi, nel mattino quella della sera. La morte non ha riguardo per qualsiasi
opera d’uomo che sia fatta o non fatta.
❍ Dal Kulârnava-Tantra,
versetti 35: la condizione dell’uomo.
Dominato dalla tua maya, o Dio,
non vede benché abbia occhi, non intende benché abbia udito, non capisce benché
sappia leggere.
❍ Dal Kulârnava-Tantra, versetti 88-89-98
Chi dice di conoscere i Veda, gli Agama ed i Purana ma non
conosce l’oggetto supremo, è un’impostore. Ciò che egli dice rassomiglia ad un
gracchiar di cornacchie.
Il leggere per chi non è desto
rassomiglia al guardare di un cieco dentro uno specchio.
La tenebra non è spazzata via
dal semplice dire: “Lampo!”
❍ La via del Tantra (Tantratattva, I, 125–127; Chakravarti, Journal of tantrik order, America, V,1,1)
E’ cosa da donna affaticarsi a
stabilire una superiorità per argomenti discorsivi, mentre è cosa dell’uomo
conquistare il mondo con la propria potenza. Così ragionamenti, argomenti e
inferenze li si lasciano agli altri çastra: ciò che importa al Tantra è invece
di compiere fatti sovrumani e divini con la potenza dei propri mantra
The
tantriks see force as the ruling principle in nature, and to the attainment of
this they invariably direct themselves. The force of mind, of character and of
the inner self are principal aims of their attainment. With the attainment of
the force they hope to rule, according to capacity, both the matter and the
mind, to the extent mentioned in the Tantras, irrispective of any distance of
time or place. For public opinion they care not. Fear, they have not.
Uncleanliness and abomination, such as understood by Hindu, are not to be found
in their dictionaries; fasting and penance they laugh at; wine they require in
moderate quantities to control the images of their mind, and women to draw out
their best nature at the time of sadhana.
❍ La conoscenza della çakti (Tantratattva, I, 280)
Per conoscere çakti debbo
elevarmi dall’imperfetto principio del mondo imperfetto e raggiungere quel
punto massimamente perfetto, in cui ogni cosa presso di Lei risulta imperfetta
e pertanto tutte queste cose imperfette appaiano piene della Sua perfezione.
❍ L’unità e la dualità (Tantratattva, I,209)
Come la natura della luce non
saprebbe essere conosciuta senza l’esistenza della tenebra, così l’esistenza
non-dualistica non saprebbe essere conosciuta senza l’esistenza di questo
universo dualistico fatto di nome e di forma.
❍ Il principio supremo secondo i Tantra (Tantratattva, I, 293-294)
Il nostro brahman è nel cielo
come nell’inferno, nella virtù come nel peccato, nel desiderio come nella
cessazione del desiderio, nel bene come nel male, nella creazione come nella
distruzione. Egli è lo stesso ovunque: nell’inconscio, nel conscio e nel suo
vario gioco. E’ lui che causa la schiavitù ed è lui, di nuovo, che compie la
liberazione.
❍ L’adorazione e la divinità (Gandarva-Tantra )
Se una persona adora una
divinità senza divenire essa stessa un dio, la sua adorazione è priva di senso.
E’ col divenire una
divinità che una persona può adorare una
divinità. Una persona non può adorare
una divinità finché essa stessa è un non-Dio. Per mezzo di pranayama, dhyana e
nyasa il discepolo deve divenire corpo divino.
❍ L’offerta, colui che offre e colui
cui è offerto (Mahanirvana-Tantra )
Lo
strumento dell’offerta è brahman, il fuoco è brahman, l’offerta è fatta da
brahman e in brahman si risolve colui che pone in lui tutte le sue azioni.
❍ La nascita dell’immagine del buddha Mahavairocana nella
mente del meditante (buddhismo tibetano)
Sul
disco della luna autunnale, chiaro e puro, il meditante collochi una sillaba
riproduttiva. I freddi raggi blu della sillaba emanano un’immensa compassione
tranquilla che si irradia al di sopra dei limiti del cielo e dello spazio. Essa
adempie ai bisogni e ai desideri degli esseri sensibili, portando calore
essenziale così che le confusioni possano essere chiarite. Poi dalla sillaba
riproduttiva crei un Buddha Mahavirocana, bianco, con le fattezze di un
aristocratico – un bambino di otto anni con uno sguardo bello, innocente, puro,
potente, da re. Egli indossa il costume di un re indiano medievale; porta una
corona d’oro scintillante intarsiata di gioielli favolosi. Parte dei suoi
lunghi capelli neri fluttua sulle sue spalle e sulla schiena; il resto è
raccolto in un crocchio in cima alla testa, sormontato da un diamante blu
splendente. Egli è seduto a gambe incrociate sul disco lunare con le sue mani
nella mudra di meditazione, tenendo una vajra intagliata in puro cristallo
bianco.
❍ La descrizione dell’assoluto (Hatha-Yoga Pradipka )
Ciò
chè è vuoto come un vaso nell’aria
Ciò
che è pieno come un vaso nell’oceano
❍ Il vento che cammina secondo la
sua volontà (Inno a Vâta, Rig-Veda, X, 168)
Avanzando
per le strade dello spazio, mai si ferma un solo giorno. L’amico delle acque,
il primogenito, il possessore dell’ordine, dove egli è nato, da dove è venuto?
(…) Si intende il suo rumore, non si vede la sua forma.
Ora
le Aurore hanno fatto la loro luminosa apparizione,
dispiegando
il loro splendore nel firmamento orientale.
Come
uomini forti che preparano le loro armi, queste madri,
le
nubi rossastre del mattino, sorgono.
I
rosei raggi del mattino sono emersi senza ostacoli,
attaccando
al loro carro le sollecite nubi rosse.
Riportando
a tutte le cose la loro antica chiarezza,
le
rosse Aurore hanno assunto brillante splendore
L’Aurora
come una danzatrice si adorna;
come
una vacca offre la mammella, così essa scopre il seno.
Crea
luce per tutti gli esseri viventi, spalancando
le
porte dell’oscurità, come le vacche il loro recinto.
Ora
abbiamo raggiunto l’altra sponda dell’oscurità.
L’Aurora,
splendente, reca una limpida chiarezza.
Sorride
come un’incantatrice, lucente di gloria.
La
sua bella sembianza ci sveglia alla gioia.
Osservando
il mondo intero
ed
estendendo i suoi raggi a occidente, l’Aurora splende.
Pone
in movimento tutte le creature viventi
e
ascolta la voce di ogni orante.
Antica
come il tempo, rinasce continuamente,
adornandosi
dei colori che la contraddistinguono.
Come
un uccello rapace ghermisce le creature che volano,
così
questa Dea ghermisce la vita dei mortali.
Ora
svela gli orizzonti più distanti del cielo,
inseguendo
lontano sua sorella la Notte.
Essa
riflette lo splendore del Sole, suo amante,
e
riduce i giorni restanti di tutte le creature.
O
Aurora, resa più splendente dall’orazione sacra,
aggioga
al tuo carro i tuoi rossi destrieri
e
recaci ogni felicità.
O
Spiriti potenti, con mente e volontà indistinte
dirigete
il vostro carro verso la nostra dimora
e
rendetela ricca di bestiame e oro.
Senza
mai trasgredire le leggi del cielo,
segnando
la successione delle generazioni umane,
l’Aurora
splende – ultima di innumerevoli mattine
e
la prima di quelle che verranno.
La
si scorge prima tra molti,
lei
che non priva della sua luce né il piccolo né lo straniero.
Essa
irradia, orgogliosa della sua semplice apparizione,
senza
disdegnare nessuno, umile o potente.
La
donzella d’oriente ha brillato su di noi,
bardando
la sua coppia di buoi dal colore rosso.
Essa
brilla; la luce tutto inonda per risvegliarci.
Che
il Fuoco sia presente in ogni dimora!
Quella
è Pienezza, questa è Pienezza,
dalla
Pienezza viene la Pienezza.
Quando
la Pienezza è tolta dalla Pienezza,
rimane
Pienezza.
Om,
pace, pace, pace.
❍ I mondi infernali (Isa Upanisad,
1-3)
Esistono mondi infestati dai
demoni, regioni di estremo buio
Infernali
alcuni mondi sono chiamati, avvolti
nell’oscurità
più profonda. Qui vanno alla morte
coloro
che cercano di uccidere l’ātman
❍ La lampada al riparo dal vento (Bhagavad Gita VI)
Ecco!
Stabile
arde la lampada protetta dal vento:
così
è la mente dello yogin [asceta]
chiusa
ai turbini dei sensi e ardente e luminosa verso il cielo.
Quando
la mente rimugina tranquilla, consolata da santa consuetudine,
quando
l’Io contempla l’io, e in se stesso trova conforto; quando conosce la gioia
senza nome
oltre
ogni orizzonte di senso rivelato all’anima –
soltanto
all’anima, e la conoscenza non vacilla,
vera
per la Verità più remota …
Chiama
questo stato "pace",
quel
felice distacco "yoga".
❍ La rete di perle (Upanishad )
Nel cielo di Indra, si dice che
esista una rete di perle, raccolte in modo che se tu guardi una di esse tutte
le altre vi si riflettono. Allo stesso modo ogni oggetto nel mondo non è solo
se stesso, ma implica ogni altro oggetto e di fatto è ogni altra cosa.
Per contro, se scoprirete la
vera natura della vostra mente, la vostra natura di Buddha, raggiungerete
l’Illuminazione. Se persisterete nella confusione, precipitando nelle tenebre
dell’ignoranza, allora resterete nel Samsara e nella sofferenza.
[Mahamudra]
Se identificate la mente,
quello è il Nirvana; in caso contrario precipitate nel Samsara. Quindi la
natura del Nirvana e quella del Samsara sono la medesima natura. La differenza
consiste nel risvegliarsi rispetto alle loro nature distinte.
[Mahamudra]
Occorre attivare il Sé
attraverso il sé;
occorre frenare il sé
attraverso il Sé;
colui che sarà meno protetto
dal sé, vigilando,
troverà la sua strada fino alla
felicità.
Perché il Sé è l’unico maestro
del sé,
il Sé è la destinazione del sé.
Dunque, domate il sé
come il domatore doma un
purosangue.
[Dhammapada]
Che il saggio osservi la mente;
così difficile da percepire, così scaltra, che si posa sempre là dove essa
vuole; una mente diligentemente protetta porta alla felicità.
[Dhammapada]
❍ Un gioco meraviglioso si compie nelle mie membra (Tagore)
Un gioco meraviglioso
si compie nelle mie membra
quando anima e corpo, tutta la
vita,
diventano una sola cosa.
Che luce, che firmamento
folgorante di lampade accese in
cielo,
nell'eterno teatro
del giorno e della notte!
Che verde terra: irrequita nel
mare,
dura nelle montagne,
tenera nelle foglie delle
piante,
buia nella foresta!
Un misterioso e infinito
fervore,
con lo strumento magico
dei miei sensi intreccia
la rete della creazione.
Dentro ogni essere
un mondo immenso!
❍ Fa tua questa mia casa e
accendivi la tua lampada (Tagore)
Fa tua questa mia casa e
accendivi la tua lampada.
Riempila della tua luce:
prenderanno valore anche i dolori.
Siano dissipate le tenebre
degli angoli piu segreti
E, stabilita la tua luce
benedetta,
ami le persone che ho da amare.
❍ Onore al soffio vitale (Atharva-Veda)
Onore al soffio vitale nel cui cotere e tutto questo mondo;
lui che è divenuto signore di tutto e in cui tutto a posto. (…)
Onore sia a te, soffio vitale,
quando inspiri e quando espiri, onore sia a te quando ti avvicini, onore sia a
te quando ti allontani; onore sia a te in ogni tuo aspetto.
Il soffio vitale riveste le sue
creature come un padre il suo caro figlio; il soffio vitale infatti è il
signore di tutto ciò che respira e di tutto ciò che non respira.
O soffio vitale, non volgerti
via da me.
Tu non sarai mai separato da
me…
Io ti lego in me, o soffio
vitale, perché possa io vivere.
❍ Le parole del Beato
(Bhagavad-Gita)
Il beato disse: io sono il
padre di questo mondo, io ne sono la madre, l’ordinatore, l’antenato, il
conoscibile e il mezzo di purificazione, la mistica sillaba OM, tutte le sacre
scritture nel loro insieme.
Io sono la meta, l’alimento, il
Signore, il testimonio, la casa, il rifugio, l’amico, la nasciat, la morte, la
patria, il tesoro, il seme indistruttibile. (…)
Io sono lo spirito che sta nel
cuore di tutti gli esseri, io sono il principio, il mezzo, il fine degli
esseri.
❍ Il primo dei pensieri (Ramana Maharishi)
Il primo è più importante di
tutti i pensieri, il pensiero originario nell’intimo di ogni uomo, è il
pensiero “Io”. Solo dopo che è nato questo pensiero, sorgono tutti gli altri…
Se tu potessi seguire mentalmente il filo dell’”Io” finchè non ti riconduca
alla sua fonte, scopriresti che esso non è solo i primo pensiero che compare,
ma anche l’ultimo che scompare. Lo attesta l’esperienza… E’ possibile andare
verso l’interno finchè l’ultimo pensiero “Io” non si perde a poco a poco.